All'università di Bologna
Contestato il guerrafondaio Panebianco
Prodi lo difende e dà di “infami” ai contestatori
La commissione giovani del cc del PMLI: “Contestare i professori è legittimo”
Dure e meritate contestazioni quelle degli studenti del Collettivo universitario autonomo (CUA) e del Collettivo studentesco Hobo di Bologna al guerrafondaio professore di “scienze” politiche imperialiste Angelo Panebianco, editorialista de “Il Corriere della Sera”.
Per tre volte le studentesse e gli studenti hanno bloccato le lezioni del barone nero, punta di diamante ideologica dei guerrafondai italiani. Di recente, il barone aveva, in un suo editoriale, aggredito la lotta popolare contro il MUOS e la magistratura che aveva dato ragione agli attivisti siciliani e non è certo passata inosservata la lunga lista di suoi articoli in cui tenta di inculcare nelle masse popolari italiane la presunta necessità di un'aggressione militare alla Libia.
Lunedì 21 febbraio, i giovani sono entrati nell'aula, diffondendo con i megafoni una riproduzione audio di bombardamenti aerei: “Volevamo sbattere la guerra in faccia al professore”, dichiarano gli studenti, che hanno interrotto per diversi minuti la lezione, accusando il barone di fomentare la guerra e rinfacciandogli di avere le mani sporche di sangue. Gli studenti hanno poi srotolato lo striscione “Fuori i baroni della guerra dall’università”.
Il giorno successivo la lezione di Panebianco è stata nuovamente interrotta dagli studenti del collettivo Hobo. I giovani hanno dapprima fatto una serie di domande a al barone che non ha risposto nel merito, tentando di cacciarli. Gli studenti hanno urlato “Lei in questo palazzo non può parlare perché è un guerrafondaio”. Una studentessa denuncia: “Volevamo discutere con Panebianco di alcuni suoi articoli dove sostiene l'intervento italiano in Libia, ma lui ci ha cacciato. Il professore diffonde idee d'odio che vanno fermate”. E altrettanto è accaduto il 29 febbraio.
L'Assemblea degli studenti bolognesi ha dichiarato: "Ne abbiamo sentite tante uscire dalle bocche dei vari Renzi, Hollande, Panebianco di turno. Noi però sappiamo benissimo, e in ogni occasione l'abbiamo ribadito, che le guerre sono sempre loro a crearle, mentre i morti sono sempre i nostri. Così è stato anche per Giulio Regeni, torturato e ucciso dal regime egiziano, in rapporti commerciali col governo italiano così stretti, da essere sicuramente più importanti della vita di un giovane ricercatore".
Intorno alla vicenda che va fatta rientrare nel sacrosanto diritto degli studenti a contestare la politica imperialista e guerrafondaia e la cultura reazionaria si è creato un clima da caccia alle streghe, che la dice lunga su come le istituzioni borghesi, nel preararsi alla guerra, intendono trattare ogni voce fuori dal coro.
La gerarca di viale Trastevere, Stefania Giannini, esprime solidarietà a Panebianco e attaca gli studenti, che avrebbero oltraggiato la democrazia e limitato la libertà di espressione del professore commettendo “un sacrilegio”. Addirittura adesso il pensiero guerrafondaio e imperialista è diventao sacro e incriticabile! La Giannini è politicamente disonesta. In questa vicenda, al contrario, sono i giovani quelli a cui viene lesa la libertà di espressione e il diritto ad opporsi alla prepotenza di questo governo e dei suoi lacchè, che spargono a piene mani idee di aggressione e morte. Ma poi, di quale democrazia sta cianciando? Questo governo che, con l'aiuto dei suoi ideologi, ci vuole trascinare legati mani e piedi in un conflitto imperialista e in un'aggressione militare alla Libia non è titolato a parlare di democrazia. Il messaggio che dà ogni giorno è “zitti e crepate”. Non è democrazia questa, neppure una parvenza di democrazia borghese. Questo è fascismo! Al contrario del silenzio degli studenti e della condanna all'isolamento di questo episodio che lei auspica, noi invece ci auguriamo che in tutte le università italiane si estenda la contestazione, fino a diventare un fiume incontenibile che spazzi via questo governo di imperialisti affamati di sangue.
Sulla stessa linea, inquadrati come gerarchi, i signori della guerra hanno attaccato la presunta “antidemocraticità” della contestazione studentesca, a partire dal Rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini. Ma l'artiglieria pesante la mette in campo il partito di Renzi. Dal presidente della regione, Stefano Bonaccini, al sindaco Virginio Merola, alla responsabile nazionale scuola, Francesca Puglisi, a una sfilza di parlamentari e senatori servi del nuovo duce, è una pioggia di insulti e aggressioni verbali sui giovani. Addirittura il segretario cittadino, Francesco Critelli, arriva a dare dei fascisti ai giovani e a ordinare: “vanno perseguiti!”. Tra le condanne “di spicco”, c’è anche quella del guerrafondaio Romano Prodi, degno collega di Panebianco e tra i maggiori responsabili internazionali del clima imperialista e di guerra perenne nel Mediterraneo e in Medioriente, che ha dato degli “infami” ai giovani, auspicando un “Basta” alle contestazioni che non avrebbero “più senso”. Non ha più senso contestare la guerra? Proprio adesso che la guerra imperialista imperversa ovunque?
In questo gioco al rovescio in cui i prevaricatori indossano la maschera dei democratici “vittime” e tentano di far passare per aggressori gli antifascisti, il colmo si registra con le uscite dei fascisti, come quella dell’ex ministro Maurizio Lupi, NCD, che dà degli “squadristi” ai giovani e come quella della fascista e manganellatrice presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che dà delle “capre" ai giovani contestatori.
La linea politica delle istituzioni borghesi imperialiste che si preparano alla guerra è chiarissima: spezzare le reni a ogni contestazione e ridurre al silenzio qualsiasi voce critica. Una linea politica che chiama a chiare lettere la repressione. Il barone, sostenuto da ogni formazione politica è intenzionato a denunciare i giovani e la Procura di Bologna intende procedere "per interruzione di pubblico servizio".
Il PMLI esprime solidarietà alle studentesse e agli studenti presi di mira dalla repressione fascista e saluta con entusiasmo questa contestazione. Questi coraggiosi studenti hanno il 100% della ragione dalla loro parte. Hanno fatto bene a contestare Panebianco. Hanno contribuito a squarciare quel velo di servilismo e ipocrisia che si sta sempre più diffondendo tra gli intellettuali borghesi, specie nelle università.
Siamo ancora in pochi in Italia, oltre al PMLI, a dire che Renzi sta mettendo in pericolo la sicurezza del popolo italiano, ma noi abbiamo fiducia nelle masse popolari e studentesche italiane e questi episodi dimostrano che abbiamo ragione. Nell'esprimere la nostra solidarietà a questi coraggiosi studenti, li invitiamo a confrontarsi con la linea antimperialista del PMLI e a capire quel che sostiene sull'IS non lasciandovi influenzare dalla martellante propaganda interventista, perché solo abbracciando questa linea si può arrivare a mettere seriamente in discussione la politica estera del governo Renzi.
Nel suo comunicato stampa del 26 febbraio, la Commissione giovani del CC del PMLI scrive tra l'altro: “Adesso si tratta di non limitarsi ad azioni di questo tipo ma impegnarsi per lanciare una grande e unitaria mobilitazione studentesca, veramente di massa, che lotti per fare dell'università pubblica un baluardo di pace e amicizia fra i popoli”.
2 marzo 2016