Indagato il sindaco M5S di Livorno
Nogarin è accusato di concorso in bancarotta fraudolenta, abuso d'ufficio e falso in bilancio
A poco meno di un mese dalla raffica di avvisi di garanzia che il 18 aprile ha inguaiato il fedele assessore al Bilancio e alle Partecipate del Comune di Livorno, Gianni Lemmetti, e i vertici della vecchia giunta comunale guidata dal PD; il 7 maggio anche il sindaco del Movimento 5 Stelle Filippo Nogarin eletto appena due anni fa alla guida della città labronica è finito nel registro degli indagati della locale procura con l'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta, abuso d'ufficio e falso in bilancio.
Le ipotesi di reato fanno riferimento a tre distinti episodi: la bancarotta fraudolenta riguarda l'assunzione di 33 lavoratori precari all’Aamps avvenuta dopo l'avvio delle procedure di fallimento avviate da Nogarin con conseguente ulteriore aggravio della situazione finanziaria dell’azienda; il falso in bilancio riguarda invece l’approvazione del bilancio 2014 ereditato dalla passata giunta PD avvenuta nel novembre 2015 contro il parere del collegio dei sindaci revisori, mentre l'abuso d'ufficio è dovuto alla revoca – avvenuta all’inizio del gennaio scorso – del consiglio di amministrazione dell’Aamps che lo stesso Nogarin aveva nominato il primo aprile 2015, cioè 9 mesi prima. Il sindaco aveva azzerato il cda perché non stava dando seguito alla decisione politica della giunta e del consiglio comunale che avevano approvato la strada del concordato preventivo.
L'inchiesta “Città pulita” condotta dal Pubblico ministero (Pm) Massimo Mannucci ruota intorno alla scandalosa gestione di Aamps, l'azienda per la raccolta dei rifiuti al 100% partecipata dal Comune che accusa debiti per oltre 26 milioni di euro di cui 21 lasciati in eredità dalle precedenti amministrazioni di “centro-sinistra” a guida PD mentre i restanti 5 milioni accumulati dal 2014 ad oggi sono da imputare all'attuale amministrazione M5S.
Nel mirino degli inquirenti ci sono i crediti inesigibili accumulati negli anni dall’azienda e i bilianci a dir poco sospetti degli ultimi due anni 2012- 2014.
Nogarin, che in campagna elettorale fra le altre cose aveva promesso di risanare l'azienda, alla prova dei fatti si è comportato esattamente come tutte le altre cosche parlamentari e per togliersi dagli impicci ha avviato la procedura di concordato preventivo, in sostanza l'affidamento a terzi, leggasi la svendita ai privati, di parte o tutto il patrimonio.
Il sindaco e il suo assessore, infischiandosene della sorte dell'azienda pubblica e dei suoi 250 lavoratori, di oltre 40 precari e dei 200 lavoratori dell'indotto, hanno scelto la strada di non ricapitalizzare la partecipata, suscitando la dura protesta dei dipendenti dell'Aamps, che rischiavano di perdere il proprio lavoro.
A metà aprile partono i primi provvedimenti giudiziari che colpiscono non solo l'attuale amministrazione M5S ma anche le consigliature PD; insieme a Nogarin e Lemmetti risultano al momento indagate per gli stessi reati almeno altrI 15 esponenti fra cui spiccano tre boss del PD livornese, componenti dell’ex giunta: l’ex sindaco, Alessandro Cosimi, l’ex-vicesindaco, Bruno Picchi, e l’ex titolare al Bilancio Valter Nebbiai. Insieme a loro risultano indagati anche l’ex direttore generale di Aapms Lorenzo Fommei, l’ex Ad di Aaamp Angelo Rosi e il direttore della protezione civile Lorenzo Gonnelli.
Insomma un verminaio senza fine con al centro l'assoluta ipocrisia degli amministratori pentastellati che si riempiono sempre la bocca della parola “onestà” ma poi imbrogliano come e più degli altri, e applicano un rigido moralismo agli altri, ma non a se stessi.
La verità è che il caso di Livorno dimostra ancora una volta di che pasta sono fatti gli amministratori M5S, in nulla diversi dagli altri partiti borghesi. Non solo, è evidente dalla tendenza ad agire al di sopra di ogni regola e nel completo arbitrio, dalla loro politica antioperaia: “Mi importa un cazzo di questi qui” (variante del “me ne frego” mussoliniano) disse Lemmetti degli operai livornesi che lo stavano contestando. Esattamente gli stessi riferimenti ideologici dei fascisti.
18 maggio 2016