Cariche, gas lacrimogeni ad altezza d’uomo e idranti contro i manifestanti
Battaglia di piazza a Napoli contro il nuovo duce Renzi
I marxisti-leninisti partecipano al corteo del pomeriggio

 
Redazione di Napoli
Una giornata di intensa battaglia delle masse popolari partenopee contro la visita del nuovo duce Renzi a Napoli quella di mercoledì 6 aprile. Dalle prime ore del mattino fino a tarda sera, migliaia di manifestanti non hanno dato tregua al premier.

Il “grande progetto” di Renzi per il Mezzogiorno
Non è stata la solita passerella a due mesi dalle elezioni amministrative, ma un atto ben studiato e organizzato per lanciare, con una arroganza e una spavalderia senza pari, un “grande progetto” per il Mezzogiorno ma anche avvertimenti agli avversari.
E le prime dichiarazioni sono da Bagnoli: “si tratta - spiega ducescamente Renzi - del simbolo di una operazione di risanamento ambientale senza precedenti nella storia d’Italia. La svolta per Bagnoli è enorme: elimineremo la colmata e il cemento per intero. Ripeto: avremo la più grande operazione ambientale della storia d’Italia, garantendo alla Campania un salto di qualità ambientale enorme”. Tutto ciò con l’ausilio della “cabina di regia” presieduta dal viceministro Claudio De Vincenti e dal commissario renziano Salvo Nastasi che ha messo alla porta non tanto la giunta arancione del neopodestà De Magistris, che scontava l’incapacità di portare avanti un serio progetto di riqualificazione della zona Ovest di Napoli, ma i Comitati territoriali che rappresentano le masse dei quartieri interessati e a cui deve essere data l’ultima parola.
Renzi invece parla di risanamento secondo il progetto varato dalla giunta Bassolino, in particolare dall’ex assessore all’urbanistica (ex PCI-PDS-DS) Vezio De Lucia, già assessore nella giunta Valenzi del PCI negli anni ’70 e ’80 a Napoli. 272 milioni di euro totali per il risanamento Bagnoli: 162,5 per i terreni; 47,9 per il litorale, 58,9 per il mare, con la garanzia che “la camorra starà lontana dagli appalti” grazie all’intervento dell’ex magistrato antimafia e presidente dell’Authority anticorruzione Raffaele Cantone. Soldi non per creare occupazione, ma per far stare bene la borghesia locale e non solo grazie alla devastante cementificazione dell'area con la costruzione del porto turistico con 700 imbarcazioni a traccheggio e la costruzione di due nuovi alberghi, uno di lusso a Nisida e un altro di rilevanti dimensioni sul lungomare dell’arenile.
Accompagnato sempre da un raggiante felice governatore campano Vincenzo De Luca, il capo del governo non tarda ad allargare la sua idea anche al Mezzogiorno, spargendo le solite illusioni dei precedenti governi: “stiamo facendo moltissimo per il Sud ricordo che con il decreto Sblocca Italia abbiamo dato il via alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Bari-Napoli; Pompei due anni fa faceva notizia solo per i crolli e ora è tornata alla ribalta internazionale; il boom dei turisti registrato in queste ultime settimane in Campania è senza precedenti”. Dunque, un “grande progetto” finalizzato al rilancio del turismo anziché un piano di industrializzazione della Campania e del Mezzogiorno; il lancio di nuove linee ferroviarie costosissime e votate all’alta velocità, invece che concentrarsi sullo sviluppo del Sud passando per la definizione e la conclusione dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria fermi da più di 40 anni (“la completeremo il 22 dicembre, statene certi” ha annunciato ancora Renzi); il rilancio della cultura come a Matera, con gli eventi del 2019 o delle Universiadi in Campania sempre nel 2019 (nell’ex area Nato di Bagnoli, dove si insedierà anche la nuova industria americana della “Apple”) come grandi progetti per il Sud, evitando il risanamento delle zone più disastrate, cominciando con i quartieri popolari delle città del Mezzogiorno. Passando per il No al referendum sulle trivelle e i danni ambientali che ne conseguiranno, ribadendo velatamente l’astensione del suo partito per non far raggiungere il quorum il 17 aprile.
Un “Patto per il Sud” che lancerebbe Renzi alla campagna elettorale nazionale del 2018 con una montagna di investimenti miliardari da realizzare entro il 2020, cominciando proprio dalla riqualificazione di Bagnoli e dell’area ex Nato.

Il patto tra Renzi e Bassolino
Altro motivo della discesa a Napoli di Renzi è stato quello di ricompattare il PD per battere De Magistris il prossimo 5 giugno alle elezioni amministrative. Doppio incontro: il primo, in gran segreto, con Bassolino per scongiurare che l’ex neopodestà di Napoli possa scegliere di presentare una lista civica per attrarre i voti del PD e mettere il bastone fra le ruote a Renzi e alla sua pupilla candidata, Valeria Valente. L’incontro sembra essere andato bene sulla strada della ricomposizione della lite all’interno dei piddini: “faccio appello a lui che ha segnato un momento importante della vita di questa città perché credo che il PD abbia le carte in regola per provarci”. D’altronde il premier aveva già strizzato l’occhio a Bassolino sottolineando l’importanza del progetto disegnato da De Lucia nei primi anni del suo esecutivo sulla questione Bagnoli.
Particolarmente cordiale l’incontro con la candidata a sindaco del PD Valente che si è concluso con una pizza vicino al lungomare. Un avvertimento soprattutto alla sinistra interna al suo partito affinché si adegui alle sue scelte.

La battaglia dei Comitati territoriali contro Renzi
Fin dalle prime luci del mattino l’atmosfera a Napoli era di quelle che anticipavano una ferma e netta protesta da parte delle masse popolari e, soprattutto, dei Comitati territoriali per l’ambiente della zona Ovest contro il progetto dell’attuale governo antipopolare per gestire Bagnoli e le zone limitrofe.
Il corteo ha visto manifestanti per lo più appartenenti ai Comitati territoriali per l’ambiente che hanno partecipato all’Assise di Bagnoli che esponevano a gran voce la piattaforma rivendicativa che in nulla assomigliava allo “Sblocca Italia” imposto da Palazzo Chigi. Dalle 10 (inizio del concentramento della manifestazione in piazza Dante) alle 17, il corteo ha letteralmente bloccato la zona del lungomare, via Caracciolo, via Chiatamone e piazza Vittoria, assediando minuto per minuto Renzi che visitava quelle zone.
In apertura del corteo un grande Pinocchio di carta pesta (con il simbolo del PD e con la scritta “Renzi bandito da Napoli”) a rappresentare le bugie del novello Mussolini sulle politiche di risanamento dell’economia e dell’occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Significativo il presidio dinanzi al quotidiano dei padroni Caltagirone “Il Mattino” dove il premier ha tenuto un'intervista in streaming al giornale dei padroni. Il presidio ha scatenato la penna livorosa di Giuseppe Crimaldi che invece di commentare obiettivamente la giornata si lanciava in attacchi sconsiderati e gratuiti ai manifestanti qualificandoli “violenti”, invitando la Digos a sviluppare i filmati e istigando, di fatto, alla denuncia, e persino criticando la Questura napoletana per non aver manganellato a sufficienza contro i partecipanti.
Alle 14 il corteo di protesta, composto dai giovani dei centri sociali, dagli ex M5S raccolti in “Bagnoli Libera”, dai “sindacati di base” fino al movimento disoccupati e precari napoletani si dirigeva verso via Caracciolo ma trovava in piazza Vittoria un blocco delle “forze dell’ordine” in assetto antisommossa. Inutile il tentativo di dialogare, il corteo veniva investito da idranti e gas lacrimogeni. Cominciava una battaglia durata circa tre ore finita con diversi manifestanti feriti, tra cui uno alla testa e un altro alla gamba, finiti al pronto soccorso.
Vergognose le dichiarazioni di Renzi che solidarizzava immediatamente con i 14 agenti feriti, solidarietà pelosamente rilanciata dalla stampa di regime con in testa “Il Mattino” e il megafono del PD “la Repubblica”.

La partecipazione dei marxisti-leninisti
I marxisti-leninisti partenopei hanno partecipato al combattivo corteo nelle prime ore del pomeriggio una volta smessi i panni da lavoro e lo hanno sostenuto fino alla sua conclusione quando ha raggiunto la Galleria Umberto.
I nostri compagni hanno solidarizzato e si sono stretti ai manifestanti rilanciando le parole d’ordine contro il governo Renzi, partecipando in tutte le fasi di sviluppo del corteo, soprattutto nella parte pomeridiana.
L'Ufficio stampa del PMLI ha giustamente ribadito in un comunicato la piena e totale “simpatia e solidarietà ai lavoratori, ai disoccupati, agli ambientalisti, agli studenti, ai centri sociali, con alla testa i comitati di Bagnoli che coraggiosamente hanno tenuto testa alle violente cariche della polizia che ha fatto largo uso di manganelli, lacrimogeni ad altezza d'uomo e idranti”. L'auspicio è “che l’esempio della battaglia di Napoli ispiri tutte le città d'Italia in modo da porre la parola fine di Renzi”.

13 aprile 2016