Grande manifestazione nazionale a Roma
LGBTI in piazza contro la legge insufficiente discriminatoria sulle unioni civili
il pmli ha tenuto alto il cartello di appoggio a lgbti
In circa 40mila manifestanti LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali) si sono ritrovate in piazza del Popolo a Roma sabato 5 marzo, in risposta all'appello di tante associazioni dirette da Agedo e altre associazioni di genitori di omosessuali e famiglie omogenitoriali.
“Diritti alla meta”: questo era il titolo eloquente della manifestazione dei LGBTI che non si sono fatti comprare dai “contentini” di Renzi e sono scesi nuovamente in piazza per dire che la legge Cirinnà così com'è stata votata al Senato (ora è alla Camera) non va bene. È una legge insufficiente che ribadisce le discriminazioni, perché non mette le unioni civili sullo stesso piano dei matrimoni eterosessuali, per non parlare delle famiglie di fatto. Soprattutto, nel mirino dei manifestanti c'era lo stralcio della stepchild adoption
, che nega per l'ennesima volta agli omosessuali il diritto di essere riconosciuti come famiglia, in particolare rifacendosi crudelmente sui loro figli, i quali non possono essere riconosciuti come tali.
Questo era lo spirito che animava la piazza, insieme allo sdegno per il voltafaccia del governo e del PD, che si sono gettati fra le braccia della destra conservatrice di Alfano, proprio colui che considera le famiglie gay “contro natura”. Tanti i cartelli, spesso satirici ma con contenuti importanti, come: “Renzi, Alfano e Verdini, il triangolo no”, “Lo stesso amore gli stessi diritti”, “Stepchild stracciata, porcata assicurata”.
Gli esponenti delle associazioni promotrici sulla giornata si sono alternati sul palco a varie testimonianze, soprattutto di genitori gay, fra i quali Francesca Vecchioni, figlia del cantante Roberto, che ha ricordato come alla sua compagna fu vietato di assistere al parto della figlia. La fondatrice di Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa, che già a luglio criticava il ddl come insufficiente, dichiara: “Come lesbica la Cirinnà è una legge importante. Come madre lesbica, finché con la mia compagna non ci separiamo e stiamo in salute è ok. Se nasce un problema siamo nel vuoto. Questa è una legge che andava bene 20 anni fa”.
Il PMLI ha tenuto alto il cartello di appoggio a LGBTI: ai compagni scesi in piazza il Centro del Partito ha inviato “infiniti ringraziamenti e tanta riconoscenza”. Nel messaggio si dice tra l'altro: “Voi avete dato una prova concreta al movimento LGBTI che il PMLI è dalla sua parte, che sostiene fini infondo le sue rivendicazioni e lo esorta a combattere questo regime capitalista, neofascista e omofobo e il governo Renzi che ne cura gli affari e non è disposto a concedere alle persone LGBTI il matrimonio e l'adozione del figlio del partner”.
Alla manifestazione erano presenti anche la segretaria della CGIL, Susanna Camusso, e Luigi Manconi, il senatore del PD che si è rifiutato di votare il maxi-emendamento perché l'ha giudicato una svendita dei diritti dei gay. Hanno fatto la loro passerella alcuni politicanti borghesi di “sinistra”, compreso Stefano Fassina che pure si è recentemente espresso contro la “maternità surrogata”, cioè gestazione per altri, offrendo il fianco all'ennesima strumentalizzazione ed offensiva reazionaria. Monica Cirinnà era invece assente. La sua reputazione in difesa dei diritti delle famiglie gay non le ha consentito di nascondere il suo voltafaccia sulla legge e molte le voci che l'hanno accusata di incoerenza.
Le associazioni promotrici della giornata chiedono che le unioni civili vengano approvate per assicurare i diritti basilari delle coppie omosessuali, ma ribadisce che la legge “segnata da molti limiti e dalla discriminazione che sancisce soprattutto nei confronti dei nostri figli e delle nostre figlie” e chiede perciò “che sia sancita la piena uguaglianza di tutte e tutti di fronte alla legge, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Puntiamo pertanto al matrimonio egualitario, che dovrà iscriversi in una riforma complessiva del diritto di famiglia che preveda anche l’adozione piena e legittimante per i bambini e le bambine che già esistono, e il riconoscimento alla nascita dei figli che verranno”. Chiedono inoltre l'introduzione del reato di omofobia e transfobia, il diritto di autodeterminazione delle proprie scelte di vita (comprese la maternità surrogata e l'eutanasia) “senza discriminazioni di carattere economico o sociale” e un'educazione sessuale “pubblica, laica e universale”.
L'auspicio ora è che il movimento LGBTI si rifiuti di accettare la legge sulle unioni civili così com'è perché rappresenta la vittoria della destra conservatrice e oscurantista e si batta per l’estensione di tutti i diritti garantiti dal matrimonio anche unioni civili e alle famiglie di fatto, compresa l'adozione. Un successo che potrà conseguire pienamente solo se, imparata la lezione, non si affiderà ai partiti parlamentari ma continuerà la lotta avviata con grande slancio in questi mesi in modo sempre più attivo e dinamico, contribuendo a costruire l'opposizione sociale contro il governo Renzi, che oltre a essere schiavo del capitalismo e dell'imperialismo si è dimostrato anche succube della destra più reazionaria e oscurantista.
9 marzo 2016