Più di mezzo milione di elettori delegittimano l’ex pm
Solo un napoletano su quattro vota il narcisista e ambizioso De Magistris
Il demagogo di Palazzo San Giacomo, votato dal 23,6% degli elettori (-9% rispetto al 2011), apre a Renzi e De Luca su Bagnoli

Redazione di Napoli
Il ballottaggio del 19 giugno conferma per altri cinque anni il sindaco uscente Luigi De Magistris contrapposto al candidato della casa del fascio Gianni Lettieri, sconfitto sonoramente nonostante il “centro-destra” avesse deciso di ricompattarsi per contrastare le liste arancioni.
Una campagna elettorale molto velenosa con anche provocazioni squadriste vicino ai seggi, spesso guidate dalla casa del fascio e da vecchi sgherri fascisti pronti a non rispettare la distanza di 200 metri dalle urne secondo l’attuale legge borghese, nonostante la Procura di Napoli abbia già aperto due inchieste per brogli elettorali. Clamorosa la presa di posizione del PD che dopo alcune baruffe in segreteria provinciale e regionale, nel totale bailamme politico e organizzativo, faceva uscire una lettera a firma dell’ex presidente della Decima Municipalità, Giuseppe Balzamo, nel quale si invitava a votare Lettieri con tanto di simbolo del PD.
Lo spostamento dei voti renziani verso Lettieri non risparmiava il fallimento totale dei papaveri partenopei di Berlusconi che avevano tappezzato Napoli di centinaia di migliaia di manifesti e messo in campo una macchina da guerra elettorale che avevano permesso alle loro liste nere di surclassare i renziani capitanati da Valeria Valente al primo turno. L’assenza di una seria opposizione in Consiglio comunale (a Lettieri il record di assenze in aula in cinque anni consiliari) e il programma stantìo e conservatore ancorato su vecchi schemi familisti e fascisti sono state le ragioni per cui il capofila della casa del fascio nel capoluogo campano non è andato oltre a un risicato 11,7% (pari a 92.174 voti), perdendone 48.029 rispetto alle elezioni del 2011.
Vince, dunque, il demagogo di Palazzo San Giacomo che, con la sua consueta boria e spacconeria, ha ostentato ironia e sicurezza sul futuro di Napoli salutando le bandiere del “Partito del Sud” e facendo capire nella conferenza stampa di lunedì 20 giugno che il suo “modello napoletano” non rimarrà in città. L’ex pm ha affermato che bisogna “rafforzare l’Anci con più attenzione del governo nazionale al dialogo con i sindaci” e ha aperto a Renzi e al governatore regionale De Luca su Bagnoli mentre definiva la sua vittoria a Napoli “schiacciante”.
Il leader arancione, in realtà mente sapendo di mentire: rispetto alle elezioni amministrative del 2011 perde ben 9 punti percentuali passando da 264.730 a 185.907 voti (dal 32,6% al 23,6%) travolto dall’astensionismo record di Napoli che si attesta addirittura a un devastante 64,7% degli elettori. Talmente basso il numero di votanti (278.093) che le elezioni andrebbero invalidate. A ridimensionare notevolmente le smanie presidenzialiste di De Magistris sono stati più di mezzo milione di napoletani (precisamente 510.198) che hanno deciso di disertare le urne, annullare o lasciare la scheda in bianco. L’aumento di astensioni al ballottaggio del 19 giugno rispetto a quello di cinque anni fa è ben del 14,5%, passando dal pur considerevole 50,2% al clamoroso 64,7% del 2016. Il neopodestà arancione ha perso altri 78.823 elettori ed elettrici che hanno ritenuto di non confermargli la fiducia data nel 2011 nonostante il ruolo fondamentale svolto dai falsi comunisti e trotzkisti di tutte le risme (dal PRC ai Carc) per sostenere, sponsorizzare, accreditare e coprire verso l'elettorato di sinistra De Magistris, chiedendo, oggettivamente, di dare fiducia, legittimità e rafforzare il sistema capitalistico e il suo ordinamento istituzionale, nonché i suoi governi, anche se nella versione falsamente rivoluzionaria e arancione dell’ex pm.
Il vero risultato è che il dilagante astensionismo non è stato affatto drenato dalla compagine arancione e tantomeno dalla casa del fascio, puniti severamente dalle masse popolari napoletane che hanno di fatto ricacciato indietro la “primavera napoletana” tanto cianciata dal demagogo di Palazzo San Giacomo e dal suo entourage. Bisogna combattere le illusioni elettorali, governative e costituzionali, insistendo sulla tattica dell'astensionismo elettorale e la strategia delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, lavorando concretamente e con successo per dare le ali alla lotta di classe per liberare l'Italia dal nuovo duce Renzi, dal capitalismo, per il socialismo.
 
 
 

22 giugno 2016