Varati da Tsipras sotto i diktat della Ue
Assediato il parlamento contro il taglio delle pensioni e l'aumento delle tasse
Il parlamento greco ha votato nella notte tra l'8 e il 9 maggio una nuova serie di tagli alle pensioni e di nuove imposte sul reddito secondo l'accordo capestro imposto dall'Unione europea (Ue) imperialista e accettato dal governo guidato da Alexis Tsipras nel luglio scorso; a Atene in piazza Syntagma, diverse migliaia di manifestanti assediavano il parlamento contro la manovra del governo e si scontravano con la polizia.
La risicata maggioranza di governo con i suoi 153 voti a favore su 300 ha potuto varare la riforma delle pensioni e quella fiscale, un pacchetto di misure del valore da 5,4 miliardi necessari per sbloccare la prevista rata di aiuti e evitare il default del paese. Per le strade di Atene e Salonicco sfilavano diversi cortei di manifestanti contrari alla manovra di Tsipras.
I primi a mobilitarsi erano stati militanti e simpatizzanti del Fronte per la lotta dei lavoratori (Pame), il sindacato vicino al partito revisionista greco Kke, che in corteo nella capitale e a Salonicco portavano cartelli che rivendicavano "sicurezza sociale, pubblica e obbligatoria per tutti" denunciando che la legge in via di approvazione era "la pietra tombale al sistema pensionistico che conosciamo". Altri cortei erano organizzati dai maggiori sindacati del settore pubblico e privato del paese, Adedy e Gsee che avevano proclamato uno sciopero contro la riforma delle pensioni e quella fiscale, cortei che sfilavano a Atene al grido di "no alla dissoluzione del sistema di sicurezza sociale", "no al proseguimento della politica di rigore".
Le misure approvate in parlamento prevedono un aumento delle tasse dirette e indirette per un valore di circa 3,6 miliardi con l'Iva che sale dal 23 al 24% e l'aumento delle imposte su sigarette, benzina, alcoolici, giochi e bollo auto. La soglia di reddito esentasse scende a poco più di 9 mila euro all'anno dai 9.500 euro precedenti mentre cresce la tassazione dei redditi compresi tra i 795 e i 2.250 euro al mese che dovranno versare all’erario a fine anno 176 euro in più.
La manovra sulle pensioni istituisce una pensione minima di 384 euro al mese percepibile dopo 20 anni di contribuzione ma riduce il numero degli enti previdenziali e taglia i cosiddetti assegni supplementari; aumenta i contributi previdenziali per lavoratori autonomi e agricoltori e quelli dei lavoratori dipendenti che salgono fino al 20%, con la quota del 13,6% a carico del padrone e del 6,7% del lavoratore. Le pensioni dei settori pubblico e privato saranno equiparate con un taglio di quelle pubbliche tra ilo 10 e il 20%; complessivamente la manovra sulle pensioni garantirà al bilancio statale un "risparmio" di circa 1,8 miliardi di euro.
Con queste misure Tsipras punta a intascare subito la rata da circa 5 miliardi di euro prevista dall'intesa con la Ue per pagare i 3,5 miliardi di euro di debiti in scadenza a luglio ed evitare il default. Ancora una volta i sacrifici imposti a lavoratori e pensionati serviranno soprattutto a coprire i prestiti di banche pubbliche e private.
Tsipras in parlamento ha parlato di "giorno storico" perché "finalmente dopo sei anni di crisi si inizia a parlare seriamente della riduzione della nostra esposizione", come dire che sei anni di politica di lacrime e sangue sono serviti solo a pagare parte degli interessi. E non è detto che da ora in poi ci sia una svolta nei conti dato che il Fondo Monetario ha minacciato di ritirarsi dal fronte dei datori dei prestiti se il governo di Atene non farà approvare dal parlamento nei prossimi mesi un nuovo elenco dettagliato di ulteriori tagli pari a 3,6 miliardi di euro da attivare automaticamente nel 2018 qualora non fosse raggiunto l'obiettivo di un avanzo primario di bilancio del 3,5%.
11 maggio 2016