L'ambizioso sindaco di Napoli inganna gli antimperialisti e gli oppositori di Renzi
La truffa di De Magistris: “Cambiare l'Europa”
Complici alcuni centri sociali, falsi comunisti e trotzkisti
Da quando è stato rieletto sindaco al ballottaggio del 19 giugno l'ambizioso Luigi De Magistris si è dato ad un attivismo sfrenato nel portare avanti il suo progetto per inserire Napoli nella rete delle cosiddette “città ribelli e del cambiamento europeo”, e per presentarsi, alla testa del suo movimento personale DemA, come leader degli antimperialisti e degli oppositori di Renzi, da riunire in una sorta di Podemos italiana in vista delle prossime elezioni politiche. E ad affiancarlo, creandogli il terreno favorevole con assemblee e dibattiti ad hoc, sono alcuni centri sociali e certi personaggi e gruppi falsi comunisti e trotzkisti, che spaziano da “il manifesto” trotzkista, al PRC e ai CARC, e che stanno puntando sul narcisista di Palazzo San Giacomo come nuovo leader della dispersa e ininfluente “sinistra radicale” in Italia.
Il 23 giugno, appena intascato il secondo mandato, De Magistris ha partecipato ad un incontro al centro sociale Baobab di Roma con l'economista greco Yanis Varoufakis, sul tema dell'esperienza delle “città ribelli” contro l'“Europa dell'austerità”. L'ex ministro dell'Economia del governo Tsipras partecipava come fondatore del movimento DiEM25, un movimento transnazionale composto da elementi provenienti da Verdi, sinistra radicale e liberali, a cui hanno aderito intellettuali come i due trotzkisti Noam Chomsky e Ken Loach, Brian Eno, Julian Assange, Saskia Sassen. Nel suo manifesto programmatico DiEM25 si propone di cambiare dal basso la politica europea, puntando in particolare sulle “città ribelli” dove si sperimentano forme di “democrazia partecipata”, come Napoli, Barcellona, Madrid, La Coruna, Dublino e altre. Per riuscire, si sottolinea, a “raddrizzare questa china pericolosa in cui L'UE sta scivolando”, prima che “si disintegri” e per farla diventare, entro il 2025, “il regno della prosperità condivisa, della pace e della solidarietà per tutti gli europei”.
L’evento è stato organizzato e introdotto da Lorenzo Marsili, fondatore di European Alternatives e referente per l'Italia di Varoufakis, e che ha recentemente avviato un lavoro di mappatura e messa in rete delle cosiddette “città del cambiamento”, e ha visto la partecipazione anche di Valentino Parlato, uno dei fondatori de “il manifesto”. “L’Europa - ha detto Varoufakis - la salveremo mettendo il demos nella democrazia, disobbediremo, creeremo una agenda paneuropea, una rete di città e governi. Invertiremo l’austerità in un new deal, non un progetto per esperti ma per cittadini”.
In sintonia con la retorica iperbolica di Varoufakis, De Magistris ha decantato i meriti della sua amministrazione, l’unica a suo dire in Italia ad aver posto un limite alla spending review
e alle politiche liberiste, aprendo nuove scuole, assumendo nuove maestre per gli asili e ripubblicizzando l'acqua, e così via. E ha strizzato l'occhio al M5S facendo gli auguri alla neo sindaca Virginia Raggi: “Spero che tra Napoli e Roma, che sono due città che si toccano, ci possa essere un rapporto di fattiva collaborazione. Noi siamo la città che abbatte muri, che non ha confini, non ha pregiudizi e guardiamo con interesse a chi è contro il sistema”.
Il tour promozionale del sindaco di Napoli
Dopo questo incontro romano con l'economista keynesiano, De Magistris ha incontrato il 14 luglio a Marghera, ospite del sindaco Verde Gianfranco Bettin, referente dei centri sociali del Veneto che lo hanno sostenuto anche elettoralmente, la sindaca di Barcellona, Ada Colau, candidata degli autonomisti catalani e del movimento Podemos, considerata la leader di fatto della rete delle “città del cambiamento”. Incontro sempre organizzato dal solito Marsili e avente per tema la “ricostruzione europea”, in cui la Colau ha esaltato il “laboratorio politico” che è in atto in alcune città metropolitane del Mediterraneo, come Napoli, ma anche nella tedesca Turingia del presidente Bodo Ramelow (di Die Linke), capo di una coalizione con Spd e Verdi, o nella francese “Grenoble, governata dalla coalizione “una città per tutti” del sindaco ecologista Eric Piolle, sostenuto da Gauche, Sinistra Anticapitalista e alcune associazioni locali.
“Stiamo imparando, con umiltà e senza massimalismi, un altro modo di fare politica. Più che l’ennesimo manifesto occorre davvero costruire una rete delle municipalità molto ancorata alle pratiche. In questo momento di crisi bestiale la vera grande forza del municipalismo è proprio ispirata da pragmatismo, realismo, vicinanza al popolo nelle pratiche quotidiane”, ha detto la Colau. “In sintonia con l’esperienza di Barcellona anche a Napoli l’amministrazione dà valore alla confederazione democratica, all’autogoverno e all’autogestione come partecipazione popolare”, le ha fatto eco De Magistris. Che subito dopo l'incontro con la sindaca catalana è partito per Padova, per partecipare allo Sherwood Festival, dove era previsto un confronto sul “nuovo municipalismo” con Eleonora De Majo del Laboratorio Insurgencia, eletta in consiglio comunale a Napoli, Tommaso Cacciari del Comitato No Grandi Navi di Venezia, e Francesco Pavin del No Dal Molin di Vicenza.
Il 21 luglio l'instacabile De Magistris è comparso a Sesto Fiorentino, all'assemblea dei Comitati contro l'inceneritore della piana di Firenze, presenti i CARC che hanno dato grande risalto al suo intervento sul loro sito. E qui, data la situazione favorevole, ha indossato come spesso gli piace fare i panni del Masaniello, proclamando che si può violare la legalità formale quando va contro gli interessi delle masse popolari. E che quando il governo centrale vuole privatizzare, svendere, commissariare e fare gli interessi dei poteri forti le amministrazioni locali hanno il dovere di disobbedire: “A Napoli stiamo facendo la rivoluzione governando”, si è vantato il demagogo di Palazzo San Giacomo, come se avesse dietro tutte le masse popolari partenopee e non fosse stato invece rieletto a malapena dalla metà della metà degli elettori, perdendo quasi 50 mila voti rispetto al 2011 e in presenza di un astensionismo record di quasi il 65%.
Tra l'altro nell'occasione ha strizzato l'occhio ai CARC, ripagandoli per avergli tirato la volata elettorale, accettando il loro invito a partecipare il 30 luglio a Napoli alla “Festa di riscossa popolare nazionale”, insieme all'ex sindacalista Fiom Giorgio Cremaschi, che con la sua corrente interna a Il sindacato è un'altra cosa ha abbandonato opportunisticamente la lotta all'interno della CGIL spostandosi verso il sindacalismo autonomo, spontaneista e trotzkista; e a Sandro Medici, ex direttore de “il manifesto” trotzkista ed ex consigliere comunale a Roma, ex presidente di Municipio e già candidato sindaco alle comunali del 2013. In questo incontro, si legge sul sito dei CARC, “si parlerà di difendere e applicare la Costituzione e di quali amministrazioni locali servono”.
In soccorso della UE imperialista
Insomma, il megalomane sindaco di Napoli non perde occasione per proporsi come leader dell'opposizione sociale in Italia al governo Renzi e alla politica liberista e di austerità della UE. Ma come dimostra il suo sodalizio con Varoufakis e la Colau, si tratta di fumo negli occhi per gli antimperialisti e gli antirenziani, perché in realtà tutti questi ambiziosi politicanti della “sinistra” borghese non mettono in discussione la UE imperialista, ma propongono di “cambiarla” dall'interno attraverso nuove formule demagogiche come la “democrazia partecipativa” e le “città del cambiamento”, proprio per puntellarla e riavvicinarla alle masse, così da scongiurarne la disintegrazione, come infatti sostengono apertamente.
Ed è significativo che lo facciano proprio nel momento in cui, dopo il referendum sulla Brexit, la UE imperialista ha toccato l'apice dell'impopolarità e delle spinte disgregatrici. In definitiva essi sono dei riformisti che al massimo aspirano a fare la sinistra della sinistra socialdemocratica europea, visto che questa non si distingue ormai in niente dalla destra, e che cercano solo di escogitare nuovi strumenti più accattivanti per tenere intrappolati gli antimperialisti nella gabbia delle sempre più screditate e invise istituzioni europee.
27 luglio 2016