Alla manifestazione nazionale del 7 maggio
In 50mila a Roma gridano “Stop TTIP”
Anche i sindacati CGIL, FIOM, USB e Cobas in piazza. Il PMLI invita a combattere l'imperialismo e a cacciare Renzi
È stata una “splendida giornata”, nelle parole degli organizzatori della campagna “Stop TTIP Italia”, la manifestazione che sabato 7 maggio ha riempito le strade di Roma contro il TTIP, ossia il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti per il quale sono in corso le trattative fra gli Stati Uniti e l'Unione europea.
Il numero dei manifestanti si aggira fra i 50 e i 40mila, già di per sé un grande successo, tanto più se si tiene presente l'oscuramento mediatico operato dal governo e dai mass media ad esso asserviti. Oscuramento cui aveva fatto seguito, proprio il giorno prima della manifestazione, la solita campagna di terrorismo sui “rischi” di scontri e violenze per convincere le persone a starsene a casa.
Il TTIP, lo ricordiamo, cancella le restrizioni al mercato soprattutto agro-alimentare e costituisce un enorme regalo ai grandi industriali, monopolisti, lobbisti e multinazionali europei, soprattutto d'oltreoceano, che avrebbero mano libera nella conquista di mercati appetitosi. Con conseguente danno non soltanto dei piccoli produttori e imprenditori già strozzati dalla crisi, ma soprattutto dei lavoratori, perché l'eliminazione delle cosiddette “barriere non tariffarie” - prevista dall'accordo – significa cancellare quei pochi diritti sul lavoro e norme di sicurezza alimentare e di tutela ambientale che ancora esistono. Ne conseguirebbero non soltanto maggiore disoccupazione e più possibilità di sfruttamento del lavoro, ma anche gravi rischi per la salute delle persone con l'ingresso a basso costo sul mercato europeo di prodotti provenienti dagli Usa che non rispettano certi standard di sicurezza ora previsti, a vantaggio per esempio dell'agro-chimica americana che fa largo uso di ogm, gli organismi geneticamente modificati.
Migliaia di manifestanti giunti da ogni parte d'Italia, fra cui molte famiglie con bambini, hanno marciato nella capitale da piazza della Repubblica a piazza S. Giovanni, dietro un mare di bandiere e cartelli “Stop TTIP” e lo striscione “Persone prima dei profitti”; anche se sarebbe più corretto affermare che lo scontro è fra i diritti e sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente, da una parte, e il profitto capitalistico, dall'altra.
La Cgil, sia a livello confederale che tramite la Flai, e la Fiom erano presenti al massimo livello coi rispettivi segretari generali Camusso e Landini, quest'ultimo ha dichiarato che “c'è in ballo la democrazia, i diritti e il lavoro”. In prima fila anche Legambiente e Greenpeace, entrambe in testa alla lotta contro il TTIP; l'esponente di Greenpeace, Federica Ferrario, ha quasi echeggiato le parole di Landini dicendo che “il TTIP è una minaccia contro la democrazia, i diritti della salute e dei lavoratori”. C'erano poi, fra gli altri, Usb, Cobas, Coldiretti, Attac, mamme No Ogm. Presente anche il PMLI aderente ufficialmente alla campagna “Stop TTIP Italia”, e che ha invitato a combattere l'imperialismo e a cacciare il nuovo duce Renzi. Vale la pena notare che il Movimento 5 stelle, che si era presentato solo per chiedere “elezioni subito”, è stato costretto a stare alla coda del corteo.
“Avete toccato il fondo” era uno degli slogan sentiti più di frequente nel corteo, dove spuntavano anche cartelli e striscioni antigovernativi come: “Governo servo delle multinazionali”. I manifestanti hanno denunciato anche la segretezza con cui vengono condotti i negoziati, e all'“l'ombra nella quale, come vampiri, si muovono le oligarchie europee e Usa”, nelle parole del comboniano Alex Zanotelli, fra i promotori della giornata.
Nel goffo tentativo di indorare la pillola, recentemente la Commissione europea ha presentato una lista di 200 prodotti di origine protetta da tutelare, ma le organizzazioni ambientaliste denunciano che il mercato dei Dop e Doc è costituito da piccoli produttori che non potrebbero resistere alla concorrenza di prodotti americani a minor costo. Sulla stessa falsariga il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha garantito che non ci sarà alcun abbassamento delle tutele, belle parole che però non trovano nessun riscontro nei fatti.
Il successo della manifestazione del 7 maggio dà nuovo slancio alla campagna contro il TTIP e sono previste ulteriori mobilitazioni, anche in concomitanza con le analoghe iniziative negli altri Paesi europei. Per portare a compimento questa importante battaglia, però, bisognerebbe che l'Italia uscisse dall'Ue, che si è dimostrata per l'ennesima volta nient'altro che un'alleanza imperialista al servizio dei monopoli e delle multinazionali sulle spalle dei popoli che la compongono, dei diritti dei lavoratori, della sicurezza alimentare e dell'ambiente. Un buon inizio sarebbe cacciare il governo del nuovo duce Renzi che, a sua volta, cura gli interessi non delle masse lavoratrici, ma del padronato, delle multinazionali e del mercato capitalistico senza freni o restrizioni e non si oppone al TTIP. Per questo è urgente costruire una grande opposizione sociale e di massa che si batta con questi obiettivi.
11 maggio 2016