Quattro arresti e una decina di indagati
Sotto inchiesta l'amministrazione di “centro-sinistra” di Como
Corruzione, falso, turbativa d'asta, violazione della normativa edilizia e paesaggistica
Quattro provvedimenti di arresto sono stati emessi dal Giudice delle indagini preliminari di Como al termine dell'inchiesta, guidata dal pubblico ministero Pasquale Addesso, sugli appalti per la costruzione delle paratie di contenimento del lago, il Mini Mose.
Due persone sono finite in carcere. Si tratta di Pietro Gilardoni, dirigente del Settore Reti tecnologiche, Strade, Acque e Arredo Urbano del Comune di Como. Dovrà rispondere dei reati di abuso in atti d'ufficio, turbativa nella scelta del contraente e corruzione. In carcere per il reato di corruzione anche Roberto Ferrario, imprenditore referente dell'azienda Imothep S.r.l. Altri due indagati sono agli arresti domiciliari: si tratta di Antonio Ferro, dirigente del Settore Opere pubbliche e manutenzione edilizia comunale del Comune di Como. Dovrà rispondere per i reati di abuso in atti d'ufficio e turbativa nella scelta del contraente. Ai domiciliari Giovanni Foti, titolare e consigliere delegato della impresa edile Foti srl di Bulgarograsso (Como).
Un'altra decina sono gli indagati a piede libero. L'inchiesta era partita nel tentativo di fare luce sulle evidenti irregolarità nella redazione e nella gestione delle varianti del progetto paratie e nel corso degli anni ha coinvolto anche l’attuale sindaco della città, Mario Lucini, del PD, indagato per reati di natura ambientale.
L'atto di corruzione riguarderebbe una consulenza che l'imprenditore Ferrario ha affidato al dirigente pubblico Gilardoni per 14.000 euro, 4.000 dei quali versati in bonifico sul conto del funzionario comunale. L'obbiettivo della consulenza era quello di sbloccare i lavori di allargamento di una strada pubblica, necessaria per l'avvio di un intervento edilizio privato. Lo stesso dirigente corrotto è accusato di avere rivelato all'imprenditore edile Foti informazioni sulle imprese partecipanti a due gare pubbliche. Da questo aiuto Foti sarebbe riuscito ad ottenere un subappalto da 90 mila euro.
Il procuratore di Como, Nicola Piacente, spiega che con l'esecuzione dei provvedimenti di arresto e con il prosieguo dell'attività di indagine, la Procura della Repubblica “intende accertare e perseguire condotte illecite” relative “alla auspicabile legittima progettazione, realizzazione e completamento di una efficace difesa a fronte delle esondazioni del Lago di Como e delle altre opere pubbliche oggetto della presente inchiesta”.
Insomma, il Comune di Como, diretto dal PD di Renzi, si rivela un verminaio di corruzione, un vero e proprio disastro politico, sociale e ambientale. Le masse comasche dovranno fare una profonda riflessione sul ruolo del PD nel far lievitare la corruzione all'interno del Comune, considerando che quanto accaduto a Como non è un caso, ma il PD di Renzi incarna a livello governativo e locale il volto più odioso, insopportabile e ipocrita del ladrocinio, della truffa della sottrazione di fondi pubblici.
Ma nessun partito è esente dalla corruzione. La corruzione infatti è connaturata al sistema capitalista e alla proprietà privata che rappresenta e di cui cura gli interessi e pertanto è inestirpabile, finché non saranno aboliti il capitalismo e la proprietà privata stessi. In questo quadro è perfettamente logico che i partiti borghesi e i loro leader e funzionari, che gestiscono la cosa pubblica non per servire il popolo ma per servire gli interessi della classe dominante, ne approfittino anche per finanziarsi e per arricchirsi, attraverso la gestione della sanità, degli appalti, delle concessioni edilizie, ecc. Ecco perché questi partiti, in primo luogo il PD di Renzi e a seguire tutti gli altri, compreso il M5S, vanno abbandonati a se stessi.
6 luglio 2016