L'attacco militare terroristico a Nizza è frutto della guerra imperialista all'Is
No alla militarizzazione dell'Italia. Ritirarsi dalla guerra, lottare per la pace

 
L'attacco che ha colpito Nizza, in Francia, la notte fra il 14 e il 15 luglio durante le festività per l'anniversario della presa della Bastiglia, ha lasciato 84 morti e numerosi altri feriti. I marxisti-leninisti italiani, da sinceri e coerenti antimperialisti, si stringono al popolo francese fratello, ne condividono il dolore ed esprimono la speranza di una rapida guarigione per chi è rimasto ferito.
Lo Stato Islamico (IS) il 16 luglio ha rivendicato che l'attentatore è un “nostro soldato” che ha “risposto agli appelli a colpire i cittadini degli Stati facenti parte della coalizione che combatte lo Stato Islamico”. Resta da capire se l'attacco sia stato effettivamente coordinato dall'IS, o se il 31enne tunisino abbia agito per conto suo con altri complici, magari influenzato anche dalla situazione terribile che esiste in Francia per quanto riguarda la ghettizzazione sociale e culturale degli arabi e dei musulmani che vivono o sono addirittura nati in quel Paese.
Hollande e Valls, prima ancora di accertare il coinvolgimento dell'IS, non hanno perso tempo per strumentalizzare l'ennesima tragedia per prospettare un'intensificazione della guerra allo Stato Islamico. Hanno inoltre deciso di militarizzare le città ed estendere lo stato d'emergenza, atti che potrebbero colpire anche i coraggiosi lavoratori francesi in lotta per affossare la Loi Travail (il “Jobs act” d'Oltralpe). Infatti puntualmente gli aerei dell'imperialismo francese hanno ripreso i bombardamenti in Siria e Iraq, secondo quanto comunicato dal ministro della Difesa, pardon della guerra, Le Drian. Una nuova escalation approvata anche dall'Ue e dagli Usa: le due potenze imperialiste, rispettivamente tramite la rappresentante per gli esteri Mogherini e il segretario di Stato Kerry, hanno infatti stabilito di “rafforzare la nostra cooperazione nell'antiterrorismo”. Ma la soluzione scelta dai leader imperialisti europei e americani e francesi, raccolta anche dalla ministra della Difesa guerrafondaia Pinotti parlando di “non fermarci mai fino a quando non avremo sconfitto questi terribili assassini”, non farebbe che peggiorare ulteriormente la situazione.

Responsabilità e conseguenze della guerra imperialista
Noi marxisti-leninisti italiani non vogliamo che queste stragi si ripetano, in Europa come in Medio Oriente e in qualsiasi altra parte del mondo. Proprio per questo, non possiamo esimerci dal nostro dovere antimperialista di puntare ancora una volta il dito sulle vere radici di questo conflitto. La paura e l'orrore non devono farci cadere in balia dei governanti imperialisti dei Paesi europei, i quali risponderebbero e hanno effettivamente risposto a questo attacco con nuovi e più pesanti bombardamenti, cioè aggravando e perpetuando questa situazione, visto che la strage di Nizza si configura come l'ennesima sanguinosa conseguenza della guerra imperialista contro l'IS, come tra l'altro si capisce dai comunicati di quest'ultimo.
Quello che i media e i politicanti borghesi dell'Europa non dicono è che è in corso una guerra, dichiarata non dall'IS ma dagli Stati europei imperialisti, Francia in testa, la quale da oltre vent'anni sta devastando il Medio Oriente e i suoi popoli, dove intere generazioni sono nate e vissute nelle condizioni di questa guerra. Non siamo in presenza di un gruppo terroristico che odia lo “stile di vita occidentale”, ma di uno Stato che, sotto attacco e perdendo territori, resiste con questi atti di guerra terroristici non avendo a disposizione i cacciabombardieri che lo bombardano pressoché quotidianamente. Non di un mostro sorto dal nulla contro i “valori occidentali” di “libertà” e “democrazia”, ma l'inevitabile conseguenza di anni e anni di guerre, bombardamenti, distruzioni e massacri compiuti dall'imperialismo in Medio Oriente. Gli imperialisti hanno infiammato l'intera regione e portato fette sempre più ampie dei popoli locali e degli arabi e musulmani che vivono in Europa a unirsi alla resistenza armata, resistenza di cui è parte anche l'IS, piaccia o no, come conseguenza della complessa situazione sociale e culturale esistente in quei territori. Ciò non significa giustificare questo genere di attacchi ma contestualizzarli all'interno della terribile spirale guerra imperialista-attacchi terroristi, dove barbarie genera barbarie, in un conflitto distruttivo che pare senza fine e senza soluzione se non se ne capiscono le origini. In realtà questa soluzione c'è: mettere fine alla guerra ultraventennale condotta dagli Stati imperialisti contro i popoli arabi, oggi contro l'IS, pur non avendo il minimo diritto di ingerirsi negli affari di quei popoli e quegli Stati. Una guerra dalla quale hanno da guadagnare solo e soltanto i grandi capitalisti, i fabbricanti e i commercianti di armi nostrani, a spese dei popoli arabi ed europei; davanti ai loro interessi, anche i cosiddetti ideali di “democrazia” e “libertà”, tanto sbandierati quando si tratta di fare la guerra, cedono il passo.
Va tra l'altro rimarcata la parzialità della maggior parte dei mass media, che spesso ignorano o sminuiscono le stragi nei Paesi arabi aggrediti a causa dei bombardamenti imperialisti, come si trattasse di morti di serie B, peraltro confondendo le idee alle masse su ciò che avviene e quindi sulle cause reali di attacchi militari terroristici come quello di Nizza.
Quei numeri sui morti in Medio Oriente sotto i bombardamenti che i nostri media ci riferiscono quasi come fossero semplici statistiche matematiche, fredde e lontane, sono in realtà tragedie che sconvolgono i popoli arabi tanto quanto la strage di Nizza ha sconvolto i popoli europei. Tragedie che infine hanno prodotto l'IS, il quale usa gli stessi metodi contro gli Stati imperialisti aggressori. Tali metodi ovviamente non sono condivisibili, visto che colpiscono i civili innocenti, ma questo non cambia il fatto oggettivo, cioè che sono una reazione alla guerra imperialista. Di conseguenza mettere fine alla barbarie imperialista, cessare i bombardamenti e aprire trattative con tutte le parti in causa, IS compreso, servirebbe a mettere fine anche a questa barbarie che ora sta mietendo tante vite anche fra i popoli europei.
Battiamoci perché l'Italia si ritiri dalla guerra
La strage di Nizza pertanto inchioda i governanti degli Stati imperialisti alle loro responsabilità, poiché spetterebbe a loro cessare immediatamente il conflitto se gli interessasse veramente il benessere dei loro popoli, ora esposti alla minaccia del contrattacco terroristico. Ma se i governi non hanno intenzione di farlo, sta ai popoli stessi scendere in campo e lottare per la pace e per costringerli, innanzitutto rifiutandosi di appoggiare la loro guerra e di unirsi al coro bellicoso dell'“unità nazionale” per la “guerra al terrorismo”.
È urgente e imperativo battersi perché l'Italia si tiri fuori da questa guerra, ritirandosi dai teatri di guerra dove è presente, in particolare in Iraq e Afghanistan, e rinunciando a ogni intervento in Libia o altrove, per evitare che tali ritorsioni si abbattano anche sul nostro popolo. Dobbiamo opporci alla linea del governo Renzi, i cui rappresentanti non si risparmiano negli appelli alla “coesione nazionale” nella “lotta al terrorismo”: Alfano alla conferenza stampa del 15 luglio, ha annunciato l'intenzione di militarizzare il Paese inasprendo i controlli polizieschi, i fermi e le espulsioni, ricorrendo alle forze armate, allertando i confini, aumentando i “controlli sul web” e incaricando i prefetti di condurre “controlli” capillari sul territorio; tutte misure da regime di polizia assolutamente inutili per lo scopo ufficiale, cioè prevenire il terrorismo. Poco dopo, alla conferenza dei capigruppo del 18 luglio (che peraltro ha deciso di monitorare e schedare i musulmani in Italia), Renzi ha chiesto ai partiti del parlamento scodinzolanti, M5S compreso, di compattarsi attorno al governo in nome della “lotta al terrorismo” e della “sicurezza”; retorica e azioni che, oltre a mettere a repentaglio l'incolumità e i diritti democratici del nostro popolo, favorisce la tenuta del nuovo duce. Tra l'altro la Boschi ha raschiato il fondo dell'indecenza politica, se non dello sciacallaggio vero e proprio, collegando la controriforma piduista e fascista della Costituzione alla difesa dagli attentati terroristici.
È però ancora più grave che la CGIL sia stata messa a disposizione del capitalismo italiano, del governo e della sua politica di guerra: è questo il senso della lettera della Camusso alle iscritte e agli iscritti del 15 luglio in difesa dei “principi e valori” di “democrazia e libertà” del nostro Paese e dell'Europa, dando credito alle belle quanto fasulle parole dietro cui i governanti imperialisti nascondono la nuova pioggia di bombe sulla Siria e l'Iraq. Spetterebbe anche alla CGIL, insieme alle altre forze politiche, sociali, culturali e religiose amanti della pace, fare la propria parte per lanciare un grande movimento contro la guerra, per non parlare poi del ruolo che potrebbe avere nello smascherare gli enormi interessi del capitalismo italiano nella possibile avventura neocolonialista in Libia; invece il vertice camussiano, debole e sonnolento quando si tratta di portare avanti le lotte dei lavoratori, non ha perso tempo a dimostrarsi disponibile e affidabile al governo. C'è davvero da sperare che le lavoratrici e i lavoratori antimperialisti che fanno parte della CGIL respingeranno l'appello.
Far uscire l'Italia dalla guerra è l'unico modo per far uscire la guerra dall'Italia. Questa, non la militarizzazione, l'estensione dei servizi segreti e il restringimento delle libertà, è l'unica “prevenzione” veramente efficace. Per evitare le inevitabili ritorsioni militari terroristiche da parte dell'Is.

20 luglio 2016