Sicilia in fiamme
Cinquecento roghi nell'Isola, cento sfollati e diversi intossicati da fumo. A Monreale evacuati 30 bambini dell'asilo. A Palermo brucia un ecomostro pieno di amianto. In fumo riserve naturali. Colpite strutture turistiche
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Il problema degli incendi in Sicilia è antico, ma questa volta è innegabile che il danno è di entità enorme: riseve bruciate, palazzi, case, scuole e ospedali evacuati, un centianio di sfollati e decine di intossicati, collegamenti stradali e ferroviari interrotti. Cinquecento, hanno calcolato i Vigili del fuoco e la Protezione civile, sono stati i roghi che hanno imperversato tra le province di Palermo, Messina, dove sono bruciati ettari del parco dei Nebrodi, Trapani, Agrigento, Ragusa e Caltanissetta nella giornata di giovedì 17 giugno. In fiamme nella provincia di Palermo grandi comuni come Cefalù, Terrasini, Monreale, San Martino delle Scale e la riserva di Monte Pellegrino nel capoluogo.
La provincia più colpita è dunque stata quella di Palermo. Qui si è rischiato il peggio. Diversi gli intossicati. Tutte le ambulanze della provincia erano mobilitate. Sono state decine le persone trasportate dai sanitari del 118 negli ospedali. Una trentina a Palermo, alcuni provenienti dal rogo dell'Arenella, dove è bruciato un ecomostro pieno di amianto, e dello Sperone, frazioni del capoluogo. Dieci i pazienti soccorsi a Cefalù, altri due a Monreale. A questo bilancio, vanno aggiunti i trenta bambini dell'asilo di Monreale, evacuati dalla loro scuola, soccorsi e trasportati all'ospedale Ingrassia di Palermo.
Devastato il territorio di Cefalù, la perla normanna in provincia, dove le fiamme hanno divorato ettari di vegetazione e attaccato case e villette. L'ospedale ha dovuto sospendere ricoveri e esami. Cancellato il Village Mediterranée.
A Trapani è stata emergenza in tutta la provincia, soprattutto nella zona tra Castellammare e Alcamo. In provincia di Messina segnalati incendi diffusi nei comuni di Gioiosa Marea, Sant'Agata di Militello, Rometta Marea e Motta d'Affermo. In provincia di Agrigento incendio a Santo Stefano di Quisquina, a Caltanissetta fiamme nei comuni di Bompensiere e Caltanissetta.
La viabilità siciliana è impazzita per l'intera giornata e l'isola è rimasta spaccata a metà. Interrotti i treni tra Palermo e Termini Imerese e tra Messina e Sant'Agata. Chiusa l'autostrada Palermo-Messina e la Ss 113, che si snoda sul litorale settentrionale della Sicilia.
Le procure di Palermo e Termini Imerese hanno deciso di acquisire le informative di polizia e carabinieri, al fine di aprire un'inchiesta sull'origine dei roghi. Certamente una parte degli incendi è dolosa, ma le dichiarazioni dei politicanti borghesi siciliani rendono chiaro che essi non hanno il polso della situazione.
Il ministo degli interni Angelino Alfano, NCD, promette di "investire in tecnologie satellitari". Ma di che parla Alfano? Tecnologie satellitari? Ma se in Sicilia non c'è neanche un parco di Canadair adeguato, le autobotti dei Vigili del Fuoco sono obsolete e, a causa dell'inadeguatezza delle vie di comunicazione, non riescono a raggiungere i luoghi colpiti.
Per il governatore Rosario Crocetta, PD, i roghi appiccati sono un attacco mafioso diretto al suo governo "che combatte la mafia”. Ma a noi non risulta che stia mettendo in campo chissà quale operazione politica antimafia, anzi ci risulta che pezzi della mafia se li è anche tirati dentro il governo, vedi il caso Confindustria e i vari scandali che hanno portato alle dimissioni di più di un assessore antimafioso. E' evidente certo che dietro i roghi ci sono interessi mafiosi, ma è altrettanto evidente che il governatore non ha messo in campo alcuna azione preventiva, dal momento che si conosce da anni ormai l'entità del problema.
Per il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, IDV, un altro imbroglione patentato, è colpa di “qualche farabutto tra i forestali che ritiene di garantirsi affari e posti di lavoro distruggendo il territorio siciliano”. Lo hanno zittito il segretario della Cgil Palermo, Enzo Campo, e il segretario della Flai Cgil, Tonino Russo. "Non accettiamo – dichiara il sindacato – che i forestali vengano additati ancora una volta come colpevoli rispetto a un fenomeno per il quale non ricavano nessun vantaggio. Per ogni pezzettino di territorio che si brucia, perde il posto di lavoro un forestale. Il forestale non ha nessun interesse a bruciare i boschi perché questo non aumenta le loro giornate di lavoro, che sono previste da una legge regionale e quelle rimangono. Se brucia un bosco, al contrario rischiano di lavorare meno”.
Peraltro, come fa notare la CGIL, gli incendi, nel 90% dei casi, non vengono appiccati nei demani forestali, ma partono dai terreni di privati, che non vengono ripuliti e sistemati. E poi da lì si propagano. Cosa c'entrano gli operai forestali? Come si può poi immaginare che schiere di operai forestali appicchino il fuoco con l'intenzione di bruciare mezza Sicilia, mettendo a rischio l'incolumità della gente?
Si può immaginare che gli operai forestali di Monreale abbiano appiccato l'icendio vicino all'asilo, rischiando di bruciare vivi 30 bambini del paese? Orlando è un demente politico e dovrebbe chiedere scusa. Ma con quell'ignoranza spocchiosa che lo contraddistingue siamo abbastanza certi che non lo farà.
Dietro questi roghi si nascondono certamente la mafia degli allevatori e quella delle costruzioni, che hanno interesse a bruciare i boschi, per ricavarne pascoli o le aree boschive limitrofe alle grandi città per ricavare, con l'aiuto delle istituzioni borghesi, terreni edificabili, cambiando le destinazioni d'uso nei piani regolatori. E' solo la mafia che in Sicilia può deliberatamente compiere una tale ampia e devastante operazione criminale, senza curarsi di mettere a rischio la vita e la salute della popolazione.
Non dimentichiamo poi un'altra causa: l'incuria del territorio, correlata alla privatizzazione della gestione delle riserve naturali. Un esempio per tutti, quel monte Pellegrino che sovrasta Palermo, andato in fumo il 17 giugno, è stato consegnato in gestione all'associazione di volontariato Ranger d'Italia nel 1996. Il promontorio, una volta uno dei luoghi più suggestivi della città, adesso è in completo abbandono. Basta fare una passeggiata, sconsigliabile d'estate, tempo di roghi, per scoprire l'incuria in cui è tenuto: stratificazioni decennali di rami caduti e mai rimossi, alberi secchi mai abbattuti, sentieri non più praticabili per i rovi e le stoppie, che quando il fuoco parte, doloso o meno, tutta la riserva rischia di andare in fumo in tre minuti. Nel 1996, quando Monte Pellegrino, andò ai volontari dei Ranger, il sindaco era Leoluca Orlando. Certo la decisione partiva dai vertici regionali, ma Orlando non si è mai accorto in tutti questi anni a cosa è stata ridotta il più noto monte palermitano? Non ha niente da dire sui ranger “volontari” privati che prendono i soldi falla regione per fare cosa non si capisce?
Il PMLI chiede maggiore manutenzione pubblica del territorio montano e agricolo siciliano demaniale e privato; ripubblicizzazione di tutte le riserve demaniali consegnate ai privati o ai “volontari”; confisca dei terreni privati incendiati dolosamente; divieto permanente di pascolo ed edificazione sui terreni demaniali o privati incendiati; un parco Canadair e autobotti più ampio e moderno; un adeguato numero di forestali a contratto stabile a tempo pieno e sindacalmente tutelato.
29 giugno 2016