Accusato di corruzione e concussione nella gestione delle Terme
Arrestato il sindaco di Abano Terme appena rieletto
Dal mandato elettorale al mandato di cattura: è durata solo quattro giorni la consigliatura del neopodestà di Abano Terme (Padova) Luca Claudio appena rieletto sindaco con una lista civica di “centro-destra” il 19 giugno e finito in galera il 23 giugno con l'accusa di corruzione, concussione, induzione indebita.
Per il boss politico del “centro-destra” questo doveva essere il suo quarto mandato di fila; la prima e la seconda volta fu eletto a Montegrotto Terme dal 2001 al 2011.
L'inchiesta è stata avviata lo scorso anno dalla Guardia di finanza per un giro di tangenti sulla manutenzione del verde pubblico. Ma nel corso delle indagini gli inquirenti hanno scoperto un giro di mazzette ben più ampio e capace di coinvolgere anche l'edilizia popolare e scolastica, la manutenzione e quasi tutti i settori dell'amministrazione pubblica.
In totale sono cinque le persone arrestate; oltre al neo sindaco ci sono un pubblico amministratore e tre imprenditori, tutti indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e riciclaggio. Altri 18 soggetti sono indagati a piede libero nel medesimo procedimento penale.
“È una vera e propria 'tangentopoli delle terme' - dicono gli investigatori - un sistema tangentizio che ha governato l’affidamento di appalti e lavori pubblici dapprima nel Comune di Montegrotto Terme, a partire dal 2008, quando il sindaco Claudio era destinatario di una percentuale varia (dal 10 al 20%) sulle somme liquidate alle aziende che si occupavano della manutenzione del verde pubblico. Sistema esportato – si legge nella nota della Guardia di Finanza – poi nel Comune di Abano Terme nel 2011 e proseguito in quello di Montegrotto grazie al sodale Massimo Bordin (classe ’60, ora agli arresti domiciliari), passato nel frattempo dalla carica di vice sindaco a quella di sindaco”.
Per le Fiamme gialle erano “numerosi gli imprenditori costretti a pagare per poter lavorare, consapevoli che se non avessero sottostato al ‘diktat’ del sindaco del momento, avrebbero perso importanti opportunità di lavoro, fino a non lavorare più per i due comuni termali. Ben sette di essi, nel corso delle indagini, hanno confermato di aver pagato tangenti per lavorare. Nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di induzione indebita. In altri casi, soprattutto in presenza di appalti di maggior importo, è stata invece riscontrata una vera e propria 'par condicio contractualis', ossia un incontro libero e consapevole della volontà delle parti, tra pubblici amministratori infedeli ed imprenditori, in questo caso non 'vittime' del sistema ma essi stessi attori dello stesso, allo stesso livello dei due sindaci. L’accusa è in questo caso di corruzione”.
I piccoli imprenditori, quasi sempre gli stessi, operanti per lo più nel settore della manutenzione del verde pagavano e ottenevano l’assegnazione dei lavori a chiamata diretta. “Il contante era utilizzato anche per sbloccare l’iter di procedimenti – prosegue la nota – per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizie, prima lento e difficile, poi, una volta che gli imprenditori avevano compreso la 'necessità' di corrispondere utilità al sindaco, miracolosamente efficiente”.
Tra gli episodi i 7mila euro versati nel novembre 2012 a Luca Claudio, come prima tranche di una bustarella da 60mila “come contropartita per agevolare il rilascio di alcune autorizzazioni per cantieri edili; ma anche dei 25mila euro per velocizzare una concessione edilizia per la costruzione di una palazzina, sempre ad Abano”. In un altro caso, invece, per velocizzare le pratiche relative al cambio di destinazione d’uso da commerciale a residenziale di alcuni immobili a Montegrotto, il sindaco aveva costretto due imprenditori a cedergli un appartamento al prezzo di 65mila euro, alla metà del valore di mercato.
13 luglio 2016