Smentito Renzi
Aumentano i disoccupati
Dopo l’Inps, anche l’Istat smentisce gli entusiastici proclami di Renzi e Poletti sulla crescita occupazionale e certifica che a febbraio, com'era ampiamente previdibile, con la fine degli sgravi fiscali concessi dal governo ai padroni fino a dicembre 2015, la disoccupazione è tornata a galoppare.
Secondo i dati destrutturati su base mensile e diffusi dall'Istituto nazionale di statistica il primo aprile, il tasso di disoccupazione è salito all'11,7%, ma a preoccupare è soprattutto il calo degli occupati, tornato ai livelli di dicembre, e l'aumento degli inattivi (soprattutto tra le donne). l'Istat, infatti, stima che i disoccupati a febbraio sono aumentati di circa 7.000 unità, con una crescita percentuale dello 0,3%, mentre gli occupati sono 97mila in meno. "Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila) - scrivono i tecnici dell'Istat - presumibilmente associata al meccanismo di incentivi introdotto dalla legge di Stabilità 2015, il calo registrato nell'ultimo mese riporta la stima dei dipendenti permanenti ai livelli di dicembre 2015".
In poche parole la controriforma del lavoro (abolizione dell'articolo 18, istituzione del contratto “a tutele crescenti” col Jobs Act e forti incentivi fiscali alle aziende) spacciata da Renzi e Poletti come il toccasana “per far ripartire il Paese” ha gettato ancora di più sul lastrico i lavoratori e ha riempito di miliardi le tasche dei padroni. Infatti chi ha assunto nel 2015 con contratti a tempo indeterminato ha potuto usufruire di un generoso sgravio contributivo previsto dalla legge di Stabilità (fino a 8.060 euro l’anno, per tre anni). Un enorme travaso di risorse dalla fiscalità generale alle imprese costato alle masse popolari finora 12 miliardi, ma il conto finale potrebbe arrivare a oltre 15 miliardi.
Non solo. Un’indagine a campione delllo ministero del Lavoro ha accertato che in almeno il 20% dei casi le imprese che hanno usufruito degli sgravi in realtà non ne avevano nemmeno diritto in quanto non hanno fatto nuove assunzioni ma hanno semplicemente chiuso i contratti già a tempo indeterminato per poi siglarne di nuovi con lo sgravio fiscale e senza più alcuna tutela e diritto per i lavoratori, secondo le nuove regole. Il 20% significa che almeno una azienda su cinque ha barato. Da gennaio lo sconto fiscale del governo è stato ridotto a 3.250 euro e gli effetti dell'astinenza dei padroni dalla droga degli incentivi governativi, tra l'altro stigmatizzati dalla Ue; si è fatta subito sentire.
Dunque, altro che “La disoccupazione continua a scendere” altro che: “#jobsact funziona. L'Italia che riparte, riparte dal lavoro #lavoltabuona” come twitta Renzi. La verità è che buona parte dei 99 mila occupati stabili in più registrati a inizio anno erano assunzioni fatte a fine 2015, ma rilevate dalle statistiche a gennaio. Ciò conferma che a dicembre 2015 i padroni hanno lanciato un vero e proprio assalto alla diligenza per accaparrarsi gli ultimi incentivi fiscali, elargiti a pioggia senza alcun vincolo e controllo, e ora che i forzieri sono stati saccheggiati la situazione occupazionale è tornata peggio di prima.
Il calo degli occupati coinvolge uomini e donne e si concentra in massima parte nella fascia di età tra i 25 e i 49 anni. I lavoratori di questa fascia calano anche su base trimestrale (-107 mila). Gli unici a crescere sono gli occupati over 50 ma anche questa non è certo una bella notizia dal momento che ciò è dovuto alla famigerata riforma Fornero delle pensioni che ha allungato l’età d’uscita dal mercato del lavoro.
“Si tratta – sottolinea ancora l'Istat - del primo calo dall’inizio del 2015. Mentre per i dipendenti a termine prosegue la tendenza negativa già osservata dal mese di agosto 2015”. La stessa situazione si registra anche per quanto riguarda i cosiddetti inattivi, cioé le persone tra i 15 e i 64 anni che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione. L'Istat calcola che a febbraio il loro numero è aumentato dello 0,4% (+58 mila). La crescita è determinata prevalentemente dalle donne e riguarda gli over 25. Il tasso di inattività sale al 36,0% (+0,2 punti percentuali).
Insomma un disastro economico e sociale senza precedenti: ma per Renzi e Poletti va tutto bene, si tratterebbe solo di “oscillazioni congiunturali legate a una situazione economica che presenta ancora incertezze”.
13 aprile 2016