1945 – 25 Aprile – 2016 71° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo
Nello spirito della Resistenza, cacciamo il nuovo Mussolini Renzi, per il socialismo
Il 25 Aprile di 71 anni fa si concludeva vittoriosamente la lotta di Liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo. Una lunga guerra di Resistenza partigiana e popolare, iniziata con gli scioperi degli operai della Fiat del marzo 1943 e con le eroiche 4 giornate di Napoli del settembre 1943, e conclusa il 25 Aprile 1945 con la liberazione di Milano e di tutto il Nord Italia.
Mai libertà fu conquistata a un prezzo tanto alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi alla Resistenza. Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipando in circa 2 milioni alla Resistenza, tra cui 35 mila combattenti nelle file partigiane.
Il 25 Aprile, perciò, è un Anniversario da celebrare sempre e da difendere con le unghie e con i denti da parte di tutti gli antifascisti e i democratici italiani, contro gli incessanti tentativi di abolirlo, o quantomeno snaturarlo e istituzionalizzarlo in chiave nazionalista e patriottarda. Specialmente oggi che l'antifascismo viene attaccato e deriso come un valore ormai “superato”, al pari della differenza tra destra e sinistra, della lotta di classe e di altre categorie “novecentesche”. Un attacco particolarmente velenoso perché oggi non proviene solo da destra, ma anche e con aperto disprezzo, dalla “sinistra” borghese al governo capeggiata da Matteo Renzi.
L'antifascismo è invece un valore da tenere sempre vivo, non soltanto perché anche il fascismo dichiarato è sempre vivo sotto varie sigle, e anzi con le sue squadracce scorrazza sempre più protervo e impunito nelle piazze, nei quartieri e nelle scuole, anche dove nel passato non osava nemmeno mettere il naso; ma anche e soprattutto perché oggi ci troviamo di fronte a una nuova dittatura fascista, anche se mascherata sotto nuove forme e nuovi vessilli democratico-borghesi e se nasconde la camicia nera sotto la camicia bianca di Renzi, che è solo una versione più moderna e tecnologica di Mussolini.
E' lo stesso regime neofascista già plasmato da Gelli, Craxi e Berlusconi, la cui opera nefasta viene oggi continuata dal nuovo duce Renzi, non solo riprendendo e forzando al massimo la politica liberista, antioperaia, antisindacale e di macelleria sociale dei precedenti governi Berlusconi, Monti e Letta, ma anche finendo di distruggere la Costituzione del 1948 e completando il regime neofascista e presidenzialista preconizzato dalla P2, come neanche il suo maestro di Arcore era riuscito a fare in vent'anni.
In due anni di governo il nuovo Mussolini ha demolito le basi antifasciste su cui era nata la Repubblica democratico-borghese più di quanto avessero fatto gli ultimi tre governi messi insieme. Ha imposto ad un parlamento esautorato e ammutolito, a colpi di maggioranza, con l'appoggio del rinnegato Napolitano e all'occorrenza anche i voti del plurinquisito Verdini, la legge elettorale ultra maggioritaria italicum, peggiore della legge truffa democristiana e della stessa legge fascista Acerbo, e la manomissione di ben 43 articoli della Carta del '48, che abolisce il Senato e le Province e avoca al governo importanti poteri delle regioni, come quelli di decidere le politiche energetiche e ambientali.
Una controriforma neofascista e piduista che in combinazione con l'Italicum conferisce poteri di tipo mussoliniano al premier, il quale non solo può scegliersi la maggior parte dei suoi candidati al parlamento, ma può controllare anche l'elezione del presidente della Repubblica, dei giudici costituzionali e del Consiglio superiore della magistratura. Mentre il parlamento è ridotto a suo passacarte, essendo obbligato ad approvare in tempi stabiliti i provvedimenti preferenziali dell'esecutivo.
Renzi inoltre ha demolito la legislazione borghese sul lavoro, col famigerato Jobs act ispirato dal suo amico Marchionne e l'attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori, come l'articolo 18, lo Statuto dei lavoratori e la contrattazione collettiva. Ha attaccato, deriso ed additato al pubblico disprezzo i sindacati, con un particolare accanimento verso la Cgil e la Fiom. E lo stesso ha fatto anche con gli insegnanti e il personale Ata della scuola, i dipendenti pubblici, i magistrati, i pochissimi giornali e giornalisti che non si sono ancora messi al suo servizio, e così via.
Questo bugiardo e demagogo senza pari, non solo è pappa e ciccia con la grande finanza nazionale e internazionale, con Marchionne, con la Confindustria e con le banche, che ha gratificato con tagli a tasse e contributi, “grandi opere” speculative e leggi su misura come lo “sblocca Italia”, il Jobs Act, la “buona scuola”, mentre ai lavoratori e alle masse riserva (o promette) solo qualche mancia elettorale; ma ha anche le mani sporche di petrolio, e il suo governo si sta rivelando tra i più inquinati dalle lobby e dalla corruzione. E in politica estera, come e più dei suoi predecessori, si è messo sotto i piedi l'articolo 11 della Costituzione e ripercorre direttamente le orme di Mussolini, aumentando le spese militari e le truppe italiane in Afghanistan e Iraq, scalpitando per guidare un intervento militare neocolonialista in Libia, e trascinando il nostro Paese in una guerra allo Stato islamico che serve solo gli interessi dell'imperialismo italiano ed espone il nostro popolo a sciagurate rappresaglie.
Non è certo questa l'Italia per cui hanno combattuto e versato il sangue i nostri martiri partigiani e antifascisti. Tenere vivo oggi lo spirito dell'antifascismo e della Resistenza vuol dire perciò lottare uniti per abbattere questo governo neofascista, antioperaio, piduista e interventista e cacciare via il nuovo duce Renzi. Bisogna cacciarlo via subito, con la lotta di piazza, prima che riesca a blindare il suo potere per i prossimi vent'anni, come prima di lui è riuscito ai suoi maestri Berlusconi e Mussolini. Anche per impedire che trascini l'Italia in una nuova avventura imperialista in Libia contro lo Stato islamico, esponendo il nostro Paese a sanguinosi attentati. Intanto diamogli una sonora lezione alle elezioni comunali di giugno con molti voti astensionisti con la consapevolezza di darli al PMLI e al socialismo, e al referendum di ottobre seppellendo la controriforma del Senato sotto una valanga di NO.
La testa di questa nuova lotta antifascista, come fu anche nella Resistenza, spetta al proletariato italiano, la classe più rivoluzionaria e istintivamente antagonista al fascismo, che è la forma più scoperta e brutale della dittatura della classe dominante borghese. Fermo restando che l'obiettivo strategico che il proletariato deve perseguire, una volta che avrà riacquistato la coscienza di classe per sé, non può che essere il socialismo, la conquista del potere politico, per cambiare da cima a fondo questa marcia società borghese e fare l'Italia unita, rossa e socialista, come la sognavano gli eroici partigiani e i martiri antifascisti di orientamento comunista.
Viva il 25 Aprile!
Gloria eterna alle partigiane e ai partigiani!
Cacciamo via il nuovo Mussolini Renzi, per il socialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
20 aprile 2016