Col governo Renzi
Le tasse locali sono aumentate del 16,7%
Nel corso dell'ultimo triennio 2013-2015, le imposte e tasse locali, addizionali regionali e comunali, IRPEF, IMU, TASI e Tariffa Rifiuti, sono aumentate di 7 miliardi di euro (il 16,7% in più), mentre se si paragona il 2014 col 2015 l’aumento è stato, si fa per dire, di soli 2,5 miliardi (il 5,5% in più).
In valori assoluti risulta che nel 2015 l’introito per le casse di Regioni e Comuni è di oltre 49 miliardi di euro a fronte dei 42 miliardi di euro pagati nel 2013, passando per i 46,5 miliardi di euro pagati nel 2014.
E’ quanto emerge da un’analisi del Servizio Politiche Territoriali della UIL sull’andamento della tasse locali tra il 2013 e il 2015 che ha stimato il gettito totale in valori assoluti.
Nello specifico, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL – per l’IMU/TASI per gli immobili diversi dalla prima casa, nel 2015, il gettito è stato di 19,8 miliardi di euro; per la TASI sulla prima casa il gettito è stato di 3,7 miliardi di euro; per le Addizionali Regionali IRPEF di 12,8 miliardi di euro; per l’IRPEF Comunale sono stati incassati 4,5 miliardi di euro; per la Tassa Rifiuti 8,2 miliardi di euro.
Il gettito per l’IMU/TASI per gli immobili diversi dalla prima casa è aumentato dell’8,4% rispetto al 2013 (1,5 miliardi di euro); quello per l’IRPEF Regionale dell’11,8% (1,4 miliardi di euro); l’IRPEF Comunale dell’11,7% (469 milioni di euro); la TARI del 7,3% (556 milioni di euro).
Discorso a parte è quello della TASI sulla prima casa: nel 2013 si pagò la mini IMU (il 40% della differenza dell’aumento dell’aliquota deliberata su l’aliquota base) e il gettito fu di 625 milioni di euro. L’aumento tra il 2014 e il 2015 è stato del 6,2% (220 milioni di euro in più).
Nell’ultimo anno la famiglia campione, commenta Loy, mediamente, ha pagato 1.969 euro di tasse locali, con un aumento di 308 euro tra il 2013 e il 2015 e di 83 euro tra il 2014 e il 2015.
In particolare, per l’IMU/TASI per immobili diversi dalla prima casa, l’esborso medio è stato di 937 euro (+ 72 euro in 2 anni), con punte di 1.386 euro a Roma, 1.220 a Milano e 1.154 a Bologna.
Per la TASI sulla prima casa l’esborso medio è stato di 191 euro medi pro capite con punte di 403 euro a Torino, 391 euro a Roma e 356 euro a Siena.
Il versamento delle addizionali regionali IRPEF nel 2015 è stato di 389 euro medi pro capite (+ 27 euro in 2 anni), con punte di 535 euro nelle città del Molise, 511 euro nelle città del Piemonte, 487 euro nelle città della Campania.
Le addizionali comunali IRPEF hanno eroso i redditi per 156 euro pro capite (+ 28 euro in 2 anni), con punte di 216 euro a Roma.
Per la tariffa rifiuti, il costo medio nel 2015 è stato di 296 euro pro capite (+ 23 euro in 2 anni), con punte di 462 euro a Salerno, 454 euro a Benevento, 450 euro a Cagliari e Grosseto.
Il dato relativo alle singole città, continua Loy, vede in testa Roma dove tra IMU, TASI, IRPEF regionale e comunale e TARI, l’esborso medio nel 2015 è stato di 2.726 euro pro capite; a Napoli di 2.576 euro; a Torino di 2.458 euro; a Milano di 2.422 euro; a Benevento di 2.307 euro; a Bologna di 2.279 euro; a Genova di 2.209 euro; a Salerno di 2.130 euro; a Grosseto di 2.106 euro; ad Avellino di 2.077 euro.
In definitiva, commenta Loy, se tra il 2013 e il 2015 a livello nazionale per 10 milioni di contribuenti la pressione fiscale è diminuita grazie agli 80 euro, la stessa cosa non si può dire per gli altri 30 milioni di contribuenti, tra cui 10 milioni di lavoratori dipendenti e 15 milioni di pensionati.
Infatti, per quest’ultimi, la pressione fiscale dovuta agli aumenti del fisco locale è aumentata del 18,5% erodendo ulteriormente buste paga e cedolini di pensione.
Certamente, prosegue Loy, per il 2016 ci saranno alcuni benefici dovuti, soprattutto, all’eliminazione delle tasse sulla prima casa, ma il blocco degli aumenti delle tasse regionali e locali decisi con l’ultima Legge di Stabilità non autorizza a “stare sereni”.
Innanzitutto, perché dal blocco sono esclusi gli aumenti della TARI e delle tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, rette di ricovero, ecc.) e in secondo luogo perché le Regioni, alle prese con i piani di rientro più o meno intensi, dai deficit sanitari ( Sicilia, Abruzzo, Campania, Molise, Lazio, Piemonte, Puglia) potrebbero rivedere al rialzo le aliquote dell’IRPEF regionale.
30 marzo 2016