Lo conferma una sentenza del Consiglio d'Europa
L'Italia non garantisce l'aborto
“Violato il diritto alla salute delle donne e discriminati i ginecologi non obiettori”
L'Italia clerico-fascista del nuovo duce Renzi “Viola il diritto alla salute delle donne” che vogliono accedere ai servizi per l’interruzione della gravidanza e “discrimina i ginecologi e tutto il personale sanitario non obiettori”.
Lo ha sancito il 12 ottobre 2015 (ma la notizia è stata resa pubblica solo l'11 aprile ndr) una sentenza Comitato dei diritti sociali del Consiglio d'Europa che dà ragione al reclamo collettivo presentato il 17 gennaio 2013 dalla Cgil.
Nel motivare la sua decisione, il Consiglio d’Europa scrive che la Cgil ha "fornito una ampia gamma di prove che dimostrano che i medici non obiettori" – quelli che "forniscono servizi di aborto nel rispetto della legge" – "affrontano diversi tipi di svantaggi che si accumulano al lavoro, diretti e indiretti, in termini di carico di lavoro, distribuzione di incarichi, opportunità di carriere ecc". Il sindacato inoltre ha ragione nel sostenere che le norme sull’obiezione di coscienza contenute nella legge 194/1978 non vengono applicate adeguatamente, violando così anche la Carta sociale europea. Viceversa, sentenzia il Comitato di Strasburgo, il governo italiano "non ha fornito praticamente alcuna prova" per confutare questo dato, e "non ha provato che la discriminazione non sia diffusa". Il governo italiano, accusa ancora il Consiglio d'Europa, non ha fornito i dati "sul numero di donne a cui i sono stati negati i servizi a causa della mancanza di personale non obiettore".
È invece evidente, sottolinea ancora il Consiglio d'Europa, che in alcune regioni italiane il numero di strutture che assicurano l’aborto è inferiore al 30% e che "le strutture sanitarie ancora non adottano le necessarie misure per compensare le mancanze del servizio fornito, causate dal personale medico che decide di invocare il suo diritto di obiezione di coscienza, o le misure adottate sono inadeguate". Ne deriva una "discriminazione su base territoriale e di status socio-economico tra le donne incinte che hanno accesso all’aborto legale e quelle che non l’hanno". Con gravi responsabilità delle "autorità regionali di supervisione competenti".
Di fronte a tutto ciò Renzi e la ministra proibizionista e antiabortista al dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin, ex berlusconiana ora NCD, si dicono “stupiti” della sentenza europea e con perfetta faccia di bronzo sostengono che la copertura del servizio "è più che soddisfacente".
I dati raccolti dalla Cgil tre anni fa e aggiornati in occasione della pubblica udienza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo il 7 settembre 2015 e mai smentiti dal ministero della Salute e dal governo italiano come ha attestato il Comitato Europeo, sono incontrovertibili e purtroppo ci dicono che i ginecologi obiettori sono oltre il 70%, in costante crescita rispetto al 57,8% di dieci anni fa, e che "nel Sud Italia queste percentuali possono arrivare anche a superare l’85%, come in Basilicata".
Non a caso, rileva la Corte europea, il governo italiano si è rifiutato di fornire i dati “sul numero di donne a cui i sono stati negati i servizi a causa della mancanza di personale non obiettore”. Anche per questo, “le carenze attuali descritte rimangono presenti e le donne che hanno bisogno dell’accesso ai servizi per l’aborto continuano a dover affrontare notevoli difficoltà”. Tanto che, come nota ancora la Corte, “molte donne italiane sono costrette a rivolgersi a strutture fuori dalla propria regione o addirittura all’estero, senza il supporto delle istituzioni pubbliche competenti”.
Fin dalla sua approvazione abbiamo ripetutamente denunciato che la 194 è una legge già parziale e fortemente condizionata dalla mediazione e dal compromesso realizzati nel 1978 fra l'allora DC e PCI revisionista in piena "solidarietà nazionale". Essa è stata spesso in questi anni vanificata da gravi mancanze di mezzi, di strutture e di personale medico non obiettore, e da un iter lungo e farraginoso soprattutto per le minorenni. Al servizio di assistenza all'aborto negli anni sono state tolte risorse umane ed economiche. Le donne sono state lasciate sole di fronte all'aborto o, peggio, sono state lasciate nelle mani di chi le colpevolizza e criminalizza. Fatto è che l'aborto clandestino è ancora una realtà, specie nel nostro Meridione.
Il concetto di "prevenzione" previsto dalla legge 194 si è rivelato di fatto il cavallo di Troia per manovre tese a svuotare e liquidare la legge dall'interno. Ed è proprio su questo punto che il Vaticano e le forze clerico-fasciste si fanno forti equiparando la "prevenzione" alla necessità di "dissuasione" delle donne dall'aborto attraverso ogni mezzo magari facendo entrare i crociati del "Movimento per la vita" nei consultori pubblici, dopo che già spadroneggiano negli ospedali, nelle scuole e ovunque è loro concesso.
A completare l'opera sono arrivati gli ulteriori e odiosi tagli ai servizi, all'assistenza e alla sanità operati dal governo del nuovo duce Renzi che di fatto ha smantellato il servizio sanitario pubblico e minato alla base la salute e i diritti delle donne. I consultori sono ormai quasi inesistenti, la prevenzione diventa un miraggio, si torna a morire di parto con sempre più frequenza, abortire legalmente e in sicurezza sta diventando impossibile vista la carenza di medici e personale sanitario non “obiettori di coscienza” e i “Centri antiviolenza” sono pochissimi, non finanziati e spesso lasciati in mano alle organizzazioni cattoliche.
20 aprile 2016