I soldati dell'esercito dell'IS sono dei combattenti antimperialisti
Da quando il PMLI ha pubblicamente espresso l'appoggio allo Stato islamico contro la santa alleanza imperialista, allargandolo a tutti i movimenti islamici antimperialisti, resistenza palestinese e movimenti curdi compresi, ossia dal discorso di apertura del Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, alla quinta Sessione plenaria del quinto Comitato centrale del Partito, svoltasi a Firenze l'11 ottobre scorso, siamo stati attaccati da destra, come era inevitabile, ma soprattutto da “sinistra” dai falsi comunisti, dai trotzkisti e dagli “ultrasinistri” incapaci di leggere l'attuale situazione internazionale. Costoro stanno riversando quintali di spazzatura sul web sullo Stato islamico e i combattenti antimperialisti del suo esercito e di conseguenza su chi li appoggia, noi per primi e pressoché unici in Italia. Ci insultano e sono lividi di rabbia perché consideriamo l'IS antimperialista. E come potrebbe essere diversamente? Costoro stanno ripercorrendo la linea dei socialtraditori prima e durante la prima guerra mondiale che, col loro “né aderire né sabotare”, dettero di fatto alle borghesie nazionali il beneplacito alla carneficina imperialista, oggi non torcono un capello alle coalizioni di aggressione che da decenni stanno martoriando quella Regione e tutto il Medioriente. Anzi demonizzando l'IS e auspicandone una veloce caduta dimostrano di ragionare da piccoli borghesi “ultrasinistri” che non capiscono le indicazioni ideologiche, politiche e tattiche dei grandi Maestri del proletariato internazionale ed in particolare di Stalin, perché essi sognano un movimento di liberazione nazionale “puro” e “tutto proletario” che non esiste e non potrebbe esistere nella realtà.
Noi marxisti-leninisti italiani abbiamo imparato la lezione di Stalin e la stiamo mettendo in pratica. E certo non da ora ma ormai da decenni. Nel sostegno e nell'aiuto ai movimenti in lotta non dobbiamo guardare tanto a chi guida il movimento, ma la direzione in cui si muove tale movimento. Se esso va nella direzione giusta, se cioè indebolisce e toglie spazio all'imperialismo noi abbiamo il dovere di appoggiarlo risolutamente e senza riserve, anche se alla sua testa vi sono degli anti marxisti-leninisti. Le definizioni vengono di conseguenza. Se consideriamo l'IS antimperialista ne consegue che i soldati del suo esercito sono dei combattenti antimperialisti.
Il nostro giudizio sull'IS non si basa sulla sua strategia, che non condividiamo e che non abbiamo mai definito antimperialista, tanto che nel Rapporto del compagno Erne alla richiamata Sessione plenaria del CC abbiamo rilevato la contraddizione dell'aggressione dello Stato islamico alla regione del Kurdistan siriano, la Rojava, contro le legittime ambizioni autonomiste del popolo locale, ma sulla sua attuale lotta contro le coalizioni occidentali, della Russia e di diversi Stati arabi, che è antimperialista. Altro che condivisione cieca dell'assioma “il nemico del mio nemico è mio amico”, come ci rinfacciano i falsi comunisti. I combattenti antimperialisti islamici non solo resistono eroicamente ai bombardamenti incessanti ma controbattono, tanto che gli hanno portato in casa quella stessa guerra che essi subiscono da lustri. Il loro scopo è far sentire gli imperialisti insicuri persino nelle loro retrovie e indurli a ritirarsi dai Paesi che occupano o bombardano. Per questo è dunque errato definirli terroristi. Non si farebbe che il gioco dei guerrafondai imperialisti e i loro tirapiedi. Da sempre tutti gli aggressori e gli occupanti imperialisti si rifiutano di riconoscere coloro che li combattono con le armi in pugno come combattenti di un esercito nemico e preferiscono bollarli con il marchio di banditi e terroristi, come facevano appunto le truppe nazifasciste con i partigiani.
Piano piano abbiamo visto che nel mondo non siamo soli a pensarla così, alle nostre posizioni si sono affiancati il Partito comunista d'India (maoista) e il Partito comunista marxista-leninista di Panama. Dalla sinistra laburista inglese e da certi siti vicini all'ideologia comunista e all'antimperialismo sta, seppur faticosamente, partendo una certa discussione sull'antimperialismo dello Stato islamico e dei suoi combattenti. Nel nostro Paese ultimamente è stata Loretta Napoleoni, vicina al Movimento 5 Stelle, a ventilarlo nella prefazione all'edizione aggiornata del suo libro, “ISIS. Lo Stato del terrore”, uscito a febbraio: “Come previsto, – scrive la Napoleoni – la campagna di bombardamenti, sostenuta dalla più ampia coalizione che si sia formata dalla seconda guerra mondiale, non ha sconfitto lo Stato islamico. Al contrario, all'inizio del 2016 il suo progetto di edificazione nazionale continua ad allarmare il mondo, al pari della sua propaganda patriottica, nazionalista e antimperialista... Sarà possibile sconfiggere un simile nemico con le armi? Potremo cancellare a suon di bombe l'ideologia antimperialista dell'Isis? La storia ci insegna che quando ci si trova di fronte a un'ondata antimperialista globale di queste dimensioni, a volte quella del contenimento è una strategia migliore della guerra aperta”.
23 marzo 2016