11 arresti disposti dall'autorità giudiziaria antimafia
In mano alla camorra la Sanità a Napoli
Grazie al sodalizio dei clan con i vertici dell'apparato politico, economico e amministrativo
Un accordo politico-econmico-mafioso per controllare la sanità campana a cominciare dagli ospedali di Napoli e Caserta e di tutte le attività che vi ruotano attorno: appalti per i lavori di manutenzione, forniture, servizio ambulanze, smaltimento dei rifiuti speciali, pulizie e perfino la gestione delle macchinette per la distribuzione di bibite e merendine.
Tutto nelle mani delle varie aziende di riferimento dei clan e degli uomini di Gomorra. Un controllo assoluto e totale che veniva esercitato anche nei confronti delle poche ditte pulite vincitrici di appalti regolari che immancabilmente subivano l’immediata estorsione da parte dei boss.
É il nuovo filone investigativo su cui stanno lavorando i Pubblici ministeri (Pm) Henry John Woodcock ed Enrica Parascandolo i quali, sulla base di quanto dichiarato dal “collaboratore di giustizia” Mario Lo Russo in tre successivi interrogatori resi tra il 21 marzo e l’11 aprile scorsi, il 14 giugno hanno emesso 11 mandati di arresto nei confronti di camorristi e “colletti bianchi” ai vertici dell'apparato politico, economico e amministrativo della sanità campana.
In carcere sono finiti fra gli altri Riccardo Lama, amministratore unico della Kuadra srl, la società che secondo gli inquirenti è controllata dal clan Lo Russo e risulta aggiudicataria di appalti milionari in campo sanitario negli ospedali di Napoli e varie altre parti d'Italia; il suo collaboratore Antonio Festa, ritenuto affiliato ai Lo Russo, ed il socio di fatto Giulio De Angioletti, a sua volta ritenuto legato al clan; i tre devono rispondere di concorso esterno e associazione camorristica.
Agli inquirenti il nuovo “collaboratore di giustizia” ha riferito fra l'altro che: “Il clan Lo Russo controllava il Policlinico mentre gli altri ospedali della zona collinare (Monaldi, Cardarelli e Pascale) erano controllati dalle famiglie malavitose dei Caiazzo e dei Cimmino. La gestione di tale settore era principalmente affidata a Giulio De Angioletti e Antonio Festa: il primo con un ruolo di estremo rilievo e interessi anche nel settore della droga fin dai tempi di Giuseppe Lo Russo”.
Rispondendo alle domande dei Pm sullo svolgimento delle gare d’appalto del Policlinico, Mario Lo Russo ha riferito inoltre che De Angioletti e Festa “sottopongono a estorsione i piccoli imprenditori o entrano direttamente in società con quelle di più grosse dimensioni, come ad esempio la “Kuadra... I rapporti fra il clan Lo Russo e i vertici societari sono iniziati anni fa con Giuseppe Lo Russo ed erano inizialmente di carattere estorsivo. Poi il rapporto si era evoluto, tanto che Giulio De Angioletti e Antonio Festa, affiliati al clan, avevano assunto un ruolo di primo piano all’interno della società. Ragion per cui i Lo Russo intervengono sempre più spesso per condizionare le gare d’appalto a favore della “Kauadra”, minacciando gli altri partecipanti.
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche molte intercettazioni in cui De Angioletti, Lama e Festa discutono sui rapporti (contrastati) del clan Lo Russo, che ha la sua roccaforte a Miano, con i boss Antonio Caiazzo e Luigi Cimmino, che invece controllano il Vomero, l’Arenella e più in generale la zona collinare della città.
Prima di illustrare la proposta di spartizione degli appalti ospedalieri De Angioletti precisa ai suoi interlocutori che: “Con Cimmino abbiamo mangiato insieme io e Gennaro”. Poi aggiunge: ”Questo non tiene niente! Mo stiamo noi, dobbiamo dividere il Policlinico, cose... Dobbiamo dividere tutte cose, noi. A lui sono andato per dirgli: senti, ma dividiamo pure il Cardarelli? Ma dividiamo pure il Monaldi? No, quello il Monaldi e il Cardarelli lo tengono i Paradiso”.
Gli inquirenti annotano che tra i due gruppi criminali è sorto un contrasto per il controllo di questi ospedali: i Caiazzo — Cimmino vorrebbero “dividere” con i Lo Russo i proventi garantiti dal Cardarelli. La cosca di Miano, però, non è affatto d’accordo: potrebbe accettare se loro accettassero di dividere anche Cardarelli e Monaldi, ma stando così le cose la proposta è inaccettabile.
Festa: "Allora io gli dicevo ‘a copp’ ‘a mano: eh, vogliamo fare i patti? Io metto il Policlinico e tu metti il Monaldi, io metto l’Università e tu mi metti il Pausilipon, mi metti il Santobono, mi metti il Cotugno, mi metti il Pascale. Mettiamo tutti questi qua! E tutti questi qua e siamo di parte. Che vuoi fa’?".
“Hanno scoperto l’acqua calda – è il commento amaro di alcuni medici e infermieri degli ospedali sotto inchiesta - sono anni che siamo vessati dalla camorra e da un distorto rapporto con colluse forze sociali senza le quali un trasferimento o una qualsiasi cortesia non la otterresti mai. La camorra non è contro gli ospedali ma dentro: a noi viene chiesto di fare gli eroi di frontiera ma non abbiamo né i mezzi né il materiale umano per contrastare lo strapotere del crimine organizzato che vanta rapporti eccellenti con la politica che conta e con i vertici aziendali”.
Altro che “Napoli capitale della solidarietà ed esempio di efficienza nei pubblici servizi” altro che “rivoluzione” come ciancia il neopodestà di Napoli De Magistris appena riconfermato sulla poltrona di Palazzo San Giacomo.
13 luglio 2016