Sugli attentati di Bruxelles
Cgil, Cisl e Uil spingono i lavoratori a unirsi all’Ue imperialista
La Fiom si barcamena tra le bombe imperialiste e gli attentati terroristici antimperialisti
Nel comunicato sugli attentati di Bruxelles, diffuso nel primo pomeriggio del 22 marzo, le maggiori organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, hanno espresso “solidarietà e vicinanza ai cittadini e ai lavoratori belgi colpiti dai sanguinosi attacchi terroristici che questa mattina hanno sconvolto Bruxelles e provocato terrore e morte” e invitato i lavoratori a partcipare a iniziative e manifestazioni organizzate in diverse città d’Italia su tutto il territorio nazionale.
Un conto però è esprimere solidarietà ai familiari delle vittime incolpevoli e innocenti, altro è spingere i lavoratori sull’onda emotiva degli attentati a stringersi attorno all’Unione europea (Ue) imperialista, alcuni paesi della quale, Belgio compreso, sono in prima fila nelle guerre che hanno acceso in Medio Oriente e Nord Africa.
L’operazione non corretta che fanno le tre organizzazioni sindacali confederali quando “dimenticano” il passato e affermano che “colpire Bruxelles significa colpire l’Europa e tutti i suoi cittadini. Occorre, quindi, dare una risposta ferma contro queste forme di terrorismo che vogliono minare i nostri principi di democrazia e libertà”. In questo modo si uniscono al coro imperialista che cerca di manipolare la realtà e presentare questi attentati, come gli altri precedenti a Parigi e in altri Paesi europei e non, come un immotivato attacco ai “nostri principi di democrazia e libertà”, che tra l’altro non sono “nostri” ma del capitalismo e dell’imperialismo. Questi attacchi sono invece la diretta conseguenza della guerra che gli imperialisti americani ed europei conducono sistematicamente da tempo contro lo Stato islamico, una guerra che segue senza soluzione di continuità quella dell’agressione oramai venticinquennale ai popoli mediorientali scatenata dalle varie coalizioni a guida Usa per esportare i “nostri principi”. Bisogna cessare di bombardare lo Stato islamico, riconoscere il suo diritto di ridiscutere i vecchi assetti geopolitici imposti dalle potenze coloniali e trattare con esso per far cessare il conflitto. Pur non condividendo come noi l’ideologia, la cultura, la strategia, certi metodi di lotta, certe azioni e gli obiettivi dello Stato islamico.
Si ferma invece a mezzo del guado la Fiom Cgil di Milano barcamenandosi tra le bombe imperialiste e gli attentati terroristici antimperialisti.
In un comunicato denuncia la “guerra che alimenta il terrore, il terrore che giustifica la guerra e ovunque, in Europa e nel martoriato Medio Oriente, devastazioni e vittime innocenti. Non è con le bombe che uccidono che fermeremo il fondamentalismo che uccide. Non è erigendo muri, blindando le frontiere da chi cerca un rifugio che fermeremo i massacri. Non è equidistanza la nostra, è il rifiuto netto della logica della guerra, delle bombe che cadono dall’alto e di quelle che esplodono nelle fermate della metropolitana, di quelle ‘vicine’ e di quelle ‘lontane’. Rivendichiamo libertà, pace e democrazia non solo per noi, non solo in Europa, ma nel mondo. E rifiutiamo l’ipocrisia di governi, istituzioni e lobby che mentre piangono sulle vittime innocenti di Bruxelles sostengono la guerra e i mercanti di morte”. Certo che non si può essere “equidistanti” ma il rifiuto deve andare senza ombra di dubbio non alla generica guerra quanto alla guerra di aggressione imperialista e altrettanto importante è la denuncia di chi è l’aggredito, nel caso lo Stato islamico. Altrimenti si finisce per coprire nei fatti quell’intervento della santa alleanza imperialista occidentale, a cui si è aggiunta anche la Russia del nuovo zar Putin, che si rifiuta a parole.
30 marzo 2016