Droni britannici a Sigonella per la guerra alla Libia
Lo scorso 9 marzo la Segretaria di Stato per le forze armate, Penelope Mary Mordaunt, nel rispondere alla Camera dei Comuni a un’interrogazione urgente al governo Cameron non negava che alcuni droni britannici fossero schierati nella base aerea di Sigonella in Italia per la guerra alla Libia, per le attività di spionaggio preparatorie e per gli attacchi armati non appena ci sarà il via libera ufficiale.
All'interrogazione presentata da un parlamentare laburista che chiedeva chiarimenti sul fatto che i "permessi concessi all’uso della stazione aerea di Sigonella si estendessero sia alle operazioni di lancio e ricovero del sistema a pilotaggio remoto Reaper che alle missioni di combattimento" la Mordant rispondeva che "siamo presenti da lungo tempo nella Naval Air Station di Sigonella e abbiamo fatto uso frequente di essa; tuttavia non è prassi normale fare commenti sui dettagli degli accordi assunti con le nazioni ospitanti". Quando si tratta di iniziative militari imperialiste palesemente illegali, come nel caso delle azioni protette dai droni dei corpi speciali di vari paesi in una Libia ridotta a una polveriera proprio dall'aggressione del 2011 che distrusse il regime di Gheddafi, anche il governo di Londra nasconde gli accordi stipulati con altri paesi al proprio parlamento. La "prassi normale" imperialista è l'occultamento o la manipolazione della verità piegata alle esigenze del momento e neanche limitata ai "dettagli".
Poco più di un mese prima, il 19 febbraio, allo stesso parlamentare laburista che aveva chiesto se le forze aeree del Regno Unito avessero "ricevuto il permesso dalle autorità italiane o comunque richiesto l’autorizzazione a utilizzare la base di Sigonella", il governo rispondeva che aveva "già il permesso di operare dalla stazione aeronavale siciliana. Noi facciamo frequente uso di essa; ad esempio, nel 2015, tre elicotteri Merlin vi sono stati dislocati per prendere parte alle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Ora operiamo da Sigonella nell’ambito di un’esercitazione di guerra anti-sottomarini, Dynamic Manta". A quanto pare quindi il permesso a operare con i droni da Sigonella da parte della Gran Bretagna potrebbe essere quindi una semplice estensione di quelli già precedentemente accordati dal governo italiano. Magari sul modello di quelli già concessi agli Usa secondo quella formula ipocrita che prevederebbe il consenso del governo italiano a azioni di guerra da valutare "ogni volta caso per caso" per "proteggere il personale militare in pericolo durante le operazioni anti-Is in Libia e in altre parti del Nord Africa”, come rivelava il Wall Street Journal
e sostanzialmente confermava il governo Renzi.
Tra l'altro il sistema di comando e controllo dei velivoli senza pilota britannici è strettamente integrato con quello delle forze armate statunitensi. I droni britannici richiamati nell'interrogazione parlamentare sono gli MQ-9 Reaper, capaci di volare per 28 ore consecutive, dotati di modernissimi sensori elettrottici e radar e armati con due bombe a guida laser GBU-12 e otto missili aria-terra AGM-114 "Hellefire".
I velivoli per la base di Sigonella sono una parte di quelli in dotazione a due reparti della Raf di stanza nella base di Waddington nel Lincolnshire e che sono stati utilizzati in Afghanistan dal 2007 al 2014 in operazioni d’intelligence e sorveglianza. Solo dopo l’autorizzazione del Congresso Usa, cinque vettori MQ-9 sono stati armati e dal 2015 sono stati usati per bombardamenti in Afghanistan, e contro lo Stato islamico in Iraq e Siria.
E Sigonella si conferma una delle basi avanzate per la guerra imperialista in Libia che il premier Renzi sostiene un giorno sì e l'altro pure di non voler fare mentre espone l’Italia al rischio di sanguinose rappresaglie e attentati.
6 aprile 2016