Nuovo attacco della procura di Torino al movimento della Valsusa
Arrestati 12 attivisti NoTav
4 arrestati sono over 60. In un comunicato il movimento NoTav ha scritto: “Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo!”
Solidarietà e libertà per gli arrestati
L'immagine della donna di 72 anni con la magliettina No Tav indosso che, dopo aver espletato l'obbligo di firma giornaliero, esce dalla caserma dei carabinieri di Chiomonte, appoggiandosi a un bastone è il simbolo dell'assurdità di questo ulteriore attacco repressivo del governo Renzi agli indomabili No Tav. Si tratta Marisa Meyer, una delle più attive militanti no Tav. “E' recidiva”, ha sentenziato Antonio Rinaudo, sostituto procuratore di Torino, compare in "9 segnalazioni del data base delle forze di polizia per reati legati a manifestazioni in Val di Susa, di cui 4 procedimenti penali in iscrizione, due archiviazioni, e uno già definito con decreto penale scrive il gip". Sarebbe stata identificata su un furgone utilizzato, secondo l'accusa, come supporto logistico durante quelli che la Procura definisce “attacchi”. L'anziana manifestante era salita a bordo per problemi di deambulazione. A Ribaudo non viene in mente che il problema è che ad ogni piè sospinto i manifestanti No Tav vengono identificati, segnalati, criminalizzati, arrestati. Evviva questi indomabili recidivi da manifestazione!
Sempre su ordinanza della procura di Torino, la Digos ha arrestato 12 persone e imposto 11 obblighi di firma in varie città italiane, tra i 23 colpiti da repressione vi sono 4 over 60, uno di loro, un sessantaquattrenne del Nucleo Pintoni Attivi (“fino all'ultima battaglia, fino all'ultima bottiglia”), il quale si è rifiutato di stare ai domiciliari è stato tradotto al carcere delle Vallette. Nove degli attivisti sono costretti ai domiciliari, tra Torino, Modena, Reggio Emilia, Roma. Tre attivisti sono in carcere. È la marcia popolare del 28 giugno 2015, che raggiunse l'obbiettivo prefissato di invadere il cantiere, ad essere criminalizzata. Tutti i destinatari delle misure sono accusati a vario titolo di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni personali, esplosioni di ordigni con la finalità di turbare l’ordine pubblico.
Ma un inedito scenario di lotta si delinea in Val Susa. Come sottolineato nel comunicato No Tav del 25 giugno: “Alcuni attivisti hanno deciso di rifiutare o infrangere le misure cautelari comminate, che si tratti di firme quotidiane o di arresti domiciliari, aprendo uno scenario nuovo e rilanciando la lotta sia sul piano giudiziario sia su quello politico”. Tra questi, Nicoletta Dosio, che ha rifiutato l'obbligo fascista e repressivo di firma giornaliera.
È ormai chiaro e deve esserlo anche al governo Renzi che i no Tav sono indomabili. Sul loro sito si legge “Ve la siete presa? Tanto non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”.
La sera dell'operazione repressiva si è tenuta un'affollatissima assemblea popolare per “discutere insieme le prossime iniziative per la liberazione di tutti e tutte, in vista dell’estate di lotta”.
Il 23 giugno una manifestazione di solidarietà si è svolta per le vie di Bussoleno, in provincia di Torino. In migliaia sono scesi in piazza: “Noi non abbasseremo mai la testa!” diceva il comunicato.
Durante la combattiva manifestazione, è stata denunciata con forza la situazione del giovane universitario Vincenzo, mandato dal pm Rinaudo in isolamento presso il carcere delle Vallette, come fosse un pericoloso criminale, senza che un giudice abbia firmato per la carcerazione. Siamo alla barbarie giudiziaria di stampo fascita. Durante la marcia è anche stata resa pubblica la lettera di un'attivista, che, benché braccata dalla polizia politica di Renzi, non è intenzionata a farsi privare della propria libertà. In corteo era presente anche un attivista ai domiciliari: “Non sono disposto – ha dichiarato - ad accettare degli arresti domiciliari... Se vogliono arrestarci, che ci arrestino. Questo rafforzerà il movimento, gli permetterà di andare avanti, proprio in questo periodo in cui degli spazi si aprono…”.
L'attivista non si consegnerà e starà presso l'osteria popolare No Tav del paese, già perquisita dalla Digos, dove il movimento ha organizzato un presidio permenente, per attendere insieme a lui l’arrivo della polizia.
Solidarizziamo coi No Tav duramente repressi e con tutto il movimento per questo ennesimo attacco politico-giudiziario e chiediamo che questi assurdi e infondati provvedimenti vengano immediatamente ritirati e i No Tav vengano liberati.
Il movimento denuncia il “tempismo quantomai sospetto, appena terminate le elezioni di Torino” con cui “i pm con l’elmetto tornano a prendersi le luci della ribalta”. Evidentemente, se l'operazione fosse stata condotta in piena campagna elettorale, avrebbe messo in imbarazzo non pochi candidati e fatto cadere il velo di ipocrisia della diffusa chiacchiera antiTav di quei falsi amici del movimento No Tav presenti all'interno delle istituzioni borghesi.
Ma lo scivolone il neosindaco torinese Chiara Appendino, del M5S, lo ha compiuto ugualmente quando ha parlato degli arresti, tentando di nascondersi dietro la presunta indipendenza della magistratura: "Non è compito di un sindaco commentare l'operato della magistratura, che, com'è noto, è un organo indipendente". Ma la verità è che la magistratura torinese non è per nulla indipendente, anzi risulta la punta di diamante della repressione politica governativa di stampo fascista nei confronti del movimento. La neosindaco è caduta in profonda contraddizione, perché non si può dichiarare di voler dare risposte politiche al movimento no Tav, di voler riportare “al centro del dibattito le legittime ragioni del no all'opera", senza poi condannare duramente e senza tentennamenti l'operazione repressiva anti no Tav, con cui la magistratura e il governo Renzi mirano a spezzare le reni al movimento. Non si può stare con un piede in due scarpe. L'esordio ipocrita di Chiara Apprendino non promette niente di buono, ma abbiamo fiducia che i No Tav sapranno smascherare e mettere senza sconti, come hanno sempre fatto, anche il M5S di fronte alle proprie responsabilità di governo.
13 luglio 2016