Obama: "Non ci sono prove che la strage sia stata organizzata dall'estero"
Strage di gay a Orlando
49 morti e 53 feriti
Manifestazioni in Usa e anche in Italia contro l'omofobia

 
Un giovane nella notte tra l'11 e il 12 giugno è entrato in un locale gay di Orlando in Florida armato di una pistola e di un fucile mitragliatore d'assalto e ha aperto il fuoco sulle persone che stavano ballando: 49 morti e 53 feriti, di cui alcuni in modo grave, è il bilancio di quella che può essere registrata come la peggiore strage compiuta con armi da fuoco nella storia degli Stati Uniti. Secondo quanto riferito dal capo della polizia di Orlando il giovane, prima di restare ucciso nello scontro a fuoco con gli agenti che avevano fatto irruzione nel locale, si era barricato all'interno e aveva trattenuto numerosi ostaggi; aveva telefonato alcune volte al numero di emergenza, in una delle quali "aveva dichiarato la sua fedeltà all'Is".
In merito possiamo solo registrare che il giovane era definito "uno dei soldati del Califfato in America" dall’emittente ufficiale dell'IS, radio Al-Bayan.
La storia del giovane americano, di famiglia di immigrati afghani e di mestiere guardia giurata era presentata in maniera contrastante tanto che da una prima versione che accreditava un carattere violento con pulsioni omofobe si passava a quella di frequentatore dello stesso locale gay.
Nella conferenza stampa alla Casa Bianca del 12 giugno Obama dichiarava che l’FBI stava ancora indagando sul movente della carneficina e la definiva un "atto di terrorismo" aggiungendo tuttavia che non c'erano "prove che la strage sia stata organizzata dall'estero". Non un piano, secondo la versione ufficiale, si tratterebbe piuttosto di un atto di "homegrown extremism", un "estremismo" cresciuto entro i confini nazionali.
Già nella serata del 12 giugno numerose manifestazioni di solidarietà alle vittime e di denuncia della strage si svolgevano in tutti gli Stati Uniti, da Orlando a Seattle, da New York a San Francisco. A New York, a Washington, a Los Angeles manifestanti sono scesi in piazza e improvvisavano veglie per le inermi e innocenti vittime. A San Francisco in migliaia attraversavano il Castro, il quartiere protagonista delle manifestazioni per i diritti della comunità Lgbt negli anni settanta, sfilando davanti all'Harvey Milk Plaza in ricordo di Harvey Milk, politico e attivista gay, ucciso nel 1978.
Organizzate dalle comunità LGBT, le bandiere arcobaleno e i monumenti illuminati in tante città evidenziavano le tantissime manifestazioni e veglie di solidarietà in tutto il mondo, dalle capitali europee alle città italiane fra le quali Napoli, Roma e Torino.

15 giugno 2016