Più di 3.000 posti di lavoro in pericolo nel settore sanitario
Migliaia in piazza a Napoli contro i licenziamenti voluti dai padroni di “Almaviva” e “Gepin”
Gravissime responsabilità del nepodestà De Magistris e del governatore De Luca
Redazione di Napoli
Si preannuncia un aprile di fuoco sul fronte del lavoro a Napoli con una serie di importanti vertenze con prospettiva di licenziamento per migliaia di lavoratori delle aziende “Almaviva” e “Gepin”. Sono quasi 700 i posti che rischiano di andare in fumo nelle due sedi di Napoli e Casavatore, pari al 50% della forza lavoro presente nel territorio partenopeo. “Si tratta di un atto di inaudita violenza – ha commentato la Cgil di Napoli – nei confronti di coloro che hanno sempre lavorato per garantire la crescita e lo sviluppo delle due aziende. Ci sono a repentaglio la vita di numerose famiglie”.
Giovedì 31 marzo un corteo di migliaia di lavoratori e lavoratrici di “Almaviva” attraversava le vie del centro di Napoli per protestare contro gli “esuberi per riorganizzazione aziendale” che colpiranno anche Palermo e Roma (1.670 e 900 licenziamenti rispettivamente) assieme ai call center
della “Gepin Contact”, azienda che smaltisce commesse per Poste Italiane.
Il corteo, partito da via Brin, ha percorso corso Umberto, zona universitaria per giungere a piazza Municipio dove i manifestanti hanno fatto sentire forte il loro dissenso alla giunta arancione guidata dal neopodestà De Magistris, sostenuti da decine di giovani dei centri sociali.
Non soddisfatti i sindacati: “Ci aspettavamo da parte di De Luca un diretto intervento: non siamo affatto contenti”. De Magistris, invece, scaricava le responsabilità direttamente sul governo del neoduce Renzi e sul ministro del Lavoro, Poletti, invece di spiegare perché dopo cinque anni la sua giunta e l’assessore al Lavoro Panini non abbia ancora costruito un progetto per contenere la disoccupazione a Napoli.
Altro fronte “caldo” della protesta è quello relativo ai licenziamenti di biologi, tecnici di laboratorio e personale amministrativo. Un decreto regionale, voluto dall’attuale giunta antipopolare guidata dal governatore De Luca, obbligherà i laboratori accreditati con il sistema sanitario nazionale (SSN) entro il 15 aprile a trasformarsi da laboratori di analisi a centri prelievo. In ballo ci sono quasi 100mila prestazioni annue che il SSN non riesce a mantenere demandando a questi laboratori convenzionati il carico in eccesso. I proprietari dei vari laboratori privati convenzionati sono pronti a licenziare ben 3mila operatori se non vedranno i loro profitti ristabiliti; nel contempo si sta preparando con i sindacati uno sciopero del settore per far ritirare il decreto all’attuale governatore e all’assessore regionale del lavoro Lepore.
6 aprile 2016