Fanfaronate e falsità di De Magistris. Ma quale rivoluzione a Napoli!
Il sindaco arancione uscente si rimangia le dure espressioni contro Renzi pronunciate in un comizio
Redazione di Napoli
Come avrebbero fatto senza dubbio Eduardo De Filippo e Totò con un pernacchio o un “Ma mi faccia il piacere”, così si dovrebbe rispondere alla continua smania di protagonismo del neopodestà uscente di Napoli, Luigi De Magistris, che a quasi ogni uscita elettorale parla di “rivoluzione”.
La politica sull’ambiente è un “miracolo” fatto dalla giunta arancione, il piano di Bagnoli “lo abbiamo fatto noi e non Renzi”, i fondi europei a Napoli Est, secondo l’ex pm, “stanno andando bene” (eh?), la cultura e il turismo sono un'occasione per creare lavoro perché “i giovani dei quartieri popolari possono impugnare, anziché una pistola, una chitarra, un violino, un pianoforte: la cultura deve essere una occasione per mangiare”; col suo governo De Magistris ritiene che si sta addirittura “riscattando non solo Napoli, ma il Mezzogiorno”. Eppoi, reddito di cittadinanza, risanamento dei conti e altri dischi rotti di cui né i giovani disoccupati né quelli dei quartieri periferici né le masse popolari in generale, che già lo bocciarono nel 2011 con il più alto astensionismo della storia napoletana dal dopoguerra ad oggi, riescono a percepire i favori. Fino a rimangiarsi le “parole di fuoco” dei suoi comizi contro Renzi su invito della stampa del regime neofascista, sostituite da più teneri periodi, “sono state parole di passione, di cuore”.
E allora, quando De Magistris continua nella sua megalomania, nel suo narcisismo, nel suo presenzialismo e presidenzialismo asfissianti, ci vorrebbero proprio quei pernacchi e quando afferma che Napoli non è mai stata per tanti aspetti una città migliore di come lo era in passato, si dovrebbe dire con sagacia, ma al contempo fermezza “Signor De Magistris, ma mi faccia il piacere!”.
25 maggio 2016