Formidabile vittoria astensionista a Milano
Record storico: 46,6%
Redazione di Milano
Al 1° turno delle elezioni comunali a Milano del 5 giugno l’astensionismo vola al 46,6% dell’elettorato raggiungendo il suo record storico!
Escludendo i 130 voti contestati e non ancora assegnati, gli astenuti (elettori che hanno disertato le urne e che hanno annullato o lasciato in bianco la scheda) ammontano a 468.979, ossia ben 129.958 in più delle comunali di 5 anni fa. Un formidabile colpo sferrato da quasi metà dell’elettorato alla credibilità “democratica” dell’istituzione politica borghese che più da vicino pretende di rappresentarlo; uno smacco cocente a tutti i partiti omologati al regime neofascista, conseguenza di decenni di amministrazione cittadina antipopolare del “centro-destra” e della disillusione delle speranze “arancioni” instillate dal “centro-sinistra” e dal sindaco uscente Giuliano Pisapia che hanno sostanzialmente proseguito nella stessa direzione antipopolare tradendo totalmente la promessa di “cambiare il vento”; un fallimento inglorioso dei partiti falsi comunisti e dei pentastellati che con l’inganno hanno tentato di frenare e far retrocedere l’astensionismo, specie quello di sinistra.
Il candidato sindaco del PD Giuseppe Sala, sponsorizzato dalla maggioranza della borghesia meneghina e nazionale, ottiene 224.156 voti che equivalgono al 22,27% dell’elettorato (poco più di 1/5) e al 41,7% dei voti validi; se confrontato coi voti che l’attuale sindaco Pisapia ottenne al 1° turno mancano all’appello del “centro-sinistra” la bellezza di 141.501 voti ossia una frana di consensi pari al -14,4% dell’elettorato. Nonostante le ingenti risorse affluite “dall’alto” per finanziare la sua campagna elettorale (si parla ufficialmente di un milione di euro) Sala la spunta di poco (meno di 5 mila voti) sul candidato sindaco del “centro-destra” Stefano Parisi, con il quale disputerà il ballottaggio.
Il candidato di scorta che la grande borghesia ha suggerito a Berlusconi e Salvini (e che da questa ha ufficialmente ottenuto 650 mila euro per la campagna elettorale) ottiene 219.218 voti che equivalgono al 21,78% dell’elettorato e al 40,78% dei voti validi; se confrontato coi voti che la ex sindaco Moratti ottenne al 1° turno mancano all’appello del “centro-destra” ben 78.656 voti ossia un crollo dei consensi dell'8,1%.
Da questi dati è evidente che non si è trattato di un testa a testa al rialzo tra chi riesce a prendere più voti, ma piuttosto si è vista una disperata contesa al ribasso tra chi riesce a conservare di più i passati consensi rispetto alle scorse comunali.
Il PD di Renzi ha subìto una vera e propria doccia fredda: dei 170.551 voti ottenuti nel 2011 se ne ritrova 145.933 passando dal 17,12% al 14,50% dell'elettorato; un calo di consensi dovuto non solo al quinquennio “arancione” della giunta Pisapia ma anche alla condotta del governo del suo nuovo duce.
L’“Italia dei Valori” del presidenzialista Antonio Di Pietro (ieri con Pisapia e oggi con Sala) subisce una sonora batosta passando da 15.145 voti ad appena 3.454. SEL di Vendola subisce un'altrettanto sonora batosta: la “Sinistra per Milano”, lista “arancione” pro-Sala nella quale SEL ha presentato i suoi candidati consiglieri assieme a quelli dei Verdi, ha ottenuto 19.281 voti quando alle scorse comunali solo SEL ne ottenne 28.016.
Schifati dal sostegno del partito vendoliano a Sala, molti ex elettori di SEL si sono spostati verso il candidato sindaco Basilio Rizzo e la lista “Milano in Comune” composta dai falsi comunisti della Federazione della Sinistra (FdS) assieme ai candidati dell’Altra Europa con Tsipras, del partito Umanista, di Act e di Possibile (di Pippo Civati), che hanno una base elettorale dichiaratamente anti Sala e No EXPO. Ma nonostante il flusso in entrata degli ex elettori SEL, il saldo per la FdS (PRC più PCdI) risulta comunque in negativo: “Milano in Comune” ha ottenuto 17.635 voti quando alle scorse comunali solo la FdS ottenne 18.467 consensi; voti in uscita verso l’astensionismo di sinistra solo in parte trattenuti dai trotzkisti del PCL che ne intercettano 1.815 col loro candidato sindaco Natale Azzaretto.
L’elettorato di sinistra ha così duramente punito PRC e PdCI per il quinquennale sostegno all’imbroglio “arancione” delle tante promesse disattese dal neopodestà Pisapia. Per il ballottaggio Rizzo non ha dato indicazione di votare Sala (ma nemmeno di non votarlo) limitandosi a suggerire al candidato sindaco del PD di “meritarsi” i 19.143 consensi di chi l’ha votato al primo turno, appropriandosi delle sue generiche promesse elettorali “di sinistra” (che poi, si sa, Sala non sarà tenuto a mantenere).
Tra i partiti del “centro-destra” FI e FdI perdono insieme 57.223 dei 171.222 voti ottenuti dal PdL alle scorse comunali, voti in parte intercettati dalla Lega Nord che passa da 57.403 a 59.313 catalizzando i consensi basati sulle più becere forme di xenofobia che attirano soprattutto strati medi della piccola borghesia.
Il candidato sindaco del M5S, Gianluca Corrado, ottiene 54.099 voti ossia 32.871 in più del candidato M5S delle scorse comunali, Mattia Calise, che arrivò a 21.228. Un aumento dei consensi, quello dei pentastellati, dovuto alle emorragie elettorali delle altre liste ma in maggior parte derivante dall’essere riusciti ad attrarre il consenso di potenziali astensionisti di sinistra. Ma è fallito l’obbiettivo di Corrado di drenare i voti in uscita verso l’astensionismo la cui crescita lo amareggia a tal punto da fargli dichiarare: “è un dato che preoccupa, è il più alto nella storia di Milano".
Questo dato invece non preoccupa affatto i marxisti-leninisti milanesi che con banchini e volantinaggi hanno propagandato con forza l’astensionismo contro il capitalismo, i suoi governi, istituzioni e partiti, per il socialismo, proponendo la creazione delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari basati sulla democrazia diretta come mezzo più efficace per combattere i governi borghesi e per difendere gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
Il PMLI procede con la propaganda astensionista a Milano anche in vista del turno di ballottaggio che sfocerà nell'ascesa a sindaco di uno dei due candidati fotocopia, Giuseppe Sala e Stefano Parisi, entrambi fautori dei medesimi interessi capitalistici e della stessa politica neofascista e antipopolare nel capoluogo lombardo.
15 giugno 2016