Documento della Commissione Giovani del CC del PMLI
Battiamoci contro lo sfruttamento lavorativo delle studentesse e degli studenti e per abolire l'alternanza scuola-lavoro

 
L'entrata in vigore della legge 107/2015 (la famigerata “Buona scuola”) del nuovo duce Renzi e della gerarca Giannini, darà il via in questo 2016 all'odioso piano di alternanza scuola-lavoro. Un progetto, finanziato con 100 milioni di euro di soldi pubblici dal governo, che prevede di svendere le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori ai padroni delle aziende pubbliche e private, nel nome di un presunto sostegno all'integrazione dei giovani nel mondo del lavoro. L'alternanza sarà suddivisa in 400 ore di lavoro per gli istituti tecnici e professionali, 200 ore per i licei. Un progetto del tutto filopadronale e antistudentesco che, affiancandosi alle altre norme aziendalistiche e irrigimentatrici della “riforma”, mette la scuola pubblica totalmente al servizio delle esigenze del capitalismo.

Un sogno di lunga data della borghesia
L'idea dell’alternanza scuola-lavoro, in realtà, non nasce con la “Buona scuola” recentemente approvata. È infatti dal 2003, con il governo Berlusconi II, e con la legge del 28 marzo n. 53 (controriforma Moratti) che il progetto di inquadramento delle masse studentesche alle necessità produttive della borghesia ha preso piede.
La controriforma Moratti aveva previsto attività rivolte ad alunni dai 15 ai 18 anni, che prevedevano l’alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore.
Il decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77 ha poi definito le norme generali relative all’alternanza scuola-lavoro, concretizzando quanto previsto nell’articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53.
Ritornando ad oggi, e calcolando che nelle classi terze della secondaria di secondo grado sono iscritti più di 500.000 studenti, appare evidente che vi saranno difficoltà concrete di “collocare” una massa così imponente nelle imprese ed enti nel territorio italiano. Se poi si delinea lo scenario dei prossimi anni, si vede che la massa di studenti coinvolti nell’alternanza sale nell'anno scolastico 2016-17 a più di 1 milione e nel 2017-18 (di fatto a regime) a 1.400.000 studenti. Un esercito di giovani lavoratori non pagati o a basso costo a disposizione delle imprese.

Studenti lavoratori supersfruttati, sottopagati e senza diritti
I padroni hanno tutto da guadagnare: hanno un bacino sicuro, le scuole, dal quale pescare manodopera a piacimento, senza oneri retributivi o contributivi, magari scrollandosi addirittura di dosso l'impegno di assumere un giovane in cerca di lavoro. Agli studenti invece non resta nulla: il loro lavoro non gli viene riconosciuto perché non sono pagati e il cosiddetto “accrescimento professionale”, ammesso e non concesso che il tirocinio abbia attinenza con i suoi studi, non gli servirà perché non saranno certo assunti a tempo pieno dall'azienda.
Questa enorme massa di manodopera studentesca dovrà, secondo quanto previsto dalla legge, andare incontro al fabbisogno dei capitalisti sul territorio. I progetti saranno definiti e valutati esclusivamente dal dirigente scolastico e inseriti nel nuovo Piano d'offerta formativa. Furbescamente né la legge 107 né la guida operativa del MIUR prevedono a chiare lettere l'attinenza dello “stage” con gli studi dei ragazzi: in questo modo, le aziende che finanzieranno le scuole avranno sicuramente una corsia preferenziale. Non bisogna infatti dimenticarsi che la “Buona scuola” di fatto abolisce il finanziamento pubblico e prevede che ciascuna scuola dovrà elemosinare dai privati, i quali naturalmente andranno a finanziare percorsi formativi che sfornino lavoratori, tecnici e quadri con le competenze a loro utili.
La manodopera studentesca rischia di essere utilizzata in larga parte nei periodi estivi e di vacanza, come nel settore turistico dove potrebbero essere assorbiti centinaia di migliaia di studenti, sfruttati ancora peggio di come sono sfruttati le migliaia di giovani che con contratti a tempo determinato ogni anno racimolano qualche euro nei lavori estivi. Così molti studenti che sono usi a lavorare d'estate nel settore turistico per tirare su qualche euro, potrebbero essere obbligati a svolgere le stesse mansioni a zero euro. Uno sfruttamento organizzato di concerto tra MIUR e associazioni padronali che rischia di far aumentare la disoccupazione reale del settore giovanile.
Per fare un esempio concreto di questo sfruttamento, possiamo citare la tragica esperienza dei 2.700 studenti nelle scuole alberghiere del vicentino, alcuni minorenni, che nel 2014 sono stati irregolarmente impiegati in alberghi e ristoranti, sfruttando le esperienze di tirocinio scolastico previste dai programmi di studi. Secondo l'indagine della Guardia di Finanza di Bassano del Grappa (Vicenza), le società indagate, fittiziamente residenti all'estero, su richiesta dei ristoratori e albergatori, facevano sottoscrivere agli studenti una “lettera di incarico”, con la quale veniva definito l'impiego, a tempo determinato, al costo di 60 euro per studente a settimana lavorativa. Si sarebbe così consentito ai ristoratori e albergatori di impiegare per le proprie necessità (soprattutto nei “periodi alti”) una forza lavoro supersfruttabile a basso costo e senza oneri contributivi. Questo caso è avvenuto prima dell'approvazione della “Buona scuola”, ma è esattamente il tipo di sfruttamento che attende chi dovrà fare l'alternanza.
Ma non solo i capitalisti vedono dei vantaggi nell'alternanza scuola-lavoro, anche la Chiesa cattolica a quanto pare intende approfittare del lavoro a costo zero degli studenti e questo grazie ad un progetto nato a febbraio 2016 nella Lombardia del fascioleghista Maroni, dove l'ufficio scolastico regionale ha proposto le strutture delle diocesi (biblioteche parrocchiali, musei e istituzioni culturali) e nei centri di volontariato degli oratori) tra le realtà in cui realizzare le ore obbligatorie di tirocinio previste dalla “riforma” Giannini.
Sarebbe prevista l'adozione di una “Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro”, ma non ne parla più nessuno e comunque sarebbe presumibilmente a svantaggio degli studenti.

Le rivendicazioni del PMLI
Questo è nei fatti concreti il futuro che si prospetta alle masse studentesche con l'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro attuata in un Paese capitalistico marcio e corrotto fino al midollo qual è l'Italia.
Di fronte a questa prospettiva di schiavitù già in molte parti d'Italia le masse studentesche sono scese in lotta e hanno manifestato o stanno manifestando con cortei, occupazioni e altre iniziative in questi mesi contro la “Buona scuola”, anche se a dirla tutta di fronte alla fascistizzazione totale del comparto scolastico la mobilitazione in particolare dell'autunno appena passato è stata debole e non all'altezza dell'attacco sferrato dal governo e dalla borghesia. Questo non per colpa delle masse studentesche, ma del settarismo e del frazionismo delle varie organizzazioni e sindacati studenteschi, in quanto ciascun raggruppamento nello sviluppare le lotte ha cercato di portare acqua esclusivamente al proprio mulino e a quello dei partiti di riferimento, ponendo di fatto le questioni e i problemi generali delle masse studentesche (tra cui l'alternanza scuola-lavoro) in secondo piano.
Queste divisioni hanno finito per aiutare il governo che non ha trovato di fronte a sé una forza studentesca davvero unita e consistente. Per questo il PMLI continua a rivendicare con forza e costanza l'urgente necessità di organizzare un unico forte movimento studentesco, perché solo così le masse studentesche potranno realmente organizzarsi e battersi con successo per l'abolizione dell'alternanza scuola-lavoro e di tutta la controriforma scolastica di Renzi e Giannini.
L'abolizione dell'alternanza scuola-lavoro, insieme al ritiro della “Buona scuola”, deve diventare una rivendicazione strategica delle masse studentesche in lotta contro lo sfruttamento del governo e dei padroni e richiede una dura e agguerrita lotta da parte delle studentesse e degli studenti, che comunque nell'immediato si vedono obbligati a prendere parte all'alternanza. Quindi all'obiettivo strategico della sua abolizione dobbiamo affiancare una serie di rivendicazioni immediate a tutela di tutte quelle studentesse e studenti che si accingono ad essere assorbiti da questo sistema di sfruttamento.
A tale proposito il PMLI propone di lottare per:
Massimo di 4 ore lavorative per le studentesse e gli studenti sottoposti all'alternanza scuola-lavoro.
Un salario base non inferiore al 70% di quello del lavoratore regolarmente impiegato per le stesse mansioni, stabilito in base alle ore lavorate e tenendo conto del contratto nazionale di categoria.
Formazione di commissioni scolastiche composte dagli studenti in maggioranza e dai docenti in minoranza, eletti direttamente, per definire i progetti di alternanza e valutarne gli esiti.
Le studentesse e gli studenti dovranno essere impiegati a livello lavorativo nei loro specifici settori di competenza e non utilizzati per lavori generici privi di qualsiasi reale attinenza agli studi effettuati.
Distanza massima di 20km tra l'azienda e l'istituto frequentato dallo studente.
Obbligo da parte dell'azienda di farsi carico a livello economico del viaggio che lo studente deve intraprendere per raggiungere l'azienda, attraverso il rimborso delle spese o la messa a disposizione di mezzi (pulmini, auto aziendale, ecc).
Ovviamente queste rivendicazioni vanno viste in relazione alla battaglia per il finanziamento pubblico, senza il quale i singoli istituti restano succubi dei capitalisti locali.
Il PMLI non è contrario alla partecipazione degli studenti al lavoro produttivo, ma la sostiene quando ha come obiettivo quello di consentirgli di conoscere la realtà della società e di ridurre il divario fra lavoro intellettuale e lavoro manuale. A ben pensare, ciò potrà avvenire dopo esserci liberati del capitalismo. Siamo invece totalmente e incondizionatamente contrari a regalare gli studenti alle imprese come manodopera gratuita da sfruttare per il profitto dei padroni, com'è il caso dell'alternanza scuola-lavoro.
Ovviamente sappiamo benissimo che finché le masse studentesche non conquisteranno il governo della scuola, che gli spetta di diritto, difficilmente esse potranno contrastate con efficacia l'alternanza e tutte le controriforme scolastiche dettate dal capitalismo nostrano, anche perché tutti i gruppi e le organizzazioni riformiste studentesche non rivendicano la totale soppressione dell'alternanza spingendosi al massimo a chiedere limiti allo sfruttamento per le masse studentesche. Per questo motivo, diventa imperativo per le studentesse e gli studenti prendere in seria considerazione la proposta del PMLI delle scuole governate dalle studentesse e dagli studenti, attraverso le assemblee generali basate sulla democrazia diretta, all'interno delle quali le studentesse e gli studenti hanno la maggioranza decisionale. Esse dovrebbero porsi come contraltare politico delle decisioni prese dai presidi manager e degli organi collegiali asserviti al potere borghese nelle scuole sulle questioni che riguardano le masse studentesse, quale ad esempio l'alternanza scuola-lavoro, facendo pressioni affinché la propria scuola non conceda un solo studente gratis ai capitalisti.
Non una studentessa o uno studente siano posti al servizio e allo sfruttamento della borghesia!
Lottiamo per affossare la “Buona scuola” dei padroni e per spazzare via il governo del nuovo duce Renzi e dalla gerarca Giannini!
 
La Commissione Giovani del CC del PMLI
Firenze, 29 febbraio 2016

2 marzo 2016