Gaza
Missili israeliani uccidono due bimbi palestinesi
I sionisti espandono le colonie in Cisgiordania
Una bambina palestinese di 6 anni ed il suo fratellino di 10 anni sono stati uccisi il 17 marzo nella loro casa a Beit Lahiya, nella Striscia di Gaza, dai frammenti di un missile lanciato da un aereo militare israeliano; un altro fratello di 13 anni è rimasto ferito. I due bimbi palestinesi vivevano in una casa, già danneggiata nell'aggressione sionista del 2014, vicina a una postazione delle Brigate Ezzedine al Qassem, braccio armato del movimento islamico Hamas. La notizia è stata diffusa dal ministro della Salute di Gaza che in una intervista all’emittente satellitare "al Arabiya" ha denunciato il governo di Tel Aviv per aver lanciato cinque raid aerei su strutture di Hamas a Gaza.
La rappresaglia di Tel Aviv era stata decisa dal governo in risposta al lancio nei giorni precedenti di alcuni razzi partiti dalla Striscia e finiti poco oltre i recinti del lager costruito dai sionisti intorno a Gaza senza provocare vittime. “Continueremo a proteggere vite innocenti e la sovranità israeliana da chi la minaccia”, era l'ipocrita commento del portavoce dell’esercito sionista in riferimento ai sette missili lanciati dall’inizio del 2016 da Gaza. Neanche una parola per le due giovani vittime che abitavano in una casa parzialmente distrutta dai raid sionisti dell’estate 2014 durante l'operazione “Margine Protettivo” e mai ricostruita a causa della mancanza di materiali edili che come molti altri generi necessari non entrano nella Striscia per il blocco di fatto dei valichi sia da parte di Israele che dell'Egitto.
La tregua che pose fine all'aggressione del 2014, pagata dai palestinesi con oltre 1.800 vittime civili, non è stata rispettata non tanto dal lancio di qualche razzo palestinese quanto dai raid dell'esercito sionista che oltre alle rappresaglie di tipo nazista spara ai contadini che tentano di lavorare le terre vicino ai reticolati o ai pescatori che sono costretti a lavorare nelle poco pescose acque entro le 3 miglia nautiche per imposizione unilaterale di Tel Aviv; il cessate il fuoco prevedeva un limite a 6 miglia, i famigerati Accordi di Oslo del 1994 ne prevedevano 20.
A proposito degli accordi di Oslo, un recente rapporto di Peace Now, l'associazione israeliana che tra l'altro monitorizza lo sviluppo delle colonie, ha denunciato che il governo di Tel Aviv ha ripristinato la politica di confisca di vasti appezzamenti di terra palestinese per consentire l’espansione delle colonie con una frequenza mai vista dagli anni ’80, prima di quegli accordi.
L’osservatorio delle colonie israeliane ha individuato una vasta area di territorio palestinese a sud di Gerico, nella parte centrale della Cisgiordania, che è stata dichiarata poche settimane fa “terra statale” dall’amministrazione civile di Israele. Questa azione rappresenta uno dei più grossi furti di terra degli ultimi anni da parte dei sionisti, disposto lo scorso gennaio per un territorio di 15 ettari e realizzato il 10 marzo su una superficie di oltre 23 ettari destinato alla costruzione di almeno 350 unità abitative nella colonia illegale di Almog.
Questo esproprio, unito a quello da 50 ettari del 2014 nel distretto di Betlemme, segue la politica di espulsione dei palestinesi dalla parte centrale della Cisgiordania che si troverebbe a essere divisa in due. I nazisti sionisti continuano a tenere segregati e sotto tiro i palestinesi nel ghetto di Gaza mentre distruggono case e campi palestinesi coltivati in Cisgiordania a favore dell'allargamento delle illegali colonie. Senza pagar pegno per questo e per l'occupazione della Palestina e la negazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese grazie all'impunità garantitagli dai paesi imperialisti.
6 aprile 2016