I migranti “altamente qualificati” fanno gola all'imperialismo europeo
Ne servono 83 milioni di cui 18 entro il 2025
Ai primi di giugno il quotidiano tedesco Der Spiegel
accusava il governo di Ankara di escludere i profughi più “qualificati” dall’accordo siglato con l’Ue, nella parte che prevede che ci sia un siriano accolto in Europa per ogni siriano entrato illegalmente e rimandato in Turchia. Detta in altro modo voleva dire che Erdogan giocava sporco applicando l'intesa per i profughi non qualificati e malati, trattenendo a vantaggio del suo paese ingegneri, medici o comunque lavoratori “altamente qualificati”. La questione, che richiama vicende dello scorso anno quando la cancelliera Merkel decise di aprire a termine le frontiere del suo paese per accogliere i profughi siriani, sarebbe stata sollevata nel mese di aprile dal rappresentante del Lussemburgo in una riunione dell’Ue e finita nella discussione dell'applicazione dell'accordo Ue-Turchia.
Il servizio del quotidiano tedesco, oltre a confermare che l'Unione europea imperialista quando non alza i muri considera i profughi come una “merce” di cui si discute la qualità per il mercato del lavoro capitalista, metteva in evidenza la battaglia in atto fra i paesi capitalisti per accaparrarsi gli immigrati più qualificati.
Un argomento al centro del documento della Commissione Ue che già nello scorso mese di aprile consigliava i capi di stato e di governo sulla necessità di gestire in maniera diversa i flussi migratori che continueranno a dirigersi verso l'Europa a causa di cambiamenti climatici, guerre e instabilità economica di aree a noi vicine. Cause che sembrano dovute più a una confluenza negativa degli astri piuttosto che alla politica imperialista di rapina e guerra, ma non potevamo aspettarci altro dalla Commissione. Che comunque deve evidenziare che “la migrazione è stata e continuerà ad essere nei prossimi decenni una delle questioni fondamentali per l’Europa” con gli stati che dovranno garantire protezione a chi fugge, ma a causa dell’“evolvere delle loro tendenze demografiche dovranno ricorrere alle opportunità e ai vantaggi offerti dai talenti e dalle capacità degli immigrati, e quindi cercare di attirarli”.
Secondo la Commissione Ue servirebbero tra i 68 e gli 83 milioni di lavoratori specializzati, una manodopera indispensabile nei decenni futuri per coprire i buchi creati dal calo della natalità nei paesi europei; di questi almeno 18 milioni servono subito, entro il 2025.
L'europarlamento ai primi di giugno ha discusso il pacchetto migranti, quello che dovrebbe trasformare i paesi rivieraschi del Mediterraneo e altri interessati ai flussi migratori come il cane da guardia per conto dell'imeprialismo europeo sul modello dell'intesa con la Turchia, nell'ambito del quale è prevista anche una revisione della Blu card, lo speciale permesso di soggiorno creato dall’Ue nel 2009 proprio per favorire l'arrivo di lavoratori “altamente qualificati”.
Se l’Europa “vuole rimanere un attore competitivo a livello mondiale”, evidenziava il documento della Commissione Ue, dovrà trovare il modo per attirare dall’estero le competenze che mancano e gli servono, “ciò è essenziale non solo per soddisfare il fabbisogno attuale e futuro di competenze e salvaguardare un’economia dinamica ma anche per assicurare la sostenibilità dei nostri sistemi assistenziali a lungo termine”.
La Blue card si sarebbe dimostrata inadeguata sia perché solo il 31% dei migranti con un livello di istruzione elevato che entra in un paese Ocse sceglie l’Ue come destinazione finale, e finiscono in paesi imperialisti “concorrenti” economicamente con l’Ue, e perché a farne uso è stata praticamente solo la Germania. Invece, secondo la Commissione, con un sistema di Blue card più efficiente potrebbero entrare nella Ue molti lavoratori altamente qualificati con un guadagno tra gli 1,4 e i 6,2 miliardi di euro. “Stiamo già vedendo carenze nell’assistenza sanitaria e nelle tecnologie dell’informazione e anche con la formazione delle forze lavoro già esistenti, cosa che richiede tempo, non colmiamo comunque tutti i gap”, sottolineava il commissario europeo all’Immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, secondo il quale “se vogliamo competere con la green card Usa dobbiamo avere una blue card che abbia gli stessi benefici”. Ovvero semplificare le procedure per l'acquisizione della card e il suo utilizzo in più paesi della Ue, un accesso immediato e più flessibile al mercato del lavoro, l'abbassamento della soglia salariale per cui può essere richiesta in modo da essere adeguata ai diversi mercati del lavoro nazionali; ovvero qualche facilitazione in cambio di maggiore precarietà.
Gli Stati membri in ogni caso, precisa la Commissione, continueranno a decidere il numero di cittadini di Paesi terzi ammessi nel loro territorio in cerca di occupazione; una precisazione che non serve verso Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca che si sono già chiamati fuori dall’applicazione della direttiva.
6 luglio 2016