Intervento di Enrico Chiavacci, Vice Presidente della Sezione ANPI di Rufina alla celebrazione del 25 Aprile a Berceto
Vi porto i saluti del Comitato della sezione ANPI “Martiri di Berceto” di Rufina, da pochi mesi rinnovato, e colgo l’occasione per ringraziare di cuore le compagne e di compagni che, loro malgrado, non hanno più potuto rimanere all’interno del nostro gruppo. In particolare, un sentito ringraziamento a Milena Batistoni, Luciano Celli, Laura Tinti ed Anna Biffoli che siamo certi continueranno a dare il loro contributo all’associazione.
E’ un onore per me avere l’occasione di pronunciare questo intervento in questo luogo, che più di ogni altro nel nostro territorio è simbolo di atrocità ma anche di coraggio; di ingiustizia, ma anche di giustizia; di prevaricazione ma anche di riscatto.
Il 17 aprile del ’44 furono massacrate 11 persone, delle quali gran parte donne e bambini, oltre a due partigiani.
Voglio ricordare uno per uno i loro nomi: Isola Geri in Ebicci di anni 49; Giulia Alinari in Vangelisti di anni 46; Bruna Vangelisti di anni 23; Angiolina Vangelisti di anni 22; Iolanda Soldeti di anni 19; Iole Vangelisti di anni 9; Anna Vangelisti di 2 anni e 8 mesi (la mia bimba ha 2 anni e 7 mesi…); Alessandro Ebicci di anni 78; Fabio Soldeti di anni 81; il partigiano Mauro Chiti di anni 19; il partigiano Guglielmo Tesi di anni 21.
Questa “composizione” simboleggia di fatto anche nel suo più ampio raggio, le atrocità della guerra quando, oltre ai combattenti, in ogni parte del mondo i primi a soffrirne e a perdere la vita, sono proprio gli elementi più deboli e innocenti della popolazione.
Coloro che sono contrari per natura data lo loro estrazione sociale alla guerra, e che nessun vantaggio possono aver mai dalla guerra stessa, e nessuna guerra fa eccezione a questa spietata legge umana e d’interesse economico e politico.
Ma, come abbiamo detto, questo è anche luogo di riscatto, quello cercato con fatica, con le unghie e poi raggiunto da Lazzaro Vangelisti poiché è grazie alla sua costanza e alla sua grande combattività nel ricercare verità e giustizia, se oggi possiamo annunciare pubblicamente che questo luogo, dopo l’ottenimento della medaglia al valor civile, è stato dichiarato di “interesse storico e sociale particolarmente importante” dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.
Oltre a ringraziare questo ente e tutte le Istituzioni coinvolte in questo lungo e non facile processo, l’obbligata tutela del casolare e di tutta l’area limitrofa, apre nuove possibili destinazioni capaci di fermare nella realtà la memoria in questo luogo.
Ci auguriamo di poter al più presto iniziare le attività necessarie affinchè una parte della casa possa essere adibita a punto sosta, trovandosi sul tracciato del Sentiero della Memoria.
Quale obiettivo minimo abbiamo pensato ad un luogo di possibile fruizione diurna e notturna, con al suo interno una sezione dedicata alla sua storia, agli avvenimenti tristemente noti, e a quelli del contesto storico politico più generale nel quale si verificarono. Un piccolo museo dunque, simbolo generale della civiltà, poichè troppe persone persero la vita “colpevoli” solo di essere stati solidali coi partigiani, e della Resistenza stessa, punto più alto della storia politica e popolare del nostro Paese.
Noi abbiamo un’idea ma, siccome l’ANPI è la casa di tutti gli antifascisti, ogni proposta o suggerimento sono più che bene accetti per dare gambe a quello che poco più di tre anni fa sembrava un vero e proprio miraggio.
In questo luogo poi, contiamo di intensificare l’attività dei nostri studenti che hanno bisogno di conoscere la Resistenza, come un pesce ha bisogno dell’acqua.
Oggi festeggiamo anche il 25 Aprile, Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e l’ufficiale fine della guerra che tanta sofferenza aveva arrecato al nostro Paese e al nostro popolo.
Su di un recente numero di ANPI News, in un articolo di Smuraglia dal titolo “Un’altra avventura in Libia” si legge: “Ci stanno lusingando, gli altri Paesi, facendoci intravvedere l’incarico di dirigere le operazioni militari che si pensa di realizzare in Libia; Ci sia consentita - quantomeno - qualche considerazione, anzitutto fondata sull’articolo 11 della Costituzione, che è davvero molto difficile mettere da parte, perfino per i peggiori guerrafondai. Su questo, c’è ben poco da dire: basta leggere la norma e capirne il senso, tutt’altro che favorevole alle avventure.”
Una posizione chiara, promotrice del non intervento, alla quale la sezione di Rufina dà il proprio appoggio morale e pratico; qualora evolvesse in questa direzione la posizione del nostro governo, saremo pronti alla mobilitazione affinché sia la popolazione antifascista stessa ad opporsi ad ogni mira interventista italiana in Libia o in Medio Oriente.
Siamo al momento spettatori dell’ennesima guerra d’ingerenza, di fatto guerra di superpotenze che mirano al dominio di territori-chiave per la geopolitica, sulla pelle di popolazioni inermi che ogni giorno subiscono repressione interna unita a bombardamenti dal cielo.
La questione religiosa, nella realtà, è solo sullo sfondo.
Anche in quei territori, come a Berceto, la metà dei morti sono donne e bambini.
In quelle terre si registrano quotidiani “Bataclan” o Bruxelles senza che nessuno se ne accorga, mentre giustamente fanno orrore e scalpore sui nostri media se accadono in Francia, in Belgio o nel cosiddetto Occidente progredito.
Sono decine e decine gli ospedali bombardati dall’inizio della guerra dagli aerei russi ed occidentali, molti dei quali con la tattica del doppio attacco a distanza di qualche decina di minuti, per colpire anche i soccorritori, come riportato più volte dai portavoce di Medici senza Frontiere e di Emergency.
L’Italia NON DEVE ENTRARE IN GUERRA contro lo Stato Islamico!
Se lo farà sarà il suo popolo, in Italia, a pagarne le probabili quanto incalcolabili conseguenze.
Vorrei parlare anche della più grande piaga sociale che oscura il futuro del nostro Paese e dei giovani, e che li pone nudi e impotenti di fronte a sempre maggiori ricatti e sfruttamento; mi riferisco alla disoccupazione e al precariato, quest’ultimo divenuto unico modello contrattuale dopo l’entrata in vigore del Jobs Act di Renzi, e che mi auguro di affrontare presto in qualche altra occasione. E’ questa nuova situazione, senza precedenti, che nega di fatto il suo diritto sancito dalla Costituzione ma sempre più disatteso.
Noi rivendichiamo la necessità del tanto denigrato “posto fisso”; che non è un retaggio ideologico obsoleto, bensì la prima necessità sociale di ciascuno, cioè un lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, l’unico che può dare certezze e futuro ai giovani e a tutta la popolazione del nostro Paese.
Pare ormai evidente che guerra, lavoro, migranti e ambiente sono fronti che si intrecciano fortemente; sono consequenziali e dall’uno dipende l’altro: le conseguenze della guerra e di uno sviluppo economico ingiusto ed ineguale, unito alle migrazioni causate dalle carestie e dalla progressiva aridità del suolo dovuta al cambiamento climatico in atto, probabilmente definiscono la quasi totalità del problema che oggi come non mai l’occidente europeo si trova a dover affrontare.
Addirittura a poche centinaia di chilometri da qui, il dilagare del razzismo, dell’individualismo e dell’intolleranza, fa avanzare l’estrema destra Francia ed in Austria, qui assieme alla minaccia della costruzione di un muro anti-migranti, come già costruito in Ungheria. Altrove, come in Italia, i neofascisti sono liberi di scorrazzare nelle piazze e anche all’interno delle istituzioni, se è vero com’è vero che i rappresentanti di Casapound e simili possono presentare liste ed essere eletti come comuni movimenti politici, nel perimetro della nostra Costituzione.
Tutto ciò va di pari passo con la concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di un sempre minor numero di persone; secondo un recente rapporto OXFAM, circa metà della ricchezza mondiale è posseduta da non più dell’1% della sua popolazione, per un totale di 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo che ammonta a circa 1.700 miliardi di dollari.
Ma che mondo è questo?
Non certo quello al quale aspiravano i nostri partigiani, ma neanche quello che possono accettare i moderni antifascisti quali noi, a ragione, ci professiamo!
Come ultima nota non posso fare altro che esprimere la nostra soddisfazione per la decisione del Comitato Nazionale dell'ANPI di schierarsi senza tentennamenti a favore del “NO” al referendum popolare sulle Riforme Istituzionali del prossimo autunno e contro la legge elettorale Italicum che rende meno democratico il nostro paese. Ci auguriamo che la nostra mobilitazione in merito sia quanto più unitaria, forte e vasta possibile e che l’ANPI possa esercitare un ruolo da trascinatore anche nei Comitati Referendari che si stanno formando su tutto il territorio nazionale.
Su questo tema vi invito ad informarvi bene, bene, bene e in ogni caso sappiate che noi contiamo su di voi.
Buon 25 Aprile!
27 aprile 2016