Al vertice italo-francese di Venezia
Renzi e Hollande: “Il tempo non è infinito”
Manifestazione dei No Tav, No Triv e No Grandi navi
Il vertice lampo dell'8 Marzo a Palazzo Ducale a Venezia tra il primo ministro italiano Matteo Renzi e il presidente francese Françoise Hollande ha avuto tra i principali argomenti in discussione quello della crisi libica, nella quale i due paesi imperialisti sono fra i più coinvolti e si trovano da una parte uniti nella determinazione a combattere contro lo Stato islamico ma dall'altra in concorrenza per la spartizione delle aree di influenza e dello sfruttamento delle fonti energetiche. Entrambi, come i pure i compari imperialisti Usa e Gran Bretagna, hanno già in azione sul terreno uomini dei servizi o dei reparti speciali e al momento hanno bisogno di un invito ufficiale, di una copertura legale, pur farlocca, per dare il via al massiccio intervento militare a guida italiana in preparazione da tempo. Fra gli altri argomenti del vertice quello della riconferma della Tav tra Torino e Lione.
La situazione in Libia non è molto diversa da quella di un anno fa ma i paesi imperialisti impegnati nelle guerre nell'area mediterranea e mediorientale hanno deciso di spostare in questo paese il centro dell'attacco e dato il via alla campagna propagandistica per preparare le masse popolari se non a sostenerlo quantomeno a non ostacolarlo. Messa una toppa alla crisi siriana con una fantomatica tregua, che permette alla Turchia di Erdogan di continuare impunemente la sua guerra e a colpire i curdi in Siria e Iraq, sembra ora il momento della Libia e del suo petrolio.
Così Hollande affermava che “dobbiamo agire, l'Europa deve agire, i nostri paesi devono lottare contro il terrorismo, bisogna sorvegliare un certo numero di spostamenti dei foreign fighters che minacciano i nostri Paesi. Faremo di tutto affinché in Libia ci sia un governo che possa fare appello alla comunità internazionale in modo che gli sia dato un sostegno per la sicurezza”. Appunto, un governo libico che serva anzitutto a chiedere l'aiuto dei paesi imperialisti.
“Vorremmo fare di tutto in Libia per la creazione di un governo. Ma la lotta contro Daesh (lo Stato islamico, ndr) deve essere portata avanti” aggiungeva il presidente francese per avvisare i due governi libici di Tripoli e di Tobruk a mettere fine alle scaramucce e ad approvare il governo di unità nazionale definito oramai tre mesi fa sotto l'egida dell'Onu. Altrimenti l'intervento ci sarà lo stesso in nome della guerra allo Stato islamico.
In maniera meno esplicita ma con la stessa sostanza di Hollande si esprimeva il nuovo Mussolini Renzi impegnato a lanciare l'Italia per la terza volta nella sua storia in una sciagurata avventura imperialista e neocolonialista in Libia. “La formazione di un governo in Libia è la priorità per il popolo libico – affermava Renzi che già considera il paese un protettorato italiano e si arrogava il diritto di parlare per conto del popolo libico - e nonostante le difficoltà anche di oggi la comunità internazionale farà di tutto perché il governo ottenga la fiducia” e inizi a lavorare in tempi brevi. E ammoniva: “i libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito”. Il termine ultimo potrebbe essere la primavera, da mesi indicato dalla ministra della Guerra Roberta Pinotti, in sintonia coi colleghi guerrafondai dei paesi imperialisti.
Diverse centinaia di manifestanti hanno partecipato la mattina dell'8 Marzo alle iniziative organizzate contro il vertice dai No Grandi navi, il gruppo che si oppone al al passaggio delle grandi navi nella laguna veneziana, dai No Tav, che si oppongono alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità in tra Torino e Lione e dai No Triv che protestano contro le estrazioni petrolifere.
“Manifestiamo contro un vertice che non vogliamo, in cui verranno stretti accordi che non vogliamo. Renzi e Hollande parleranno di guerra in Libia, dell'inutile alta velocità tra Torino e Lione, di grandi opere. Noi non le vogliamo, queste grandi opere ed è un insulto che ne vengano a parlare qui, dove stiamo ancora pagando la più inutile di tutte le grandi opere, il Mose”, dichiarava un esponente dei No Grandi navi durante il corteo che ha sfilato per 5 chilometri, dalla stazione fino a Punta della Dogana; il corteo aveva l'autorizzazione a passare davanti a Palazzo Ducale, sede del vertice pomeridiano ma dall'altra parte del Canal Grande. Una metà dei manifestanti non sfilava in corteo ma saliva su numerosi barchini che cercavano di entrare nella proibita “zona rossa” costruita dalla polizia attorno alal sede del vertice nel bacino di San Marco. I barchini erano respinti con getti d’acqua e speronamenti da parte dei mezzi d’acqua delle “forze dell’ordine”.
16 marzo 2016