Metalmeccanici in piazza per il contratto
Manifestazioni in tutta Italia, alta l'adesione allo sciopero indetto da Cgil, Cisl e Uil
Sono tornati nelle piazze i lavoratori metalmeccanici. Dopo lunghi mesi di trattative tra sindacati e controparte padronale, in questo caso Finmeccanica, si è giunti oramai a una fase di stallo sulla parte salariale. L'associazione degli industriali meccanici porta un nuovo e virulento attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL). Non è la prima volta che accade poiché questo è stato uno degli obiettivi principali della presidenza Squinzi in Confindustria; in questo caso si tratta di colpire la parte salariale che il CCNL dovrebbe solo sfiorare demandandola quasi completamente alla contrattazione aziendale.
I padroni non intendono recedere da quanto affermato nel loro “Manifesto delle Relazioni Industriali”
dove, tra le altre cose, si sottolinea che “le dinamiche salariali devono essere strettamente collegate ai risultati economici e reddituali conseguiti dalle aziende”. In poche parole d'ora in avanti gli aumenti saranno concessi solo in quelle aziende dove i padroni decideranno soddisfacente l'aumento di produttività e il supersfruttamento dei lavoratori. Uno schema che riproduce il famigerato modello Marchionne imposto per la prima volta a Pomigliano e poi esteso a tutto il gruppo FCA, dove i lavoratori devono piegarsi senza fiatare a ritmi forsennati di produzione in cambio di qualche euro in più.
Per bloccare i salari Federmeccanica ha messo a punto una sua proposta definita “organica”, ovvero la trasformazione del “minimo contrattuale” in “salario minimo di garanzia”, che consiste in una paga di basso livello retributivo su cui collocare la maggioranza dei lavoratori, calcolata attraverso l'IPCA (calcolo parziale dell'inflazione). Una proposta del tutto simile a quella del governo Renzi che auspica un salario minimo stabilito per legge lasciando tutto il resto alle trattative aziendali con lo scopo di privare i sindacati del loro ruolo nella contrattazione nazionale.
Per fregare i lavoratori saranno inglobati in paga base
superminimi, aumenti periodici di anzianità, premi di risultato, ecc., per fare in modo che gli aumenti di salario stabiliti dal rinnovo del contratto siano assegnati, in tutto o in parte, solo se la nuova paga base risulta inferiore ai nuovi minimi salariali fissati dal contratto nazionale. Col risultato che non siano assegnati per niente perché spostando tutte le voci accessorie in paga base il 95% dei metalmeccanici supererà la soglia minima, in pratica sarà concesso solo ai neoassunti. In conclusione la combinazione di questi fattori creerebbe tra i lavoratori forti diseguaglianze territoriali, tra le varie aziende e all'interno della stessa fabbrica, oltre a togliere per sempre, come già avvenuto per altri contratti con la complicità sindacale, parti di salario come gli scatti di anzianità.
Questi sono i punti più contestati, dobbiamo però ricordare che Cgil, Cisl e Uil erano dette più che disponibili e propense ad accettare altre proposte irricevibili di Federmaccanica. Come ad esempio il divieto alle RSU di indire scioperi contro accordi firmati o di indirli durante le trattative; il ricorso, da parte delle aziende, all’adozione sistematica del criterio della flessibilità in materia di orari, turni, organizzazione del lavoro; l'utilizzo dello straordinario come banca-ore per riduzioni di orario negli ultimi anni precedenti l’andata in pensione (niente pagamento degli straordinari), lo sviluppo della previdenza e della sanità integrativa, rinunciando a difendere il servizio sanitario pubblico, sempre più privatizzato.
Eloquente è stato il comportamento della Fiom che in un primo momento aveva presentato una propria piattaforma distinta da Cisl e Uil, per poi ritirarla e adeguarla perché Landini ha ricercato ad ogni costo l'unità e un unica proposta con le altre due sigle confederali dopo anni di accordi separati. Ma Federmeccanica e il suo presidente Fabio Storchi non si sono accontentati di queste concessioni. Il tavolo delle trattative è comunque per il momento sospeso perché non si può rinnovare un contratto con aumenti salariali concessi solo al 5% dei lavoratori. Stiamo parlando di una categoria che raccoglie quasi 1milione e 700mila dipendenti e che storicamente rappresenta un modello per tutti gli altri rinnovi contrattuali, dove la paga netta si aggira tra i mille e mille e cinquecento euro mensili, tra le più basse d'Europa nel settore.
Si è così arrivati allo sciopero nazionale di categoria di 4 ore del 20 aprile che ha letteralmente svuotato le fabbriche, il primo unitario dopo 8 anni. Nonostante l'innegabile successo dell'iniziativa, con manifestazioni e presidi in 100 città e una partecipazione che non si vedeva da anni, i mezzi d'informazione hanno quasi ignorato l'avvenimento e per trovare le notizie bisogna andare a spulciare nella cronaca locale. Ennesima riprova dell'appiattimento e dell'omologazione dell'informazione oramai concentrata in poche mani. La manifestazione più grande si è tenuta a Milano dove ha parlato il segretario della Fiom Landini. Migliaia di lavoratori hanno percorso in corteo le strade della città fino alla sede padronale dell'Assolombarda, decisi a respingere le proposte offensive e umilianti di Federmeccanica. Tutti i capoluoghi di provincia e i centri industriali lombardi hanno visto le tute blu in piazza per il contratto.
A Reggio Emilia presidio davanti all'azienda di proprietà di Fabio Storchi, presidente degli industriali meccanici, dove ha parlato il segretario della Uilm Rocco Palombella. A Napoli invece ha tenuto il comizio Marco Bentivogli della Fim-Cisl. Manifestazioni con migliaia di lavoratori a Torino, Asti, Cuneo e in tutto il Piemonte. Operai combattivi anche nelle piazze di Genova, Parma, Modena, Padova e in molte città del nord, solo la durata di 4 ore ha impedito una partecipazione ancora più alta. Ovunque altissime le adesioni allo sciopero, generalmente sopra il 70%, ma in molte zone e grandi fabbriche la percentuale è stata attorno al 90-95% e in alcuni casi del 100%. Anche al centro-sud c'è stata mobilitazione, con manifestazioni, presidi e in alcuni casi blocchi stradali a Firenze, Pisa e in tutta la Toscana, a Roma, Terni, Pesaro. Manifestazione anche a Cagliari, presidi in Puglia e davanti ai maggiori centri e distretti industriali della Sicilia.
I lavoratori metalmeccanici con questo sciopero hanno dimostrato determinazione e volontà di lottare per sconfiggere le posizioni di Federmeccanica e Confindustria che sicuramente non cambieranno con la nuova presidenza di Vincenzo Boccia, forte anche dell'appoggio e delle preziose agevolazioni che il nuovo duce Renzi gli concede. Landini preferisce evitare lo scontro perché il “Paese non ne ha bisogno”, ma ci dovrebbe spiegare come potranno i metalmeccanici vincere questa battaglia dal momento che i padroni e il governo cercano in ogni modo di comprimere i diritti e il salario dei lavoratori.
27 aprile 2016