Secondo i dati Ocse
Precari il 57% dei giovani
Aumentati ulteriormente grazie al Jobs Act
Nell'Italia di Renzi regnano la precarietà e la disoccupazione. A certificarlo nuovamente sono i dati contenuti nel rapporto sull'occupazione in Europa presentato il 7 luglio dall'Ocse. E se a dirlo è l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, al servizio del grande capitale e ispiratrice delle peggiori politiche di compressione dei diritti dei lavoratori, c'è proprio da crederci.
Il rapporto fotografa la situazione dei giovani sotto i 25 anni: la percentuale delle ragazze e dei ragazzi di quell'età con un lavoro precario nel 2015, quindi col Jobs Act in azione, sale al 57,1% rispetto al 56% del 2014. La percentuale di chi è rimasto nello stesso posto di lavoro per meno di un anno sale al 43% nel 2015, un aumento più che considerevole rispetto al 37,9% dell'anno precedente. Peggio dell'Italia solo Grecia e Spagna.
Accanto al precariato endemico c'è un 40,3% di giovani disoccupati a fine 2015, in calo rispetto alle percentuali ben peggiori degli anni scorsi, ma ugualmente inaccettabile, tanto più se si tiene conto che molti hanno comunque trovato lavori precari, e che comunque dimostra il fallimento delle “tutele crescenti” che avrebbero dovuto cancellare la disoccupazione giovanile come per magia. Più di un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni non studia né cerca lavoro.
A completare il quadro c'è il dato dei disoccupati di lunga durata, non solo giovani: il 58,7% dei disoccupati totali cerca lavoro da più di un anno. La percentuale sale al 65% per i senza-lavoro con più di 55 anni.
L'Ocse, naturalmente, non critica il Jobs Act, anzi addirittura chiede di consentire alle imprese di “derogare al contratto nazionale in caso di difficoltà economica”, mettendo la pietra tombale su ogni straccio di diritto contrattuale dei lavoratori. Per i guru del capitalismo, il Jobs Act “ha incentivato l'uso di contratti a tutele crescenti al posto di contratti temporanei con creazione netta di occupazione”. Peccato che i dati si riferiscano al 2015, con gli incentivi a pieno regime, e non specificano quanti dei nuovi contratti siano stati riconvertiti dai vecchi. Inoltre si occulta volutamente la cruda realtà, cioè che il Jobs Act non prevede contratti stabili ma estende la precarietà a tutti, visto che i contratti nominalmente sono sì a tempo indeterminato, ma con la possibilità per il padrone di licenziare a piacimento. Comunque dai dati Ocse emerge chiaramente che il Jobs Act non produce lavoro né aumenta i salari. Questi ultimi sono diminuiti dello 0,2% dal 2007, un dato apparentemente minuto che non deve però trarre in inganno visto che si tratta statisticamente di migliaia di dollari, e ben lo sanno i lavoratori che vivono questa condizione sulla propria pelle.
Ciò che il governo Renzi sta facendo, nel solco dei suoi predecessori, è rubare ai giovani il diritto ad un lavoro stabile e tutelato, cioè il diritto a pianificarsi un futuro senza la minaccia costante della disoccupazione. Ecco perché i giovani devono ribellarsi e cacciarlo e battersi per il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti.
20 luglio 2016