Alle elezioni comunali del 5 giugno
17 liste e 9 candidati borghesi per spartirsi il potere a Bologna

Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Sono 17 le liste borghesi in corsa per spartirsi il potere alle elezioni comunali che si svolgeranno domenica 5 a Bologna, e che sostengono i 9 candidati a sindaco.
Si ripresenta il sindaco uscente Virginio Merola, eletto nel 2011 dopo lo scandalo Delbono, sostenuto dal PD, Bologna Metropolitana, Fa Centro, Bologna Viva, Città Comune con Amelia, Cittadini per Bologna, e che ha stampato un “librone rosso” dove magnifica il suo operato e fatto recapitare direttamente a casa dei bolognesi, in perfetto stile berlusconiano.
Resta il fatto che il suo mandato è stato segnato dai numerosi sgomberi ai danni di senza casa e giovani occupanti; nel 2013, in occasione del referendum consultivo per l’abolizione del finanziamento pubblico alle scuole private, Merola si è schierato per l’opzione per mantenere tale finanziamento (che è stata battuta dal responso delle urne), ma poi non ha rispettato l’esito referendario continuando a finanziare le scuole private con un milione di euro l’anno. Sui nuovi arrivi di immigrati, che vengono ripartiti per ogni città, Merola ha affermato che “i bolognesi non avranno alcun disturbo, bisogna però che i migranti abbiano pazienza e non vadano in giro a chiedere l’elemosina”.
Lo sfida Lucia Bergonzoni, capogruppo leghista in comune, appoggiata dalla Lega Nord, con Salvini arrivato e contestato più volte in città, dai fascisti di Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, Per Bologna, Forza Italia (Berlusconi che ha rinunciato al proprio candidato per salvaguardare l’alleanza nazionale con i fascio-leghisti), Riprendiamoci Bologna, Uniti si vince Bologna nel cuore.
Il Movimento 5 Stelle, o meglio Beppe Grillo, ha scelto il consigliere uscente Massimo Bugani, che ha così evitato le cosiddette comunarie, e anche la lista bloccata di candidati, e che se da una parte ventola alcune classiche e magari condivisibili rivendicazioni come quelle ambientaliste, dall'altra spiattella le posizioni razziste sempre più evidenti nel movimento dello “stop a clandestinità e irregolari”.
In cerca di “briciole” Federico Martelloni di SEL per Coalizione civica Bologna, professore associato in Diritto del Lavoro all’Università di Bologna, che raggruppa la “galassia” parlamentarista e riformista a sinistra del PD sempre alla ricerca di uno spazio istituzionale considerato vitale, che va da SEL, Possibile, l’Altra Europa fino ai Centri sociali Tpo e Labas. Poi ci sono Matteo Badiali per i Verdi e l’ex leghista Manes Bernardini a capo della sua lista Insieme Bologna e sostenuto da NCD-UDC, l’imprenditore modenese Sergio Celloni per GOL-Giustizia Onore Libertà, che invita a cogliere “l'occasione” della manodopera a basso costo fornita dai migranti, il manager Mirko De Carli del neonato Popolo della famiglia che ha creato liste in 300 comuni e diretto a livello nazionale da Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, e l’ex ferroviere Ermanno Lorenzoni per il PCL.
Secondo i sondaggi che danno in testa Merola, ma non vincente al primo turno, sarebbe del 44% la percentuale di indecisi, una buona parte dei quali potrebbe andare ad ingrossare le file degli astensionisti.
Come è scritto nel Documento elettorale dell’Ufficio politico del PMLI del 9 Aprile scorso “L’alternarsi al governo delle città, come al governo nazionale, della destra e della 'sinistra' della borghesia, ha oramai ampiamente dimostrato come non vi sia una sostanziale differenza tra di esse… Le masse non hanno quindi nulla da guadagnare dalla vittoria dell'una o dell'altra coalizione borghese.
Il PMLI, nemico acerrimo della borghesia e del capitalismo, combatte tutte le liste borghesi in corsa, comprese quelle che si pongono a sinistra del PD, perché anch'esse sono al servizio del capitalismo, e invita l'elettorato a fare altrettanto non votandole.
Sul piano elettorale, nelle attuali condizioni, gli sfruttati e gli oppressi, le masse popolari, chiunque subisce angherie, soprusi e ingiustizie da parte dei governi comunali, regionali e nazionale, i giovani a cui è precluso un avvenire, per farsi sentire, per protestare, per far valere le proprie ragioni, per penalizzare i partiti e le istituzioni borghesi, non hanno altra scelta che astenersi, disertando le urne, oppure annullando la scheda o lasciandola in bianco”.
 

1 giugno 2016