In visita da Rohani
Renzi stringe legami con l'Iran addomesticato per curare gli affari dei capitalisti italiani e combattere l'IS
Non sono passati che tre mesi dalla visita dello scorso gennaio a Roma del presidente iraniano Hassan Rohani, nella prima tappa del suo primo viaggio ufficiale dopo la resa di Teheran all'imperialismo americano sullo sviluppo del nucleare, che aveva portato alla firma di vari memorandum di intesa per lo sviluppo di progetti comuni tra aziende italiane e iraniane per un valore complessivo di 17 miliardi di euro. I progetti stentano a decollare anche perché le sanzioni non sono ancora del tutto cadute come speravano a Teheran e bloccano soprattutto i finanziamenti in dollari delle grandi banche che hanno riserve in dollari e operano negli Usa per la paura di possibili ritorsioni dalla Casa Bianca. Era necessario un nuovo intervento politico ad alto livello per spingere avanti i progetti e il primo ministro Matteo Renzi lo ha messo in atto restituendo la visita al presidente Rohani e volando a Teheran il 12 e 13 aprile alla testa di una delegazione di rappresentanti di sessanta tra imprese, banche e associazioni.
Nell'incontro avvenuto nel complesso presidenziale di Sadabad il presidente iraniano Rohani ha tenuto a sottolineare che “prima delle sanzioni l'Italia è stato il nostro primo partner Ue, vorremmo che tornasse a svolgere questo ruolo anche oggi”. Musica per le orecchie di Renzi e dei capitalisti italiani che puntano a fare dell'Italia il primo partner commerciale dell'Iran in Europa.
“L'ultimo presidente occidentale a venire qui è stato Prodi, oggi siamo noi, segno che l'amicizia fra Italia e Iran esiste da tempo. Ci sono molte cose positive per creare anche occasioni di business”, e non solo sottolineava Renzi; "L'Italia è un amico prezioso dell'Iran, ricordiamo come anche nel periodo delle sanzioni le posizioni italiane siano state le più eque nei confronti del Paese. Anche se l'Italia non faceva parte dei negoziati del 5+1, possiamo dire che la presenza della Mogherini ha dato il suo contributo. Dopo la fine delle sanzioni, il mio primo viaggio in Europa è stato in Italia", rispondeva Rohani.
E per dare corpo alle promesse le due delegazioni firmavano cinque collaborazioni economiche che riguardavano le Ferrovie dello Stato e quelle iraniane, l'Enel e una società iraniana di esportazione di gas, la società degli aeroporti di Milano Sea e l'omologa iraniana, un contratto con la Danieli per pezzi di ricambio nel settore automobilistico e un accordo con l'ente Fiera di Roma; assieme a due protocolli per collaborazioni nel campo del turismo e dell'energia.
“L'Iran e l'Italia sono due grandi potenze della cultura, due grandi storie che hanno voglia di avere un grande futuro insieme", volava alto con i consueti paroloni il nuovo Mussolini che dopo gli affari pensava all'Iran come alleato per combattere lo Stato islamico (IS): "Disintegrare lo stato Daesh (l'IS, ndr). E per farlo è importante coinvolgere l'Iran". Il cui ruolo di prima fila contro l'IS in Iraq era già stato sottolineato nel vertice di gennaio e che sarà importante a breve in appoggio allo schieramento in prima fila anche dei soldati italiani nella zona di Mosul.
D'altra parte anche il 13 aprile, all'incontro di affari organizzato alla Camera di Commercio a Teheran, Renzi ha chiarito che l'Italia è in Iran "non solo per fare accordi economici”, che pure vanno sviluppati, ma perché “dobbiamo lavorare insieme all'Iran sulle sfide geopolitiche". "Dall'Italia e dall'Ue c'è la convinzione profonda che il ruolo dell'Iran, dopo l'accordo sul nucleare, sia geopoliticamente strategico per la regione e non solo. Se implementiamo l'accordo politico sul nucleare siamo in condizione di dare un messaggio di stabilità a tutta l'area", affermava Renzi che sottolineava come con l'Iran addomesticato dall'imperialismo “lavoriamo insieme anche sulla Libia, teatro cruciale e fondamentale per noi, e su altre crisi geopolitiche".
Intanto ha confermato una serie di accordi economici per permettere ai capitalisti italiani di farsi spazio in un Iran che è un mercato da 80 milioni di cittadini, un hub commerciale da 400 milioni di consumatori e la seconda economia della regione che riparte dopo il periodo di crisi dovuto anche alle sanzioni.
20 aprile 2016