Alla vigilia dell'avvio della discussione in parlamento della legge Khomri
La Francia in piazza contro il Jobs act di Hollande
Cortei e scontri in tutto il paese anche per il 1 Maggio
Il 3 maggio inizia all’assemblea nazionale francese la discussione in prima lettura del testo della legge sulla controriforma del lavoro preparata dalla ministra del Lavoro Myriam el Khomri e portata avanti con ostinazione dal governo socialista di Manuel Valls che punta a smantellare alcuni diritti acquisiti in merito alla contrattazione nazionale o di settore e a rendere più facili i licenziamenti. Il cosiddetto Jobs act alla francese che che il presidente François Hollande vorrebbe appuntarsi come un fiore all'occhiello è stato di fatto scritto a quattro mani dal governo con il Medef, la confindustria francese, e fin dalla sua presentazione quasi due mesi fa è stato oggetto di una forte contestazione di piazza da parte della maggioranza dei sindacati e delle organizzazioni studentesche universitarie e liceali che lo hanno bollato come una codificazione legale della precarizzazione.
La discussione in parlamento sarà accompagnata dalle proteste di piazza fin davanti la sede dell'assemblea con una mobilitazione di lavoratori e giovani che è cresciuta a fine aprile e ha riempito le piazze delle principali città del paese anche l'1 Maggio. Quando secondo la Confédération générale du travail (Cgt) sono sfilati in corteo almeno 70 mila dimostranti a Parigi e diverse migliaia a Bordeaux, a Marsiglia, Lille e Lione.
Il 28 aprile per la quarta giornata di mobilitazione in due mesi contro la "loi Travail" hanno partecipato alle manifestazioni almeno 500 mila manifestanti, un numero a livello delle ultime precedenti, da quella del 31 marzo a quella del 9 aprile.
A Parigi i manifestanti erano oltre 60 mila, con una forte partecipazione studentesca pur a fronte delle scuole chiuse per le vacanze di primavera. Il corteo è sfilato per le strade del centro e all’altezza della Gare d’Austerlitz si sono verificati scontri con la polizia che interveniva pesantemente come durante le giornate di lotta precedenti.
Manifestazioni e scontri erano registrati fra le altre a Rennes, Marsiglia, Tolosa, Lione, Nantes e Le Havre.
Nei cortei gli slogan contro il governo socialista, la repressione poliziesca e la denuncia contro le organizzazioni sindacali, come la socialista Cfdt, che avevano tenuto aperto il tavolo di trattativa col governo sulla "Loi travail" invece di respingerla in toto.
A dire il vero anche la Cgt a fine aprile aveva partecipato alla discussione su un accordo migliorativo della normativa dei lavoratori precari dello spettacolo che allungava da 10,5 a 12 mesi il periodo nel quale dovevano essere lavorate le 507 ore necessarie per avere diritto alla disoccupazione. In seguito alla firma dell'intesa la ministra della Cultura, Audrey Azoulay, aveva chiesto e ottenuto di mettere fine all’occupazione di vari teatri da parte dei lavoratori in lotta, dall’Odéon alla Comédie française.
Sotto il tiro dei manifestanti nelle piazze di tutto il paese ci stanno tutti gli aspetti della legge El Khomri che istituzionalizza il precariato, annacqua l'applicazione delle 35 ore settimanali, facilita i licenziamenti abbassando le penali che i padroni devono pagare e soprattutto lasciare mano libera al padronato nelle imprese accogliendo la richiesta del Medef di privilegiare la contrattazione aziendale o locale. Una politica di destra seguita dal governo socialista francese, alla stregua di quello italiano di Renzi con François Hollande che come il suo compare italiano assicurava che la legge El Khomri non verrà ritirata, e anzi avrebbe potuto mettere la fiducia in parlamento, perché il suo obiettivo "è di fare in modo che le assunzioni siano a tempo indeterminato"; lavoro a tempo indeterminato a parole ma precario nei fatti.
4 maggio 2016