In Iraq l'Italia di Renzi in prima linea contro lo Stato islamico
L'arrivo di quattro elicotteri NH90 a Erbil, nel Kurdistan iracheno, lo scorso 16 aprile rappresenta l'inizio ufficiale dello schieramento del contingente italiano in prima linea contro lo Stato islamico in Iraq. I quattro velivoli della brigata Friuli, ai quali se ne aggiungeranno altrettanti verso la fine del mese, saranno impiegati in “attività di personnel recovery in condizioni non permissive”, ovvero interverranno per soccorrere feriti e recuperare soldati accerchiati, se necessario anche sotto il fuoco nemico, nella zona di Mosul, la capitale del Califfato.
Questa è la versione ufficiale per l'impiego di quel tipo di velivolo che può essere equipaggiato con armamenti o come elisoccorso; resta più difficile per il governo italiano “camuffare” la missione dei quattro elicotteri da battaglia Mangusta, le cosiddette cannoniere volanti che hanno partecipato a molte delle guerre di aggressione dell'imperialismo italiano dal Kosovo all'Afghanistan e che arriveranno a breve in Iraq. Lo squadrone della brigata Friuli sarà pienamente operativo nel mese di maggio quando è prevista l'offensiva su Mosul.
La missione è stata messa a punto dal governo Renzi come un intervento militare camuffato da “protezione” per i lavori di consolidamento della diga di Mosul, un appalto del valore di 273 milioni di euro che si era aggiudicata la ditta Trevi di Cesena. Il 20 aprile, sotto la protezione di alcuni incursori, sono iniziati i lavori delle ruspe in piena zona di guerra per spianare l'area che ospiterà i macchinari del colossale cantiere necessario all'intervento sulla diga, un opera di cemento alta 131 metri e lunga più di tre chilometri. Gli elicotteri già schierati in zona, quelli che arriveranno, mezzi blindati e armi pesanti saranno la dotazione dei circa 450 soldati destinati alla protezione del cantiere.
Detto in altre parole l'imperialismo italiano allestirà entro l'estate una base che sarà la più grossa tra quelle del contingente di occupazione dell'Iraq a poche decine di chilometri dallo Stato islamico. La ristrutturazione della diga di Mosul non è solo un intervento di ingegneria con un ritorno economico diretto per aziende italiane, è anche e forse soprattutto un’operazione militare. Che vedrà quindi in prima fila anche l'imperialismo italiano.
27 aprile 2016