Il Congresso del partito revisionista cubano conferma la linea del “rinnovamento” borghese e capitalista
Fidel Castro appoggia il “rinnovamento” e non dice una sola parola contro l'imperialismo e le guerre imperialiste. Per lui il problema principale è l'ecologia
Il VII congresso del Partito Comunista di Cuba (Pcc) che si è tenuto dal 16 al 19 aprile scorsi aveva come obiettivo principale la valutazione dell’applicazione delle Linee guida della politica economica e sociale approvate nel congresso precedente di cinque anni fa e che sono le basi della strategia di sviluppo del paese fino al 2030. Quella che starebbe attualizzando, ovvero sviluppando l’aggiornamento del modello economico destinato a costruire "un socialismo prospero e sostenibile".
Il Congresso ha approvato all’unanimità la continuità del processo di riforme economiche e sociali, quelle misure che in sostanza allentano il controllo dello Stato sull’economia e concedono più autonomia alle imprese statali e sempre maggior spazio al settore privato e agli investimenti dei capitali stranieri. Detto in altre parole il Congresso del partito revisionista cubano ha confermato la linea del “rinnovamento” borghese e capitalista; un processo avviato sotto la direzione di Raul Castro, col consenso di Fidel, come riconfermato dagli interventi dei due in apertura e chiusura dei lavori.
I documenti approvati saranno sottoposti alla discussione della base del partito con una significativa inversione del processo di discussione interna che ha sollevato proteste, riportate dalla stampa sindacale. Proteste che Raul ha voluto subito chiudere nella relazione sostenendo che "si tratta della conferma e della continuità della linea accordata cinque anni fa per l'attualizzazione del nostro modello economico e sociale. I quattro progetti enumerati che si presentano in questa occasione sono risultati di un'elaborazione collettiva con la partecipazione di professori universitari, accademici, investigatori di scienze economiche e sociali e funzionari del Governo e del Partito". Dopo una discussione e elaborazione a cotanto livello, siglata dal congesso, anche i militanti potranno dire la loro.
Sarebbe interessante sapere che cosa ne pensa la base del Pcc del ragionamento espresso da Raul sulla "convivenza" tra la pianificazione statale e le leggi di mercato quando ha affemato che "l'introduzione della regola dell'offerta e la domanda non è nemica del principio di pianificazione. I due concetti possono convivere e completarsi a beneficio del paese, com'è stato dimostrato con successo nei processi di riforma in Cina (bell'esempio!!!, ndr) e di rinnovo in Vietnam, come loro li definiscono. Noi li chiamiamo attualizzazioni perché non cambieremo l'obiettivo fondamentale della Rivoluzione". Se si considera che a distanza di più di mezzo secolo ancora il governo dell'Avana non è riuscito, come ha sostenuto Raul, a rendere effettivo "il principio socialista che dice 'da ognuno secondo le sue capacità e ad ognuno secondo il suo lavoro'", ci metterà sicuramente molto meno tempo a tornare nell'isola l'economia capitalista, sulla spinta anche del processo di normalizzazione delle relazioni con l'imperialismo americano avviato nel dicembre del 2014; altro che un "socialismo prospero e sostenibile".
E non potrebbe essere diversamente dato che la "guida teorica e concettuale per la costruzione del socialismo in Cuba", ha ribadito Raul, sono principi che "partono dal legato martiano (il leader sudamericano anticolonialista Farabundo Marti, ndr), dal marxismo leninismo (solo formalmente, ndr), dal pensiero del leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, e dall'opera stessa della Rivoluzione".
Quale maestro, ma di caratura revisionista e trotzkista, sia Fidel lo ha confermato lui stesso nel saluto al congresso dove ha appoggiato la linea del “rinnovamento” di Raul e non ha detto una sola parola contro l'imperialismo e le guerre imperialiste.
In un passaggio dell'intervento ha affermato che è una lezione della storia "l’opera di Lenin, oltraggiata dopo 70 anni di rivoluzione"; casomai dopo 40 anni, da parte di Krusciov alla morte di Stalin. Ma non possiamo pretendere che Fidel disconosca i suoi maestri revisionisti e non minimizzi pure Lenin e la via dell'Ottobre, fingendo di rendergli omaggio, quando ha auspicato che non dovremo attendere "altri settant'anni perché avvenga un altro avvenimento storico come la Rivoluzione russa perché l'umanità abbia un altro esempio di una grandiosa rivoluzione sociale che costituisce un grande progresso nella lotta contro il colonialismo e il suo inseparabile compagno, l'imperialismo".
Secondo Fidel "il pericolo maggiore che oggi si addensa sulla terra deriva dal potere distruttivo degli armamenti moderni che potrebbero minare la pace del pianeta e rendere impossibile la vita umana sulla superficie terrestre". Qui aveva la possibilità di affondare il colpo contro l'imperialismo e le sue guerre ma manco ci pensa, tutto preso dall'avvertire le future generazioni che se il pianeta sopravviverà si troveranno di fronte "un grande problema: come alimentare le migliaia di milioni di esseri umani le cui realtà si scontrano irrimediabilmente con i limiti dell’acqua potabile e delle risorse naturali di cui hanno bisogno". Insomma per Fidel il problema principale è l'ecologia e non l'imperialismo e il sistema capitalista.
27 aprile 2016