Al referendum del 17 aprile per salvaguardare la salute, la natura e l'ambiente, per le energie rinnovabili
VOTA SI’ CONTRO LE TRIVELLAZIONI
Documento dell'Ufficio politico del PMLI

I marxisti-leninisti voteranno Sì e invitano l'elettorato a votare Sì al referendum sulle trivellazioni che si svolgerà il prossimo 17 aprile, e sono già impegnati a partecipare ai Comitati per il Sì che si stanno creando a livello territoriale.
Il quesito referendario sulle trivellazioni, l’unico sopravvissuto dei sei iniziali proposti da 9 regioni italiane e dal mondo ambientalista No Triv e non superato dalle modifiche introdotte in seguito dal governo, contesta la norma secondo la quale le autorizzazioni di estrazione ad oggi rilasciate debbano essere fatte salve “per la durata di vita utile del giacimento”.
Il nuovo duce Renzi non è dunque riuscito a evitare il referendum sul petrolio, nonostante il tentativo mal riuscito di eludere tutti i quesiti con alcune modifiche inserite nella legge di stabilità di fine dicembre. Nello specifico, questo referendum è stato confermato dalla Corte Costituzionale poiché l’emendamento introdotto dal governo nel tentativo di eludere il quesito, permette che i titoli già rilasciati restino validi in attesa di tempi migliori, nei quali riprendere a perforare.
Renzi, pur di assecondare le lobby dei petrolieri, aveva promosso forzature inaccettabili, tipo la classificazione delle trivellazioni come “opere strategiche di interesse nazionale”, e dunque imposte forzatamente su tutto il territorio italiano, nonostante l’opposizione delle popolazioni locali. Senz’altro il dato dei sondaggi che, alla luce del parere favorevole della Corte, attribuiva la vittoria antitrivelle al 67% ha contribuito a far sì che Renzi abbia fatto carte false, in tutti i sensi, per scongiurare il pericolo di essere delegittimato per volere popolare.
Il governo sta tentando di ostacolare l’espressione del voto referendario con tutti i mezzi, arrivando addirittura a sprecare 360 milioni di euro di soldi pubblici che si sarebbero risparmiati con un Election Day assieme alle elezioni amministrative di giugno. Ecco dunque che è stata scelta la data del voto a breve scadenza che più di ogni altra mette a rischio il quorum e comprime i tempi del confronto e dell’informazione. Non sarà dunque scontato raggiungere il quorum d’affluenza del 50 per cento dei votanti più uno per rendere valida la consultazione, per questo servirà una mobilitazione quanto più larga e forte possibile.

Il quesito referendario e i suoi effetti se vince il SÌ
Nel quesito referendario si chiede: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?” . Il quesito, nello specifico, riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa, e non riguarda le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare che si trovano a una distanza superiore alle 12 miglia (22,2 chilometri).
Se vincerà il SÌ, sarà abrogato l’articolo 6 comma 17 del “codice dell’ambiente”, dove si prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente. La vittoria del SÌ bloccherà tutte le concessioni per estrarre il petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana, quando scadranno i contratti. Tra gli altri saranno interessati dalla misura: il giacimento Guendalina (Eni) nell’Adriatico, il giacimento Gospo (Edison) nell’Adriatico e il giacimento Vega (Edison) davanti a Ragusa, in Sicilia. Non saranno interessate dal referendum tutte le 106 piattaforme petrolifere presenti nel mare italiano per estrarre petrolio o metano; tuttavia il ministero dello Sviluppo economico dovrà chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni in entro le 12 miglia.

Perché è giusto abrogare la norma
Sicuramente da un’alta partecipazione al referendum uscirà un messaggio più generale e chiaro; del resto andò così anche nel 1987, all'epoca del primo referendum sul nucleare, in cui formalmente si discuteva solo di incentivi ai comuni che accettavano le centrali e degli investimenti dell'Enel all'estero, ma di fatto si votava per una precisa politica energetica che aveva una larghissima maggioranza parlamentare e che uscì battuta dal voto popolare. Anche stavolta, sostanzialmente, l'elettorato italiano potrà chiedere di archiviare un modello energetico basato sui combustibili fossili, scegliendo nei fatti di puntare sulle fonti rinnovabili.
E’ necessario considerare anche che quando si parla di trivellazioni “offshore”, nessuno può escludere al cento per cento malfunzionamenti o incidenti. Pur gravi ovunque, in un mare chiuso come il Mediterraneo un disastro petrolifero causerebbe danni ingenti e probabilmente irreversibili. Fra l’altro è criminale accettare tali rischi per recuperare, come ammette anche il governo, riserve certe di petrolio che nei mari italiani equivarrebbero a neanche due mesi di consumi nazionali, unite a prelevamenti di gas che ne soddisferebbero non più di sei. In più in Italia i petrolieri pagano allo Stato le “Royalties”, diritti sulle estrazioni, più basse al mondo che ammontano appena al 7% del valore di quanto si estrae; inutile dire che in questo modo ci guadagnano solo i petrolieri. Insomma, per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo la salute della popolazione, le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile e qualsiasi ambizione di passaggio massiccia alle fonti energetiche rinnovabili.
Ad onor del vero non pensiamo che la lotta su questo fronte possa limitarsi alla sola soluzione referendaria, tanto più visto l’esito tutt’ora disatteso dell’altro grande referendum, quello sulla ripubblicizzazione dell’acqua, enormemente partecipato e stravinto. Va considerato inoltre che, una volta abrogata la norma in oggetto, non saranno sospese tutte le trivellazioni ma solo quelle entro le 12 miglia dalla costa; il che rappresenta un passo in avanti ma contemporaneamente rimarrebbero in piedi, oltre ad altre piattaforme esistenti, tutte le parti dello “Sblocca Italia” cucite su misura per le multinazionali dell’energia e per i petrolieri stessi. Attraverso il referendum e partecipando attivamente alla campagna referendaria però, sarà possibile sensibilizzare e attivizzare la popolazione al fine di creare consapevolezza affinché si possa davvero archiviare quantomeno l’idea di un modello energetico bicentenario basato sui combustibili fossili e scegliere finalmente le fonti rinnovabili che, oltre ad essere meno nocive per l’ambiente e il clima, rappresentano una potenziale opportunità per l’occupazione e per l’innovazione tecnologica.

Astensionismo e referendum
La nostra indicazione di partecipare al suddetto referendum e di votare Sì non è in contraddizione con l'indicazione tattica di astenersi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco) alle elezioni amministrative, politiche ed europee. Indicazione che ribadiamo anche in occasione delle elezioni comunali parziali del 5 giugno prossimo. Per quanto riguarda i referendum, trattandosi di scelte concrete, il PMLI stabilisce di volta in volta se partecipare o no e quale voto indicare, in base al quesito posto, alle circostanze politiche e a ciò che è più vantaggioso per il proletariato e le masse popolari sfruttate e oppresse e per la lotta di classe.
In questo referendum chi si oppone a scelte sbagliate in materia energetica, che mettono a rischio la salute, la natura e l’ambiente e, più in generale, chi vuol dare un colpo alla politica antipopolare, energeticamente obsoleta ed estremamente pericolosa di Renzi, deve andare a votare e votare SÌ. Deve farlo anche nell’ottica di servire un amaro antipasto al governo in previsione del referendum che si terrà il prossimo autunno sulle controriforme del Senato ed elettorale piduiste e fasciste. Allora andrà votato NO.
Per noi marxisti-leninisti il referendum non è lo strumento privilegiato per far affermare i diritti del proletariato e delle masse. Per noi la lotta di classe, di massa e di piazza resta il migliore e più proficuo metodo per difendere le conquiste dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle donne e degli studenti, anche sul fronte ecologico, e strapparne di nuove alla classe dominante borghese in camicia nera e al suo governo. Tant’è vero che proprio la mobilitazione e la lotta sono state determinanti anche in questa occasione, affinché si svolgesse il referendum.
Attualmente la lotta di classe, di massa e di piazza è tanto più decisiva e necessaria dal momento in cui il regime capitalista e neofascista amministrato dal governo Renzi ha reso ancor più angusti e limitati gli spazi democratici borghesi, ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici e popolari e sta seguendo le orme nazionaliste, colonialiste e interventiste di Mussolini, coinvolgendo l'Italia nelle guerre imperialiste per la spartizione del Nord Africa, del Medio Oriente e del mondo.
Ciononostante riteniamo assolutamente necessario partecipare al referendum contro le trivellazioni e facciamo appello affinché tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose che hanno a cuore l’ambiente e vogliono una politica energetica basata sulle fonti rinnovabili, si uniscano in questa battaglia e aderiscano e sostengano i Comitati per il Sì, a partire dall’intera CGIL e dagli antifascisti dell’ANPI. Noi faremo la nostra parte.
Lottiamo uniti per la vittoria del SÌ il 17 aprile!
Astensionisti, data la posta in gioco e il carattere della consultazione, votate e votate SÌ. Potreste essere determinanti per raggiungere il quorum!
L’Ufficio politico del PMLI
Firenze, 8 Marzo 2016

9 marzo 2016