Engels su Engels


1838
È molto bene che vogliate andare a Xanten, e ci andrete certamente se la mamma lo ha promesso alla zia e alla nonna. Dovete fare in modo di arrivarci al tempo dell’uva, allora potrete mangiarne finché potete. Qui nel nostro giardino c’è pure dell’uva ma non è ancora matura, mentre abbiamo mele mature, mele paradise, che sono molto più saporite di quelle che erano nel cortile di Caspar sul grande albero che hanno abbattuto.
Pensa, Marie, che abbiamo una chioccia con sette pulcini che hanno appena otto giorni, e quando non abbiamo niente da fare in ufficio, andiamo in cortile e prendiamo mosche, zanzare e ragni, e poi viene la vecchia e ce li prende dalla mano e li dà loro. Ma c’è un pulcino nero che è grosso come un canarino, che mangia le mosche dalla mano. E tutti questi piccoli animaletti diventano polli ruspanti e hanno tutti penne ai piedi. Scommetto che questa chioccia e questi pulcini ti piacerebbero moltissimo. Perché tu pure sei un pulcino. Devi dire alla mamma che il prossimo anno deve fare covare le uova anche a una gallina. Abbiamo anche colombi, sia dai Treviranus che dai Leupold, colombi crestati e gozzuti, che qui si chiamano colombi coronati (perché hanno sul petto una felpa che qui chiamano corona), Specialmente i primi sono belli. Ogni giorno diamo loro da mangiare, Eberlein e io, ma non mangiano vecce, che qui non ci sono, ma piselli e faggiuole molto piccole, che non diventano più grosse di piselli.
Quando al mattino il mercato è pieno, dovresti vedere quali strani costumi portano le contadine. Sono particolarmente strani i berretti e i cappelli di paglia. Se una volta posso osservare con tutta calma una donna, voglio tentare poi di farle il disegno e voglio mandartelo. Le ragazze portano un piccolissimo cappuccetto rosso sulla crocchia, e le donne anziane hanno grandi cuffie con le ali, strette, e che scendono fin sul viso, oppure anche cappucci di velluto increspati sul davanti con merletti neri. Hanno un aspetto molto bizzarro.
La finestra della mia stanza dà su un vicolo che è spiritato. Quando la sera tardi sono ancora alzato, verso le undici, nel vicolo incominciano i rumori, e i gatti gridano, i cani abbaiano, gli spiriti ridono e mugulano e battono alle imposte dell’altra casa; ma tutto è affatto naturale perché nel vicolo abita il lampionaio che alle undici corre fuori.
Adesso ho riempito due facciate; se volessi fare come te, adesso scriverei: “Ora sarai molto soddisfatta che ti abbia raccontato tante cose, la prossima volta te ne racconterò ancora altrettante”. Così fai tu; mi riempi due facciate con grandi spazi in mezzo e mi lasci vuote le altre due facciate; ma perché veda che non faccio come fai tu e che non ti rendo la pariglia, voglio darmi da fare fino a metterti insieme quattro facciate fitte fitte.
Questa mattina è venuto un barbiere e il signor pastore voleva che mi facessi radere: dice che ho un aspetto orrendo. Ma io non lo faccio, papà ha detto che dovevo lasciare stare il mio rasoio chiuso a chiave fino a che ne avessi avuto bisogno; e papà è partito quattordici giorni fa, e in questo tempo la barba non può essermi cresciuta tanto. Ora non mi rado più finché non mi saranno cresciuti dei neri baffi corvini. Anzi lo sai che la mamma ha detto a papà di darmi un rasoio, al che il papà rispose che ciò significava indurmi a radermi, e che a Manchester lui stesso me ne comprerà uno, ma io non li uso, per principio.
Arrivo appena adesso dalla parata che c’è ogni giorno sulla piazza del duomo. Qui si esercita il grande esercito anseatico, che è formato da circa quaranta soldati e venticinque suonatori e da sei a otto ufficiali e (se si eccettua il tamburo maggiore) tutti insieme possono avere dei baffi così folti quanto quelli di un ussaro prussiano. Infatti i più non hanno barba, gli altri ne hanno solo un’idea. La parata dura due interi minuti: i soldati arrivano, si schierano, presentano le armi e vanno di nuovo via. Ma la musica è bella (molto bella, meravigliosa, stupenda, dicono gli abitanti di Brema). Ieri è stato imprigionato un anseatico che aveva disertato. Quest’uomo era un ebreo e andava dal pastore Treviranus per ricevere l’insegnamento religioso e voleva essere battezzato. Ora aveva disertato, però non si era allontanato dalla città ma aveva scritto una lettera al pastore Treviranus in cui diceva che si trovava a Brinkum e che era stato convinto da un parente ad andare colà; egli, il pastore, avrebbe dovuto intercedere affinché la pena venisse attenuata. Il pastore voleva farlo, quando ieri quest’uomo è stato arrestato all’improvviso alla periferia di Brema e si è saputo dove si trovava. Adesso sarà certo messo in prigione o riceverà 60 bastonate – infatti qui i soldati ricevono sempre bastonate.
A Brema non abita nessun ebreo, solo qualche ebreo sotto patrocinio abita nel suburbio ma nessuno può entrare in città.
Oggi è piovuto di nuovo per tutto il giorno. Otto giorni fa, per una volta, non è piovuto per niente, altrimenti piove tutti i giorni, anche se spesso solo per poco. Domenica ha fatto molto caldo e anche ieri l’aria era un po’ soffocante, sebbene il cielo fosse spesso annuvolato, ma oggi, no, oggi non si può sopportare. Ci si infradicia appena si mettono i piedi fuori dalla porta. Come va da voi? Adesso voglio scrivere alla mamma. Voi, Kampermann, state di nuovo bene, vecchie oche?
(Engels, Lettera a Marie Engels, 29 agosto 1838, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pagg. 375-376-377)
 
Dispero ogni giorno di più della mia poesia e della sua forza produttiva, da quando ho letto i due saggi di Goethe “Per giovani poeti”, nei quali mi trovo descritto come meglio non si potrebbe e dai quali mi è diventato chiaro che le mie rime da quattro soldi non servono a nulla per l’arte; però continuerò a fare rime perché questo è, come dice Goethe, un “sovrappiù piacevole” e continuerò pure a far inserire in giornali qualche poesia, perché lo fanno pure altri individui che sono asini come me, e anche più di me, e perché la letteratura tedesca non ne verrà né sminuita né elevata; ma quando leggo una bella poesia, tutte le volte mi penetra nell’anima una rabbia: tu non sei stato capace di farla! Satis autem de hac re locuti sumus! [Ma di questo abbiamo ora parlato abbastanza]
(Engels, Lettera a Friedrich e Wilhelm Graeber, 17-18 settembre 1838, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pagg. 384-385)
 
Devo scriverti ora che cosa vorrei per Natale? Ma, ciò che ho già, non occorre che tu me lo fai, e ciò che non ho lo sai, che cosa devo scriverti allora? Ricamami una scatola per sigari oppure... non so che cosa, ma puoi ogni tanto, circa ogni 2 o 3 giorni punzecchiare la mamma perché per il giorno di Natale mi mandi Goethe; ne ho veramente bisogno, perché non si può leggere niente senza trovare riferimenti a Goethe.
(Engels, Lettera a Marie Engels, 9 ottobre 1838, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 390)
 

1839
Sto componendo un altro corale, in cui si alternano le voci di basso e di soprano. Sta’ attenta.
Manca ancora l’accompagnamento, probabilmente cambierò ancora qualche punto particolare. È chiaro che la maggior parte, eccetto la quarta riga, è rubata al libro dei canti.
(Engels, Lettera a Marie Engels, 7 gennaio 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 397)
 
Vorrei vedere un matrimonio in cui il marito ama non sua moglie, ma Cristo in sua moglie; non è naturale qui domandarsi se egli, in sua moglie, fa all’amore anche con Cristo? Ma dove si trovano nella Bibbia assurdità simili? Nel Cantico dei cantici sta scritto: come sei dolce, amore nella voluttà; ma ora viene insultata ogni difesa della sensualità, malgrado David, Salomone e Dio sa chi. Io mi arrabbio terribilmente per questo stato di cose. E per di più questi individui si vantano di possedere la vera dottrina e condannano non tanto chi dubita della Bibbia, ma chi la interpreta in modo diverso dal loro.
(Engels, Lettera a Friedrich Graeber, 19 febbraio 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 408 )
 
E ora che devo fare io, povero diavolo? Continuare a sgobbare per conto mio? Non ne ho voglia. Diventare lealista? Un accidenti! Attenermi alla mediocrità sassone? Ugittugit (o Dio, o Dio, esclamazione di disgusto di qui). Dunque devo diventare un Giovane Tedesco, o piuttosto lo sono già anima e corpo. Le idee del secolo non mi lasciano dormire di notte; quando sono alla posta e guardo lo stemma prussiano, mi afferra lo spirito della libertà; ogni volta che guardo il giornale, vado in cerca dei progressi della libertà; essi s’insinuano nelle mie poesie e irridono gli oscurantisti in cappucci frateschi e in ermellino. Ma dalla loro retorica del dolore universale, dello storico-universale, del dolore dell’ebraismo ecc. mi tengo lontano, perché ora sono già cosa vecchia.
(Engels, Lettera a Friedrich Graeber, 8 (nisi erro) [se non sbaglio], aprile 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pagg. 415-416)
 
Ora mi occupo molto di filosofia e di teologia critica. Quando si ha 18 anni e si fa la conoscenza di Strauss, dei razionalisti e della “Kirchen-Zeitung”, bisogna o leggere tutto senza rifletterci oppure cominciare a dubitare della propria fede wuppertalese. Non capisco come i predicatori ortodossi possono essere così ortodossi, dato che nella Bibbia si trovano palesi contraddizioni. Come si possono mettere d’accordo con l’autenticità, l’autenticità letterale degli evangelisti, le due genealogie di Giuseppe, lo sposo di Maria, le diverse affermazioni sull’istituzione della cena eucaristica (questo è il mio sangue, questo è il nuovo testamento nel mio sangue), sugli indemoniati (uno racconta che il demonio uscì semplicemente, l’altro che entrò nei porci), l’affermazione che la madre di Gesù andò a cercare suo figlio che essa riteneva pazzo, sebbene lo avesse concepito in maniera miracolosa ecc.? E inoltre la divergenza nel “Padre nostro”, nella successione dei miracoli, la concezione particolarmente profonda di Giovanni, da cui però la forma della narrazione viene manifestamente turbata? Le Christi ipissima verba, di cui si vantano gli ortodossi, suonano diversamente in ogni Vangelo. Per non parlare del Vecchio Testamento. Ma nella cara Barmen ciò non si dice a nessuno, là si viene istruiti secondo princìpi totalmente diversi. E su che cosa si fonda l’antica ortodossia? Su nient’altro che l’andazzo abituale. Dov’è che la Bibbia esige fede nella lettera della sua dottrina, dei suoi racconti? Dov’è che un solo apostolo dice che tutto ciò che racconta è ispirazione immediata? Ciò che gli ortodossi dicono non significa sottomettere la ragione all’obbedienza di Cristo, no, significa uccidere ciò che c’è di divino nell’uomo per sostituirlo con la lettera morta. Per questo sono ancora un buon soprannaturalista come prima, ma ho abbandonato l’ortodossia. Così non posso assolutamente credere che un razionalista che con tutto il cuore cerca di fare il bene per quanto è possibile, possa essere eternamente dannato. Ciò contraddice la stessa Bibbia poiché sta scritto che nessuno è dannato a causa del peccato originale ma a causa dei propri peccati; se uno allora si oppone con tutta la forza al peccato originale e fa ciò che può, tutti i suoi peccati attuali sono solo conseguenze necessarie del peccato originale, dunque non possono dannarlo.
(Engels, Lettera a Friedrich Graeber, circa 23 aprile - 1° maggio 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pagg. 419-420)
 
Oggi (30 aprile), dato il tempo splendido, sono rimasto a sedere dalle 7 alle 9 in giardino, ho fumato e letto “I Lusiadi”, fino al momento di andare in ufficio. In nessun luogo si legge così bene come in giardino in una chiara mattina primaverile, la pipa in bocca, i raggi del sole alle spalle. Nel pomeriggio riprenderò queste occupazioni con il Tristano antico tedesco e le sue dolci riflessioni sull’amore, questa sera vado alla birreria comunale, dove il nostro sig. pastore offre il vino del Reno ricevuto, secondo l’obbligo, dal nuovo borgomastro.
(Engels, Lettera a Wilhelm Graeber, 30 aprile 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 439)
 
Voglio dichiararti francamente che ora sono giunto al punto di ritenere divina solo la dottrina che può reggersi davanti alla ragione. Chi ci dà il diritto di credere ciecamente alla Bibbia? Solo l’autorità di quelli che lo hanno fatto prima di noi! Sì, il Corano è un prodotto più organico della Bibbia, perché richiede fede in tutto il suo contenuto senza interruzione. La Bibbia invece è composta di molti pezzi di molti autori, molti dei quali non pretendono essi stessi di richiamarsi alla divinità. E noi dobbiamo credere loro, contro la nostra ragione, solo perché i nostri genitori ce lo dicono? La Bibbia insegna la dannazione eterna del razionalista. Puoi immaginarti che un uomo che per tutta la sua vita (Börne, Spinoza, Kant) ha cercato l’unione con Dio, anzi, che uno come Gutzkow, il cui scopo supremo della vita è trovare il punto dove il cristianesimo positivo e la cultura del nostro tempo si presentano affratellati, dopo la sua morte debba essere eternamente, eternamente allontanato da Dio e sopportare senza fine, fisicamente e spiritualmente, l’ira di Dio nei tormenti più crudeli? Noi non dobbiamo tormentare una mosca che ci ruba lo zucchero, e Dio dovrebbe tormentare diecimila volte più crudelmente e per tutta l’eternità un uomo i cui errori sono altrettanto inconsapevoli? Inoltre, un razionalista onesto commette peccato con i suoi dubbi? Mai più. Dovrebbe infatti avere per tutta la sua vita i più terribili rimorsi di coscienza; il cristianesimo dovrebbe, se egli ricerca la verità, imporglisi con verità invincibile. Avviene ciò? Inoltre, in quale posizione ambigua sta l’ortodossia nei confronti della cultura moderna? Ci si richiama al fatto che il cristianesimo avrebbe portato con sé dappertutto la cultura; ora all’improvviso l’ortodossia comanda che la cultura deve arrestarsi nel bel mezzo del suo progresso. A che serve ad esempio tutta la filosofia, se crediamo alla Bibbia che insegna l’inconoscibilità di Dio mediante la ragione? Eppure l’ortodossia trova utilissima una piccola quantità di filosofia, purché non sia troppa. Se la geologia ottiene dei risultati diversi da quanto insegna la storia mosaica delle origini, viene diffamata (vedi il miserabile articolo della “Evangelische Kirchen-Zeitung”: “I limiti dell’osservazione della natura”), se ottiene in apparenza gli stessi risultati, ci si richiama ad essa. Se ad esempio un geologo dice che la terra, le ossa fossili testimoniano una grande inondazione, ci si richiama a ciò; ma se un altro scopre indizi attestanti che questi fatti risalgono a età diverse e dimostra che questa inondazione c’è stata in diversi tempi e in diversi luoghi, allora la geologia viene condannata. È giusto questo? Inoltre: c’è la “Vita di Gesù” di Strauss, un’opera inconfutabile, perché non si scrive una confutazione convincente? Perché si diffama quest’uomo veramente rispettabile? Quanti lo hanno combattuto da cristiani, come Neander? Ed egli non è un ortodosso. Sì, ci sono dubbi, gravi dubbi che non posso confutare. Inoltre la dottrina della redenzione: perché non se ne tira la morale di punire colui che prende volontariamente il posto di un altro? Tutti la riterrete ingiusta; ma ciò che è ingiusto per gli uomini, deve essere suprema giustizia per Dio? Inoltre, il cristianesimo dice: vi rendo liberi dal peccato. Ora a ciò tende anche il resto del mondo, il mondo razionalistico; allora si mette di mezzo il cristianesimo e proibisce loro di proseguire in questa ricerca perché la via dei razionalisti allontana ancora di più dal fine. Se il cristianesimo ci mostrasse uno che esso ha reso così libero in questa vita che non ha più peccato, allora potrebbe avere qualche diritto di parlare così, ma certo non prima. Inoltre: Pietro parla del latte ragionevole e genuino del Vangelo. Non capisco. Mi si dice: questa è la ragione illuminata. Ma mi si mostri una ragione illuminata a cui ciò appaia chiaro. Finora non ne ho trovata una, perfino per gli angeli ciò è “un alto mistero”. Spero che tu pensi troppo bene di me per attribuire simili cose a un empio scetticismo e millanteria; lo so che con ciò vado incontro ai maggiori inconvenienti, ma non posso respingere ciò che mi si impone in maniera convincente, per quanto io faccia. Se con il mio linguaggio violento ho forse urtato le tue convinzioni, ti prego di cuore di perdonarmi; ho parlato solo come penso e come mi si impone all’evidenza. A me avviene lo stesso che a Gutzkow; quando uno getta da parte con arroganza il cristianesimo positivo, allora difendo questa dottrina, che proviene certo dal bisogno più profondo della natura umana, dal desiderio della redenzione dei peccati mediante la grazia di Dio; ma quando si tratta di difendere la libertà della ragione, allora protesto contro ogni costrizione. Spero di poter vivere un cambiamento radicale nella coscienza religiosa del mondo; almeno avessi la chiarezza in me stesso! Eppure arriverà certo il momento, solo che io abbia il tempo di svilupparmi con calma e indisturbato.
(Engels, Lettera a Friedrich Graeber, 15 giugno 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pagg. 448-449-450)
 
Il meglio che c’è qui sono i molti giornali, olandesi, inglesi, americani, francesi, tedeschi, turchi e giapponesi. Per l’occasione ho imparato turco e giapponese e con ciò capisco 25 lingue. Ciò è molto interessante a sapersi per una giovane che vuole andare in un pensionato a Mannheim.
(Engels, Lettera a Marie Engels, 28 settembre 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 466)
 
Ora sono straussiano entusiasta. Fatevi avanti, ora ho armi, scudo e elmo, ora sono sicuro; fatevi avanti che voglio darvele sode malgrado la vostra teologia, e non saprete più dove fuggire. Sì Guillermo, jacta est alea [il dado è tratto], sono straussiano; io, un misero poeta, mi rifugio sotto le ali del geniale David Friedrich Strauss. Senti che uomo è questo! Ci sono i quattro Vangeli, tutti confusi come il caos; la mistica sta davanti ad essi e li adora – ecco, entra David Strauss, come un giovane Dio, porta il caos alla luce del sole e – adios fede! è piena di buchi come una spugna. Qua e là vede troppi miti, ma solo in punti secondari, per il resto è assolutamente geniale. Se riuscite a confutare Strauss – eh bien, ridiventerò pietista.
(Engels, Lettera a Wilhelm Graeber, 8 ottobre 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 467)
 
Ti sbagli ugualmente a pensare che io debba ritornare al cristianesimo. Pro primo, per me è ridicolo che tu non mi consideri più cristiamo, e pro secundo che tu pensi che chi, per riguardo al concetto, si è spogliato da ciò che nell’ortodossia è prodotto d’immaginazione, possa adattarsi di nuovo a questa camicia di forza. Un vero razionalista potrà farlo, riconoscendo che la sua spiegazione naturale dei miracoli e il suo superficiale moralismo sono insufficienti, ma il misticismo e la speculazione non possono ridiscendere dalle loro cime nevose illuminate dall’aurora nelle valli nebbiose dell’ortodossia. Infatti sto per diventare un hegeliano. A dire il vero non so ancora se lo diventerò, ma Strauss mi ha acceso su Hegel certi lumi che mi fanno apparire la cosa del tutto plausibile. La sua (di Hegel) filosofia della storia è per me in ogni caso come scritta dall’anima.
(Engels, Lettera a Wilhelm Graeber, 13 – 20 novembre 1839, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 483)
 
Sono molto occupato in lavori letterari; dopo che ho ricevuto da Gutzkow l’assicurazione che i miei contributi gli sono bene accetti, gli ho inviato un articolo su K. Beck, inoltre faccio molti versi, che però hanno bisogno di molte rifiniture e scrivo diversi brani di prosa, per esercitare il mio stile. Ieri l’altro ho scritto “Una storia d’amore bremese”, ieri “Gli ebrei a Brema”; domani penso di scrivere “La giovane letteratura a Brema”, “I novizi” (cioè gli apprendisti impiegati) oppure qualcosa del genere. In questo modo, se si è ben disposti, si può facilmente mettere insieme cinque fogli di stampa, poi si rifinisce lo stile, si inseriscono qua e là dei versi, per variare, e lo si pubblica come “Serate bremesi”. Il mio editore in spe è venuto ieri da me, gli ho letto l’“Odysseus redivivus”, che lo ha straordinariamente entusiasmato; vuole prendere il primo romanzo dalla mia fabbrica e ieri voleva avere ad ogni costo un volumetto di poesie. Ma purtroppo non ne ho a sufficienza e inoltre – la censura! Chi lascerebbe passare l’“Odysseus”? Del resto non lascio che la censura m’impedisca di scrivere liberamente; per quanto essa dopo possa cancellare tutto quello che vuole, io non voglio compiere una strage degli innocenti nei miei propri pensieri. Tali tagli censori sono sempre spiacevoli ma anche onorevoli; un autore che raggiunge trent’anni o che scrive tre libri senza simili tagli della censura, non ha nessun valore. I guerrieri pieni di cicatrici sono i migliori. Si deve capire subito se un libro viene da una lotta con il censore. (…)
Ora sono giunto, attraverso Strauss, sulla via stretta che porta all’hegelismo. Certo non diventerò un hegeliano così incallito come Hinrichs ecc. ma devo già far mie cose importanti di questo sistema colossale. L’idea hegeliana di Dio è già diventata la mia e con ciò entro nelle file dei “panteisti moderni”.
(Engels, Lettera a Friedrich Graeber, 9 dicembre 1839 – 5 febbraio 1840, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol II, pagg. 486-487-488)
 

1840
La mamma per Natale mi ha mandato un vaglia per le opere complete di Goethe, ieri mi sono preso subito il volume apparso per primo e ieri sera ho letto fino alle dodici con il massimo piacere le “Affinità elettive”. Che tipo, questo Goethe!
(Engels, Lettera a Marie Engels, 21 dicembre 1840, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 520)
 

1841
Mi hanno sistemato nella stanza accanto alla mia vecchia, attuale stanza di musica, dove ora mi seppellisco sotto libri tutti italiani e di tanto in tanto ne vengo fuori per tirare di scherma.
(Engels, Lettera a Marie Engels, 5 aprile 1841, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 532)
 

1842
Non sono dottore e non lo posso diventare, sono solo commerciante e regio artigliere prussiano; dispensatemi dunque di grazia da codesto titolo.
(Engels, Lettera a Arnold Ruge, 15 giugno 1842, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 546)
 
Ho preso la decisione di rinunciare per qualche tempo ad ogni attività letteraria e per poter studiare di più. I motivi sono palmari. Sono giovane e autodidatta in filosofia. Ho imparato abbastanza da farmi una convinzione e in caso di necessità da sostenerla. Ma non abbastanza per poter operare per essa con successo e con competenza. A me verranno poste esigenze maggiori perché sono “commesso viaggiatore in filosofia” e non mi sono comperato il diritto di filosofare mediante il dottorato. Penso che se scriverò ancora qualcosa, e allora sotto il mio vero nome, soddisferò queste esigenze. Inoltre ora non posso disperdere troppo il mio tempo, perché tra breve verrò di nuovo assorbito di più dalle attività commerciali. La mia attività letteraria svolta fin qui, presa soggettivamente, è consistita in puri tentativi, il cui esito mi doveva insegnare se le mie disposizioni naturali mi permettevano un’attività feconda per il progresso, una partecipazione viva al movimento del secolo. Posso essere soddisfatto dell’esito e ritengo ora mio dovere appropriarmi sempre più, con uno studio che proseguo con doppio piacere, ciò che in una persona non è innato.
(Engels, Lettera a Arnold Ruge, 26 luglio 1842, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. II, pag. 549)
 

1844
L’altro ieri venne da me un vecchio compagno di scuola e professore di ginnasio, anche lui già fortemente contagiato, senza essere mai venuto in alcun modo a contatto con comunisti. Se potessimo agire direttamente sul popolo saremmo presto a cavallo, ma questo è praticamente impossibile, specialmente perché noi scrittori dobbiamo tenerci tranquilli per non essere messi dentro. (…)
Qui si prepara un terreno stupendo per il nostro principio, e se davvero riusciremo a mettere in moto i nostri bollenti e violenti operai delle tintorie e delle cure, avrai di che stupirti del Wuppertal. Gli operai già da qualche anno sono arrivati all’ultimo gradino della vecchia civiltà, protestano con un impetuoso crescendo di delitti, rapine ed assassinii contro la vecchia organizzazione sociale. Alla sera le strade sono molto malsicure, la borghesia vien presa a botte, accoltellata e derubata: e se i proletari di qui si sviluppano secondo le stesse leggi di quelli inglesi, capiranno presto che questa maniera di protestare come individui e con la violenza contro l’ordinamento sociale è inutile, e protesteranno come uomini nella loro capacità universale per mezzo del comunismo. Basterebbe poter mostrare loro la via! (…)
Fa ora in modo che il materiale che hai raccolto venga presto lanciato per il mondo. Il tempo stringe maledettamente. Anch’io mi metterò di buona lena al lavoro e ricomincerò oggi stesso. I germani hanno ancora idee assai poco chiare sulla possibilità pratica di attuare il comunismo; per eliminare questa gretteria scriverò un breve opuscolo, dicendo che la cosa è già un fatto compiuto e descriverò in modo divulgativo l’attuazione pratica del comunismo in Inghilterra e in America. È una faccenduola che mi costerà tre giorni o giù di lì, e dovrà schiarir molto le idee ai nostri. L’ho già visto nei miei colloqui con la gente di qui. (…)
Ora addio, caro Karl, e scrivimi prestissimo. Non sono più stato d’un umore così sereno ed umano come lo ero in quei dieci giorni che ho passato da te.
(Engels, Lettera a Marx, primi di ottobre 1844, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 6-7-8)
 
Tanto meno voi avrete bisogno di me, e tanto più io sono necessario qui. È chiaro che adesso io non posso ancora venire, perché se no mi dovrei guastare con tutta la mia famiglia. Inoltre ho una faccenda amorosa che debbo prima mettere a posto. Ed uno di noi deve pur esser qui ora, perché i nostri hanno tutti bisogno di essere stimolati per persistere nell’attività necessaria e non andare a finire a far chiacchiere balorde e a mettersi su strade sbagliate. (…)
Sto sprofondato fin sopra gli occhi tra giornali e libri inglesi, dai quali raccolgo materiali per il mio libro sulla situazione dei proletari inglesi. [“La situazione della classe operaia in Inghilterra”, nota dei curatori]
(Engels, Lettera a Marx, 19 novembre 1844, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 9-10)
 

1845
Che tu abbia allungato la “Critica critica” fino a venti fogli di stampa, è una cosa che mi ha stupito veramente parecchio. Ma va benissimo, così arriveranno fin d’ora al pubblico molte cose che, altrimenti, chissà per quanto tempo ancora sarebbero rimaste nel tuo scrittoio. Ma se hai lasciato il mio nome nel titolo, farà un curioso effetto, dato che io ne ho scritto appena un foglio e mezzo. (…)
Qui mancano assolutamente le occasioni per sfogare di tempo in tempo l’estro, e infatti io qui passo la vita come solo il più brillante filisteo può desiderare, una vita silenziosa e tranquilla nell’amore e nel timore di Dio; siedo in camera mia e lavoro, quasi non esco, sono una persona per bene come un vero tedesco; se seguita così, temo addirittura che il Signore Iddio non si accorga dei miei scritti e mi lasci entrare in cielo. Ti assicuro che comincio a farmi una buona nomea qui a Barmen. Ma ne sono anche stufo, a Pasqua me ne voglio andare via di qui, probabilmente a Bonn. Mi ero un’altra volta lasciato convincere dalle esortazioni di mio cognato e dai visi tristi dei miei due vecchi a tentare ancora di fare il mercante, e da due settimane ho lavorato un po’ in ufficio – anche la prospettiva della mia vicenda sentimentale mi ci induceva – ma me ne sono stufato prima di cominciare a lavorare: il commercio è troppo infame, Barmen è troppo infame, la perdita di tempo è troppo infame, e soprattutto è troppo infame restare non solo un borghese, ma addirittura un industriale, un borghese in posizione di lotta attiva contro il proletariato. Un paio di giorni passati nella fabbrica del mio vecchio mi hanno portato al punto di veder di nuovo con chiarezza questa infamia che un po’ avevo perso d’occhio. Avevo naturalmente calcolato di restare nel commercio soltanto fino a che mi convenisse, e poi di scrivere qualche cosa di contrario ai regolamenti di polizia per potermela svignare oltre confine in modo elegante, ma non resisterò neanche fino a quel momento. Se non avessi dovuto registrare quotidianamente nel mio libro le più infami storie della società inglese, credo mi sarei già inacidito, ma questo ha almeno mantenuto in ebollizione la mia rabbia. E si può anche magari, essendo comunista, avere la posizione esteriore del borghese e del porco mercante, purché non si scriva ; ma fare propaganda comunista in grande e contemporaneamente praticare il commercio e l’industria, non va. Basta, a Pasqua me ne vado via di qua. A tutto ciò aggiungi questa vita da rammollito in una famiglia completamente radical-cristiano-prussiana – insomma, così non va più: alla lunga potrei diventare un filisteo tedesco e introdurre lo spirito filisteo nel comunismo.
(Engels, Lettera a Marx, 20 gennaio 1845, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 17-18-19)
 
Appena arrivò la notizia dell’espulsione, ritenni necessario aprire subito una sottoscrizione per ripartire da buoni comunisti fra tutti noi le spese extra che essa ti avrà causato. La faccenda ha avuto buon esito, e tre settimane fa ho spedito a Jung una cinquantina di talleri, ho sollecitato anche quelli di Düsseldorf, che ne hanno messi insieme altrettanti, e ho fatto promuovere un’iniziativa in questo senso anche da Hess in Vestfalia. La sottoscrizione tuttavia non è ancora chiusa qui, il pittore Köttgen ha intanto tirato la cosa per le lunghe, e così non sono ancora in possesso di tutti i denari che ci si poteva aspettare. Tuttavia spero che entro un paio di giorni sarà stato raccolto tutto, e allora ti manderò un assegno a Bruxelles. Poiché non so se questo basterà per la tua sistemazione a Bruxelles, va da sé che metto col massimo piacere a tua disposizione il compenso che avrò per il mio primo scritto inglese [“La situazione della classe operaia in Inghilterra, nota dei curatori], che spero mi sarà almeno in parte pagato presto e di cui per il momento posso fare a meno, perché il mio vecchio mi deve mandar soldi. Non sia mai che quei cani abbiano il piacere di metterti in imbarazzi finanziari con la loro perfidia. Che tu sia stato costretto anche a pagare la pigione in anticipo, è proprio il colmo dell’infamia. Ma temo che, alla fine, anche nel Belgio ti daranno noia, in modo che da ultimo ti resterà solo l’Inghilterra. (…)
Del resto lo stare davanti ad uomini reali in carne ed ossa e predicar loro direttamente, concretamente e senza veli, è davvero tutt’altra cosa da questo maledetto astratto scribacchiare col proprio pubblico astratto davanti agli “occhi dello spirito”. (…)
La questione denaro ora è il punto più importante per me, perché in seguito all’assemblea ho avuto dei guai in famiglia, dopo dei quali il mio vecchio ha preso la risoluzione di sostenermi soltanto per i miei “studia” ma non per attività comuniste di qualsiasi tipo. (…)
La “Critica critica” non è ancora qui ! Il nuovo titolo: “La sacra famiglia ” mi esporrà in famiglia a battibecchi col mio pio genitore, già abbastanza irritato per suo conto; ma tu questo, naturalmente, non lo potevi sapere. Come si desume dall’annuncio, hai messo per primo il mio nome, perché? Non ci ho messo quasi niente di mio, e ognuno poi riconoscerà il tuo stile.
(Engels, Lettera a Marx, 22-26 febbraio 1845, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 20-22-23)
 
La “Critica critica” [“La sacra famiglia”, nota dei curatori] - credo di averti già scritto che è arrivata – è proprio stupenda. Le tue dissertazioni sul problema ebraico, la storia del materialismo e i mystères sono magnifici e saranno di un’efficacia straordinaria. Ma con tutto ciò il testo è troppo lungo. Il sovrano disprezzo che noi due dimostriamo per la “Literatur-Zeitung”, è in contrasto stridente coi 22 fogli di stampa che le dedichiamo. Inoltre la maggior parte della critica sulla speculazione e sull’Essere astratto in generale resterà di certo incomprensibile alla maggior parte del pubblico e non desterà alcun interesse generale. A parte ciò, tutto il libro è però scritto magnificamente e fa morir dal ridere. I Bauer non potranno dire una parola. Del resto Bürges, quando lo annuncerà nel primo fascicolo di Püttmann, potrà menzionare di passaggio il motivo per cui io ho trattato soltanto poche cose e soltanto quelle che potevano esser trattate senz’addentrarsi troppo profondamente in materia – cioè la mia breve permanenza di dieci giorni a Parigi. È già abbastanza buffo che di mio ci sia forse un foglio di stampa e mezzo e di tuo più di venti. (…)
Ora sto facendo proprio una vita da cani. A causa delle svariate assemblee e della “dissolutezza” di parecchi dei nostri comunisti di qui, che io naturalmente frequento, tutto il fanatismo religioso del mio vecchio s’è risvegliato ed è aumentato per la mia dichiarazione definitiva di piantare la professione del trafficante – e inoltre, siccome mi sono apertamente dichiarato comunista, si è sviluppato in lui uno smagliante fanatismo borghese. Immagina ora la mia posizione. Siccome tra due settimane o giù di lì me ne andrò via, non voglio cominciare a litigare; io sopporto tutto, loro non ci sono abituati, e così diventano sempre più animosi. Se ricevo una lettera, viene annusata da tutte le parti, prima ch’io la riceva. E siccome si sa che sono tutte lettere di comunisti, ogni volta ti impiantano certi musi straziati da bacchettoni che c’è da impazzirne. Se esco, la stessa faccia. Se siedo in camera mia e lavoro, naturalmente in cose di comunismo, questo si sa – la stessa faccia. Non posso mangiare, bere, dormire, mollare un peto, senza che mi stia davanti al naso la stessa maledetta faccia tragica da bigotto. Posso uscire o restare in casa, starmene zitto o parlare, leggere o scrivere, ridere o no, posso fare quello che voglio, subito il mio vecchio mette su questa smorfia infame. Inoltre il mio vecchio è tanto stupido da schiaffare in un fascio come cose “rivoluzionarie” comunismo e liberalismo, e per esempio mi attribuisce continuamente la responsabilità, malgrado tutte le mie parole in contrario, delle infamie della borghesia inglese in parlamento! E questo senza contare che adesso è la stagione della santità qui in casa. Otto giorni fa due miei fratelli sono stati cresimati, oggi l’intero parentado trotta alla comunione: il corpo del Signore ha fatto il suo effetto, i musi straziati di stamattina superano ogni limite. Pour comble de malheur [per colmo di sventura] ieri sera sono stato con Hess a Elberfeld, dove abbiamo insegnato comunismo fino alle due. Naturalmente oggi musi lunghi perché sono restato fuori fino a tardi, allusioni al fatto che io dovevo di certo essere stato in gattabuia. Finalmente si prende il coraggio di domandare dov’ero stato. - Da Hess. - “Da Hess! gran Dio!” - Pausa. Aumento della cristiana disperazione sui volti. - “Che razza di compagnia ti sei scelto!” - Sospiri e così via. C’è proprio da diventar matti. Non puoi farti un’idea della sottile perfidia di questa affannosa caccia cristiana all’“anima” mia. Adesso basta che il mio vecchio scopra l’esistenza della “Critica critica”, e sarà capace di mettermi alla porta. E inoltre il continuo dispetto di vedere che nulla serve con questa gente, e che hanno tutta la voglia di martoriarsi e torturarsi con le loro fantasie infernali e che non si potrà mai far entrare loro in testa i più elementari princìpi dell’equità. Se non fosse per amor di mia madre, che ha un carattere dolce ed umano, ma che soltanto non ha alcuna indipendenza di fronte a mio padre, e che io amo veramente, non mi passerebbe un sol momento per la testa di fare anche la più piccola concessione al mio vecchio fanatico e dispotico. Ma così mia madre si affligge ogni momento fino a farne una malattia, e ogni volta che si adira in particolare per causa mia le vien subito mal di testa per otto giorni: non ci si resiste più, debbo andarmene e non so neanche come potrò durare ancora quelle poche settimane che resterò qui. Ma anche questo passerà.
(Engels, Lettera a Marx, 17 marzo 1845, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 27-28-29)
 

1846
Fammi il favore di mandarmi a giro di posta 6 sterline oppure circa 150 franchi. Te le rimando tra 8-14 giorni. Il vecchio non mi manda il denaro che attendevo per il primo aprile. Sembra volerlo portare egli stesso quando verrà al battesimo del tuo bambino. Ora mi trovo ad avere delle cose al monte dei pegni per un importo di 150 franchi, e bisogna che le tiri fuori prima che la gente venga qui: per questo mi occorre sul momento una tale somma. Tutto il pasticcio è dovuto al fatto che per l’intero inverno non ho quasi guadagnato un centesimo con la mia attività di scrittore e perciò ho dovuto vivere insieme alla mia donna quasi esclusivamente del denaro ricevuto da casa, che non era certo molto.
(Engels, Lettera a Emil Blank, 3 aprile 1846, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol XXXVIII, pag. 442)
 
Questa sera si deciderà ai voti se l’assemblea è comunista, o, come dicono gli “istruiti”, “per il bene dell’umanità”. La maggioranza è sicuramente con me. Ho dichiarato che se non erano comunisti potevano andare a farsi benedire, io non sarei più venuto. Questa sera i discepoli di Grün saranno definitivamente rovesciati, e dopo dovrò cominciare proprio da capo. - Non hai idea delle cose che questi istruiti “vagabondi” pretendevano da me. “Mitezza”, “soavità”, “calda fratellanza”. Ma io ho dato loro una buona strigliata, ogni sera riducevo al silenzio tutta la loro opposizione di cinque, sei, sette messeri (poiché al principio avevo tutta la banda contro di me).
(Engels, Lettera a Marx, 18 ottobre 1846, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 63)
 
Si discusse tre sere sul progetto di associazione di Proudhon. Da principio avevo contro di me quasi tutta la cricca, da ultimo soltanto Eisermann e i tre grüniani rimasti. La cosa principale in tutta la faccenda era di dimostrare la necessità di una rivoluzione violenta, e soprattutto di respingere come antiproletario, piccolo-borghese, da “vagabondi”, il vero socialismo grüniano, che ha trovato nuove forze vitali nella panacea proudhoniana. Da ultimo mi infuriai per l’eterna ripetizione degli stessi argomenti da parte dei miei avversari ed attaccai a fondo i “vagabondi”, ciò che suscitò una grande indignazione tra i grüniani; ma con questo strappai al nobile Eisermann un attacco aperto contro il comunismo. In seguito a ciò lo bistrattai così brutalmente che non tornò più.
Allora colsi lo spunto offertomi da Eisermann – l’attacco contro il comunismo – tanto più che Grün seguitava a intrigare, facendo il giro degli ateliers, facendo venire da lui la gente la domenica ecc. ecc., e che, la domenica seguente alla seduta di cui sopra, commise da sé l’enorme stupidaggine di attaccare il comunismo davanti a otto o dieci “vagabondi”. Io dichiarai dunque che, prima di entrare in ulteriori discussioni, si doveva votare se ci riunivamo lì qua [in quanto] comunisti o no. Nel primo caso si doveva badare che non si verificassero più degli attacchi al comunismo, come quelli di Eisermann, nell’altro caso, se essi non erano altro che individui qualsiasi che discutevano lì su questa o quella cosa qualsiasi, per me potevano andare a farsi benedire e io non sarei ritornato. Ciò suscitò grande scandalo fra i grüniani, che dissero di essere lì riuniti “per il bene dell’umanità”, per farsi delle idee chiare, che erano uomini progressivi e non dei faziosi, maniaci di un sistema ecc. ecc., e che era impossibile chiamare “uomini qualsiasi” dei galantuomini come loro. E che del resto dovevano ancora sapere che cosa fosse propriamente il comunismo (questi cani che si sono chiamati comunisti da anni, e semplicemente per paura di Grün e di Eisermann se ne sono estraniati, dopo che costoro si erano insinuati in mezzo a loro col pretesto del comunismo!). Naturalmente non mi lasciai incantare dall’amabile preghiera di dire a loro, gli ignari, in due o tre parole che cosa sia il comunismo. Detti loro una definizione semplicissima che si limitava esattamente agli argomenti di disaccordo, e che, affermando la comunanza dei beni, escludeva la mansuetudine, la mollezza e i riguardi verso i borghesi, e rispettivamente verso i “vagabondi” ed infine verso la società proudhoniana per azioni con la relativa conservazione della proprietà individuale e ciò che vi si ricollega. Quanto al resto, la mia definizione non conteneva altro che potesse dar adito a digressioni o ad evitare la votazione proposta. Definii dunque così le intenzioni dei comunisti: 1) far trionfare gli interessi dei proletari in opposizione a quelli dei borghesi; 2) far ciò mediante l’abolizione della proprietà privata e la sua sostituzione con la comunanza dei beni; 3) non riconoscere altro mezzo per la realizzazione di queste intenzioni se non la rivoluzione violenta, democratica. - Se ne è discusso per due sere. La seconda, il migliore dei tre grüniani, notando l’umore della maggioranza, passò completamente dalla mia parte. Gli altri due si contraddissero di continuo l’un l’altro, senz’accorgersene. Parecchi tipi, che non avevano ancora mai parlato, aprirono all’improvviso il becco e si dichiararono decisissimamente a mio favore. Fino a questo momento lo aveva fatto solo Junge. Alcuni di questi homines novi parlarono, pur tremando dalla paura di perdere il filo del discorso, dissero cose passabili e in generale sembra siano persone di buon senso. In breve, quando si venne alla votazione, si proclamò che l’assemblea era comunista nel senso della definizione di cui sopra, con tredici voti contro i due dei due grüniani rimasti fedeli, uno dei quali successivamente ha anche dichiarato di avere una grandissima voglia di convertirsi.
(Engels, Lettera al Comitato comunista di corrispondenza, 23 ottobre 1846, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 65-66-67)

1847
Se la collocazione dei nostri manoscritti dovesse essere in conflitto con quella del tuo libro, allora, in nome del diavolo, butta i manoscritti in un cantone, perché è molto più importante che esca il tuo libro. Noi due non ricaviamo mai molto dai nostri lavori. (…)
Vieni dunque qua per l’aprile, se ti è in qualche modo possibile. Entro il 7 aprile io cambio casa – non so ancora dove andrò – e per quella stessa epoca avrò anche un po’ di denaro. Potremmo dunque passare allegramente un po’ di tempo facendoci delle buone bevute.
(Engels, Lettera a Marx, 9 marzo 1847, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 87-88)
 
In questi giorni è avvenuta qui una storia molto buffa. Tutti quanti gli elementi scontenti di noi e della nostra entrata in scena, tra i tedeschi di qui, hanno infatti formato una coalizione per rovesciare te, me e i comunisti in generale e per fare concorrenza all’Associazione operaia.
(Engels, Lettera a Marx, 28-30 settembre 1847, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 93)
 
Essendo costretto a lasciare Bruxelles per qualche mese, non sono in grado di adempiere le funzioni che l’assemblea del 27 settembre ha avuto la cortesia di conferirmi.
La prego perciò di chiamare un democratico tedesco abitante a Bruxelles a partecipare ai lavori della commissione incaricata di organizzare una Lega democratica internazionale.
Mi permetto di proporLe quello tra i democratici tedeschi di Bruxelles che l’assemblea, se egli fosse stato presente, avrebbe eletto all’incarico, col cui conferimento essa mi ha onorato in sua assenza. Intendo dire il signor Marx, che secondo il mio intimo convincimento ha la maggiore competenza a rappresentare la democrazia tedesca nella commissione. Non sarebbe perciò il signor Marx a subentrare al mio posto, bensì sono stato io che all’assemblea ho rappresentato il signor Marx.
(Engels, Lettera a Lucien Jottrand, 30 settembre 1847, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 477)
 
Rifletti un po’ sulla professione di fede. Io credo che facciamo la cosa migliore, se abbandoniamo la forma di catechismo e intitoliamo il tutto: Manifesto comunista. Dato che bisogna più o meno narrare la storia, la forma usata finora non si adatta per nulla. Porterò con me quella di qui che ho fatto io, è semplicemente narrativa, ma redatta in modo miserabile, con una fretta tremenda. Comincio: Che cos’è il comunismo? E subito dopo il proletariato: storia del suo sorgere, differenza dagli operai del passato, sviluppo dell’antagonismo tra proletariato e borghesia, crisi, conclusioni. In mezzo cose secondarie di ogni genere, e finalmente la politica dei comunisti in quanto partito, fin dove è opportuno portarla in pubblico. La cosa non è stata ancora sottoposta interamente all’approvazione, ma penso che, a parte alcune minuzie da nulla, otterrò almeno che non ci sia nulla di contrario alle nostre concezioni.
(Engels, Lettera a Marx, 23-24 novembre 1847, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 114)
 

1849
Ora che con parecchie settimane di vita peccaminosa mi sono riposato dei miei strapazzi e delle mie avventure, sento in primo luogo il bisogno di lavorare di nuovo (del che l’accluso articolo magiaro-slavo è una prova schiacciante), e in secondo luogo il bisogno di denaro. L’ultimo è il più urgente, e se all’arrivo di questa mia non doveste ancora avermi mandato niente, fatelo subito, perché da parecchi giorni sono sans le sou [senza un soldo], e in questa pidocchiosa città non c’è chi ti faccia credito.
Se almeno in questa pidocchiosa Svizzera accadesse qualche cosa da poterci scrivere su. Ma non c’è che sudiciume locale del tipo più schifoso. Tuttavia ti manderò presto un paio di articoli generici su questo argomento. Se devo restare ancora a lungo all’estero, andrò a Lugano, specialmente se in Italia scoppierà qualcosa, come ne ha tutta l’aria.
Ma penso sempre di poter tornare presto. Questo starsene pigramente accoccolato all’estero, dove non si può far proprio niente di buono e si sta del tutto fuori del movimento, è una cosa terribilmente insopportabile.
(Engels, Lettera a Marx, 7-8 gennaio 1849, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 143)
 
A Kaiserslautern mi ero astenuto dall’occuparmi in un modo qualsiasi della sedicente rivoluzione; ma quando vennero i prussiani non potei resistere alla voglia di partecipare alla guerra. Willich era l’unico ufficiale che valesse qualcosa, e così andai da lui e diventai suo aiutante. Ho partecipato a quattro combattimenti, di cui due abbastanza notevoli, specialmente quello di Rastatt, e ho trovato che il celebrato coraggio dell’assalto è la qualità più ordinaria che si possa avere. Il fischio delle pallottole è una faccenda insignificante, e durante l’intera campagna non ho visto neppure una decina di persone, nonostante la molta vigliaccheria, che si comportasse da vile in combattimento . Tanto più, invece, “coraggiosa stupidaggine”. Enfin me la sono cavata bene dappertutto e au bout du compte [in fin dei conti] è bene che uno della “Neue Rheinische Zeitung” ci sia stato, perché tutte le canaglie democratiche erano nel Baden e nel Palatinato, e ora non fanno che gloriarsi delle loro imprese eroiche. Si sarebbe detto ancora una volta: i signori della “Neue Rheinische Zeitung” sono troppo vili per battersi. Ma fra tutti i signori democratici nessuno si è battuto, tranne me e Kinkel. Quest’ultimo si è arruolato come fuciliere nel nostro gruppo, e si è comportato assai bene; nel primo scontro cui ha partecipato, si è beccato un colpo di striscio alla testa ed è stato fatto prigioniero.
Dopo che il nostro gruppo aveva coperto la ritirata dell’armata del Baden, siamo entrati, ventiquattr’ore più tardi di tutti gli altri, in Svizzera e ieri siamo arrivati qui a Vevey. Durante la campagna e la marcia attraverso la Svizzera mi era assolutamente impossibile scrivere anche solo una riga. Adesso però mi affretto a dare notizie e a scrivere tanto più celermente a Lei, in quanto – da qualche parte del Baden – ho sentito dire che Marx sarebbe stato arrestato a Parigi. Giornali da leggere non ne abbiamo mai visti, e perciò non sapevamo nulla. Non avrei mai potuto sapere se ciò sia vero o no. Lei capirà la tensione angosciosa in cui mi trovo per questo, e La prego ardentemente di liberarmi dalla mia inquietudine e di farmi sapere tutta la verità sul destino di Marx. Dato che non ho avuto alcuna conferma di questa voce sull’arresto di Marx, spero ancora che essa sia falsa.
(Engels, Lettera a Jenny Marx, 25 luglio 1849, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol XXXVIII, pagg. 511-512)
 

1850
I tentativi dei “grandi uomini” di farsi di nuovo una posizione qui a spese dei profughi e le loro manovre in questo senso sulla stampa in tutte le direzioni impediscono l’invio dei soldi a Londra. Noi abbiamo ricevuto ora circa 120-130 sterline per i profughi e le abbiamo distribuite, mentre gli altri hanno messo insieme summa summarum due sterline e quindici scellini, adesso vogliono farsi passare come i rappresentanti dei profughi “bisognosi”. Se adesso non riceviamo denaro, i nostri 50-60 profughi si troveranno in mezzo alla strada senza un soldo.
Stasera i grandi uomini vogliono tenere un’assemblea di profughi e vedere che cosa riescono a combinare. Noi li lasciamo fare. Naturalmente correranno di nuovo parole grosse e si faranno piani enormi, ma niente soldi per i profughi. È probabile del resto che non combinino nulla, sebbene nessuno di noi ci vada.
(Engels, Lettera a Joseph Weydemeyer, 22 aprile 1850, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 541)
 
Veniamo a sapere in questo momento che quei miserabili di Struve, Tellering, Schramm, Bauer (Stolpe) ecc. diffondono su vari giornali tedeschi la voce che il nostro comitato si mangerebbe i soldi per i profughi. Questa infamia viene propagata anche per lettera. Tu non devi ancora averne letto nulla, altrimenti saresti già intervenuto in nostra difesa da lungo tempo. Tu sai che la rivoluzione a noi tutti è costata soltanto del denaro e non ci ha mai fruttato un centesimo; che neppure la “Neue Preussische Zeitung” ecc. ha mai osato accusarci di cose del genere. Solo i pidocchiosi democratici, i “grandi uomini” impotenti della piccola borghesia, sono stati mascalzoni quanto basta per commettere una tale infamia. Il nostro comitato ha presentato i conti ben tre volte, e ogni volta coloro che hanno mandato il denaro sono stati invitati a inviare loro persone di fiducia per esaminare i libri e le ricevute. Quale altro ha fatto ciò? Ci sono ricevute per ogni centesimo. Nessun membro del comitato ha mai ricevuto un centesimo dalle sottoscrizioni, e non lo chiederà mai per quanto possa trovarsi male. Nessuno tra i nostri migliori amici ha mai ricevuto di più dell’ultimo profugo; nessuno, che disponesse di fonti di guadagno, ha mai ricevuto un soldo.
(Engels, Lettera a Joseph Weydemeyer, 25 aprile 1850, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 543)
 

1851
La tua nuova interpretazione della rendita fondiaria è assolutamente giusta. L’improduttività del terreno, sempre crescente, secondo Ricardo, con la popolazione, non l’ho mai potuta capire, ed anche per il suo sempre crescente prezzo dei cereali non ho mai saputo trovare la prova, ma con la mia nota pigrizia en fait de théorie mi son quietato, malgrado gli intimi rimbrotti del mio io migliore, e non sono mai andato al fondo della cosa. È fuor di dubbio che la tua soluzione è quella giusta, e così tu ti sei guadagnato un nuovo titolo per aspirare al titolo di economista della rendita fondiaria.
(Engels, Lettera a Marx, 29 gennaio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 188)
 
Finalmente abbiamo un’altra volta – per la prima volta dopo lungo tempo – l’occasione di dimostrare che non abbiamo bisogno di nessuna popolarità, di nessun support di qualsiasi partito di qualsiasi paese e che la nostra posizione è totalmente indipendente da miserie del genere. Da questo momento noi siamo responsabili soltanto di noi stessi, e quando verrà il momento in cui i signori avranno bisogno di noi, noi saremo in grado di dettare le nostre condizioni. Fino a quel momento avremo almeno un po’ di pace. In verità anche una certa solitudine: mon Dieu, son già tre mesi che la assaporo qui a Manchester e mi ci sono abituato, e inoltre come puro bachelor [scapolo], il che in ogni caso è molto noioso qui. Del resto non possiamo in fondo lamentarci molto che i petits grands hommes ci temano; non abbiamo da tanti e tanti anni fatto come se Tizio e Caio fossero del nostro partito, quando non avevamo proprio nessun partito e quando le persone che noi calcolavamo che appartenessero al nostro partito, almeno ufficialmente, sous réserve de les appeler des bêtes incorrigibles entre nous [salvo a chiamarci bestie incorreggibili tra noi], non capivano neanche le basi più elementari delle nostre idee? In che modo gente come noi, che fugge come la peste le posizioni ufficiali, può stare in un “partito”? Che ci fa a noi, che sputiamo sulla popolarità, che dubitiamo di noi stessi quando cominciamo a diventare popolari, un “partito”, cioè una banda di asini che giura sulle nostre parole, perché ci ritiene suoi pari? Veramente non è una perdita, se non passiamo più per la “esatta e adeguata espressione” di queste stupide bestie con le quali questi ultimi anni ci hanno mescolato.
Una rivoluzione è un puro fenomeno naturale, che viene guidato piuttosto da leggi fisiche che secondo le regole che determinano l’evoluzione della società nei tempi normali. O piuttosto, nella rivoluzione queste regole assumono un carattere molto più fisico, la forza materiale della necessità si rivela con maggior violenza. E in quanto si agisce come rappresentanti di un partito, si è presi in questo vortice della incoercibile necessità naturale. Solo per il fatto di mantenersi independent, essendo in realtà più rivoluzionari degli altri, si può almeno per un certo tempo conservare la propria indipendenza di fronte a questo vortice; certo si finisce poi per venirvi trascinati dentro.
Nelle prossime vicende possiamo e dobbiamo assumere questa posizione. Non soltanto nessuna posizione ufficiale, nello Stato , ma anche, finché è possibile, nessuna posizione ufficiale nel partito , nessun seggio in comitati ecc., nessuna responsabilità per conto di somari, critica spietata per tutti, e inoltre quella serenità che tutte le cospirazioni di questi imbecilli non ci leveranno davvero. E questo possiamo farlo. Possiamo nella realtà essere sempre più rivoluzionari di tutti i frasaioli, perché noi abbiamo imparato qualche cosa e loro no, perché noi sappiamo che cosa vogliamo e loro no, e because, after what we have seen for the last three years, we shall take it a great deal more coolly than any one who has an interest in the business [perché noi, dopo quanto abbiamo visto negli ultimi tre anni, prenderemo la cosa molto più freddamente di ogni altro che sia interessato alla faccenda].
La cosa principale per il momento è: la possibilità di far stampare le nostre cose; o in una rivista trimestrale, in cui attaccare direttamente e consolidare la nostra posizione rispetto a quei personaggi ; o in grossi volumi, dove fare la stessa cosa, senza avere bisogno neanche di nominare uno di questi ragni. Per me tutt’e due le cose vanno bene; alla lunga, e con questa reazione crescente, mi sembra che la possibilità della prima soluzione diminuisca e che la seconda divenga sempre più la nostra risorsa, sulla quale ci dobbiamo buttare. Che cosa sarà di tutte le stupide chiacchiere che tutta la plebaglia degli emigrati può fare sul tuo conto, quando tu risponderai con l’Economia?
(Engels, Lettera a Marx, 13 febbraio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 208-209-210)
 
Poiché il mio trucco col mio vecchio mi è completamente riuscito, almeno fino ad ora, mi potrò sistemare qui definitivamente e mi farò venire senz’altro i miei libri da Bruxelles. Se magari tu hai qualche cosa da farti venire da Colonia, fammelo sapere, in questi giorni scriverò a Daniels per le cose mie e allora potremo farne fare un sol pacco. N.B. Tutto, ma nessun libro inglese ristampato sul Continente. Come è andata tutta la storia col mio vecchio e il nuovo trucco che ho dovuto ordire, da una parte per rendere ancora indispensabile la mia permanenza qui, e in secondo luogo per tutelarmi da un eccessivo lavoro in ufficio, te lo racconterò a voce, fra sei settimane intanto sarà Pasqua, e la storia è complicata. Questo è certo, che il mio vecchio mi deve pagar tutto questo in contanti a caro prezzo, soprattutto quando sarà stato qui ed io me lo sarò lavorato anche meglio. La difficoltà è questa: ottenere una posizione ufficiale come rappresentante del mio vecchio presso gli Ermen, ma non avere nessuna posizione ufficiale nella ditta stessa con obbligo di lavoro e con un salario da parte della ditta. Ma spero di riuscirci, le mie lettere d’affari hanno incantato il mio vecchio, e lui mi valuta la mia permanenza qui come un mio grande sacrificio. Ceci me vaut, ou me vaudra sous peu, £ 5 additionelles par mois, sauf additions futures [questo vuol dire, o vorrà dire tra poco, per me 5 sterline in più al mese, salvo supplementi futuri].
(Engels, Lettera a Marx, 26 febbraio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 223-224)
 
Qui io sono arrabbiatissimo per le stupide disposizioni che mi rendono quasi del tutto impossibile uno studio regolare e diligente. In una biblioteca non posso andare, l’altra, pubblica, contiene solo sporadicamente le cose che ora mi interessano più da vicino, e l’orario non mi va bene; sicché non mi rimane altro che il miserabile Ateneo, dove non si riesce mai ad aver nulla e dove la biblioteca si trova nel più orribile disordine. P. es. ora corro invano dietro al Napier, e ci vogliono sempre due o tre settimane prima che si possa scovare il volume successivo. Per disperazione mi sono preso le lettere di Cicerone e studio lì sopra il règne de Louis Philippe e la corruzione del Direttorio. Una chronique scandaleuse molto divertente. Cicerone è veramente impagabile; il professor Krug e Sebastian Seiler in una persona. Le schiere dei galantuomini non han da mostrare da che mondo è mondo una canaglia più matricolata di questo messere. Mi prenderò degli appunti come si deve da questo grazioso libriccino. Per oggi basta.
(Engels, Lettera a Marx, 17 marzo 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 237-238)
 
… I comunisti debbono far vedere che le verità tecnologiche già raggiunte possono diventare pratiche solo nelle condizioni del comunismo...
(Engels, Lettera a Roland Daniels, maggio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 565)
 
Da quando mi trovo qui a Manchester ho cominciato a sgobbare su cose militari, per cui qui – almeno per l’inizio – ho trovato materiale abbastanza esauriente. L’enorme importanza che la partie militaire avrà necessariamente nel prossimo movimento, una antica inclinazione, i miei articoli sulla guerra ungherese all’epoca del giornale, infine le mie gloriose avventure nel Baden, tutto ciò mi ha fatto imbattere in queste cose, e vorrei arrivare almeno fino al punto di dire la mia nella teoria, in una certa misura senza fare troppo cattiva figura. Quello che ho trovato qui, quanto a materiale, riguardante le campagne napoleoniche e in parte quelle della rivoluzione, presuppone una massa di storie particolari che io non conosco affatto o solo superficialmente e sulle quali non si riceve alcuna spiegazione o soltanto spiegazioni molto superficiali, da cercare faticosamente. L’autodidattismo però è sempre una cosa assurda, e se non si lavora sistematicamente non si combina nulla di buono. Ciò di cui io veramente ho bisogno lo capirai meglio, se ti ricordo che – a parte la mia promozione nel Baden – nella mia carriera militare non sono arrivato oltre il grado di artificiere della riserva regio-prussiana, e che per intendere i particolari delle campagne mi manca quell’anello intermedio costituito in Prussia dall’esame di tenente, e questo nelle varie armi.
Naturalmente non si tratta dei particolari di caserma e così via, che non mi servirebbero a nulla, dato che la mia vista, come adesso sperimento senza possibilità di dubbio, mi rende incapace ad ogni servizio attivo, si tratta piuttosto di avere un panorama generale delle conoscenze elementari necessarie nei vari rami, appurando i dettagli tanto quanto basta per intendere e giudicare rettamente fatti storici di natura militare. Dunque per esempio tattica elementare, teoria delle fortificazioni, ciò più o meno storicamente, comprendendo i vari sistemi da Vauban fino al sistema moderno dei forts détachés, così pure studio dei trinceramenti sul campo e altre faccende attinenti al genio, per esempio le varie specie di ponti ecc.; inoltre una storia generale della scienza militare e dei mutamenti dovuti allo sviluppo ed al perfezionamento sia delle armi sia del modo di usarle. Poi qualcosa di buono sull’artiglieria, dato che ho dimenticato molto e che non so parecchie cose; come anche altri requisiti che ora non mi vengono in mente, ma che a te certamente saranno presenti.
Ti prego di indicarmi le fonti per tutte queste cose elementari, ma in modo che io possa procurarmele subito. Ciò che io preferirei sarebbero pubblicazioni dalle quali io potessi vedere da un lato il livello medio generale attuale dei vari rami, dall’altro anche le diversità che esistono nei diversi eserciti moderni. Così per esempio le differenti costruzioni degli affusti di cannone ecc., le differenze nella suddivisione e organizzazione delle divisioni, dei corpi d’armata ecc. Proprio sull’organizzazione delle armate, dei rifornimenti, dei lazzaretti, del materiale necessario sotto ogni rispetto ad un esercito qualsiasi desidererei informarmi.
Da quanto ti ho detto potrai vedere all’incirca di che cosa ho bisogno e quali libri mi devi indicare. Io suppongo che proprio i manuali militari tedeschi contengano informazioni più utili che quelli francesi o inglesi. Si capisce che ciò che mi preme è la conoscenza delle cose pratiche, realmente esistenti e non sistemi o bizzarrie di geni incompresi. Per l’artiglieria il manuale di Bem dovrebbe essere il migliore.
Ciò che qui trovo in pubblicazioni di storia militare sull’età moderna – la passata mi è più o meno indifferente e per questa ho il vecchio Montecuccoli – è naturalmente francese o inglese. In inglese, in particolare, la cosa migliore che mi è capitata di leggere fino ad ora nella storiografia militare è la storia della guerra di Spagna del generale William Napier. Se non lo conosci e puoi averlo, val la pena di leggerlo (“History of the War in the Peninsula and the South of France”, 6 volumi). Pubblicazioni tedesche non ne ho, ma bisogna che me ne procuri qualcuna; penso prima di tutto a Willisen e Clausewitz. Quanto valgono questi due e che cosa vale la pena, che cosa no? questo sia dal punto di vista teorico che storico. Appena sarò un po’ più avanti coi miei studi, mi dedicherò in pieno alle campagne del 1848-49, in particolare quella italiana e quella ungherese. Sei a conoscenza di un resoconto sui fatti del Baden che, essendo pubblicato da parte prussiana, abbia più o meno carattere ufficiale o contenga altrimenti dati oggettivi?
Inoltre non potresti indicarmi carte speciali non troppo care ma sufficienti per lo studio delle campagne avvenute a partire dal 1792 (in particolare Württemberg, Baviera, Austria per il 1801-1809, Sassonia, Turingia, Prussia per il 1806-7 e 1813, Francia nordorientale per il 1814, Lombardia, Ungheria, Schleswig-Holstein, Belgio). Io ho qui con me il grande Stieler, che però non è affatto sufficiente. Piani di battaglia del 1792-1814 li trovo nell’atlante della “Storia d’Europa” a partire dalla Rivoluzione francese di Alison, ma ho scoperto che molti di essi sono sbagliati. Non vi sono in Germania raccolte del genere, non troppo care ma attendibili?
(Engels, Lettera a Joseph Weydermeyer, 19 giugno 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 566-567-568)
 
Dopo essermi trascinato in giro qui per otto giorni il mio vecchio, l’ho rispedito via felicemente, ed oggi ti posso finalmente inviare l’accluso post office order di 5 sterline. Nell’insieme posso esser contento del risultato del mio incontro col vecchio. Avrà bisogno che io stia qui almeno per tre anni, ed io non mi sono assunto obblighi di una certa durata e tanto meno per tre anni, e non mi sono neanche stati richiesti, né per l’attività letteraria né per rimanere qui in caso di una rivoluzione.
A questa non sembra affatto che lui ci pensi, tanto è sicura questa gente ora! Al contrario io mi sono fissato subito al principio l’indennità di rappresentanza e di mantenimento, circa £ 200 all’anno, cosa che fu anche accordata senza grandi difficoltà. Con un salario simile la cosa comincia a marciare, e se le cose andranno lisce fino al prossimo bilancio e gli affari qua andranno bene, egli dovrà dissanguarsi in ben altra maniera: già entro quest’anno arriverò molto al di là delle duecento sterline. Inoltre mi ha lasciato guardare in tutti i suoi affari commerciali sia qui come laggiù e, poiché ha fatto degli ottimi affari e dal 1837 ha più che raddoppiato il suo patrimonio, si capisce che io non mi faccia scrupoli più del necessario.
Del resto, anche il vecchio è furbo assai. Il suo piano, che però può essere eseguito soltanto con molta lentezza e difficoltà e che riuscirà a fatica per gli attriti con gli Ermen, è di far trasferire a Liverpool Peter Ermen, cosa che lui stesso desidera, e poi di mettere in mano a me tutta la direzione dell’ufficio di qui, dove G. Ermen dirigerebbe la fabbrica. E così io sarei legato. Naturalmente io dichiarai che questo superava le mie forze e feci la parte del modesto. Tuttavia, se mio padre fosse rimasto qui ancora qualche giorno, ci saremmo accapigliati; è un tipo cui la buona fortuna dà alla testa: diviene arrogante, cade nel vecchio atteggiamento di maestro elementare e si fa provocante. In ciò è tanto stupido e senza tatto che per esempio, ancora all’ultimo giorno della sua permanenza qui, voleva approfittare della presenza di uno degli Ermen, - davanti al quale crede io sia costretto a starmene a bocca chiusa perché fa affidamento sulla mia educazione, - per prendersi di fronte a me la soddisfazione di sciogliere un inno alle istituzioni prussiane. Naturalmente bastarono poche parole e uno sguardo furente per rimetterlo a posto, ma ciò fu anche per l’appunto sufficiente a rimetterci in una certa freddezza proprio all’addio, ed io mi aspetto di sicuro che cercherà di vendicarsi in un modo o nell’altro di questo check. Nous allons voir. Se la cosa non comporta uno svantaggio pratico immediato, dico sulla mia posizione finanziaria, naturalmente preferisco i freddi rapporti commerciali a ogni ipocrisia di cordialità.
(Engels, Lettera a Marx, circa il 6 luglio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 299-300)
 
I grandi uomini associati, i quali si assicurano reciprocamente il potere e l’immortalità, cercano inutilmente di prender piede in qualche modo. Vanamente, e hanno la soddisfazione che di tutte le perquisizioni e le catture avvenute in Germania non ce n’è una che sia dovuta a collegamenti con loro.
Noi al contrario abbiamo la soddisfazione di esserci liberati di tutta la marmaglia fanfarona, confusa e impotente dei profughi a Londra e di poter finalmente ricominciare a lavorare senza essere disturbati. Delle innumerevoli infamie private di questa banda non ci curiamo. Noi siamo sempre stati superiori a queste canaglie, e quando si trattava di fare qualcosa di serio le abbiamo dominate; dal 1848 in poi, abbiamo imparato una grande massa di cose dalla prassi, e a partire dal 1850 abbiamo utilizzato come si deve la calma per tornare a sgobbare. Se succederà di nuovo qualcosa, questa volta saremo in vantaggio rispetto a loro in modo molto diverso e per di più in campi cui essi neppure pensano. E a parte tutto ciò abbiamo l’enorme vantaggio che essi non sono altro che cacciatori di posti, noi no. Non si capisce come, dopo le esperienze fatte, possano esserci ancora dei somari, la cui massima ambizione è di entrare in un governo qualsiasi le lendemain même de la première insurrection victorieuse [l’indomani stesso della prima insurrezione vittoriosa] (questa sarebbe la rivoluzione secondo loro), e essere gettati via calpestati o svergognati dopo quattro settimane come è avvenuto a Blanc e Flocon nel 1848! E poi: un governo Schapper-Gebert-Meyen-Haude-Willich! Purtroppo i poveri diavoli non arriveranno mai ad avere una tale soddisfazione, purtroppo saranno di nuovo appendice e in questa qualità potranno fare un po’ di confusione nelle piccole città e presso i contadini.
(Engels, Lettera a Ernst Dronke, 9 luglio 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 575)
 
Da qualche tempo sono sorvegliato molto strettamente e non posso fare un passo senza avere alle calcagna due o tre informers.
(Engels, Lettera a Marx, circa il 1° agosto 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol XXXVIII, pag. 321)
 
Domani parte mio fratello, e allora io riavrò finalmente la mia tranquillità. Per tutto questo tempo non sono stato libero un solo momento, e mi è stato assolutamente impossibile mandarti la banconota prima di sabato, e precisamente i due pezzi con la stessa posta (…)
Venerdì sera ricevo all’improvviso una lettera del mio vecchio, nella quale mi dichiara che io consumo troppo denaro e che devo farcela con £ 150. Naturalmente non farò buon viso a questa ridicola pretesa, tanto più che, al tempo stesso, si minacciano, se necessario, istruzioni agli Ermen, perché non mi paghino più di questa somma. Naturalmente gli scrivo subito che non muovo più un passo per andare all’ufficio, ma che me ne rivado subito a Londra, non appena lui dovesse tentare di mettere in pratica questa vigliaccata. Quest’uomo è davvero impazzito. Tutta la faccenda è tanto più ridicola e insulsa, in quanto questo punto era stato da lungo concordato verbalmente fra di noi qui, e io non gli avevo dato assolutamente alcun pretesto per agire così. Penso di sistemare la faccenda con l’aiuto di mio fratello e della mia vecchia, ma tuttavia dovrò cominciare un po’ a limitarmi, perché summa summarum ho già consumato qui £ 230 e questa somma non deve crescere molto di qui a novembre, quando si compirà un anno da che son qui. In ogni caso questo nuovo colpo gobbo è anch’esso molto spiacevole e mi secca notevolmente, in particolare il modo volgare usato dal mio vecchio nel farmelo. È esatto, quest’anno lui guadagna qui di gran lunga meno che l’anno precedente, ma questo dipende unicamente dal cattivo management dei suoi associés sui quali io non ho alcun controllo.
(Engels, Lettera a Marx, 8 settembre 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pagg. 365-366)
 
La scissione tra gli italiani è stupenda. È una cosa eccellente che a quello scaltrito fanatico di Mazzini finalmente gli interessi materiali si mettano una buona volta di traverso e proprio nel suo stesso paese. La rivoluzione italiana è stata un bene per il fatto che ha trascinato anche là nel movimento le classi più tagliate fuori e che ora, di fronte alla vecchia emigrazione mazziniana, si forma un nuovo partito più radicale che soppianta a poco a poco il signor Mazzini. Anche dalle notizie dei giornali sembra che il Mazzinismo cada in discredito perfino presso gente che non è né costituzionale né reazionaria, e che i resti della libertà di stampa piemontese vengano usati da questa per attacchi contro Mazzini, la cui portée il governo non comprende. Per il rimanente la rivoluzione italiana supera di gran lunga quella tedesca per la povertà delle idee e l’abbondanza delle parole. È una fortuna che il paese dove invece di proletari ci sono quasi soltanto lazzaroni, abbia almeno dei métayers [mezzadri]. Anche gli altri motivi dei dissidenti italiani sono spassosi, e in fin dei conti è molto bello che anche l’unica emigrazione finora almeno ufficialmente non scissa, ora si accapigli.
(Engels, Lettera a Marx, 23 settembre 1851, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXVIII, pag. 371)
 

1852
Sarai arrabbiato con me perché sono così sbrigativo, ma il diavolo mi porti se con tutto questo lavoro e commercio so dove ho la testa. (…)
Stasera me ne starò fino alle otto in ufficio, e invece di poterti rispondere dettagliatamente, dovrò ancora scrivere una lettera al mio vecchio e portarla all’ufficio postale prima delle dodici di notte; domani sera dovrò fare qualche cosa per Jones, e dopodomani voglio vedere di finire un articolo per la “Tribune”. Per il momento non c’è da pensare di avere tempo libero prima delle sette o delle otto di sera, e la cosa peggiore è che dovrò dedicare per qualche tempo tutta la mia attenzione a questa merda del commercio, se no qui va tutto in malora e il mio vecchio mi sospende i supplies.
Avrai ricevuto le 2 sterline. Fammi avere presto tue notizie, anche se io non dovessi trovare un momento di tranquillità per rispondere esaurientemente alla tua ultima lettera.
(Engels, Lettera a Marx, 17 febbraio 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 23)
 
Devo finalmente metter ordine nelle mie storie slave. Con questo modo dilettantesco che ho seguito finora, non ho concluso nulla di concreto durante tutto un anno, e dato che ho cominciato e sono troppo avanti per lasciar cadere la cosa, ormai debbo dedicarmici regolarmente per un certo tempo. Da due settimane ho sgobbato seriamente sul russo e ora sono abbastanza padrone della grammatica, due o tre mesi ancora mi procureranno la nomenclatura necessaria, e allora potrò mettermi a fare qualcos’altro. Quest’anno debbo mettere a posto le lingue slave, e au fond [in fondo] non sono affatto difficili. Oltre all’interesse linguistico che la cosa presenta per me, c’è anche da considerare che almeno uno di noi al prossimo atto del dramma dovrà conoscere le lingue, la storia, la letteratura e i particolari delle istituzioni sociali proprio di quelle nazioni con le quali si entrerà subito in conflitto. Bakunin è diventato qualcuno proprio soltanto perché nessuno sapeva il russo. E si tornerà ad insistere molto sul vecchio dodge [imbroglio] panslavistico di trasformare la vecchia proprietà comune slava in comunismo e di presentare i contadini russi come dei comunisti nati.
(Engels, Lettera a Marx, 18 marzo 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 40)
 
Appena avrò il tempo e la calma e vi sarà qualche prospettiva di stampa, ti manderò articoli sullo sviluppo del commercio e sulla situazione attuale della borghesia industriale inglese.
Per adesso debbo impiegare da 14 giorni a 3 settimane solo per il russo e il sanscrito, di cui adesso mi occupo, più tardi, quando riceverò il mio materiale dalla Germania, mi occuperò di cose militari, ma per questo c’è tempo ed è un lavoro più facile.
(Engels, Lettera a Joseph Weydemeyer, 16 aprile 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 544)
 
Ho visto con dolore che i miei timori per la tua piccola si sono avverati anche troppo presto. Se almeno ci fosse un qualche mezzo perché tu potessi trasferirti con la tua famiglia in una zona più sana e in una casa più spaziosa!
Ti avrei mandato volentieri un po’ di denaro, ma a Londra ho speso tanto più di quanto non avessi preventivato, che io stesso ce la farò appena ad arrivare alla fine del mese, e per il mese prossimo ho da pagare subito tra conti e libri ordinati in Germania 12 sterline. Tuttavia vedrò se mi riesce in qualche modo di procurarti qualche cosa ai primi di maggio. Se almeno avessi saputo prima come stavano le cose a Londra, avrei rinunciato al viaggio a Londra, au fond del tutto superfluo, e così avrei avuto le mani libere.
(Engels, Lettera a Marx, 20 aprile 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 51)
 
Ti accludo un post office ordre di 30 scellini, tutto quello di cui mi posso privare per il momento. Certo domani non potrai incassarlo perché è domenica, ma almeno saprai di averlo. Se nel corso del mese mi dovesse esser possibile di fare un secondo invio del genere, tu sai che lo farò in ogni caso, ma per ora non sono in grado di prevederlo.
(Engels, Lettera a Marx, 1° maggio 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 65)
 
Domani o dopodomani il mio vecchio se ne ripartirà molto soddisfatto dei suoi affari. L’azienda di qua verrà completamente riorganizzata, e proseguirà su basi nuove. Ho felicemente strappato l’aumento, e non appena saranno firmati i contratti, e il mio vecchio se ne sarà andato, la banconota di cui si parlava farà la sua apparizione da te. La cosa più bella in questa faccenda è che io non firmo proprio nulla, il mio vecchio ha la saggezza di non fidarsi troppo di me dal punto di vista politico, e perciò di guardarsi bene dall’andare a finire più tardi in nuovi pasticci per causa mia. Inoltre, presentandosi l’occasione, io potrò, salvando le forme, portar la cosa al punto da essere sostituito da uno dei miei fratelli, in modo tale che andandomene io il mio vecchio non perda null’altro che qualche illusione, e chi farà un sacrificio sarò io, non lui.
(Engels, Lettera a Marx, 19 maggio 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 75 )
 
Io sono qui pieno di lavoro fin sopra gli occhi. Ho davanti a me ancora undici lettere d’affari, che devo scrivere entro oggi, e sono ormai le sette. Tuttavia, se possibile, voglio fare oggi stesso, o al più tardi domani sera, un articolo per Dana.
(Engels, Lettera a Marx, 6 luglio 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 87)
 
Se riusciamo a cavare al tipo 3 sterline alla settimana, sarebbe una disgrazia del diavolo non arrivare a fare andare tua moglie in villeggiatura prima della fine di quest’estate; questo le farà meglio di tutto il vin di Porto. In ogni caso son contento di sentire che la sua indisposizione non è pericolosa.
Lasciami sgobbare ancora per un anno sui testi militari, e i tenenti democratici avranno di che stupirsi.
(Engels, Lettera a Marx, 15 luglio 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pagg. 93-94)
 
Negli ultimi giorni di giugno per motivi di ogni genere non sono riuscito a mettere in conto al mio signor vecchio anche alcune spese extra, che ora ricadono sulle mie spalle. Ora, però, siamo al bilancio; veramente non è cosa che mi riguardi, ma mi darà la misura del punto a cui io posso arrivare. Se si presenta bene, cosa che saprò tra circa quattro o sei settimane, allora sì che potrò arrischiare qualche cosa e tu riceverai subito un po’ di denaro. Soltanto, in questo mese sono proprio a terra, a causa delle 20 o 25 sterline di cui sono debitore con la casa.
(Engels, Lettera a Marx, 6 agosto 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 102)
 
Questa sera mi sono state promesse 2 sterline che avevo dato in prestito qualche tempo fa; se le riceverò, te le manderò subito domattina con un post office ordre e ti scriverò anche più dettagliatamente.
(Engels, Lettera a Marx, 16 agosto 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 113)
 
Non far più, ti prego, gli articoli così lunghi. Dana non può desiderare più di una colonna e mezza, è troppo per un numero. Questo nuovo articolo dovrò di nuovo dividerlo, ma la cosa è difficile, e non so ancora dove. Da cinque a sette pagine di mano di tua moglie sono più che sufficienti, e se tu ci metti più roba in un articolo, Dana non te ne sarà neppure riconoscente.
(Engels, Lettera a Marx, 18 ottobre 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 164)
 
Noi siamo dunque ora riconosciuti dallo Stato e perfino dalla polizia come persone “intelligenti”.
(Engels, Lettera a Marx, 22 ottobre 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 167)
 
Io vedrei di venire a Londra un sabato e una domenica e, una volta concordato tutto, tu potresti venir qui con me, e in pochi giorni il manoscritto sarebbe pronto.
(Engels, Lettera a Marx, 5-6 novembre 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 195)
 
Debbo davvero scusarmi a dismisura di avere lasciato passare tanto tempo senza rispondere alla tua prima lettera. Ma in ufficio, dove un tempo ero solito sbrigare la mia corrispondenza privata, ho adesso tanto da fare che non c’è nemmeno da pensarci, e a casa, mon Dieu, la mia roba per scrivere è sempre in uno stato talmente cattivo (come lo dimostrano ad esempio gli esperimenti calligrafici all’inizio di questa lettera), che non me la sento di combattere ogni volta questa battaglia. Ciononostante, stasera lo faccio; ammira il mio senso del dovere e considera la brutta scrittura come una nuova prova del mio affetto fraterno per te.
Inoltre avevo un altro motivo che mi tratteneva dallo scriverti. Quando, infatti, eri in Germania, mi era venuto in mente che avevo da domandarti una certa cosa; ma, dopo che eri tornata, non riuscivo assolutamente più a ricordarmi che cosa fosse. Capirai che una simile volubilità o meglio sconsideratezza non poteva non provocare in un gentiluomo fieri rimorsi. Sinceramente, non ce la facevo a scriverti prima di avere chiarito questo punto importante. La tua lettera recente, tuttavia, e una intensa attività intellettuale, aguzzata da un welsh rabbit [conigio gallese] e da alcuni bicchieri di sherry, mi hanno finalmente rimesso a posto, e ora so di nuovo che cosa volevo domandarti. Si tratta di questo: ho lasciato a casa tua, per Natale o per Pasqua, due camicie di cotone? Queste ultime, infatti, sono sparite dal mio vestiario e, nel caso si fossero ritrovate costà, ciò mi riuscirebbe molto gradito, perché ne risulterebbe che non sono affatto un disordinato.
Mi chiedi se ho dei desideri. Ma chére soeur, da un pezzo mi sono disabituato dall’avere dei desideri, perché non serve a nulla. Inoltre manco di talento in questa direzione giacché, se eccezionalmente mi sorprendo a cedere alla debolezza di desiderare qualcosa, ogni volta si tratta di qualcosa che non posso avere, e perciò è meglio che abbandoni completamente l’abitudine di avere dei desideri. Come vedi, anche su questo punto, finisco per parlare come l’Ecclesiaste di Salomone e così, the less we say about it, the better it will be [meno ne parliamo, meglio è]. Dunque: se hai in mente di obbligarmi ancora una volta con una nuova prova del tuo affetto, il mio talento inesperto e sottosviluppato in fatto di desideri potrà difficilmente esserti di aiuto; del resto mi consolo al pensiero che tu non hai neppure bisogno di questo aiuto, à en juger par le passé [a giudicare dal passato].
Mi fa piacere di sentire che state tutti bene. A parte qualche infreddatura, anche io tutto sommato ho avuto una salute passabile, in particolare non sono stato più tormentato dal mal di denti col cambiamento di stagione, speriamo che questo pericolo sia veramente eliminato. Abito ancora a Strangeways, ma qualche casa più in là, però penso di lasciare questi paraggi il mese prossimo e di trasferirmi più vicino alla Piccola Germania: qui si è troppo soli, e quest’inverno mi concederò, tanto per cambiare, qualche divertimento, nella misura in cui ciò sia possibile in mezzo al fumo delle ciminiere. Da sei mesi non ho più avuto occasione di cimentare il mio genio, universalmente riconosciuto, nel preparare un’insalata di aragosta – quelle horreur, si finisce per inacidirsi completamente. La primavera prossima dovrò pur mettermi a scrivere un libro, probabilmente in inglese, sulla guerra ungherese o sui romanzi del defunto signor di Balzac o su qualche altro argomento. Ma questo è un grande segreto, altrimenti non te ne metterei a parte.
(Engels, Lettera a Marie Blank, 22 novembre 1852, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pagg. 588-589)
 

1853
Anche tra noi vi sono di quelli che ragionano secondo il principio: che bisogno abbiamo noi di sgobbare, per questo c’è il père [padre] Marx, la cui professione è di sapere tutto; ma in generale è tutto il partito Marx che sgobba abbastanza, e quando si vedono gli altri asini dell’emigrazione che hanno agguantato qua e là nuove frasi per confondersi definitivamente la testa, risulta chiaro che la superiorità del nostro partito è aumentata in senso assoluto e relativo.
(Engels, Lettera a Joseph Weydemeyer, 12 aprile 1853, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 617)
 
Quanto prima tu stesso verrai, tanto meglio. La camera da letto in casa mia è pronta.
(Engels, Lettera a Marx, 26 aprile 1853, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 252)
 
Ieri ho letto il libro sulle iscrizioni arabe, di cui ti parlai. La cosa non è priva di interesse, per quanto il prete e l’apologeta della Bibbia traspaia schifosamente dappertutto. Il suo massimo trionfo consiste nel poter rilevare alcuni strafalcioni di Gibbon nella geografia antica, e di concluderne anche quanto sia abbietta la teologia di Gibbon. Il libro s’intitola: “The historical Geography of Arabia”, by the Reverend Charles Forster. Il meglio che se ne può trarre è:
1) Che la presunta genealogia, data nella Genesi, di Noè, Abramo ecc., è una enumerazione abbastanza esatta delle tribù beduine di allora secondo la maggiore o minore affinità linguistica ecc. È noto che le tribù beduine si chiamano ancora oggi Beni Saled, Beni Jussuf ecc., cioè i figli del tale e tale. Questa denominazione, derivante dall’antico genere di vita patriarcale, conduce infine a questa specie di genealogia. L’enumerazione della Genesi è plus ou moins confermata dagli antichi geografi, e i viaggiatori recenti testimoniano che i vecchi nomi, modificati secondo i dialetti, esistono per lo più ancora. Ma ne deriva che gli ebrei stessi non sono che una piccola tribù beduina come le altre, posta in contrasto con gli altri beduini dalle condizioni locali, agricoltura ecc.
2) A proposito della grande invasione araba di cui parlavamo prima: che i beduini hanno fatto periodiche invasioni come i mongoli, che l’impero assiro e quello babilonese sono stati fondati da tribù beduine, nello stasso territorio dove più tardi fu fondato il califfato di Bagdad. I fondatori dell’impero babilonese, i caldei, esistono ancora sotto lo stesso nome, di Beni Chaled, nella stessa regione. La rapida costruzione di grandi città, Ninive e Babilonia, è avvenuta esattamente come, ancora 300 anni fa, la creazione di simili città gigantesche, Agra, Delhi, Lahore, Muttan, nelle Indie orientali, rispettivamente per opera dell’invasione afgana e tartara. Con ciò l’invasione maomettana perde molto del suo carattere distintivo.
3) Pare che gli arabi, là dove essi furono sedentari, nel sud-ovest, siano stati un popolo altrettanto civile quanto gli egiziani, gli assiri ecc.; lo provano le loro costruzioni. Anche ciò spiega più di un fatto dell’invasione maomettana. Per quanto riguarda quell’imbroglio della religione, dalle antiche iscrizioni del sud, nelle quali predomina ancora la vecchia tradizione nazionale araba del monoteismo (come tra gli indiani d’America), e della quale quella ebrea è una piccola parte, pare che la rivoluzione religiosa di Maometto, come ogni movimento religioso, sia stata formalmente una reazione, un preteso ritorno all’antico, al semplice.
Che la cosiddetta Sacra Scrittura ebraica non sia altro che la trascrizione della vecchia tradizione religiosa delle tribù arabe, modificata per la precoce separazione degli ebrei dai loro vicini dello stesso ceppo, ma nomadi, ora è perfettamente chiaro per me. La circostanza che la Palestina dalla parte araba sia circondata solo dal deserto, terra di beduini, spiega lo sviluppo a parte. Ma le antiche iscrizioni e tradizioni arabe, e il Corano, così come la facilità con cui ora si possono spiegare tutte le genealogie, dimostrano che il contenuto sostanziale era arabo o piuttosto comune a tutti i semiti, come tuttora comune a tutti noi sono l’Edda e le saghe eroiche tedesche.
(Engels, Lettera a Marx, circa il 26 maggio 1853, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pagg. 261-262)
 
Io non conosco la storia del commercio dei primi sei secoli cristiani con tanta esattezza da poter giudicare fino a che punto fu la situazione materiale generale del mondo a far preferire la via commerciale della Persia per il Mar Nero e del Golfo Persico per la Siria e l’Asia minore, a quella del Mar Rosso. (…)
Riprenderò la storia di Maometto soltanto in questi giorni; ma finora mi sembra che abbia il carattere di una reazione beduina contro i fellah residenti nelle città, ma corrotti, che allora erano in grande decadenza anche dal punto di vista religioso e mescolavano a un corrotto culto della natura un ebraismo e un cristianesimo corrotti. (…)
Poiché per qualche settimana mi fermerò su questa roba orientale, ho colto l’occasione per imparare il persiano. Dall’arabo mi tiene lontano da una parte il mio odio congenito per le lingue semitiche, dall’altra, l’impossibilità di arrivare a capo di qualche cosa senza una gran perdita di tempo, con una lingua tanto ricca da avere 4.000 radici e che ha una vita che va dai 2.000 ai 3.000 anni. Il persiano invece è un vero giuoco da bambini come lingua. Se non fosse per quel maledetto alfabeto arabo, nel quale ci sono sempre sei lettere uguali, e dove non si scrivono le vocali, mi impegnerei a imparare tutta la grammatica in 48 ore.
(Engels, Lettera a Marx, sera del 6 giugno 1853, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pagg.274-275)
 
Appena il mio signor padre se ne sarà andato, ti manderò un po’ di denaro. Prima non potrò prelevare nulla, perché ogni giorno rischio che lui mi riveda i conti, cosa che già da sola provocherà delle belle controversie, che io preferisco fare per iscritto.
(Engels, Lettera a Marx, sabato 9 luglio 1853, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 289)
 

1854
Io ho fatto la mia scuola militare nell’artiglieria prussiana, la quale, anche se non è come potrebbe essere, ha pur sempre prodotto quegli uomini che hanno fatto “dell’artiglieria turca una delle migliori d’Europa”, come si è espresso il nostro amico Nicola. In seguito ebbi occasione di partecipare attivamente ai combattimenti durante l’insurrezione del 1849 nella Germania meridionale. Per molti anni lo studio della scienza militare in tutte le sue ramificazioni è stato una delle mie principali occupazioni, e il lusinghiero successo, che allora i miei articoli sulla campagna di Ungheria pubblicati dalla stampa tedesca hanno avuto, mi rafforza nell’opinione di non aver studiato inutilmente. Ho più o meno familiarità con la maggior parte delle lingue europee, compreso il russo, il serbo e un po’ di romeno. Ciò mi rende accessibili le migliori fonti di informazione e forse potrei esserLe utile anche sotto altri riguardi. Fino a che punto io sia in grado di scrivere correttamente e correntemente in inglese, dovranno naturalmente dimostrarlo i miei articoli.
(Engels, Lettera H.J.Lincoln direttore del “Daily News”, 30 marzo 1854, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pagg. 638-639)
 
Se non mi trovassi così maledettamente in bolletta, ti inviterei a venir qui. Ma per il momento la cosa non va, e prima devo anche trovarmi un private lodging [alloggio]. Avevo l’intenzione, se si fosse potuto combinare col “Daily News”, di venire a Londra, per Pentecoste, ma ora il viaggio avrebbe poco scopo. N’importe, forse verrò lo stesso.
(Engels, Lettera a Marx, circa il 21 aprile 1854, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 361)
 
Mi dispiace molto di non poterti mandare nessun articolo per la posta di martedì, ma è stato proprio impossibile a causa dei molti lavori d’ufficio che ora mi impediscono assolutamente di farti articoli il lunedì o il giovedì. Inoltre, ora abito a circa tre quarti d’ora dalla posta, in modo che non posso più far niente la sera tardi per la seconda posta. Perciò devo lavorare il sabato e il mercoledì sera. Domani ti manderò un esauriente articolo che farà scalpore, sull’assedio di Silistra; forse anche qualche nota sulle ridicole storie della flotta di Napier e sulla situazione degli eserciti in Bulgaria.
Ora sgobbo seriamente sulla campagna ungherese e penso che avrò finito di studiare tutte le fonti per ottobre: quest’inverno scriverò in ogni caso il libro.
(Engels, Lettera a Marx, 10 giugno 1854, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XXXIX, pag. 382)
 

1856
Sarai in collera con me, che non ti ho scritto da tanto tempo. Ma finché non avrò sbrigato una serie di lavori d’ufficio che mi occuperanno ancora per circa due settimane, non sarò quasi in grado di avere altre cose per la testa. Inoltre il mio vecchio mi assilla tremendamente con acquisti di filo ecc. per lui, e gli devo fare una relazione in privato almeno due volte alla settimana.
(Engels, Lettera a Marx, 7 febbraio 1856, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 8)
 
Ti consiglierei di far subito i bagagli e di portar con te le carte necessarie, poi potrai lavorare tanto qui che in Scozia, almeno su certi argomenti. Il Bazancout potremmo farlo + - insieme; tu avresti certamente il lavoro principale, perché, con la rapida espansione degli affari, il commercio mi tiene talmente occupato che non posso pensare ad un lavoro regolare e sistematico. Una volta terminato qui questo lavoro (un articolo, naturalmente, sarebbe sufficiente) potrai sempre o far qui articoli parlamentari o fare una puntata in Scozia, e poi, al ritorno combinare qui qualche altra cosa. Quando avrò finito col Panslavismo non vorrei caricarmi di troppi altri impegni, che alla fine non potrei mantenere; ma anche la tua salute è una cosa da prendere in considerazione, e credo di aver per te una buona bevanda; si tratta di birra bavarese leggera e di circa dodici bottiglie di Bordeaux, che, col cambiamento d’aria, è sempre meglio che half and half ecc.
(Engels, Lettera a Marx, 26 maggio 1856, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 59)
 
Aspetto tutti i giorni una lettera dei miei vecchi che mi chiami a Londra. Sistemo le cose in modo da poter partire sabato in caso ch’io sia chiamato. Sabato lascio la casa; non ne ho ancora un’altra, e non so nemmeno se me ne prenderò una o se farò il vagabondo per una settimana, perché ho l’intezione di fare una quantità di pazzie quando sarò tornato qui.
(Engels, Lettera a Marx, 4 agosto 1856, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 69)

1857

La tua lettera mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno. Pensavo che ora fosse tutto finalmente sistemato per il meglio, che tu eri in una casa come si deve e che il business fosse a posto; e ora vien fuori che tutto è in aria. Questi yankees sono davvero schifosi, pare che i signori della “Tribune” pensino di averti ormai spremuto come un limone e di doversene procurare un altro da spremere.(...)
Nei primi giorni di febbraio ti manderò 5 sterline, e fino a nuovo ordine potrai contarci ogni mese. Anche se per questo dovrò cominciare il nuovo anno finanziario con un carico di debiti, c'est égal. Vorrei soltanto che tu mi avessi scritto di questa faccenda due settimane prima. Mio padre mi ha messo a disposizione come regalo di Natale il denaro per un cavallo, e siccome se n'è trovato uno buono, l'ho comprato la settimana scorsa. Se avessi saputo della tua faccenda, avrei aspettato ancora qualche mese e avrei risparmiato le spese di mantenimento; ma never mind, [non importa] non c'è neanche bisogno di pagarlo subito. Ma mi dà proprio fastidio che io debba qui mantenere un cavallo, mentre a Londra tu stai nei guai con la tua famiglia. Del resto va da sé che tu non devi, per la promessa delle 5 sterline al mese, fare a meno di scrivermi anche a parte in casi difficili, perché io farò quanto mi sarà possibile.
(Engels, Lettera a Marx, 22 gennaio 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pagg. 100-101)
 
È come se il cielo e la terra avessero congiurato a fare in modo che io non riuscissi a scriverti. Appena penso di esser un po' fuori dal turbine degli affari, trovo tutt'un mucchio di arretrati insospettati, sono assalito da una quantità di tipi, ho cento questioni commerciali a cui rispondere per il mio vecchio. (…)
Finché dovrò sgobbare ogni giorno in ufficio fino alle 8, e, sbrigato il supper, ecc, non potrò cominciare a lavorare prima delle 10, non se ne fa niente. Ora al mattino devo essere in ufficio al più tardi alle 10, sicché, accordingly, andare a letto verso l'una: c'est embetant! Quando si è sul più bello bisogna andare a dormire, cela ne va pas. Enfin nous verrons. Quest'estate ci sistemeremo diversamente, o ci sarà un putiferio naell'azienda. Mi voglio sistemare in modo da lavorare dalle 10 alle 5 o alle 6, ma andarmene poi, anche se l'azienda se ne va al diavolo.
(Engels, Lettera a Marx, 11 marzo 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pagg. 109-110-111)
 
Avrai ricevuto stamattina il biglietto da 5 sterline, K/S 84.562. Per carità non ti far venire i capelli grigi perché “spilli denaro” da me; me la prenderei a male se tu non mi informassi della necessità di un intervento armato delle sovrane. Vedrò come si mette la situazione finanziaria nel mese di aprile; in ogni caso penso di poter disporre di qualche cosa per la seconda metà di esso.
(Engels, Lettera a Marx, 31 marzo 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 121)
 
La faccenda dell'enciclopedia a me capita proprio a punto, e probabilmente anche a te. Voilà enfin una prospettiva di colmare i vuoti, e per me la prospettiva di una regolare occupazione per le mie serate. La paix allait me démoraliser [la pace mi stava demoralizzando]; da quando non c'erano più da scrivere articoli per la “Tribune”, mi sono dato anche troppo alla bella vita, cosa per la quale si offrivano qui occasioni sufficienti. (…)
Al tuo posto gli proporrei di fare da solo tutta l'enciclopedia; ne verremmo bene a capo. Comunque, prendi quel che puoi avere, se avremo dalle 100 alle 200 pagine a volume, non sarà troppo; tanta “solida” scienza possiamo facilmente fornire, finché ce ne derivi in compenso il solido oro californiano.
(Engels, Lettera a Marx, 22 aprile 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pagg. 129-131)
 
Leggendo l'accluso articolo vedrai certo che anch'esso è nato under difficulties. Ogni volta che ho l'intenzione di fare un articolo per la “Tribune”, pare che questo faccia uscir fuori tutti i cattivi umori latenti del mio corpo. Questa volta sto in casa con degli impacchi di lino sulla parte sinistra del viso per combattere un ascesso maligno, e sono costretto a dieta e senza birra; però fortunatamente mi è stato ordinato un bicchiere di vino. Si vuole che io abbia mangiato troppo roastbeef, comunque da quattro settimane ho avuto continuamente da fare col mio viso; prima il mal di denti, poi la guancia gonfia, poi di nuovo il mal di denti; ora infine questo sbocciare di tutto il male in un foruncolo, come chiama la cosa il piccolo Heckscher. Inoltre devo ingurgitare acqua minerale e alzarmi la mattina alle sette, cosa piacevole anche questa.
(Engels, Lettera a Marx, 20 maggio 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 139)
 
Il contenuto della tua lettera mi ha molto scosso malgrado il tono misterioso, perché so che bisogna che ti vada assai male prima che tu scriva così. Tu puoi prendere stoicamente la morte del piccolo, ma non credo lo possa tua moglie. Non scrivi come sta lei, io ne concludo che per il meglio, ma fammi sapere con certezza, ti prego, se no non riesco a star proprio tranquillo in proposito, le tue misteriose allusioni lasciano luogo a troppe supposizioni a questo riguardo.
(Engels, Lettera a Marx, 11 luglio 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 155)
 
Sono il dolore fatto persona, curvo, zoppo e debole, e p. es. ora non ne posso più dai dolori.
Ti ho fatto mandare da Manchester una cesta di bottiglie di vino che farà bene a tua moglie, 6 bottiglie di Bordeaux, 3 di Porto, 3 di Sherry.
(Engels, Lettera a Marx, 30 luglio 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 162)
 
Da quando c'è stato il crollo a New York, non stavo più tranquillo a Jersey, e mi sento allegrissimo in questo general downbreak [crollo generale]. Questa schifenza borghese degli ultimi sette anni mi si era in certo qual modo attaccata addosso, ora mi sento lavato, e torno ad essere un altro uomo. Fisicamente la crisi mi farà bene quanto un bagno di mare, me n'accorgo fin d'ora. Nel 1848 dicevamo: ora viene il momento nostro, ed in a certain sense è venuto, ma questa volta viene in pieno, si tratta di vita e di morte. Così i miei studi militari diventano subito più concreti, mi butto senza indugio a studiare l'attuale organizzazione e la tattica elementare degli eserciti prussiano, austriaco, bavarese, e francese, e oltre a ciò farò soltanto dell'equitazione, cioè della caccia alla volpe, che è la vera scuola.
(Engels, Lettera a Marx, 15 novembre 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 223)
 
Ora devo andare tanto in giro tra la gente per seguire la crisi che non mi rimane un briciolo di tempo per lavorare per Dana.
Engels, Lettera a Marx, 17 dicembre 1857, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 244)
 
1858
Ora leggo tra l'altro Clausewitz, “Vom Kriege”. Strano modo di filosofare, ma quanto alla sostanza ottimo. Alla domanda se si debba dire arte o scienza della guerra, la risposta è che la guerra è simile soprattutto al commercio. Il combattimento è in guerra quello che è il pagamento in contanti nel commercio, per quanto nella realtà occorra di rado, però tutto porta ad esso, e alla fine bisogna bene che abbia luogo, ed è quello che decide.
(Engels, Lettera a Marx, 7 gennaio 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 265)
 
Perché tu non ti faccia un'idea sbagliata delle mie condizioni fisiche, voglio anche farti sapere che ieri ho saltato a cavallo un terrapieno e una siepe alti cinque piedi e qualche pollice: il salto più alto che io abbia mai fatto. Efforts del genere presuppongono, perché li si possa fare agevolmente, un fisico abbastanza a posto e vedrai che daremo una buona lezione alla cavalleria prussiana, quando torneremo in Germania. Sarà difficile a quei signori tenermi dietro; ora sono molto in esercizio e miglioro ogni giorno, e così col tempo mi farò una buona reputazione.
(Engels, Lettera a Marx, 11 febbraio 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 293)
 
Eccoci dunque nuovamente onorati dell'attenzione dell'ufficio di polizia. Me l'aspettavo proprio, ma che vengano effettivamente intercettate delle lettere è davvero troppo. Credo sia meglio che tu faccia scrivere l'indirizzo da un'altra mano, in qual caso apriranno certamente soltanto le lettere indirizzate a te.
(Engels, Lettera a Marx, 4 marzo 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 307)
 
Lo studio del tuo abstract nel primo fascicolo [“Per la critica dell'economia politica”, nota dei curatori] mi ha tenuto molto occupato, it is a very abstract abstract indeed, [in verità un astratto molto astratto] e non si poteva neppure evitarlo data la sua brevità, e spesso debbo ricercarmi faticosamente i nessi dialettici, perché non ho più familiarità con l'abstract reasonning [ragionamento astratto]. Questa suddivisione del lavoro in sei volumi non potrebbe essere migliore e mi piace straordinariamente, sebbene non veda ancora chiaro il nesso dialettico tra la proprietà fondiaria e il lavoro salariato. Anche lo sviluppo della storia del denaro è molto ben delineato; qualche particolare anche qui non lo vedo ancora chiaro, perché spesso bisogna che mi studi prima il sostrato storico. Tuttavia, penso che appena avrò la conclusione generale del capitolo vedrò meglio il drift, [il corso dei pensieri] e allora te ne scriverò più estesamente. Il tono astrattamente dialettico di questa epitome scomparirà naturalmente nella stesura definitiva.
(Engels, Lettera a Marx, 9 aprile 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 334)
 
Lavorare di sera mi affatica sempre molto, e se lo faccio a lungo, o due sere una dopo l'altra, mi viene una grande irrequietezza e insonnia; specialmente se ho avuto molto da scribacchiare durante il giorno. Di sera poi sono anche molto intontito e moscio, finché non riesco a svegliarmi concentrandomi fortemente su di un argomento. La mia memoria nel complesso va meglio, ma mi succede ancora tutti i giorni di dimenticare completamente cose che ho fatto o udito giorni prima come se non fossero mai accadute, e mi tornano a mente solo dopo che mi sono ricordato di certi particolari. Per il resto sto fisicamente bene e mi sento forte e sano, e posso sopportare strapazzi e – sauf le tooth ache [a parte il mal di denti] – anche qualsiasi tempo.
(Engels, Lettera a Jenny Marx, 14 aprile 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 582)
 
 
Se devi fare un viaggio, almeno fallo a Manchester, that's easy enough [questo è abbastanza facile]. Se la banconota che ti ho spedito ieri dovesse essere già svanita, ce qui serait bien possible [ciò che sarebbe del tutto possibile], fammelo sapere; con 21 scellini puoi prendere ora un return ticket first class valido otto giorni, e il return lo si lascia poi perdere, naturalmente. Io vedrò di aver libero un letto a casa mia, il che sarà comunque possibile per un paio di giorni. Il resto si troverà. Se hai ancora il denaro per il viaggio, vieni subito; a tua moglie manderemo subito l'importo che tu ti farai dare da lei; oggi m'è mancato il tempo di prendere un post office ordre. Questa sera darò disposizioni in casa; vieni subito al n. 6 Thorncliffe Grove, Oxford Road. Se non parti domani sera (c'è un treno alle 5 circa), fammi sapere lunedì mattina quando arriverai, e ti verrò a prendere alla stazione: ma dimmi se col North Western o col Great Northern Railway.
(Engels, Lettera a Marx, 30 aprile 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag.341)
 
Oggi il Moro ha fatto due ore di equitazione, dopo di che si sente tanto bene che comincia a entusiarmarsi della cosa. È venuto dal centro fino a casa mia, e mi ha incaricato di scriverLe due righe a proposito di quel pagliaccio di Cluss. Egli crede che sarebbe ottimo se Lei andasse da Pfänder, che certo riuscirà a cavargli fuori qualche cosa. Ma quel che più importa è che Monsieur Cluss venga qui, perché noi dobbiamo sapere a che punto siamo con lui, e o lui si spiega in a satisfactory manner [in modo soddisfacente] o noi rompiamo. A che ci può servire qust'asino tanto poco fidato che prima viene da Lei col cuore tutto traboccante, aspetta tre ore, pare che non desideri altro se non di rinnovare le antiche relazioni, e poi si tira indietro improvvisamente con una lettera a Lei tanto villana quanto impacciata. Rimpiangiamo soltanto che proprio Lei abbia dovuto avere, e proprio in un momento tutt'altro che roseo, altre noie con dei babbei del genere.
Se è in qualche modo possibile, ci spedisca dunque qui quest'individuo, affinché si abbia almeno la soddisfazione di dirgli finalmente la nostra opinione.
Spero che il Moro continuerà regolarmente a fare dell'equitazione, e allora entro una settimana sarà di nuovo in grado di scrivere.
(Engels, Lettera a Jenny Marx, 11 maggio 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 585)

Mandami, ti prego, la “Filosofia della Natura” di Hegel, che mi hai promesso. Ora mi occupo un po' di fisiologia e vi farò seguire l'anatomia comparata. Vi sono cose di alto interesse speculativo, ma che sono state tutte scoperte recentemente; sono molto curioso di vedere se il vecchio ne ha avuto sentore. (…)
Non si ha neanche idea dei progressi che sono stati fatti negli ultimi trent'anni nelle scienze naturali. Per la fisiologia sono stati decisivi anzitutto lo sviluppo gigantesco della chimica organica, in secondo luogo il microscopio, che viene usato come si deve soltanto da venti anni. Quest'ultimo ha portato a risultati anche più importanti della chimica; la causa principale che ha rivoluzionato tutta la fisiologia e reso possibile solo ora una fisiologia comparata è la scoperta delle cellule nelle piante ad opera di Schleiden, negli animali ad opera di Schwann (circa 1836). Tutto è cellula. La cellula è l'essere in sé di Hegel, e nel nuovo sviluppo si svolge esattamente attraverso il processo indicato da Hegel, finché non se ne sviluppa l'"idea", l'organismo di volta in volta perfetto.
Un altro risultato che avrebbe rallegrato il vecchio Hegel è, nella fisica, la correlazione delle forze o la legge secondo cui in determinate condizioni il movimento meccanico, ossia la forza meccanica (p. es. per mezzo dello sfregamento) si trasforma in calore, il calore in luce, la luce in affinità chimica, l'affinità chimica (p. es. nella pila di Volta) in elettricità, e questa in magnetismo. Questi passaggi possono aversi anche altrimenti, in questo ordine o in ordine inverso. Ḕ stato dimostrato da un inglese, di cui non mi viene in mente il nome, che queste forze trapassano l'una nell'altra in rapporti quantitativi assolutamente determinati, di modo che, p. es., una data quantità di una forza, p. es. di elettricità, corrisponde a una data quantità di ogni altra, p. es. di magnetismo, di luce, di calore, di affinità chimica (positiva o negativa, associativa o dissociativa) e di movimento. Così la stupida teoria del calore latente è accantonata. Ma non è questa una stupenda dimostrazione materiale della maniera in cui le determinazioni della riflessione si risolvono l'una nell'altra?.
Certo è che studiando fisiologia comparata si arriva a uno sdegnoso disprezzo per la concezione idealistica che pone l'uomo al di sopra degli altri animali. Ad ogni passo si batte il naso nella più completa concordanza di struttura con gli altri mammiferi; nei tratti fondamentali la concordanza si estende a tutti gli altri vertebrati e perfino – più confusamente – agli insetti, ai crostacei, alle tenie, ecc. L'idea di Hegel del salto qualitativo nella serie quantitativa anche qui va benissimo. Da ultimo, per gli infusori d'infima specie, si arriva alla forma primitiva, alla cellula semplice, che vive di vita autonoma, che però a sua volta non si distingue in nulla di percettibile dalla pianta di infimo ordine (in funghi consistenti di una sola cellula, i funghi della patata e della malattia della vite, ecc.) e dai germi dei gradi più elevati di sviluppo fino all'uovo umano e agli spermatozoi compresi, ed ha la stessa configurazione delle cellule indipendenti nel corpo vivente (globuli sanguigni, cellule epiteliali e mucose, cellule delle secrezioni glandolari, renali, ecc.).
(Engels, Lettera a Marx, 14 luglio 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pagg. 351-352-353)
 
 
Hai fatto proprio bene a farmi un quadro esatto di questi tuoi guai. Qui non c'è altro da fare che intervenire prontamente. Secondo il calcolo che ho fatto sono dunque urgenti da 50 a 60 sterline, il resto lo si può ancora rinviare. Di questa somma, 30 sterline potrebbero riscuotersi subito con l'accettazione di una nuova cambiale da parte mia, se il tipo si adatta ad accettarla almeno a quattro mesi data, altrimenti non sarei in grado di scovare il denaro. Se vuole, si possono anche trarre 20 sterline a quattro mesi data e altre 20 a sei mesi data (contandoci anche gli interessi), in modo che io dovessi pagare a novembre e a gennaio, e così avresti subito in mano 40 sterline nette. Va dunque subito da Freiligrath e vedi che c'è da fare. Naturalmente è necessario che le accettazioni restino nel portafogli di chi sconta la cambiale, se no sarei rovinato. E che quel tanghero non prenda più del 20% già calcolato; ciò comporta già circa 5 sterline di perdita.
Così, penserei, tu saresti al sicuro almeno tanto da poter aspettare, in caso di necessità, il momento della prossima tratta. Ma, date le condizioni di salute di tua moglie, ci vorrebbe anche di più, e purtroppo io non posso aiutarti.
(Engels, Lettera a Marx, 16 luglio 1858, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag.358)
 
1859
Il lavoro procede abbastanza rapidamente, nove delle mie lunghe pagine doppie, come te le mando per la “Tribune”, sono già pronte, con altre due o tre è sistemato il Po, poi viene il Reno, e non sarà tanto lungo. In tutto, difficilmente arriverà a tre fogli di stampa. Tra stasera, sabato e domenica il grosso dovrà esser finito; per mercoledì ti mando la faccenda, se tutto va liscio. Tuttavia bisogna fare attenzione, perché avrò contro di me tutta la stampa militare ufficiale, e se mi possono prendere in castagna lo fanno certamente. Perciò meglio troppo breve che troppo lungo; le spiegazioni storiche si possono scrivere in forma concisa.
(Engels, Lettera a Marx, 4 marzo 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag.429)
 
Mercoledì scorso ho spedito a Marx il manoscritto e lui lo avrà inoltrato giovedì. Il titolo è semplice: “Po e Reno”, Berlino, editore ecc. ecc. Sia Marx che io pensiamo sia meglio per il momento farlo apparire anonimo; a causa dell'argomento specialistico, il nome di un civile potrebbe sulle prime soltanto nuocere ad uno scritto militare. Se la cosa, come spero, ha successo, il nome non verrà mai troppo tardi. (…)
Da quando sono qui mi sono principalmente occupato di faccende militari e di tanto in tanto, negli intervalli, ho coltivato un vecchio amore, la filologia comparata. Ma, quando si è lavorato tutto il giorno nel nobile commercio, in una scienza così colossalmente ampia non si superano i limiti del più puro dilettantismo e anche se un tempo accarezzavo l'idea ardita di elaborare una grammatica comparata delle lingue slave, da un pezzo l'ho lasciata cadere, tanto più che ormai Miklosich ha cominciato a farlo con così brillante successo.
(Engels, Lettera a Ferdinand Lassalle 14 marzo 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pagg. 614-615)
 
Finalmente mi riesce di scriverti con un po' di calma; ho ricevuto le tue due care lettere e sono contento di sapere che state tutti bene e che i bambini di Blank hanno superato felicemente il morbillo. Io sto benissimo, i molari se ne vanno lentamente a pezzi, ma tutto sommato senza troppe sofferenze, altrimenti non mi manca assolutamente nulla, l'appetito e la digestione sono eccellenti e, delle vecchie storie, non ho notato la minima traccia. (…)
Noi di Barmen, a quanto pare, abbiamo la caratteristica di superare solo molto tardi gli anni dell'adolescenza, anche io devo essere stato un tipo così strambo, quando avevo 23 anni.
(Engels, Lettera a Elisabeth Engels 20 aprile 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 628-629)
 
 
Qui accluso l'inizio dell'articolo sul tuo libro. [Karl Marx, “Per la critica dell'economia politica”, nota dei curatori] Esaminalo bene e se non ti piace in toto, strappalo e scrivimi la tua opinione. Per mancanza di esercizio, sono talmente disabituato a questo tipo di lavori che tua moglie riderà molto della mia goffaggine. Se puoi aggiustarlo, fallo. Al posto dell'esempio zoppicante della rivoluzione di febbraio, ci starebbero bene degli esempi calzanti della concezione materialistica.
(Engels, Lettera a Marx, 3 agosto 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag.494)
 
L'articolo purtroppo non posso fartelo avere per oggi. Ora sono le sette e ho ancora almeno una mezz'ora da lavorare in ufficio, una mezz'ora per arrivare a casa, inoltre non ho nemmeno visto il “Times”, e non potrei neanche averlo in prestito da nessuna parte per la sera. Dovrei finir tutto al più tardi alle undici e mezza per farlo partire ancora in tempo, è clairement impossible, specialmente coi nomi sbagliati del dispaccio, che bisogna prima decifrare pian piano con la carta geografica alla mano. Ma preparerò il materiale per martedì, e se per lunedì arriva il mail di Calcutta, correggerò in conformità.
(Engels, Lettera a Marx, 8 settembre 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 505)
 
Sto tutto immerso nei testi di Ulfila, ora, dovevo una buona volta venire a capo di questo maledetto gotico, che ho sempre studiato così a sbalzi. Con mio stupore trovo di saperne molto di più di quanto pensassi; se riesco ad avere un altro testo sussidiario, penso di arrivarne completamente a capo entro due settimane. Poi, sotto con la lingua nordica antica e con l'anglosassone, con le quali pure sono sempre restato a mezzo. Finora lavoro senza lessico e senza altri testi sussidiari, soltanto il testo gotico e il Grimm, ma questo vecchione è proprio in gamba.
(Engels, Lettera a Marx, 4 novembre 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 530)
 
Il Darwin, [L'origine della specie, nota dei curatori] che sto appunto leggendo, è proprio stupendo. Per un certo aspetto la teleologia non era stata ancora sgominata, e lo si è fatto ora. E poi non è stato ancora mai fatto un tentativo così grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura, o almeno non così felicemente. Naturalmente bisogna passar sopra al goffo metodo inglese.
(Engels, Lettera a Marx, 11 o 12 dicembre 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 551)
 
Ho sgobbato tutto il giorno per tenermi libero il pomeriggio per fare l'articolo, e appena acceso il mio lume a gas, fa una luce così bassa che tutto l'ufficio deve sospendere il lavoro. A casa mia da circa una settimana va quasi peggio, il lungo periodo di nebbia porta con sé un tal consumo di gas durante il giorno che la sera non c'è pressione e perciò neanche luce. Ciò mi rende impossibile di fare per oggi un articolo, che del resto, dato che da un giorno all'altro deve cominciare il movimento da Ceuta contro Tetuan, forse ci guadagna pure se aspetto fino a dopodomani o a giovedì. Per te certamente sarà seccante, perché così domani dovrai sgobbare e avevi contato su di me.
(Engels, Lettera a Marx, 19 dicembre 1859, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XL, pag. 554)
 
1860
La cosa di gran lunga più importante è che esca presto il tuo secondo fascicolo, e io spero che non ti lascerai distogliere dal continuare a lavorarci a causa di questa faccenda di Vogt. Sii una buona volta meno coscienzioso nei riguardi dei tuoi lavori; va sempre anche troppo bene per il miserabile pubblico. La cosa principale è che il lavoro sia scritto e che esca; i punti deboli che a te saltano agli occhi questi somari non li scoveranno; e se sopravvengono tempi agitati, che guadagno ci hai quando tutto il tuo lavoro sarà interrotto prima che tu abbia terminato il Capitale in generale? Conosco benissimo tutte le altre faccende che si mettono di mezzo, ma so anche che il motivo principale di ritardo risiede sempre nei tuoi scrupoli personali. Alla fin fine, è sempre meglio che il lavoro esca, piuttosto che non esca per niente per delle considerazioni di tal fatta.
(Engels, Lettera a Marx, 31 gennaio 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 15)
 
Ieri sera ho conferito con Lupus. Soltanto quando gli lessi ad alta voce la lettera di Lassalle mi resi ben conto della filisteria e dell'arroganza di quel tipo, ma nello stesso tempo anche del suo “metodo”. Costui, anche nelle minime sciocchezze, è uno spirito assoluto vecchio hegeliano: proprio come nell'economia vuol porsi come unità superiore nel definitivo contrasto tra te e gli economisti, così ora si pone già come superiore unità tra te e Vogt. Da te il “principio”, da Vogt la “politica italiana” che ci può essere di più bello? Questa schifosa saccenteria da referendario cacasentenze, il quale comincia col dire che bisognerebbe dichiarare che Vogt non è stato corrotto, e poi, prendendola sul serio, trasforma in un'assurdità l'unica cosa spiritosa che Fröbel dice nella sua dichiarazione!
Lupus si domandava se non si potesse costringere, secondo il codice prussiano, la “National-Zeitung” ad accettare una tua dichiarazione. Credo anch'io che nella legge sulla stampa ci sia un articolo del genere. If so, bisognerebbe valersene subito, appena ricevuto l'opuscolo, perché, come dice a ragione Lassalle, habent sua fata libelli, non si può sapere come va a finire quest'opuscolo, e quanto più la risposta è rapida, tanto più sicuro è l'effetto.
Quoad il nostro opuscolo, abbiamo lo svantaggio di essere personalmente sulla difensiva e di non poter rispondere con delle menzogne alle menzogne. Poi il secondo svantaggio che il pubblico-filisteria ci odia a priori; noi a dire il vero non siamo guidati odium generis humani [odio verso il genere umano], ma certo da odium generis bourgeois [odio verso il genere borghese], ed è proprio la stessa cosa.
Ma abbiamo in compenso il vantaggio di poter dare della nostra politica italiana un'esposizione che sposta le cose su di un altro piano, mette da parte i fatti personali e ci dà il vantaggio, anche se non davanti ai liberali berlinesi, certo davanti alla maggior parte della Germania di farci rappresentare la parte popolare, nazionale. In particolare ci torna a proposito la faccenda della Savoia.
Ora io penso bene che, appena arriverà l'opuscolo (Lassalle non potrebbe mandarlo per posta?), tu faccia le valigie e venga qui, e allora concordiamo definitivamente il come, cosa e quando. Io approfitterei volentieri dell'occasione per venire a Londra, ma siccome tua moglie non deve sapere nulla, è meglio che tu venga qui, e inoltre se ci sarà parecchio da lavorare, io non potrei restare tanto tempo a Londra. E poi bisogna anche mettersi d'accordo se si dovrà fare il mio nome nel titolo; io vedo soltanto un motivo in contrario, ma mi sembra assolutamente decisivo ; però ne parleremo a voce.
(Engels, Lettera a Marx, 2 febbraio 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pagg. 21-22)
 
Quali credi che siano le prossime proposte di G. Ermen?
1. Egli vuole pagare a rate alla mamma e assumere da solo l'azienda;
2. io dovrei rimanere da lui come rappresentante per altri 4 anni alle condizioni previste dal contratto!
Costui crede che noi gli cederemmo a così buon prezzo l'eredità della ditta Ermen & Engels e che io accetterei con gratitudine una simile degradazione nei suoi riguardi.
Le trattative sono state abbastanza amichevoli. Per quanto mi riguardava, rifiutai direttamente la prospettiva che voleva aprirmi di fare forse per 4 anni il socio, al che chiesi delle garanzie prima di prendere in considerazione la cosa; gli dissi che la nostra opinione è che, se si dovesse venire a una separazione, si dovrebbe fare una divisione in natura e concorrenza. Ciò lo ha molto sorpreso e la faccenda non è andata avanti.
(Engels, Lettera a Emil Engels, 11 aprile 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 571)
 
La faccenda con Ermen sta abbastanza a posto. La mia famiglia investe nella ditta 10.000 sterline di capitale, che deve poi lasciare a me se diverrò partner. La mia posizione materiale migliora subito, almeno la percentuale della partecipazione. Ti racconterò tutto questo a voce quando verrò costà a Pentecoste.
(Engels, Lettera a Marx, 10 maggio 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 63)
 
Mia madre è in grave pericolo. Due telegrammi da Barmen. Nessuno può entrare da lei. Bisogna che io torni laggiù, farò i passi necessari. Non so come andrà la cosa. Ho la testa in subbuglio per questa faccenda, pare che sia davvero tifo.
(Engels, Lettera a Marx, 11 maggio 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 64)
 
Quanto a Vogt: debbo dire che il tuo titolo non mi piace affatto. Se gli vuoi affibbiare un soprannome, deve essere un soprannome che si capisca senza aver letto il libro, oppure può comparire nel libro stesso soltanto dopo il passo che lo spiega. Io credo che quanto più il titolo è semplice e non arzigogolato, tanto meglio, soltanto bisogna che oltre a Vogt vi compaia anche, se possibile, Bonaparte o almeno Plon-Plon. Se “Carl” Vogt non ti va a genio, chiamalo signor Vogt, sebbene io non veda perché “Carl” non possa stare prima di “Karl”: nessuno troverebbe da farci dello spirito sopra.
(Engels, Lettera a Marx, 1° ottobre 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 109)
 
Nel caso che loro richiedessero ai collaboratori uno stato di servizio, certamente non mi troverei in una buona situazione: da volontario di un anno nella brigata di artiglieria della guardia prussiana sono giunto solo al grado di sergente e più tardi nel Baden ho partecipato alla spedizione del 1849 dalla parte degli insorti. Tuttavia, dall'epoca del mio servizio militare, mi sono continuamente occupato di cose militari.
(Engels, Lettera alla redazione della "Allgemeine Militär-Zeitung", 24 agosto 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 609)
 
Nelle ultime quattro settimane, per una quantità di circostanze che Dio sa come hanno coinciso, ho dovuto ritirare talmente tanto denaro, che ora devo assolutamente aspettare qualche giorno. Se possibile domani ti rimetterò una sterlina, e appena la cosa andrà nei prossimi giorni, ti rimetterò di più. Per qualche tempo almeno sono ridotto a farmi dare soltanto piccole somme ogni volta; per il momento si tratta per me, nei confronti di Ermen, to appear to live within my income [di far vedere che vivo nei limiti delle mie entrate] (cosa che non ho fatto nello scorso anno finanziario); è nelle trattative un'arma che non devo assolutamente sciupare. Se sapessi un pretesto qualsiasi tenterei di chiedere in prestito a Gumpert per due settimane 5 sterline, ma non potrei farlo senza che si accorgesse del vero motivo, e inoltre non so se in questa stagione le ha. So benissimo in che bolletta tu sei, e farò tutto il possibile, ma le 10 sterline che ti ho mandato recentemente sono già segnate in anticipo sul conto di dicembre, dimodoché questo mese è già ben gravato. Tuttavia domani riceverai sicuramente qualche cosa.
(Engels, Lettera a Marx, 3 dicembre 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 130)
 
Qui accluse le 2 sterline pagabili a Camden Town.
Più leggo il libro, più difficile mi diventa immaginare come Vogt se la caverà con queste storie “che mai si pubblicheranno”. 41 copie a Londra in questi pochi giorni è moltissimo; ora saranno già di più. È certamente il migliore lavoro polemico che tu abbia scritto finora, è più semplice nello stile del Bonaparte [Il 18 Brumai di Luigi Buonaparte, nota dei curatori], eppure, dove è necessario, altrettanto efficace.
(Engels, Lettera a Marx, 19 dicembre 1860, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 143)
 
1861
Ecco i contratti, 7 copie, l'ottava l'ho trattenuta qui firmata. Devo dire che, se non fosse stato per te, difficilmente mi sarei risolto a questo passo. È stato per me un boccone amaro escludere me stesso, come a me sembra senza alcuna ragione o pretesto pertinente, dall'unica azienda paterna che ci rimanga, che sicuramente ci rimanga. Io credo che questo diritto mi spettasse, e che i miei fratelli non avevano il diritto di pretendere da me che io rinunciassi senz'altro e senza motivo alcuno a questo diritto in favore loro. Ciò che chiedevo non era certamente ingiusto, inoltre avanzai le mie richieste tempestivamente, perché se ne tenesse conto nella discussione. Emil Blank mi dette ragione, quando fu qui. Ma in seguito non mi sono state date più notizie, e solo quando gli altri hanno già concluso tutto, si viene da me e si pretende il mio consenso a rinunciare alle mie richieste, in base a motivi, nella lettera di Emil, che saranno assai opportuni dal punto di vista commerciale, ma che io non avrei fatto valere certo in questo modo di fronte ai miei fratelli; inoltre, come consolazione, si dà a me l'assicurazione di Emil che Gottfried Ermen, secondo la convinzione di Emil, non romperà il contratto con me. Questa convizione è controbilanciata da quella del nostro avvocato, il quale ha detto a Emil più di una volta che il contratto, come contratto , non mi fornisce alcuna garanzia legale. Così loro hanno l'azienda di Engelskirchen e io mi tengo la convizione di Emil.
Cara mamma, per amor tuo ho inghiottito tutto ciò e diverse altre cose. Per nulla al mondo vorrei anche solo minimamente contribuire ad amareggiare la sera della tua vita con liti familiari per l'eredità. Io credo che sia il mio comportamento quando sono stato tra voi, come anche le mie lettere abbiano fornito testimonianza sufficiente del fatto che io ero ben lontano dal frapporre ostacoli a qualsiasi accordo, che al contrario mi sacrificavo volentieri per sistemare tutto secondo i tuoi desideri. Perciò ho firmato senz'altro anche questa cosa; non voglio a nessun costo che tu venga tormentata più a lungo con queste storie e debba avere per questo delle preoccupazioni. Anche riguardo ai miei fratelli non nutrirò alcun risentimento e nemmeno parlerò della faccenda, purché essi non mi ci costringano assolutamente, giacché la cosa è fatta e io non ho voglia di fare il grande perché credo di essermi sacrificato. Tuttavia ritengo mio dovere dire apertamente quali sono stati i miei motivi in tutta la storia, e va da sé che io non penso neppure lontanamente che tu avresti potuto dare a questa cosa una piega più favorevole per me. Al contrario, io so che durante le trattative tu hai sempre pensato anche a me e hai fatto tutto il possibile per me.
La questione in tal modo è chiusa, punto e basta. Difficilmente me ne sentirai parlare ancora, e si capisce che, quando Emil verrà qui, io lo riceverò con gli stessi sentimenti fraterni di sempre; per quanto le nostre opinioni siano state diverse, egli rimane un bravo ragazzo, che si è sempre preoccupato dei miei interessi qui.
(Engels, Lettera a Elise Engels, 13 febbraio 1861, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pagg. 634-635)
 
1862
Ti spedisco oggi una cassetta, carriage paid, contenente:
8 bottiglie di Bordeaux
4 bottiglie di vino del Reno del 1846
2 bottiglie di Sherry.
Non ho Porto, che sarebbe adatto al caso. Spero che faccia bene a Jenny. Povera bambina! Del resto, penso che la cosa non abbia importanza. È cresciuta robusta, e con la cura e il moto si rimetterà in forze.
(Engels, Lettera a Marx, 28 febbraio 1862, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 241)
 
Se ti feci il conto delle mie spese non fu certo con l'intenzione di farti passar la voglia di “premere”, come tu dici, su di me. Al contrario penso che continueremo anche nel futuro ad aiutarci reciprocamente, ove è possibile in qualche modo, senza guardare quale dei due, momentaneamente, sia il “pressante” e quale il “pressato”, poiché le parti si possono mutare. L'unico motivo di tutta la mia esposizione, fu di mostrarti l'impossibilità di mettere insieme, per il momento, più di 10 sterline.
(Engels, Lettera a Marx, 8 agosto 1862, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 305)
 
1863
Troverai giusto che questa volta la mia propria disgrazia e la tua fredda accoglienza di essa mi abbiano reso effettivamente impossibile il risponderti prima.
Tutti i miei amici, inclusi i conoscenti filistei, in questa circostanza, che a dir il vero mi ha colpito abbastanza da vicino, dimostrarono maggior partecipazione e amicizia di quanto potessi aspettarmi. Tu trovasti che il momento era opportuno per far prevalere il tuo gelido modo di pensare. Soit!
Tu sai come vanno le mie finanze. Sai anche che faccio di tutto per strapparti dai guai. Ma non posso arrivare, adesso, come anche tu devi sapere, alla somma piuttosto grossa di cui parli.
(Engels, Lettera a Marx, 13 gennaio 1863, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 347)
 
Ti ringrazio della tua sincerità. Capisci tu stesso quale impressione mi aveva fatto la tua penultima lettera. Non è possibile esser vissuti tanti anni insieme con una donna, senza esser colpiti terribilmente dalla sua morte. Sentii che con lei seppellivo l'ultima parte della mia giovinezza. Quando ricevetti la tua lettera, non era ancora sepolta. Io ti dico, la tua lettera mi rimase fissa in capo per tutta una settimana, non potevo dimenticarla. Never mind, la tua ultima compensa quella, e sono lieto di non aver perduto con Mary anche il mio più vecchio e migliore amico.
(Engels, Lettera a Marx, 26 gennaio 1863, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 352)
 
Devi scusare il mio lungo silenzio. Ero in una condizione così desolata, da cui dovevo alla fine cercar di strapparmi. Ho tentato di darmi alle lingue slave, ma la solitudine m'era insopportabile. Dovetti distrarmi violentemente. Questo m'ha giovato, ora sono di nuovo il vecchio birbone di prima.
(Engels, Lettera a Marx, 17 febbraio 1863, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 362)
 
Poiché non ho saputo più niente da tua moglie, spero che nel frattempo tu sia stato meglio e che gli ascessi ti siano guariti. Bevi pur vino e mangia carne, questo è l'essenziale. Negli ultimi giorni mi hanno, nelle ore serali, molto disturbato in ufficio, proprio nell'unico momento in cui mi è possibile pensare alla corrispondenza privata, altrimenti mi sarei già fatto vivo prima.
(Engels, Lettera a Marx, 24 novembre 1863, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pag. 412)
 
1864
Vorrei che domani tu potessi venire per un paio di giorni. Prevedo che questa settimana sarò occupatissimo, ed è sempre bene che uno di noi veda i medici un paio di volte al giorno e nello stesso tempo si prenda cura di tutto quanto occorre. Inoltre ne avrei gran piacere per altre ragioni.
(Engels, Lettera a Marx, 1° maggio 1864, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLI, pagg. 434-435)
 
1865
I tuoi suggestions [suggerimenti], sono arrivati ieri ancora a tempo giusto e sono stati messi a profitto ambedue.
(Engels, Lettera a Marx, 13 febbraio 1865, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 71)
 
Il nuovo movimento mi fa tremendamente sudare. Sa il diavolo che cosa voglia dire, dopo aver fatto corrispondenza tutto il giorno per l'azienda, dover ancor alla sera scrivere fino all'una o alle due, per il partito e l'editore, ecc.
(Engels, Lettera a Marx, 11 marzo 1865, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 101)
 
Io non sono più hegeliano, ma continuo a nutrire una grande pietà e simpatia per quel vecchio colossale.
(Engels, Lettera a Friedrich Albert Lange, 29 marzo 1865, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 513)
 
Ho molto piacere che il libro [“Il Capitale”, nota dei curatori] proceda rapidamente; da alcune frasi della tua lettera avevo tratto il sospetto che tu fossi di nuovo arrivato ad una svolta inaspettata che potesse rimandar tutto a tempo indefinito. Il giorno in cui partirà il manoscritto, prenderò una sbornia coi fiocchi, a meno che tu non venga qui il giorno seguente e si possa combinarla insieme.
(Engels, Lettera a Marx, 7 agosto 1865, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 148)
 
1866
Davvero devi deciderti a far qualche cosa di giudizioso, per venir fuori da questa faccenda dei foruncoli, perfino se il tuo libro [“Il Capitale”, nota dei curatori] dovesse subire un ritardo di altri tre mesi. Il guaio si fa davvero troppo serio, e se il tuo cervello, come dici tu stesso, non è up to the mark [all'altezza] per le cose teoriche, lascialo dunque per un poco riposare pienamente dalle teorie superiori. Tralascia per qualche tempo di lavorare di notte e conduci una vita un poco più regolare. Quando sarai ristabilito, vieni qui, per 15 giorni o giù di lì affinché tu abbia un po' di cambiamento, e porta pur tanti quaderni con te, che qui per quanto starà in me, potrai un poco lavorare.
(Engels, Lettera a Marx, 10 febbraio 1866, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 191)
 
Adesso fammi il piacere mangia arsenico, e vieni qui non appena il tuo stato un poco lo permetta, sicché tu stia meglio una buona volta. Con questo eterno esitare e rimandare ti rovinerai, nessuno può continuare a resistere a questa storia cronica di favi, prescindendo dal fatto che alla fine può comparirne uno che prenda una svolta tale che tu te ne vada al diavolo. E dove vanno poi a finire allora il tuo libro [“Il Capitale”, nota dei curatori] e la tua famiglia?
Tu sai che sono pronto a fare il possibile, e in questo caso estremo anche di più di quanto potrei arrischiare in altre circostanze. Ma sii però ragionevole e fa a me e alla tua famiglia questo unico piacere, di lasciarti curare . Che cosa ne sarebbe di tutto il movimento, se ti succedesse qualche cosa, e, dato il tuo comportamento, si dovrà arrivare proprio a questo. In verità io non ho quiete né giorno né notte finché non ti so fuori da questa storia, ed ogni giorno in cui non ho tue notizie sono inquieto e penso che tu stia di nuovo peggio.
(Engels, Lettera a Marx, 22 febbraio 1866, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pagg. 200-201)
 
Ti mando qui acclusi due biglietti J/F 65865 e 66, da Lst. 5, in totale Lst. 10, datati Manchester, 30 gennaio 1865. Vorrei poterti assicurare più di 200 sterline all'anno, ma purtroppo non posso. Se tutto andrà bene, potrò certamente procurare ancora un 50 sterline in più.
(Engels, Lettera a Marx, 10 agosto 1866, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 275)
 
L'annuncio che il manoscritto [del I volume de “Il Capitale”, nota dei curatori] è partito mi toglie una pietra dal cuore. Dunque finalmente un commencement d'exécution [inizio di esecuzione], come dice il Code pénal [Codice penale]. Per questo io bevo un bicchiere speciale alla tua salute. Il libro ha molto contribuito a rovinare la tua salute; adesso che te ne sei liberato, sarai anche un tutt'altro uomo.
(Engels, Lettera a Marx, 11 novembre 1866, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 292)
 
1867
Hurrà! Questo grido fu irreprimibile quando finalmente vidi scritto che il primo volume [“Il Capitale”, nota dei curatori] è finito, e che tu vuoi subito andare con esso ad Amburgo. Perché non manchi il nervus rerum [nerbo delle cose], ti mando qui acclusi sette mezzi biglietti da 5 sterline, in complesso 35 sterline, e manderò le seconde metà subito dopo ricevuto il solito telegramma.
(Engels, Lettera a Marx, 4 aprile 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 313)
 
A tua moglie, che mi ha scritto oggi, mando 10 sterline e così pure, subito al principio del prossimo mese, le altre 10 a Wheeler. Con ciò ti metterai relativamente tranquillo su questo punto; secondo quanto mi scrivi, per l'avvenire finalmente ti si apre davanti, per fortuna, una più rallegrante prospettiva. Ho sempre pensato che questo maledetto libro [“Il Capitale”, nota dei curatori] a cui hai dedicato così lunga fatica, fosse il nocciolo di tutte le tue disgrazie, da cui non saresti uscito né mai avresti potuto uscire fino a quando non te lo fossi scrollato di dosso. Questa eterna cosa incompiuta ti schiacciava fisicamente, spiritualmente e finanziariamente, e posso benissimo concepire che dopo la liberazione da questo incubo a te sembri adesso di essere completamente un altro uomo. (...)
Non desidero nient'altro che la liberazione da questo bestiale commercio che, divorando il mio tempo, mi demoralizza completamente. Finché vi sono dentro, non sono capace di niente; specialmente da quando il principale sono io, le cose sono peggiorate per via della maggior responsabilità. Se non fosse per la considerazione del reddito aumentato, davvero vorrei piuttosto ridiventare commesso. In ogni modo la mia vita di commerciante fra pochi anni sarà finita e allora anche gl'introiti fluiranno molto ma molto più scarsi, ed io continuamente rigiro nel cervello sul come faremo allora con te. Se però le cose vanno secondo la piega di adesso, allora potranno arrangiarsi, quand'anche non venisse la rivoluzione e buttasse all'aria tutti i progetti finanziari. Ma se questo non succede, mi propongo però di fare della mia liberazione un gran divertimento e di scrivere un libro ameno: Dolori e gioie della borghesia inglese.
(Engels, Lettera a Marx, 27 aprile 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pagg. 321-322-323)
 
Finora ho riveduto circa 36 fogli di stampa [del primo volume de “Il Capitale”, nota dei curatori] e mi congratulo per il modo perfetto con cui i più complessi problemi economici sono stati semplificati e quasi fatti sensibilmente chiari soltanto col metterli a punto e collocarli nella loro giusta connessione. Lo stesso per la famosissima, in relazione alla materia, esposizione del rapporto fra lavoro e capitale – qui per la prima volta in piena e perfetta connessione. È stato per me un gran divertimento anche il vedere come tu ti sei impratichito del vocabolario tecnologico, cosa che certamente dovette presentare molte difficoltà, al cui riguardo ebbi parecchi misgivings [timori].
(Engels, Lettera a Marx, 23 agosto 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 355)
 
 
Io mi ritrovo qui da 2 mesi seduto nel mio ufficio e perdo molto tempo con il pidocchioso commercio.
(Engels, Lettera a Ludwig Kugelmann, 12 ottobre 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pagg. 611-612)
 
La stampa tedesca continua a tacere sul “Capitale”, eppure è estremamente importante che accada qualcosa. Uno degli articoli che Le sono stati mandati l'ho trovato nella “Zukunft” ; mi dispiace non aver saputo che eventualmente esso era stato destinato per questo giornale, in quella sede ci si sarebbe potuti presentare più apertamente. Ma non importa. La cosa principale è che il libro, insomma, venga continuamente recensito. E poiché Marx non è capace di muoversi liberamente in questa faccenda e si vergogna come una verginella, così dobbiamo farlo appunto noi. Mi faccia dunque il piacere di informarmi sul successo che finora Lei ha avuto in questa faccenda, e quali giornali crede di poter ancora utilizzare. In questo caso, per parlare come il nostro vecchio amico Gesù Cristo, dobbiamo essere innocenti come le colombe e astuti come i serpenti. Quei bravi economisti volgari sono abbastanza furbi da stare in guardia verso questo libro e da non parlarne assolutamente, se non vi sono costretti. E noi dobbiamo costringerli a farlo. Se il libro viene recensito in 15-20 giornali – non importa se favorevolmente o sfavorevolmente, se in articoli, corrispondenze o nella parte non redazionale – semplicemente come una pubblicazione importante, che merita attenzione, allora tutta quella banda si metterà a ululare da sé, e i Faucher, Michaelis, Roscher e Max Wirth in questo caso non potranno fare a meno di intervenire. È nostro dannato dovere far pubblicare questi articoli, se possibile contemporaneamente sui giornali, specialmente in quelli europei, anche reazionari. Su questi ultimi si potrebbe attirare l'attenzione sul fatto che i signori economisti volgari, nei parlamenti e nelle assemblee di economisti, si riempiono la bocca, ma qui, dove vengono messe in luce le conseguenze della loro stessa scienza, si compiacciono di tenere la bocca chiusa. E così via. Se Lei ritiene desiderabile il mio aiuto, mi faccia sapere per quale giornale desidera qualcosa: io sono sempre disposto a intervenire al servizio del partito.
(Engels, Lettera a Ludwig Kugelmann, 8 e 20 novembre 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pagg. 616-617)
 
Le avrei già mandato vari articoli, se domenica non avessi avuto un attacco influenzale con mal di gola, mal di denti e naturalmente la febbre, che mi obbligò a giacere sul divano. Per fortuna queste cose hanno in me un decorso acuto e rapido, sicché oggi sono di nuovo in grado di lavorare e mi metterò subito al tavolino. Ma non creda che si possa fare così presto a scrivere sullo stesso libro [il I volume de “Il Capitale”, nota dei curatori] una dozzina di recensioni, e non solo dire qualcosa di diverso in ognuna di esse, ma anche farle in modo che non si veda che esse provengono tutte dallo stesso autore. In un lavoro del genere si fa spesso una pausa e bisogna prendere fiato per riflettere.
(Engels, Lettera a Ludwig Kugelmann, 12 dicembre 1867, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLII, pag. 629)
 
1868
Spero che tu ti sia finalmente liberato da quel favo ostinato. Ma finirai ben col capire che non è possibile continuare così, senza far niente, e che occorre per lo meno del forte moto quotidiano all'aria aperta, e che devi “rinunciare” in piena regola al lavoro notturno (non appena ti sarà possibile la prima cosa), per rimetterti in generale in grado di lavorare. Altrimenti il II volume non sarà mai fatto. (…)
Non puoi pretendere che io sgobbi sugli opuscoli russi di Borkheim; per lo meno non puoi farlo in questo momento. Sono molto preso dall'azienda, torno a casa tardi, cosicché prima delle otto non arrivo a far nulla; per giunta debbo vivere molto regolarmente, perché in questi ultimi tempi ho dormito male e di conseguenza al mattino sono completamente giù, il che non mi era mai capitato prima. Inoltre vi sono gli impegni a volte inevitabili e la necessità assoluta di fare del moto per rimettermi a posto la questione del sonno. Ogni opuscolo russo mi porterebbe via 8-15 giorni, perché dovrei riallenarmi e perché i vocabolari sono cattivi.
(Engels, Lettera a Marx, 23 gennaio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pagg. 25-26)
 
Causa del mio silenzio è stato il fatto che con la mia lettera volevo allo stesso tempo annunziarti la spedizione del vino. Ma il tipo che mi imballa il vino, ha avuto un infortunio e starà a letto per lo meno quindici giorni, e perciò non ho potuto farlo sinora. Se mi è possibile, lo imballerò io stesso domani. Avrai dell'ottimo Claret 1863 e vino del Reno 1857; di vino della Mosella ne ho ancora poche bottiglie soltanto che si trovano a Mornington Street dove non posso farle imballare.
(Engels, Lettera a Marx, 2 febbraio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 31)

Spero che tu ti sia finalmente liberato da quel favo ostinato. Ma finirai ben col capire che non è possibile continuare così, senza far niente, e che occorre per lo meno del forte moto quotidiano all'aria aperta, e che devi “rinunciare” in piena regola al lavoro notturno (non appena ti sarà possibile la prima cosa), per rimetterti in generale in grado di lavorare. Altrimenti il II volume non sarà mai fatto. (…)
Non puoi pretendere che io sgobbi sugli opuscoli russi di Borkheim; per lo meno non puoi farlo in questo momento. Sono molto preso dall'azienda, torno a casa tardi, cosicché prima delle otto non arrivo a far nulla; per giunta debbo vivere molto regolarmente, perché in questi ultimi tempi ho dormito male e di conseguenza al mattino sono completamente giù, il che non mi era mai capitato prima. Inoltre vi sono gli impegni a volte inevitabili e la necessità assoluta di fare del moto per rimettermi a posto la questione del sonno. Ogni opuscolo russo mi porterebbe via 8-15 giorni, perché dovrei riallenarmi e perché i vocabolari sono cattivi.
(Engels, Lettera a Marx, 23 gennaio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pagg. 25-26)
 
Causa del mio silenzio è stato il fatto che con la mia lettera volevo allo stesso tempo annunziarti la spedizione del vino. Ma il tipo che mi imballa il vino, ha avuto un infortunio e starà a letto per lo meno quindici giorni, e perciò non ho potuto farlo sinora. Se mi è possibile, lo imballerò io stesso domani. Avrai dell'ottimo Claret 1863 e vino del Reno 1857; di vino della Mosella ne ho ancora poche bottiglie soltanto che si trovano a Mornington Street dove non posso farle imballare.
(Engels, Lettera a Marx, 2 febbraio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 31)
 
Per questa settimana mi devi considerare del tutto sospeso. Ho un lavoro così tremendo nell'azienda in seguito all'improvviso rialzo del cotone che non riesco a lasciare lo studio dalla mattina alle 7 di sera e non posso pranzare prima delle 8 di sera. A che cosa si sia ancora buoni poi, lo capisci. Spero che quel maledetto favo si sia aperto.
(Engels, Lettera a Marx, 20 febbraio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 40)
 
Ieri sera il cassiere m'è scappato prima che potessi domandargli le 5 sterline per il tuo gas, e non sono riuscito a farmi prestare da qualche parte un biglietto di banca – che ora segue qui accluso. Spero che questo ritardo non ti abbia causato seri inconvenienti. Dell'altro denaro seguirà in questi giorni appena vedrò un po' più chiaro nelle mie faccende.
(Engels, Lettera a Marx, 17 marzo 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 52)
 
La faccenda del saggio del profitto e del valore del denaro è assai bellina e chiarissima. Una cosa soltanto non mi è chiara e cioè come tu possa porre p / c + v come saggio del profitto, poiché p non va solo in tasca all'industriale ma dev'essere diviso col commerciante ecc.; a meno che tu qui non prenda tutto il ramo nel suo insieme senza preoccuparti come p venga diviso fra industriale, grossista, commerciante al dettaglio, ecc. Attendo proprio con grande curiosità il tuo svolgimento di questo punto. (…)
Che Jenny, molto ligia al dovere, ti trascini a far delle passeggiate è bello da parte sua; spero che non si lasci dissuadere dalla tua indolenza fisica celata sotto il pretesto del lavoro. Con questo bel tempo sarebbe vergognoso starsene tappati in casa. Non sono apparse nuove tracce di favi, spero.
(Engels, Lettera a Marx, 26 aprile 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pagg. 74- 75)
 
Ti faccio i miei auguri anyhow [in ogni caso] per il mezzo secolo, dal quale del resto anch'io disto solo di pochi anni. Che giovani entusiasti eravamo 25 anni fa quando ci vantavamo che a quest'epoca da lungo tempo saremmo stati decapitati.
(Engels, Lettera a Marx, 6 maggio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 86)
 
Devi venire venerdì, perché sabato ho il pomeriggio libero e in casa avremo tutto pronto per allora.
Ti accludo mezzo biglietto da Lst. 20 e mezzo da Lst. 5. Le altre due metà seguiranno in altra busta. A venerdì, dunque. Fammi sapere con che treno venite. Puoi partire da Kings Cross facendo la nuova linea del Midland che attraversa la parte più bella del Derbyshire.
9,10 da Londra 2,15 a Manchester
11,30 “   “         5,45  “  “
3       “    “         8,5   “  “
(Engels, Lettera a Marx, 25 maggio 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 101)
 
Mai ci siamo spaventati tanto qui come stamattina quando è arrivata la notizia che le tue ragazze hanno la scarlattina. La cosa mi gira per la testa tutto il giorno; spero che tutto andrà bene, qui, come vedo da un resoconto medico, tutti i casi del genere hanno avuto quest'anno un decorso stranamente benigno. Che medico hai? Con queste cose non c'è da scherzare; disponi dei miei mezzi, scrivi o telegrafa se hai bisogno di qualche cosa e l'avrai subito, se in un modo o nell'altro sarà possibile.
Ieri ti ho mandato, con lettera semplice, due biglietti da cinque sterline ognuno, S/K 60115 e 60116.
Fammi sapere molto spesso come stanno le ragazze.
(Engels, Lettera a Marx, 25 giugno 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 111)
 
Qui acclusi altri due biglietti da cinque sterline. S/K 92566 e 93517, Manchester, 14 gennaio 1867.
Non so se riuscirò a finire l'articolo. Domenica, a pranzo, mi è scoppiato un piccolo vaso sanguigno nella congiuntiva dell'occhio sinistro, e da quel momento l'occhio è molto sensibile, cosicché ora mi è assolutamente impossibile scrivere con la luce artificiale. Penso però che la cosa passerà presto.
(Engels, Lettera a Marx, 14 luglio [nel manoscritto gennaio, nota dei curatori] 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 129)
 
Domani ti manderò del denaro; questo pomeriggio il nostro cassiere non ha più banconote. Non fare storie per il “chieder soldi”, vorrei soltanto che ci fosse di più da spremere; ma rifletti anche che fra 6 settimane dovremo pagare le 150 sterline più gli interessi, il che, secondo Borkheim porterà la somma a Lst. 165!! Penso che dovrai deciderti ad andare in Olanda perché non possiamo permetterci di contrarre dei prestiti con simili interessi.
(Engels, Lettera a Marx, circa 14 agosto 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 148)
 
Posso scrivere soltanto in breve e male; ho un dolore reumatico nella mano destra e ho scritto già tutto il pomeriggio.
Accluso un biglietto da dieci sterline. Quando Borkheim tornerà, devi senza tante storie costringerlo a qualche colpo, se non ci sarà altro da fare. Capirai che io stesso ora sono press'a poco senza soldi. Hai mai scritto a Meissner per il conteggio? Con i bombardamenti da tutti i lati ad opera degli operai, la congiura del silenzio cesserà presto, e la seconda edizione non si farà più aspettare a lungo. Ora è il momento di far inserire un nuovo annuncio del libro. [del I volume del Capitale, nota dei curatori]. Pensa al testo e io lo manderò a Meissner a cui sono debitore di una lettera già per conto mio. Ma non rimandare la cosa.
(Engels, Lettera a Marx, 16 settembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 161)
 
Per quanto hai assicurato la tua vita, con quale premio, ed è ancora in regola la polizza? Giacché sarebbe sempre ancora possibile aver un nuovo prestito o attraverso questa stessa società o un anticipo sulla polizza stessa. Ma come debbo fare a metter insieme denaro per te, se mi lasci completamente allo oscuro di tutte queste cose? Se potrò mettermi d'accordo con Gottfried Ermen, che difficilmente tornerà prima della fine di ottobre, potrò procurami immediatamente del denaro liquido, ma tutto dipende da quel fatto. Se non mi metterò d'accordo con lui, la mia posizione diventa anch'essa molto incerta.
(Engels, Lettera a Marx, 18 settembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 166)
 
Acclusa ti restituisco la roba di Schweitzer. Costui è davvero un animale se crede di poterti corrompere con una lettera del genere. Facendo di te il capo dell'“Europa” in generale, fa capire in maniera delicata che il tuo regno appunto per questo non sta in nessun paese particolare, e con ciò non è di questo mondo. Ti nomina papa, affinché tu lo consacri imperatore di Germania e dia un calcio a Wilhelm. (…)
Evidentemente costui vuol mettere in disparte il piccolo Wilhelm, Bebel e consorti e potersi appellare in questo a qualcosa di tuo, nero su bianco. Deve tenere molto alla faccenda, altrimenti non ti avrebbe mai scritto quella lettera con cui si dà in mano tua per sempre e completamente. Dici giustamente che egli capisce che con quelle poche frasi lassalliane non si va più avanti e che egli deve allargarsi.
(Engels, Lettera a Marx, 21 settembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 171-172)
 
Dal momento che sei entrato in rapporti con Schweitzer nella tua qualità di segretario per la Germania, non credo che tu possa fare altrimenti se non osservare una completa neutralità fra lui e il piccolo Wilhelm, per lo meno nell'atteggiamento pubblico. Per quanto io sappia, ad Amburgo i lassalliani hanno accettato il vostro programma, quindi non si può voler di più. Bisogna appunto lasciare fare a Schweitzer stesso, che si rovini; se fossimo in Germania sarebbe diverso.
(Engels, Lettera a Marx, 30 settembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 184)
 
Ora però vedi anche di andar avanti con il secondo volume e fai un po' di moto per il fegato.
(Engels, Lettera a Marx, 2 ottobre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 186)
 
Condivido completamente il tuo parere quanto alla terapia di questo caso. Ma difficilmente Schweitzer vorrà staccarsi dal “suo movimento operaio”. La sua ambizione supera le sue forze, o, come dicono gli italiani, vuol petare più alto del culo, e questa contraddizione interna sarà la sua rovina.
(Engels, Lettera a Marx, 12 ottobre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 196)
 
Ho letto il primo volume di Darwin, domestication. Cose nuove si trovano solo nei particolari e anche là c'è ben poco d'importante.
(Engels, Lettera a Marx, 22 ottobre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 203)
 
Devi scusarmi se ora non ti scrivo a lungo. Da più tempo ho un antipatico dolore reumatico non solo al braccio destro, ma anche nelle prime tre falangi della mano destra di modo che dopo poco tempo lo scrivere mi diventa molto molesto e di sera quasi impossibile. Spero che questa faccenda passi.
(Engels, Lettera a Marx, 4 novembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 209)
 
L'altro giorno mi sono veramente vergognato di mandarti quelle miserabili 5 sterline, ma allora non potevo proprio mandarti di più; oggi seguono altre cinque sterline, qui accluse; che 5 sterline soltanto non ti avrebbero giovato lo capivo da me stesso.
(Engels, Lettera a Marx, 13 novembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 217)
 
Rifletti su una risposta molto precisa alle accluse domande e rispondimi a giro di posta in modo che io abbia la tua risposta martedì mattina.
Quanto denaro ti occorre per pagare tutti i tuoi debiti, so as to have a clear start? [Così da ricominciare pulito]
Ti possono bastare Lst. 350 all'anno per le necessità regolari usuali (escludo dal calcolo spese straordinarie per malattie o eventi imprevisti), in modo cioè che tu non debba fare debiti? Nel caso negativo, dimmi quale sarebbe la somma richiesta. Sempre con la premessa che prima siano pagati tutti i debiti vecchi. Questa domanda è naturalmente la domanda principale.
Le mie trattative con Gottfried Ermen hanno preso questa piega: alla fine del mio contratto – cioè il 30 giugno -- , egli vuol comprare la mia parte, vale a dire che mi offre una somma di denaro qualora io mi impegni a non entrare per i prossimi cinque anni in nessuna azienda concorrente e gli permetta di continuare il nome della ditta. Questo è proprio il punto a cui volevo che arrivasse. Ma siccome negli ultimi anni i bilanci sono stati cattivi, non sono sicuro che questa offerta ci metta in condizione di vivere senza preoccupazioni finanziarie per una serie di anni, e questo anche presupponendo il caso probabile che in base a avvenimenti di ogni specie veniamo di nuovo costretti a un trasferimento sul continente o a spese straordinarie. La somma offertami da Gottfried Ermen (e per me, già molto tempo prima che egli me la offrisse, si trattava senz'altro di impiegarla eventualmente solo per coprire l'assegno che ti occorre) mi permetterebbe di assegnarti sicuramente per la durata di 5-6 anni 350 sterline annue e, in casi eccezionali, anche qualcosa di più. Ma ti renderai conto che tutti i miei accomodamenti sarebbero annullati se di tanto in tanto si accumulasse di nuovo una somma di debiti che dovrebbe poi essere pagata con dell'altro capitale. Appunto perché i miei calcoli si basano sul fatto che le nostre spese per vivere non vengono pagate soltanto dal reddito ma anche – fin da principio – in parte dal capitale, appunto per questo i miei calcoli sono un po' complicati e devono essere seguiti rigorosamente, altrimenti le cose vanno male.
Dipenderà dalla tua risposta, in cui ti prego di illustrarmi senza ambagi lo stato delle cose come è realmente, il mio ulteriore modo di trattare con Gottfried Ermen. Stabilisci tu quindi la somma annua che ti occorre normalmente, e vedremo il da farsi.
Certo non è ancora chiaro neanche a me stesso quello che accadrà dopo i 5-6 anni di cui sopra. Rimanendo tutto come è ora, non sarei certo più in grado di darti 350 sterline all'anno o anche più, ma comunque te ne potrei dare per lo meno 150. Ma per allora parecchie cose potranno cambiare, e anche la tua attività di scrittore potrà fruttarti qualcosa.
(Engels, Lettera a Marx, 29 novembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pagg. 232-233)
 
Una cosa più miserabile di quel programma teorico non l'ho mai letta. La Siberia, la pancia e la giovane polacca hanno fatto di Bakunin un vero bovino.
(Engels, Lettera a Marx, 18 dicembre 1868, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 256)


1869
Buon capodanno! E i miei migliori auguri per il dono di capodanno da Parigi. Penso che tu e tua moglie non possiate davvero guardarvi in faccia senza ridere della vostra nuova dignità.
(Engels, Lettera a Marx, 3 gennaio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 261)
 
Devi scusarmi della lentezza e della parsimonia della mia risposta. Ma in quest'ultimo periodo non abbiamo altro che sfortuna in casa. Appena Sarah si sente meglio, viene a Lizzie un violento catarro gastrico cronico, che ho cercato a lungo di curare; appena è passato questo catarro, le viene, in seguito a una lesione all'alluce, una infiammazione dei vasi linfatici alla gamba e al piede, che avrebbe potuto diventare piuttosto seria, ma che ora è quasi risolta. E prima ancora che potesse alzarsi, Mary Ellen ritorna malata dalla casa dei suoi genitori dove era stata per alcuni giorni. Di che cosa si tratti lo saprò solo domani, perché Gumpert verrà solo domani. Teme che sia scarlattina, ma finora non vi è traccia di eruzione. Per giunta stupidi inviti di ogni specie che non si possono respingere, molto lavoro in ufficio, e capirai che ce n'è abbastanza di agitazione.
(Engels, Lettera a Marx, 19 gennaio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 266)
 
Ti ringrazio tanto della pipa che sarà provata subito questa sera.
(Engels, Lettera a Marx, 21 febbraio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag.279)
 
Il mondo si raffredda sempre più, che la temperatura entro l'universo si eguaglia sempre più, e che con questo alla fine subentra un momento in cui ogni vita diventerà impossibile, e il mondo consisterà di globi gelati che girano gli uni intorno agli altri. Ora aspetto soltanto che i preti si impadroniscano di questa teoria come dell'ultima parola del materialismo. Qualcosa di più stupido non è possibile immaginarlo. Siccome secondo questa teoria nel mondo esistente deve essere sempre trasformata in altra energia una quantità di calore maggiore di quella che può essere ottenuta dalla trasformazione in calore di altre energie, l'originario stato caldo dal quale inizia il raffreddamento, è naturalmente inspiegabile, anzi è assurdo, presuppone quindi un Dio. Il primo impulso di Newton si trasforma in un primo riscaldamento. Ciò nonostante questa teoria è considerata il compimento più sottile e supremo del materialismo, e piuttosto di vedere in queste conseguenze assurde la dimostrazione del fatto che la loro cosiddetta legge naturale finora la conoscono solo a metà, questi signori si costruiscono un mondo che comincia nell'assurdità e in essa finisce.
(Engels, Lettera a Marx, 21 marzo 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 308)
 
I complimenti immeritati che mi hai fatto, mi hanno tanto più confuso, in quanto purtroppo negli ultimi 18 anni non ho potuto fare praticamente nulla in modo diretto per la nostra causa e ho dovuto dedicare tutto il mio tempo a un'attività da borghese [il lavoro professionale nella fabbrica del padre, nota dei curatori]. Ma spero che presto le cose cambieranno, tra pochi mesi credo che sarò di nuovo padrone del mio tempo e allora farò la mia parte per meritare i tuoi complimenti; per me sarà sempre una gioia trovarmi sullo stesso posto di combattimento con un vecchio compagno come te e colpire lo stesso nemico. Hai ragione le cose vanno meglio di prima, e noi, il Moro [Marx, nota dei curatori] ed io, abbiamo avuto ragione, quando anni fa, mentre tutta la stupida canaglia democratica si lamentava della reazione e dell'indifferenza del popolo nei loro riguardi, a prevedere in questa reazione l'enorme sviluppo industriale degli ultimi 18 anni e a dichiarare che il risultato di tutto ciò sarebbe stato un inasprimento dell'antagonismo tra lavoro e capitale, una più violenta lotta di classe.
(Engels, Lettera a Friedrich Lessner, 4 aprile 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 650)
 
 
Per il tuo fegato sono utili anzitutto un cambiamento di aria e un cambiamento del modo di vivere abituale. Fa quindi subito quel che è giusto, sali cioè subito in treno e vieni qui per un 8-15 giorni. Mi sono procurato un bel po' di tempo libero e potremo girare molto insieme. Inoltre potrai anche farti vedere e curare da Gumpert e, comunque, tenendo conto del tuo “stato”, potrai respingere inviti al “tè”. In breve tempo sarai allora di nuovo fresco e capace di lavorare e potrai dopo, in poche settimane, sbrigare più lavoro di quel che faresti nelle tue attuali condizioni in mesi. Telegrafami dunque domani al warehouse con quale treno arrivi, e sii qui la sera. Questa è la cosa più semplice e ti curerà sicuramente.
(Engels, Lettera a Marx, 25 aprile 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 333)
 
Evviva! Oggi è finita con il doux commerce [dolce commercio] e sono un uomo libero. Per giunta ieri ho sbrigato tutte le cose principali con il caro Gottfried; ha ceduto su tutto. Tussy e io abbiamo celebrato la mia prima giornata libera con una lunga passeggiata attraverso i campi. Inoltre l'occhio è molto migliorato e, risparmiandolo un po', sarà presto del tutto a posto.
(Engels, Lettera a Marx, 1° luglio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 354)
 
 
Ti ringrazio del “18 brumaio”, che ho ricevuto ieri. Il libro si legge molto meglio in questa veste decente e senza gli errori di stampa. La prefazione è ottima. Essa, come anche il libro stesso, non faranno piacere a Wilhelm. La maniera con cui è trattata la democrazia e soprattutto la socialdemocrazia non porterà davvero acqua al suo mulino, bensì sulla sua testa. Del resto non potrà dire di non avere nessuno scritto agitatorio; vedremo quello che ne farà.
(Engels, Lettera a Marx, 25 luglio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pagg. 375-376
 
Che il grasso Bakunin si trovi dietro le quinte, è chiarissimo. Se questo maledetto russo pensa davvero di giungere a furia di intrighi alla direzione del movimento operaio, è ora che lo si serva a dovere e gli si domandi se un panslavista possa in genere essere membro di una associazione internazionale degli operai. È molto facile prenderlo in castagna costui. Non deve immaginarsi di poter fare dinanzi agli operai il comunista cosmopolita e dinanzi ai russi l'acceso panslavista.
(Engels, Lettera a Marx, 30 luglio 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 381)
 
Ieri sera ho ricevuto un telegramma secondo cui mia madre sarà a Ostenda soltanto mercoledì sera. Ma siccome debbo aspettare una lettera da casa che mi dia notizie più precise e siccome anche un altro motivo m'impone di trovarmi ancora qui nella giornata di domani, ti ho telegrafato oggi che verrò solo mercoledì. Anch'io temo che, se nel frattempo verranno i Lafargue, e con la casa già piena di per sé, non troverò alloggio per la notte da te. Se sarà così, vorrei sapere se potrò essere sistemato nelle tue vicinanze.
(Engels, Lettera a Marx, 16 agosto 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 392)
 
Spero che l'arsenico e il moto abbiano fatto retrocedere rapidamente le “cose dubbie” di cui sappiamo. Ma spero altrettanto che queste ricadute sempre rinnovantisi ti avranno finalmente convinto che bisogna iniziare un modo di vivere più razionale. Tu stesso avveleni il tuo sangue rendendoti impossibile una digestione regolare. E in queste condizioni non fai certo la stessa quantità (e qualità) di lavoro che potresti fare in circostanze normali.
(Engels, Lettera a Marx, 17 novembre 1869, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 420)
 
 
1870
Di Solingen ho un buon ricordo fin dall'anno 1848-49. Gli operai di Solingen, a quell'epoca, non soltanto erano i più evoluti e risoluti della Renania, come dimostrò la faccenda di Elberfeld; [Engels si riferisce alla rivoluzione del maggio 1849] ma io stesso sono legato ad essi da ragioni di personale riconoscenza, perché la colonna di Solingen, con la quale marciai verso Elberfeld mi appoggiò e difese laggiù contro il vile e traditore comitato di sicurezza dei borghesi “radicali”. Senza gli operai di Solingen questi borghesi mi avrebbero lasciato mettere in galera dove poi probabilmente sarei rimasto come capro espiatorio per i signori prussiani.
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(Engels, Lettera a Carl Klein e Friedrich Moll, 8 febbraio 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 699)
 
La faccenda delle tue tonsille, dopo l'ascesso alla ghiandola ascellare, non mi piace affatto. Comunqe fa capire che le cose del sistema linfatico non sono del tutto a posto. Se la faccenda non passa presto, domanderei però ad Allen, il quale in occasione delle mie storie glandolari fece una prognosi così esatta quella volta. La tua faccenda, certo, è evidentemente cronica, mentre la mia era acutissima, ma è meglio andar sicuri.
(Engels, Lettera a Marx, 11 febbraio 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 474)
 
Chiudi le tue buste con cura e sigillale, sopra l'incollatura, con ceralacca, cosicché l'impressione del sigillo tocchi tutti e quattro i lembi della busta. Per farlo le buste che usi ora non vanno bene, i quattro lembi devono avvicinarsi del tutto affinché sia possibile farlo. La cosa rende più difficile l'apertura, cosicché, dato che quella gente ha poco tempo, è costretta a lasciare prove evidenti, e allora la si può denunciare pubblicamente.
(Engels, Lettera a Marx, 21 marzo 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 501)
 
Ti proporrei di provare per alcuni giorni consecutivi delle lunghe passeggiate - 3 o 4 ore alla volta – e, weather permitting, [tempo permettendolo] di camminare mai meno di 1-2 ore al giorno e di fare poi per lo meno una o due volte alla settimana una di quelle camminate lunghe. Io adesso non posso più lavorare come si deve se non ho camminato per un'ora o anche più; il moto ha un effetto sicuro e rimetterà sicuramente a posto in qualche modo anche il tuo fegato.
(Engels, Lettera a Marx, 15 aprile 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 516)
 
In questi ultimi giorni sono stato di nuovo seduto a lungo, in quella piccola loggia coperta davanti alla scrivania dai quattro posti, dove eravamo seduti 24 anni fa.
(Engels, Lettera a Marx, 15 maggio 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 553)
 
Se poteste venire domani, tant mieux [tanto meglio]; telegrafa allora, non occorrerà un preavviso più lungo per metter in ordine le vostre stanze. Altrimenti giovedì. Farà bene a noi tutti e due camminare a lungo per i campi e ridere dei vari imbrogli che si sono avuti da quando sono stato a Londra l'ultima volta.
(Engels, Lettera a Marx, 17 maggio 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIII, pag. 556)
 
Abbiamo però anche il dovere di preoccuparci, per quanto sta in noi, che i nostri amici imprigionati e le loro famiglie in Germania non si trovino in condizioni di necessità, particolarmente ora che la prossima festa di Natale viene già così amareggiata. Ci prendiamo perciò la libertà di accludere una banconota di cinque sterline della Banca d'Inghilterra “B 10, 04841, London, 12 ottobre 1870”, il cui ricavato vorrà, di grazia, dividere con la signora Bebel. (…)
Mia moglie è una rivoluzionaria irlandese e può perciò immaginarsi la gioia che ieri regnava qui in casa quando giunse la notizia che i feniani condannati sarebbero stati amnistiati – se pur nel modo più meschinamente prussiano.
(Engels, Lettera a Natalie Liebknecht, 19 dicembre 1870, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 158-159)


1871
Dall'indirizzo soprascritto può vedere che mi sono trasferito di casa qui a Londra, cioè già dall'autunno scorso, quando sono finalmente venuto a capo dei miei diversi affari a Manchester. Sono abbastanza soddisfatto del trasferimento sotto tutti i punti di vista. La mia abitazione dista meno di dieci minuti dalla casa di Marx che, secondo il metro di misura di qui, è assai poco, ho inoltre il parco direttamente davanti alla porta e una splendida aria fresca.
Per quanto riguarda, ora, la condizione di Marx, Lei se ne è fatta un'idea troppo brutta. D'abord [prima di tutto] la Sua temeraria diagnosi che attribuisce la sua tosse ad un catarro tubercolare. Marx e io abbiamo un giovane medico (scozzese) molto bravo che è in grdo di auscultare e percuotere altrettanto bene della maggior parte delle persone in Germania e che ha detto quello che sospettavo da lungo tempo: che la tosse ha origine solo nella laringe e che i polmoni sono assolutamente sani. Dice che, tuttavia, non è per niente facile curare una tosse così trascurata e radicata e profetizza che si manifesterà di nuovo in autunno anche se l'estate la cacciasse. Nella cura ordinaria, però, non attribuisce alcun peso alla cosa. La tosse aveva soprattutto il guaio di impedire a Marx di dormire, debilitando il suo stato generale di salute. Ma ora la cosa è quasi risolta. Il medico lo cura principalmente per il fegato e ha già ottenuto qualche risultato. Lei capisce però che venire a capo di una malattia cronica che, per quanto ne so, è da 26 anni più o meno permanente, non è così semplice. Inoltre Marx non conduce una vita così disordinata come ci si immagina. Finché dura la tensione iniziata con la guerra non si dedica alle pesanti questioni teoriche e vive in modo quasi razionale, cammina perfino spesso senza che debba andarlo a prendere per passeggiare le sue una e mezzo-due ore, e non beve un goccio di birra per settimane, se si accorge che gli fa male; che abbia un appetito capriccioso oscillante tra la disappetenza e una fame da lupi, non c'è da meravigliarsene nella sua condizione. Per il fatto che il suo colorito non vada – ad eccezione delle notevoli zone in cui la cute è completamente distrutta dal carbonchio – non si deve preoccupare. Una passeggiata per Highgate fino a Hampstead e ritorno a Maitland Park è lunga almeno un miglio e mezzo tedesco, con molte ripide salite e discese, e lassù si trova più ozono che in tutta Hannover. E lui fa la passeggiata 3-4 volte alla settimana, almeno in parte. Naturalmente spesso devo sollecitarlo, ma lo sa anche lui che gli fa bene. Soprattutto abita, come me, a circa 150 piedi sul Tamigi in una zona aperta, dove l'aria non sembra quasi nemmeno di città, tra grandi giardini e poche case, e io attribuisco a questi salubri dintorni il fatto che non sia peggiorato.
Mi Chiamano proprio ora a mangiare e poiché tra una mezz'ora c'è l'assurda chiusura della posta, devo concludere. In ogni caso, da quanto le ho detto, trarrà motivi sufficienti per calmare le Sue inquietudini forse un po' eccessive. Ormai non posso più andare avanti senza molto movimento all'aperto e allora Marx per lo più deve, bene o male, accompagnarmi e questa è certamente la migliore medicina per lui.
(Engels, Lettera a Ludwig Kugelmann, 28 aprile 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 209-210)
 
Considerando meglio io credo opportuno di mandare due copie del nostro indirizzo a Castellazzo a Firenze richiedendogli di inviarvelo una in una lettera. Con questa occasione io aprirò la corrispondenza con lui, la quale sarà mantenuta regolarmente. Dovete scusare che non gli ho scritto prima, ma oltre all'Italia, debbo anche corrispondere con la Spagna e col Belgio.
(Engels, Lettera a Carlo Cafiero, 1 (-3) luglio 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 234)
 
Ho ricevuto la “Plebe” di Lodi, il bullettino su Caporusso ed il n. del “Roma del Popolo” che contiene l'attacco di Mazzini contro noi.
(Engels, Lettera a Carlo Cafiero, 28 luglio 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 258)
 
Sono preso dalla mattina alla sera, non riesco nemmeno a leggere un giornale, anche in questo momento ho già qualcuno che mi aspetta. Per giunta si sono annunciati i miei fratelli.
(Engels, Lettera a Marx, 23 agosto 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 74)
Se non ti ho scritto da tanto tempo, è stato perché volevo rispondere alle tue ultime osservazioni sulla mia attività politica in modo tale da non offenderti. (…)
Che io non abbia cambiato in niente le mie idee, che ho da quasi 30 anni lo sapevi, e non dovrebbe stupirti se, quando gli avvenimenti mi ci costringessero, io non solo le difenderei, ma farei anche la mia parte. Ti vergogneresti di me se non lo facessi. Se Marx non fosse qui, o addirittura non esistesse, ciò non cambierebbe in niente la situazione. È perciò molto ingiusto attribuirgli la responsabilità di questo; io però mi ricordo anche che prima i parenti di Marx affermavano che sarei stato io a traviarlo. (…)
Ora stammi bene, saluta di cuore tutti i fratelli e sorelle e non farmi pagare il mio lungo silenzio. Di tutto cuore.
(Engels, Lettera a Elisabeth Engels, 21 ottobre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 308-309-310)
 
Non ho potuto utilizzare la tua delega alla conferenza. Era stato deciso che i paesi assenti fossero rappresentati dai loro segretari. Io c'ero perciò per rappresentare l'Italia e utilizzando la vostra delega avrei solo preso il posto e il voto di Marx; me la sono quindi tenuta tranquillamente in tasca. (…)
Gli statuti riveduti sono in corso di stampa in inglese, mentre è in preparazione la traduzione francese, tedesca e italiana. Tutto ciò ci ha costretti ad un enorme lavoro perché Marx e io abbiamo dovuto quasi interamente redigere e curare il tutto.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 4 novembre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 314-315)
 
Attraverso le numerose e imminenti pubblicazioni del Consiglio generale, il mio nome, come segretario per l'Italia, sarà presto conosciuto dappertutto. Milano, finora centro principale del mazzinianesimo e grossa città industriale, è per noi specialmente importante anche perché con Milano cadranno in mano nostra i distretti dell'industria della seta in Lombardia. Perciò quello che Lei e i Suoi amici potrete fare a Milano per la causa comune, avrà un valore tutto particolare .
A Torino abbiamo una forte sezione (indirizzo “Proletario italiano”); da Lodi (“a La Plebe”) sono andate perdute delle lettere, che dovevano senza dubbio contenere informazioni sulla costituzione di sezioni.
Ho veduto stamattina, da Marx, Ricciotti Garibaldi. È un giovanotto assai intelligente, molto calmo, ma più un soldato che un pensatore. Può però diventare assai utile. Mostra nelle sue teorie più buona volontà che chiarezza, proprio come il vecchio, [Giuseppe Garibaldi], la cui ultima lettera a Petroni tuttavia, è per noi d'un valore infinito. Se i suoi figli sapranno dimostrare in tutte le grandi crisi lo stesso giusto istinto del vecchio, potranno far molto. Non avete la possibilità di procuraci un indirizzo sicuro a Genova? Si tratta di far arrivare con sicurezza le nostre cose al vecchio a Caprera e Ricciotti dice che molto viene intercettato.
(Engels, Lettera a Theodor Cuno, 13 novembre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 328-329)
 
Se non Le ho potuto rispondere prima, deve ringraziare quel birbante di Bakunin, che con i suoi intrighi ci procura di continuo lavoro. La tensione cresce e entro breve tempo scoppierà guerra aperta sulla stampa. La tendenza è verso una scissione aperta. In poco tempo la vicenda sarà finalmente conclusa. Ci vorrebbe troppo e sarebbe troppo noioso, tentare di raccontarLe tutti i particolari. Va da sé che né Johnson [pseudonimo di Marx] né io troviamo tempo per lavorare finché abbiamo sulle spalle queste scemenze.
(Engels, Lettera a Pëtr Lavrovič Lavrov, 29 novembre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 361)
 
L'Italia me la sono lavorata a fondo e adesso abbiamo cominciato a cambiare i metodi di lotta: abbiamo intenzione di rendere pubblici gli intrighi e i carteggi personali. Mazzini ci ha offerto una meravigliosa occasione: egli ha chiamato l'Internazionale (in un articolo del suo giornale) a rendere conto delle azioni e dei discorsi di Bakunin. Ecco quindi l'occasione di attaccare Mazzini e nello stesso tempo di smentire Bakunin. Ne ho subito approfittato e ho mandato un articolo a tutti i nostri giornali italiani. Almeno alcuni di loro lo pubblicheranno mentre altri, temo, sono troppo legati a Bakunin per farlo. Insieme all'articolo, però, ho fatto sapere a tutti l'allineamento della Spagna alla conferenza e i progressi dell'Internazionale riferiti da Mesa. Ciò farà effetto; si accorgeranno che gli altri non hanno raccontato loro altro che menzogne sulla Spagna. Infatti la loro politica mirava a conquistare la Spagna dicendo che l'Italia stava unanime dallo loro parte e viceversa. In Italia potremo forse avere ancora qualche fastidio, ma la decisione della Spagna di schierarsi dalla nostra parte deciderà la situazione - upon the whole [nell'insieme] – su tutta la linea. Per quanto riguarda i cantankerous [litigiosi] giurassiani, faremo i conti con loro quanto prima.
Sarò veramente felice quando tutta questa vicenda sarà conclusa una volta per tutte. Lei non può immaginare quanto lavoro, corrispondenze ecc. tutto ciò ci ha procurato. Il Moro [Marx], Serraillier e io non ci siamo potuti occupare di nient'altro per settimane. E io, povero diavolo, ho dovuto scrivere lunghe lettere una dopo l'altra, in italiano e spagnolo, due lingue che conosco a malapena! (…)
Qui c'è un freddo cane; Lei deve considerarsi fortunato di poter trascorrere l'inverno in un clima caldo. Per il resto le cose vanno bene, sia per noi che per la famiglia Marx. Rispetto all'inverno passato la salute del Moro e anche di Jenny va molto meglio. Il Moro non tossisce più tanto; ha avuto un piccolo ascesso sotto la spalla ma la carbuncolosi è passata e non è più tornata; il fegato, alla sua età, non potrà più ritornare a posto ma funziona assai meglio di prima e, quel che conta di più, il Moro conduce una vita più ragionevole.
(Engels, Lettera a Paul Lafargue, 9 dicembre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 364-365)
 
Oggi non ho visto il Moro; lavora intensamente alla sua seconda edizione tedesca [del primo libro del Capitale]. Gli darò stasera la Sua lettera. A noi va tutto bene, Jenny si sente bene e il Moro sta discretamente. Gli faccio fare più passeggiate possibile perché è proprio di aria pura che ha bisogno.
Engels, Lettera a Paul Lafargue, 30 dicembre 1871, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 373)
 
1872
Se non ho piuttosto riscontrato alla vostra 4 scorso dic., fu perché voleva darvi un riscontro preciso sulla questione che v'interessa avanti tutto, cioè il denaro per il “Proletario”. Voi sapete che le milioni dell'Internazionale non esistono eccetto nell'immaginazione terrificata della borghesia e dei governi. (…)
Sono autorizzato a indirizzarvi lire cinque sterline, cioè all'incirca centosessanta lire italiane per le quali mi inviereste le azioni corrispondenti a mio nome.
(Engels, Lettera a Carlo Terzaghi, 14 gennaio 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 379)
 
A Napoli si trovano i peggiori bakuninisti dell'Italia intera. Cafiero è un bravo ragazzo, mediatore nato e, come tale, per natura debole; se non migliora rapidamente mollo anche lui. In Italia giornalisti, avvocati e dottori hanno assunto un ruolo così preminente che finora non siamo riusciti ad entrare in contatto direttamente con gli operai; questa situazione comincia ora a cambiare e ci accorgiamo che gli operai, come d'altronde ovunque, sono completamente diversi dai loro portavoce. È ridicolo: questa gente grida vogliamo completa autonomia, non vogliamo capi, e intanto si lasciano prendere per il naso da un pugno di dottrinari borghesi come in nessun altro luogo.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 11 marzo 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 430-431)
 
Appena avremo tempo, Marx e io prepareremo una nuova edizione del “Manifesto” con introduzione, ecc., ma per il momento siamo pieni di lavoro. Oltre che per la Spagna e l'Italia devo occuparmi anche del segretariato per il Portogallo e per la Danimarca e Marx ha abbastanza da fare con la sua seconda edizione del “Capitale” e le diverse traduzioni che vengono intraprese.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 17 marzo 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 436)
 
Vi ringraziamo di averci comunicato questo fatto, perché contiene una nuova prova che l'alleanza degli operai del mondo incivilito fu riconosciuta, già nel 1864, come una necessità storica anche nei paesi coi quali non potevamo allora metterci in relazione, non sapendo a chi indirizzarci.
(Engels, Lettera a Gennaro Bovio, 16 aprile 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 451)
 
Non è possibile tirar fuori come per magia un'introduzione al “Manifesto” da mandarvi. Per farla sono necessari studi sulla letteratura socialista degli ultimi 24 anni per completare il paragrafo III all'altezza dei tempi. Essa deve perciò essere rimandata per una successiva edizione; tuttavia vogliamo inviarvi una piccola premessa per la pubblicazione in estratto e ciò per il momento sarà sufficiente.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 23 aprile 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 458)
 
In Italia la maledetta difficoltà è soltanto di riuscire a mettersi in contatto diretto con gli operai. Questi maledetti dottrinari bakuninisti, avvocati, dottori, ecc. si sono interposti dappertutto e si comportano come se fossero i rappresentanti nati dei lavoratori. Dove riusciamo a superare questo sbarramento, e a prendere contatto con le masse stesse, tutto va bene e le cose si mettono rapidamente a posto.
(Engels, Lettera a Thodor Cuno, 7 (8) maggio 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 466)
A Milano, Ferrara, Napoli, dappertutto vi sono amici di Bakunin. Quanto al Fascio Operaio di Bologna, non ci ha giammai diretto una parola. Il partito del Jura, abbandonato dappertutto, sembra voglia fare dell'Italia la sua gran fortezza. Questo partito ha formato, nel seno all'Internazionale, una società segreta per dominarla; ne abbiamo le prove nelle mani quanto alla Spagna, e deve essere la stessa cosa in Italia. Questi uomini che hanno sempre sulla bocca le parole d'autonomia e di libera federazione trattano gli operai come una greggia di pecore, buone solamente ad essere diretta dai capi di questa società segreta ed ad usarla per arrivare a fini ignoti dalla massa.
(Engels, Lettera a Cesare Bert, 7 giugno 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 493)
 
Se col vs. consenso non posso conchiudere che una sola cosa: che voi vi siate lasciato indurre d'intrare nella società segreta bakunista, l'Allianza, la quale, predicando ai profani, sotto la maschera dell'autonomia, anarchia, ed anti-autoritarismo, la disorganizzazione dell'Intern.le, pratica cogli iniziati un autoritarismo assoluto collo scopo d'impadronirsi della direzione dell'Associazione; società trattando le masse operaie come greggie di pecore, condotte da alcuni iniziati ai quali seguono ciecamente; ed imitando, nell'Intern.le la parte dei gesuiti nella Chiesa Cattolica.
Se è fondata la mia congettura, mi dovrò congratulare con voi che avete messo a salvo a giammai la vostra preziosa “autonomia”, facedone l'abdicazione assoluta nelle mani del papa Bakunin. Ma non posso credere che voi, anarchista ed anti-autoritario purissimo, abbiate a tal punto rinnegato i vostri principii i più cari, e ancor meno che abbiate a tal punto voluto mariolare con me, quando vi ho trattato sempre coll'estrema sincerità e confidenza. Ma bisogna che adesso vi dichiariate su questo punto, senza ritardo.
(Engels, Lettera a Carlo Cafiero, 14 giugno 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 498-499)
 
Marx e io andiamo domani al mare per qualche giorno per riposarci un po'. Martedì 16 c.m. sono di nuovo qui e mi metterò subito al lavoro dopo che avrò sbrigato la corrispondenza che si sarà sicuramente accumulata nel frattempo.
(Engels, Lettera a Adolf Hepner, 9 luglio 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 513)
 
Noi non abbiamo altra bandiera di quella del proletariato mondiale, la bandiera rossa.
(Engels, Lettera a Ugo Bartorelli, 18 luglio 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 514)
 
In Italia la sottovaluti tu: in tutta Italia abbiamo solo una sezione, Torino, di cui siamo sicuri; forse anche Ferrara. Milano, da quando Cuno è partito, è completamente nelle mani dei bakuninisti, Napoli lo è sempre stata e il Fascio operaio in Emilia, Romagna e Toscana è saldamente in mano a Bakunin. Questa gente rappresenta una Internazionale a sé, non ha mai chiesto l'ammissione, non ha mai pagato le quote, ma si comporta come se appartenesse all'Internazionale. Diretti da membri della Alleanza segreta, essi sono molto numerosi e, con 1 delegato ogni 50 persone, possono facilmente eleggere 40 delegati, di cui 15-20 inviati da laggiù, il resto costituito da membri della sezione di Langemalle a cui vengono spediti i mandati in bianco.
(Engels, Lettera a Johann Philipp Becker, 5 agosto 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 525)
 
Poiché il cittadino Hales mi ha accusato di falso davanti al Consiglio generale riunito, chiedo che il comitato arbitrale inviti il sunnominato cittadino Hales a precisare le sue accuse e me le comunichi, in modo che mi possa difendere.
Nello stesso tempo denuncio il cittadino Hales a codesto comitato per avermi calunniato in modo infame di fronte al Consiglio generale con simili accuse.
Incarico il cittadino Marx di inoltrare questa comunicazione al comitato arbitrale.
(Engels, Lettera a Walery Wróblewski, 7 agosto 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 527)
 
Sono spiacente di dover rifiutare la tua proposta di una candidatura, se non altro perché, a causa della mia decennale permanenza illegale all'estero, ho perso la cittadinanza prussiana e con essa i diritti politici del Reich.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 24 agosto 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 532)
 
Se Marx non avesse trovato la sua copia del numero in questione non avrei potuto rispondere affatto. Molto posso ascriverlo alla sciatteria, per es. che mi sia stato mandato il conto per la copia del “Manifesto”, ma quest'andazzo peggiora col tempo e se questa maniera davvero cafona di trattarci non cessa rapidamente, il “Volksstaat” non può meravigliarsi se un bel giorno Marx e io facciamo sciopero. Non possiamo accettare che ogni volta che sul giornale appaiono delle nostre cose che abbiamo inviato gratis, dobbiamo mendicare copie omaggio o comprare gli opuscoli scritti da noi in libreria.
(Engels, Lettera a Adolf Hepner, 30 dicembre 1872, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 575)
 
1873
Le famiglie dei 3 arrestati e dei 6 che sono riusciti a fuggire, di Lodi, si trovano in gravi difficoltà e Bignami mi bombarda di lettere per chiedere aiuti poiché la sezione è stata naturalmente messa al bando dalle altre sezioni italiane (dell'Alleanza). Noi abbiamo mandato un po' di denaro e ci siamo rivolti per lo stesso scopo alla Spagna e alla Germania. Ma adesso da là non c'è da ricevere niente, anche loro hanno spese di questo tipo in quantità. In America, però, dovrebbe accadere qualcosa. È della massima importanza che Lodi sia aiutata dall'estero, è il nostro punto di forza più importante in Italia e adesso che non si sa più niente di Torino, l'unico affidabile. Appena questa gente vedrà che l'Internazionale è qualcosa di più di una frase, sarà un duro colpo per l'Alleanza che spende tutto per pubblicazioni ecc. e non dà mai aiuti materiali. Lodi è molto più importante, e là si può raggiungere dei risultati con meno denaro, che per lo sciopero degli orafi di Ginevra.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 4 gennaio 1873 [nel manoscritto 1872], Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 579)
 
Mia moglie e io La ringraziamo sentitamente per il Suo cordiale invito ma purtroppo non siamo in grado di poter dire fin da ora se ci sarà concesso di dargli seguito. Mia moglie è di nuovo tormentata, da Natale, da ogni specie di acciacco, soffre di postumi di una pleurite ed è quindi molto dubbio se potrà – per la prima volta dopo due settimane – uscire di sera. Io invece ho dato la mia parola alla Asociazione operaia di Londra di partecipare ad una seduta di sabato sera e di tenere una conferenza; difficilmente potrò sapere prima di venerdì se ciò sarà per questo sabato o per il successivo.
(Engels, Lettera a Eugen Oswald, 29 gennaio 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 584)
 
Per quanto riguarda, in generale, la questione di cedervi gratuitamente quasi tutti i nostri scritti precedenti proprio nel momento in cui siamo in grado di cavarci del denaro, ti prego di non dimenticare che anche noi abbiamo bisogno di denaro, in parte per vivere e in parte per sostenere i costi crescenti per l'agitazione, scritti di propaganda, ecc. I saggi di Marx e i miei saranno sicuramente raccolti e pubblicati, ma adesso non abbiamo tempo di occuparcene.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 12 febbraio 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 590)
 
Accetto la Sua proposta di scrivere la storia di Karl Marx che sarà allo stesso tempo quella del partito comunista tedesco prima del 1848 e del partito socialista, dopo il 1852. Considerata da questo punto di vista la biografia di un uomo diventerà la storia di un partito di cui Marx è indiscutibilmente la più alta personificazione, e sarà del massimo interesse per la democrazia francese. È questa considerazione che mi spinge a distrarmi dal mio lavoro per dedicarmi a quest'opera che richiede il tempo e le ricerche che tale soggetto merita.
(Engels, Lettera a Maurice Lachâtre, dopo il 14 febbraio 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 592)
 
Può però visitare regolarmente Liebknecht e perciò desidero chiederLe, se non è troppo sfacciato, di dirmi come si trova fisicamente, com'è il trattamento, se, per quanto riguarda il cibo, deve contentarsi di quello che passa il carcere o può contare sul rifornimento dall'esterno, e tutto ciò che si riferisce alla condizione sua e di Bebel: lui scrive assai poco di queste cose, recentemente addirittura più nulla, e Lei può ben capire che tutto ciò ci interessa molto. Non solo per i prigionieri: c'è anche un po' di egoismo nel nostro interessamento, perché la stessa condizione può eventualmente toccare anche a noi e allora si cerca di sapere cosa ci si deve aspettare.
(Engels, Lettera a Natalie Liebknecht, 11 marzo 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 593)
 
Stavo quasi per dimenticare di ringraziarti per il vino arrivato finalmente a destinazione dopo lunghi giri. Esso è arrivato per steamer [vapore] tedesco a Brema e da lì è stato imbarcato, senza aggravi fiscali, per quaggiù dove, dopo alcune destinazioni errate è giunto qui regolarmente. L'ho diviso con Marx ma prima ho provato qualche bottiglia. Il sweet [dolce] Catawba è piaciuto molto alle signore. Il rosso è discreto e il bianco, per quanto ho provato, è una curiosa via di mezzo tra vino del Reno e dry sherry. Il paio di bottiglie che ho ancora in cantina saranno serbate per le grandi occasioni. Il vino è gradevole da bere, gli manca però quel carattere individuale dei vini originali europei. Ti sono molto grato di aver arricchito, in modo così gradevole, di un intero emisfero la mia conoscenza di vini; ciò che mi ha stupito di più è stato scoprire in questa occasione, per la prima volta, che le colline viticole dell'Ohio si trovano così a nord mentre avrei pensato che stessero più a sud.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 20 marzo 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 599)
 
Dalla Sua lettera del 16 marzo sembra che crediate che Le “proponga un libro sul partito comunista”, mentre è Lei che mi ha richiesto la storia di questo partito. Marx ha condotto una vita essenzialmente attiva e raccontare la sua vita significa fare la storia del movimento filosofico e rivoluzionario tedesco e internazionale a partire dal '42, per mettervi in rilievo la sua partecipazione personale e l'influenza dei suoi scritti. Se non desidera altro che una biografia da cronista, è già stata fatta. “L'Illustration” ne ha pubblicata una e se Lei me ne invia una copia, sono pronto a farci le necessarie correzioni.
Gli studi che conto di fare devono essere un lavoro serio, avrei creduto di offenderLa supponendo che Lei, che in questo affare commerciale fa la parte del capitalista, avesse voluto venir meno a quella prioritaria regola sociale, applicata perfino nella nostra società borghese, per cui il capitalista paga il lavoratore in proporzione al suo lavoro. Per cui quando Lei dice che aumenta il suo capitale solo per metterlo al servizio della comunità, io acconsento a fornire il mio lavoro a condizione che Lei devolva una somma per la fondazione di un organo internazionale settimanale di cui vi è urgente bisogno e che Marx dirigerebbe.
(Engels, Lettera a Maurice Lachâtre, 21 marzo 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 600)
 


Al momento né Marx né io abbiamo il minimo tempo per scrivere corrispondenze; io sono immerso fin sopra ai capelli nei lavori congressuali, che devono essere redatti in francese, e Marx nella sua traduzione francese [del primo libro del “Capitale” in francese]
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 3 maggio 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 606)
 
Da diversi anni Marx soffre di tanto in tanto, ma in misura crescente, di insonnia che lui cerca di giustificare con ogni tipo di motivi che non reggono, per es. con una radicata tosse laringea ma che è rimasta dopo che la tosse è stata curata. Il colossale lavoro che gli procura la traduzione francese del “Capitale” - egli deve, per così dire, rifarla da capo -, le pressioni dell'editore e le seccature a ciò legate e altre, hanno aggravato la cosa ma lui non voleva smetterla col superlavoro finché non si è manifestata una considerevole oppressione alla regione parietale e l'insonnia è aumentata al massimo grado al punto che anche dosi molto forti di clorario sono rimaste senza effetto. Io conoscevo il caso per l'esperienza avuta con Lupus, che pure si era attirato per il troppo lavoro un malattia, che era poi stata trascurata dal medico e infine curata erroneamente per meningite; dissi quindi subito a Marx che era la stessa situazione di Lupus e che doveva smettere di lavorare. Egli ha cercato all'inizio di cavarsela con scherzi di cattivo gusto, ma si accorse molto presto che, quanto più si sforzava, tanto più aveva difficoltà a lavorare; lo convinsi allora ad andare a Manchester per consultare Gumpert. Questi però si trovava proprio allora a Celle, da suo cugino, il capitano Wachs, così che Marx ebbe tempo di ristabilirsi per circa 12 giorni a Manchester prima che Gumpert arrivasse. Io avevo scritto a Gumpert la mia idea e gli avevo anche detto che Marx è solito rimettersi molto rapidamente. Gumpert mi diede completamente ragione e impose a Marx una stretta regola: non lavorare più di due ore la mattina e due la sera, colazione obbligata e movimento obbligato dopo colazione, vini leggeri con acqua di soda, molto movimento, tenere il corpo in libertà, una ricetta, che io non ho visto, dosi molto forti di cloralio in caso di perdurante insonnia, ecc. Marx è venuto via da Manchester in condizioni molto migliori e anche se egli non è completamente regolare, come non c'è da spettarsi, tuttavia anche nei giorni peggiori, sta molto meglio di prima. Penso che presto lo strapperò per qualche tempo dalla sua routine di lavoro, cosa che Gumpert gli aveva per altro prescritto come cura definitiva, e non appena avrà due o tre settimane di calma e aria buona, potrà riprendere di nuovo vigore. In ogni caso dorme 4-5 ore di notte, senza cloralio, e 1-1½ dopo mangiato e questo è più di quanto abbia fatto da circa un anno – all'Aja, per es., non dormiva quasi per niente. Inoltre questa volta lui sa che la cosa è seria e segue le prescrizioni con un rigore quasi pedantesco e poiché ogni peggioramento è subito avvertibile, io posso sempre predicargli calma e rilassamento in tempo.
(Engels, Lettera a Ludwig Kugelmann, 1° luglio 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pagg. 621-622)
 
Sono in grado ora di pagare le 100 sterline che scadono a Natale. Devo pagarle a tua moglie, oppure soltanto una parte e il resto a te quando sarai di ritorno? E inoltre, siccome restate lì 3 settimane, hai bisogno di altro denaro per costì? If so say how much, reckoning liberally [Se è così, dimmi quanto, calcolando largo]. Ho incaricato l'Aston più di quindici giorni fa di vendere alcune shares [azioni], ma per questo tipo particolare di azioni non ci sono buyers [compratori]. Se si riesce a venderle, e lo vedrò domani, i tuoi debiti potranno essere sistemati subito, altrimenti dovremo aspettare i primi di febbraio, epoca in cui avrò altri fondi.
(Engels, Lettera a Marx, 5 dicembre 1873, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLIV, pag. 103)
 
1874
Spero che anche la tua testa si sia finalmente abbandonata all'aria di mare e non sia più ribelle.
(Engels, Lettera a Marx, 21 luglio 1874, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 199)
 
Io sono sprofondato nella teoria dell'essere. Tornato da Jersey ho trovato qui i discorsi tenuti da Tyndall e da Huxley a Belfast, che manifestano di nuovo tutta la miseria e le angustie di quella gente nella cosa in sé e le loro grida d'angosciosa invocazione di una filosofia salvatrice. Questo mi ha rigettato, dopo interruzioni di ogni genere nella prima settimana, nel tema della dialettica. Per il debole intelletto dei naturalisti la grande logica è usabile solo qua e là, benché nelle cose propriamente dialettiche essa vada molto più a fondo; l'esposizione dell'Enciclopedia invece pare fatta a bella posta per costoro, le illustrazioni sono tratte in gran parte dal loro campo e molto convincenti, e per giunta, a causa della esposizione popolare, più esenti dall'idealismo. Ora, siccome non posso né voglio condonare a quei signori la pena di imparare da Hegel, proprio qui si ha il campo di ricerca, tanto più che il vecchio tipo presenta ancor oggi a quei signori problemi da risolvere in quantità.
(Engels, Lettera a Marx, 21 settembre 1874, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 209-210)
 
 
1876
Vorrei saper quel che vuole veramente da noi questo Most, e come dovremmo fare per accontentarlo. È chiaro: nell'idea di quella gente Dühring con i suoi volgarissimi attacchi contro di te si è reso inviolabile nei nostri confronti, giacché, se noi attiriamo le risa sulle sue scemenze teoriche, si tratterebbe di vendetta per quelle cose personali! Quanto più villano è il Dühring e tanto più umili e mansueti dobbiamo essere noi, ed è un vero favore che il signor Most, oltre a pretendere che noi si additino al signor D [nome completo Dühring] i suoi errori (come se si trattasse di errori semplicemente) benevolmente e privatim, affinché li elimini nell'edizione successiva, non pretenda anche che gli si baci il sedere. Quest'uomo, intendo il Most, è riuscito a fare degli estratti di tutto il Capitale e di non capirne ciò malgrado niente.
(Engels, Lettera a Marx, 24 maggio 1876, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 223)
 
Tu hai un bel parlare. Te ne puoi stare nel letto caldo – occuparti dei rapporti agrari russi in particolare e della rendita fondiaria in generale, e niente ti interrompe, - e io devo star seduto sulla dura panca e riempirmi di vino freddo, d'un tratto interrompere tutto e dare addosso a quel noioso di Dühring. Ma non sarà possibile fare altrimenti, anche se verrò a trovarmi impigliato in una polemica di cui non è affatto possibile vedere la fine; se non lo faccio non trovo requie lo stesso, e inoltre amicus Most nel suo panegirico sul Cursus der Philosophie di Dühring mi ha indicato esattamente da dove e come è da condursi l'attacco. Questo volume deve essere compreso nella polemica, perché in molti punti decisivi rivela meglio i lati e le basi deboli del ragionamento fatto nell'Ökonomie. Lo ordino subito. Giacché di filosofia vera e propria – logica formale, dialettica, metafisica ecc. - non vi si trova niente, deve rappresentare piuttosto una teoria generale della scienza, in cui natura, storia, società, Stato, diritto ecc. sono trattati, a quanto si pretende, in una intima connessione. Così si ritrova tutt'una sezione, in cui è descritta la società dell'avvenire o cosiddetta società “libera” nei suoi aspetti a carattere meno economico ed è tra l'altro già stabilito il programma scolastico delle scuole primarie e secondarie dell'avvenire. La banalità è quindi servita qui al lettore in una forma ancora più ingenua che non nel libro sull'economia, ed è possibile, trattando i due scritti insieme, smascherare il tipo anche da questo lato. (…)
I miei appunti di storia antica e i miei studi nelle scienze naturali mi rendono grandi servizi e mi facilitano la cosa sotto molto aspetti. Specialmente nelle scienze naturali trovo che il terreno mi è diventato molto più familiare e mi ci posso muovere, sia pure con grande cautela, anche con una certa libertà e sicurezza. Comincio a veder la fine anche di questo lavoro. La cosa comincia a prender forma nella mia testa, e il ciondolare qui al mare, dove ho potuto rimuginare i particolari, vi ha contribuito non poco. Trattandosi di un campo così enormemente esteso, è assolutamente necessario interrompere di tanto in tanto la sgobbatura sistematica e ruminare le cose su cui si è sgobbato.
(Engels, Lettera a Marx, 28 maggio 1876, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 227-228-229)
 
Mi consolo qui con la filosofia di Dühring – banalità prolisse come queste non ne sono mai state scritte finora. Luoghi comuni enunciati con gran superbia, nient'altro, mescolati alle scemenze più complete, il tutto però disposto con una certa abilità per un pubblico ben noto all'autore, che mediante lunghe brodaglie elargitegli caritatevolmente e con poco lavoro vuol imparare in breve tempo a dir la sua su tutto. Quest'uomo era proprio quello che ci voleva per il socialismo e la filosofia dell'epoca dei miliardi.
(Engels, Lettera a Marx, 25 luglio 1876, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 230)
 
Mi sono buscato due infiammazioni alle caviglie e per qualche giorno non potrò di nuovo mettermi le scarpe. Vado subito alla banca e prendo il denaro; se vuoi venire stasera, troverai l'occorrente.
(Engels, Lettera a Marx, sabato mattina 1876, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 238)
 
1877
Ho ricevuto i giornali ecc. Ti ringrazio molto.
Il tuo piano ha certo il vantaggio di prendere molti piccioni con una sola fava; soltanto voglio sperare che il piccione principale, il tuo fegato, non ne soffra. (…)
Ma vieni qui ad ogni modo per un paio di giorni, e se possibile, conduci con te Hirsch. Il cambiamento d'aria ti farà bene. Del resto penso di venir anch'io a Londra per un giorno ancora prima del 12 agosto, ma tu non lasciarti trattenere da cose incerte del genere.
(Engels, Lettera a Marx, 24 luglio 1877, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 261-262)
 
1878
Come al solito, mi sono espresso con poca chiarezza. Non potevo pretendere da te che tu andassi a casa mia tutti i giorni e mi spedissi le lettere; perciò avevo mandato alla gente di casa alcune buste con l'indirizzo perché mi potessero spedire le lettere ogni 2-3 giorni. Quello di cui volevo pregarti era di andar un po' a vedere nei primi giorni che l'attesa lettera con il denaro non restasse a dormire per alcuni giorni e che l'invio prendesse in genere un ritmo regolare, e poi di guardare di tanto in tanto i giornali e altre carte in arrivo (che secondo le mie istruzioni devono restare costì) per vedere se c'è qualche cosa che richiede un qualche disbrigo. Spero che ora ci siamo capiti.
(Engels, Lettera a Marx, 18 settembre 1878, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 281-282)
 
1879
Tu e tua moglie dovete restare al mare tutto il tempo possibile, avete tutti e due da riguadagnare molto e non dovreste tornare prima che la tua testa e gli organi digerenti di tua moglie non si siano di nuovo degnati di funzionare in qualche modo normalmente.
(Engels, Lettera a Marx, 26 agosto 1879, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 299)
 
1881
Nell'ultima lettera mi sono completamente dimenticato di scrivere circa il denaro; sono un po' legato nei miei movimenti a causa della presenza di Sch [Schorlemmer]. Ora puoi avere da 100 a 120 sterline, e resta solo a vedersi se le vuoi tutte in una volta, e quanto vuoi per costì e quanto per qui. Quando ricevi questa lettera, disponi subito, affinché io abbia la risposta domani stesso. Sch [Schorlemmer]e Pumps vanno a teatro domani sera e io rimarrò a casa. Potrò allora preparare subito uno chéque intestato a Lenchen e portarglielo. Tua moglie o tu potete stabilire il da farsi col denaro.
(Engels, Lettera a Marx, 7 luglio 1881, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 317)
 
Ieri dunque finalmente mi sono fatto coraggio e ho studiato, anche senza l'ausilio di libri, i tuoi manoscritti di matematica; sono stato contento di vedere che non avevo bisogno dei libri. Ti faccio i miei complimenti. La faccenda è talmente chiara come la luce del sole, che non ci si può meravigliare abbastanza perché i matematici insistano con tanta ostinazione nel mistificarla. Ma questo deriva dal modo di pensare unilateralizzato di quei signori.
(Engels, Lettera a Marx, 18 agosto 1881, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 330)
 
1882
Verrei là da te un giorno maledettamente volentieri, ma se mi succedesse qualche cosa, anche solo temporaneamente, tutti i nostri arrangements [accordi] finanziari sarebbero in disordine. Qui non c'è nessuno a cui possa dare la procura e affidare gli incassi ecc. pur sempre un po' complicati. Sam Moore sarebbe ancora stato l'unico, ma non è qui, e queste cose possono esser fatte solo sul luogo. Inoltre avevo sperato che saresti venuto qui questa estate, anche se per poco soltanto. Che tu non potessi passare qui l'inverno prossimo, mi era chiaro prima che tu lasciassi l'Inghilterra e prima che tu avessi quelle ricadute: fin da allora lo dissi a Lenchen. Ora, a ricadute avvenute, è assolutamente necessario che tu passi l'inverno sotto l'aspetto di primavera, e mi sono rallegrato sapendo che Dourlen e Feugier lo hanno dichiarato in pieno accordo e decisamente: per quanto io mi senta solo qui senza di te, non c'è niente da fare e ogni altra cosa deve passar in secondo piano davanti al fatto che tu sia prima guarito in pieno. Ma in questo rientra anche la necessità che le solite disposizioni finanziarie non vengano turbate, e perciò mi ritengo rigorosamente obbligato di non espormi a incidenti finché le cose durano così.
(Engels, Lettera a Marx, 12 settembre [1882], Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 386)
 
Avrai visto che Andrea Costa è stato eletto a Ravenna e che in Norvegia si ha una maggioranza repubblicana.
(Engels, Lettera a Marx, 3 novembre 1882, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 391)
 
Volevo per l'appunto domandarti come stavi a provviste, quando ho ricevuto, oggi, la tua lettera. Accluso assegno di Lst. 30, che vorrai far incassare come al solito. Avrai allora il denaro lunedì, forse ancora sabato e, se vorrai rimetterci uno scellino per il telegramma, ancora venerdì.
(Engels, Lettera a Marx, 21 novembre 1882, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 399)
 
Dalla tua cartolina a Tussy vedo che sei ancora confinato in casa, il che è certo la miglior cosa, data questa neve e il terreno bagnato di neve sciolta; ma presto il tempo migliorerà probabilmente (non verrà quello più bello in assoluto, ma un tempo migliore di quello attuale). Dovrai prepararti a qualche lieve afffezione delle vie respiratorie durante questo tuo primo inverno al nord dopo la pleurite; soltanto la cura dell'estate prossima potrà porre fine a questo stato di cose.
(Engels, Lettera a Marx, 8 dicembre 1882, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pag. 409)
 
Per tornare ancora sul Podolinski, rettifico che l'immagazzinamento dell'energia mediante il lavoro avviene veramente solo nella coltivazione dei campi; nell'allevamento bestiame tutto sommato l'energia immagazzinata nelle piante viene soltanto trasferita nell'animale, di immagazzinamento vi si può parlare solo nel senso che senza allevamento bestiame le piante da foraggio appassirebbero inutilizzate, e così invece sono usate. In tutti i rami dell'industria invece l'energia viene soltanto spesa. Tutt'al più bisogna tener presente che i prodotti di piante, legno, paglia, lino ecc., e i prodotti animali, in cui è immagazzinata energia vegetale, vengono utilizzati dalla lavorazione, e quindi conservati più a lungo che se fossero abbandonati alla decomposizione naturale. Dunque il vecchio dato di fatto economico che tutti i produttori industriali devono vivere dei prodotti dell'agricoltura, dell'allevamento bestiame, della caccia e pesca, può essere tradotto anche, volendo, nella fisica, dal che per altro non risulta davvero gran cosa. (…)
Hai ragione dicendo che Bernstein qualche volta si permette di riflettere poco. Ma non è il solo. Guardati un po' le ultime scoperte di Lafargue in Prêtres et commerçants (Egalité, 20 dicembre) e nello stesso numero la novissima ricostruzione di un weitlinghismo affatto migliorato ad opera di Deville.
Mi fa piacere che riguardo alla storia della servitù della gleba “concordiamo”, come dice lo stile affaristico. Certamente la servitù della gleba e la servitù non sono una forma specificamente medievale e feudale, l'abbiamo dappertutto o quasi dappertutto là dove i conquistatori fanno coltivare la terra per sé dagli antichi abitanti – nella Tessaglia p. es. molto presto. Questo dato di fatto ha oscurato lo sguardo perfino a me e a parecchi altri nelle indagini sul servaggio medievale; era troppo bello fondarlo semplicemente sulla conquista; in tal modo la cosa sarebbe stata tanto bellina e liscia. Vedi fra gli altri Thierry.
Anche la posizione dei cristiani in Turchia all'epoca della fioritura del semifeudalesimo turco antico aveva qualche cosa di simile.
(Engels, Lettera a Marx, 22 dicembre 1882, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 417-418)
 
1883
Finalmente dunque un bollettino sulle condizioni di Jenny, da cui si vede come veramente stanno le cose. A mio parere la faccenda non è così grave come appare, la povera bambina è andata molto giù per il lavoro eccessivo e per la sua ritrosia dinanzi alle cure mediche; ma sotto la direzione di Laura si rimetterà certo presto. Ho mandato subito 15 sterline a L [Laura], le ultime cinque affinché Laura nelle sue visite a casa di Jenny e nelle sue spese per lei abbia un po' più di libertà di movimento. Ma finché Jenny sarà di nuovo in grado di dirigere la casa, sarebbe meglio tuttavia che Johnny restasse qui. (…)
Hepner. Che cosa ne dici che quel piccolo ebreuccio (evidentemente per insistenza del suo associé Jonas) vuol puntarci la pistola al petto per via di una prefazione al Manifesto? Penso che a lettere così pretenziose non si risponde affatto oppure tutt'al più gli si consiglia la prefazione all'edizione di Lipsia, e se quella non è abbastanza buona per lui, faccia a meno di stampare il Manifesto.
(Engels, Lettera a Marx, 9 gennaio 1883, Carteggio Marx Engels, Edizioni Rinascita, vol. VI, pagg. 421-422)
 
1888
Ho potuto convincermi, con grande soddisfazione, che i socialisti del Suo paese accolgono nel loro programma i princípi fondamentali della teoria che è riuscita a raccogliere in un sol fascio di combattenti l'immensa maggioranza dei socialisti europei e americani, la teoria formulata dal mio defunto amico Karl Marx. All'epoca della morte di quel grande pensatore la situazione sociale e politica, e i progressi del nostro partito in tutti i paesi civili, gli consentirono di chiudere gli occhi con la certezza che i suoi sforzi per riunire in un'unica grande armata sotto la stessa bandiera i proletari dei due mondi, si avviavano ad essere coronati dal più completo successo. Ma se egli avesse potuto prevedere gli immensi progressi che in seguito abbiamo compiuto in America e in Europa!
(Engels, Lettera a Ion Nădejde, 4 gennaio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 5-6)
 
La ringrazio per la pena che si dà per la mia biografia, e rivedrò volentieri la Sua traduzione. Non so però se valga la pena di stamparla in opuscolo. In Italia sono pressoché sconosciuto, e tra quei pochi che mi conoscono si contano molti anarchici sul cui amore non giurerei. Ma Le lascio la decisione.
(Engels, Lettera a Pasquale Martignetti, 10 gennaio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 18-19)
 
Sono sovraccarico di lavoro - l'affare del “Manifesto” inglese è finalmente sbrigato, e aspetto entro pochi giorni le bozze. Conto su Laura per degli improvements [miglioramenti] nella traduzione – ho dovuto fare la mia revisione assai alla svelta, e ciò mi sarebbe di grande utilità per una ristampa.
Inoltre, sto facendo una critica di tutta la politica bismarckiana, che deve apparire come appendice alla “Teoria della violenza” dell' “Anti-Dühring” o, piuttosto, come la sua applicazione nella pratica attuale. Ho promesso il manoscritto per il 26 corrente, e Lei immagina certo che deve essere ben pesato e ripesato. (…)
La eventualità della guerra mi ha di nuovo cacciato negli studi militari. Se la guerra non si fa, tanto meglio. Se però scoppia – ciò dipende da tutta una serie di avvenimenti imprevedibili – spero che i russi saranno battuti e che sul confine francese non accadrà nulla di decisivo – allora sarà possibile una riconciliazione. Con cinque milioni di tedeschi chiamati alle armi a combattere per cose che non li riguardano, Bismarck non sarebbe più il padrone.
Aspettando curo i miei occhi, che sotto il trattamento del mio specialista migliorano, sebbene non mi abbia tagliuzzato il dotto lacrimale. Bisogna però che li risparmi.
(Engels, Lettera a Paul Lafargue, 7 febbraio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 21-22)
 
Sono in cura per i miei occhi – l'oculista dice, there was nothing the matter with them [vanno bene], ma durante la cura bisogna stare attenti. Lui fa presto a dirlo, qui ci sono più o meno una dozzina di persone che mi tirano da tutte le parti, tedeschi, inglesi, italiani, ecc., pretendono che io lavori – è tutto urgente! - e poi insistono perché io pubblichi il III libro del “Capitale”. Benissimo, ma sono proprio loro che mi impediscono di farlo.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 22 febbraio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 25)
 
Le Sue osservazioni sul boicottaggio dei miei libri da parte dei socialisti tedeschi ufficiali di New York sono giuste, ma sono abituato a questo genere di cose, e pertanto gli sforzi di quei gentiluomini mi divertono. Meglio questo che dover patire la loro protezione. Per costoro il movimento è un affare, e “gli affari sono affari”. Queste cose non dureranno ancora a lungo, i loro sforzi per dominare il movimento americano come hanno fatto con quello tedesco-americano, sono destinati a fallire miseramente. Quando le masse si muoveranno, sistemeranno tutto.
(Engels, Lettera a Florence Kelley-Wischnewetzky, 22 febbraio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 29)
 
Mi pare di udire una certa campana che mi chiama a mangiare – costoletta di vitello, probabilmente.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 25 febbraio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 38)
 
L'opuscolo (*) non sarà pronto neanche stavolta entro i temini da Lei fissati. Mi dispiace di prenderla in giro in questo modo, ma non posso farci nulla. Devo eseguire alla lettera le prescrizioni dell'oculista, se voglio che le cose tornino ad andare per il verso giusto, e non posso scrivere più di due ore al giorno, cioè devo smettere proprio quando comincio a procedere un po' speditamente, e spesso con tutta la corrispondenza che ho non posso neanche mettermi al lavoro. Per questo è meglio se mi prendo un po' di tempo e faccio le cose con ordine. Solo in questi giorni mi è arrivata una massa di materiale necessario, e bisogna che me lo studi.
(Engels, Lettera a Hermann Schlüter, 17 marzo 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 42)
 
(*) Engels progettava di integrare i tre capitoli della “Teoria della violenza”, apparsi nella seconda sezione dell'”Anti-Dühring”, con un quarto capitolo dal titolo “Il ruolo della violenza nella storia”. Engels aveva iniziato questo lavoro nel dicembre 1887, ma nel marzo 1888, a causa di altri impegni, dovette lasciare incompiuto il suo manoscritto.
 
Noi tutti però siamo inclini a vantarci di ciò che meno conosciamo; questo vale almeno per me. (...)
Le due anime affamate sono arrivate proprio mentre finivo la pagina precedente, e hanno portato uova, burro, pasticcio di maiale e salsicce dal loro eremo veramente rustico e due buoni appetiti. Oggi era il giorno della mia corrispondenza americana, e adesso cerco di finire questa lettera.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 10 aprile 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 51-52)
 
Sono lieto per la nuova prospettiva che sembra aprirlesi, e spero che avrà modo di prepararsi per l'esame.
Purtroppo non sono in grado di indicarle libri utili alla Sua preparazione. Per un esame in Italia, dei libri tedeschi sarebbero da una parte troppo e dall'altra troppo poco; non conosco inoltre i recenti brevi compendi. Non conosco poi affatto libri italiani del genere che potrebbe esserle d'aiuto; Le potrei consigliare al più Carlo Botta, “Storia dei popoli d'Italia”, che inizia con Costantino Magno, circa 300 d.C. Forse anche Pietro Colletta, “Storia del Reame di Napoli” 1735-1825, un testo classico. Penso però che più di tutto Le saranno utili i libri di testo in uso nelle scuole medie (corrispondenti ai lycées e ai collèges francesi e ai nostri ginnasi) giacché si può presumere che la maggior parte dei candidati al posto di archivista abbiano frequentato quelle scuole, e gli esaminatori dovranno perciò basare il loro giudizio su quei programmi.
Poiché però nelle difficoltà in cui si trova Le sarà impossibile procurarsi tali libri, reputo mio dovere offrirle il mio appoggio. Mi son preso quindi la libertà di intestarle il vaglia incluso di quattro sterline, pari a 100 franchi e 80 centesimi. Spero non se ne avrà per il fatto che Le spedisco questa piccola somma senza avergliene prima chiesto il permesso. Mi auguro solo che Le basti a procurarsi ciò che Le occorre e ad affrontare con successo l'esame.
(Engels, Lettera a Pasquale Martignetti, 20 aprile 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 61)
 
Io qui sono boicottato quasi quanto Lei a New York. Le varie cricche socialiste sono scontente della mia assoluta neutralità nei loro riguardi, e poiché su questo punto sono tutte d'accordo, tentano di vendicarsi non menzionando alcun mio lavoro. Né “Our Corner” (signora Besant), né “To-Day”, né il “Christian Socialist” (di quest'ultima rivista mensile però non sono del tutto sicuro) hanno menzionato la “Situazione della classe operaia”, nonostante abbia mandato loro delle copie io stesso. Lo supponevo perfettamente, ma non volevo esprimermi con Lei in questi termini finché non ne avevo la prova diretta. Non li biasimo, in quanto li ho duramente offesi affermando che finora non esiste qui alcun movimento della classe operaia, e che non appena ne nascerà uno, tutti i grandi uomini e donne che ora si comportano come ufficiali di un esercito senza soldati, troveranno ben presto il proprio grado, e alquanto più basso di quello che si aspettano. Ma se sperano che le loro frecciate possano forare la mia vecchia pelle conciata e pachidermica, si sbagliano.
(Engels, Lettera a Florence Kelley-Wischnewetzky, 2 maggio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 64-65)
 
Ho appena terminato, dopo numerose interruzioni, una lunga prefazione all'edizione inglese del discorso del Moro [Marx] sul libero scambio (Bruxelles 1848) che deve uscire a New York, e giacché era l'ultimo lavoro con scadenza stabilita, approfitto della mia ritrovata libertà per scriverti subito. Ho inoltre una ragione piuttosto importante per scriverti: ti vorremmo qui a Londra. Mi ha detto Schorlemmer che hai piantato nel tuo giardino del Waldmeister [asperula], e siccome non ci sarà assolutamente possibile venire a servircene laggiù, non ti resta che portarlo qui, dove noi faremo trovare puntualmente gli altri ingredienti. Il tempo è stato bello questo sabato, anniversario del Moro, io e Nim siamo andati a Highgate e oggi a Hampstead Heath. Scrivo con tutte e due le finestre aperte, e quando verrai la settimana prossima, come spero, avremo lillà e citiso pronti ad accoglierti. Se rispondi soltanto che vuoi venire, je me charge du reste [mi incarico io del resto]. Per allora avrai inoltre portato la tua casa di campagna ed il giardino ad un tale livello di perfezione che potrai lasciarli alle cure di Paul, il quale deve essere ormai un perfetto giardiniere. Da qualche tempo Nim ha nostalgia di Löhr, e bisogna assolutamente che tu assista al grande trionfo drammatico di Edward il 5 giugno, data in cui deve essere rappresentato in matinée il suo adattamento teatrale della “Lettera scarlatta” di N. Hawthorne. E non è necessario aggiungere che desidero vederti qui più di chiunque altro. Ci sono inoltre tante ragioni perché tu venga, che devo astenermi dall'esporle per timore di perdere la levata della posta e di annoiarti a morte. Decidi dunque senza indugio e accetta.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 9 maggio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 66-67)
 
Mi sono fatto fotografare prima di diventare completamente brizzolato, e ti accludo la fotografia che, a detta di tutti, è la migliore.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 23 luglio 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 84)
 
Sono partito da ieri per un breve viaggetto in America, e volevo fartelo sapere prima di lasciare l'ultimo porto europeo. Siamo un'allegra brigata di quattro persone – io, il prof. Schorlemmer di Manchester, il dott. Aveling di Londra e sua moglie, la figlia minore di Marx. Schorlemmer ed io torniamo alla fine di settembre e pensiamo di essere di nuovo in Inghilterra il 2 o 3 ottobre. È stata proprio una buona cosa aver potuto realizzare quest'estate questo vecchio progetto, e anche dal punto di vista medico mi sono stati molto raccomandati i due lunghi viaggi per mare e il totale cambiamento d'aria.
La nostra nave è molto più bella della Berlino sulla terra, quasi 6.000 tonnellate, gli Aveling ci hanno fatto sopra il viaggio di ritorno da New York, e conoscono capitano, ufficiali ed equipaggio, il che è molto piacevole. Abbiamo delle cuccette carine, il vitto è eccellente, e inoltre c'è una birra stagionata che non è niente male; una lunga coperta per andare su e giù, non troppi passeggeri – a men che non ne salgano molti a Queenstown - , insomma tutto si annuncia molto piacevole. Sono davvero curioso del mondo di là; resteremo da 3 a 4 settimane e mi pare che sia abbastanza.
(Engels, Lettera a Hermann Engels, 9 agosto 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 93)
 
A parte Lei, anche Lexis ha tentato di risolvere il problema, su cui mi sento tenuto a tornare nella prefazione al III libro del “Capitale”. Non mi meraviglia affatto che nel corso dei suoi studi Lei sia alla fine arrivato alle posizioni di Marx, credo che succeda così a chiunque consideri la cosa spassionatamente e a fondo. Ad alcuni professori costa però ancora abbastanza fatica, con il loro abituale saccheggio di Marx, tenersi un po' decentemente alla larga dalle conseguenze connesse necessariamente a ciò di cui si sono appropriati; e altri devono, come dimostra il passo da Lei citato del nostro Tucidide, ridursi ad autentici infantilismi solo per riuscire a rispondere a qualcosa!
Se, come spero, i miei occhi resistono – il viaggetto americano mi ha straordinariamente giovato – il III libro sarà pronto per le stampe quest'inverno, e fra un anno esploderà in quell'ambiente come una bomba. Ho interrotto o rinviato tutti gli altri lavori per riuscire una buona volta a finirlo, e davvero non sto più in me dall'impazienza. Il più è quasi pronto per le stampe, ma per due-tre capitoli su sette ci sono ancora parecchi ritocchi da fare, specie per il primo, di cui ci sono due versioni.
(Engels, Lettera a Conrad Schmidt, 8 ottobre 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 109-110)
 
Mi accingevo a scrivere due righe a Paul, quando è arrivata la tua lettera. Sono stato occupato con un capitolo molto importante del III libro, che ho dovuto riscrivere per intero; i materiali lasciati dal Moro [Marx] erano soltanto un abbozzo, e poiché si tratta di un capitolo matematico, mi ha richiesto grande attenzione. Quando poi il medico ti autorizza a lavorare appena due periodi di tempo di un'ora e mezza ciascuno al giorno, quel che potrebbe essere fatto in 14 giorni finisce per richiedere più di 6 settimane – ho deciso quindi di terminare prima di concedermi la più piccola interruzione per la corrispondenza. Ora, la parte maggiore è stata ultimata oggi, e posso mandare un rigo a Paul per pregarlo di farmi sapere, come al solito, quando avrà bisogno di denaro, ed io farò il possibile.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 24 novembre 1888, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 129)
 

1889

Oggi ho da farti una proposta che ha l'approvazione di Ede, di Gina e di Tussy.
Prevedo che, per bene che vada, per rimettermi di nuovo in sesto dovrò stare attento con gli occhi per molto tempo ancora. Perciò almeno per i prossimi anni è escluso che io stesso possa dettare a qualcuno il manoscritto del IV libro del “Capitale”.
D'altra parte devo fare in modo che non solo questo ma anche gli altri manoscritti di Marx restino accessibili anche senza di me. Questo è possibile solo se istruisco in questi geroglifici qualcuno che possa prendere il mio posto in caso di necessità e che comunque sia in grado intanto di aiutarmi nella pubblicazione. E in ciò potete essermi utili solo tu e Ede. Perciò in linea di massima propongo che ci lavoriamo noi tre.
Ora però deve essere affrontato per cominciare il IV libro, e Ede è troppo impegnato nella redazione del “Sozialdemokrat” e nei molti impicci e intrighi collegati con lo shop [affare] di qui. Penso invece che tu abbia tempo a sufficienza per riuscire, con un po' di istruzioni e di pratica e con l'aiuto di tua moglie, a tradurre in un manoscritto leggibile le circa 750 pagine dell'originale (di cui verosimilmente andrà distaccata una buona parte in quanto compresa nel III libro) [del Capitale], nel giro diciamo di due anni. Se prima ti leggi un po' il manoscritto puoi dettarlo a tua moglie, e poi farete in fretta.
Ora io calcolo in questo modo: se io potessi dettare a Eisengarten 5 ore al giorno, come facevo prima, ci metterei (calcolando gli imprevisti) un anno circa. Eisengarten dovrei pagarlo 2 sterline alla settimana = 100 sterline. Questa somma perciò la spenderei in ogni caso, e se vuoi incaricarti del lavoro la darò a te. Dividendo per due anni la somma sarebbe di 50 sterline all'anno; se poi ci metterai di meno, la somma sarà disponibile prima. Noi qui siamo del parere che forse a queste condizioni non avrete problemi a tornare qui. Io proporrei di anticiparvi i soldi in rate trimestrali di 12 sterline e mezzo: dato che infatti all'inizio le cose andranno lentamente, poi saranno più veloci, non avrebbe senso pretendere di far riferimento fin dall'inizio al lavoro compiuto.
Ede arde dal desiderio di essere iniziato ai geroglifici, ho già per lui altri manoscritti e anche lui sarà istruito, ma gli ho detto naturalmente che posso pagargliene solo uno, e lui è d'accordissimo.
In ultima istanza si tratta poi di pubblicare – il che non sarà forse possibile nel corso della mia vita – l'edizione completa delle cose di Marx e mie, e proprio per questo vorrei prendere i provvedimenti necessari. Anche di ciò ho parlato a Tussy, e da parte sua dobbiamo aspettarci tutto il sostegno possibile. Appena avrò messo voi due in grado di leggere la scrittura di Marx, mi sarò tolto un grosso pensiero e potrò stare nel frattempo attento ai miei occhi senza trascurare un dovere essenziale: almeno per due persone i manoscritti non saranno poi una cosa incomprensibile.
(Engels, Lettera a Karl Kautsky, 28 gennaio 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 156-157)
 
È ancora una volta la stessa vecchia scissione dell'Internazionale a spingere adesso la gente in due campi contrapposti. Da un lato i discepoli di Bakunin, sotto insegne differenti ma con tutti i vecchi armamentari e la vecchia tattica, una banda di intriganti e mistificatori che tentano di piegare il movimento operaio ai propri fini personali dall'altro il vero movimento operaio. Ed è questo, e questo soltanto, che mi ha indotto a prendere le cose tanto sul serio. La discussione sui dettagli legislativi non mi interessa molto. Però il vantaggio acquisito sugli anarchici dopo il 1873 è stato rimesso in questione dai loro successori, e non avevo perciò scelta. Ora che abbiamo vinto, abbiamo dimostrato al mondo che quasi tutti i socialisti d'Europa sono “marxisti” (loro si morderanno le dita per averci dato questo nome!), e loro saranno piantati in asso, con Hyndman a consolarli. E adesso spero non ci sia più bisogno dei miei servigi.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 11 giugno 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 249-250)
 
Il nostro congresso [Fondazione della II Internazionale] è riuscito ed è un brillante successo. Fino all'altro ieri 358 delegati, e ne stanno arrivando sempre di nuovi. Più della metà stranieri, fra cui 81 tedeschi da tutti gli Stati e Statarelli esclusa la Posnania. Il primo locale era troppo piccolo già il primo giorno, il secondo già il secondo giorno. Se n'è cercato un terzo. Le sedute, nonostante alcune obiezioni dei francesi (pensavano che a Parigi i possibilisti avrebbero avuto un pubblico maggiore e che perciò sarebbe stato meglio riunirsi a porte chiuse) su unanime richiesta dei tedeschi – unica garanzia dai mouchards [spie della polizia] – sono completamente pubbliche. Rappresentata tutta Europa.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 17 luglio 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 266)
 
Alla Sua lettera del 14 posso rispondere soltanto che i miei mezzi sono limitati e che inoltre ci si rivolge a me da moltissime parti. Se quindi il progetto di Buenos Aires viene realizzato, non posso impegnarmi a mantenerla finché non si sarà rifatta una vita. Le dirò sinceramente quanto mi è ancora possibile fare. Posso mettere a Sua disposizione ancora cinque sterline, e se la cosa è molto importante tenterò di mandargliene altre cinque, cioè dieci in tutto . Così però i miei mezzi sarebbero esauriti per diverso tempo, e non mi sarebbe possibile fare di più.
(Engels, Lettera a Pasquale Martignetti, 20 luglio 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 271)
 
Esce, coperto dal tuo nome, un libraccio di un cialtrone più che equivoco, una vera porcheria, in cui quest'ignorante cialtrone si erige a correttore di Marx.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 17 agosto 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 276)
 
Sul prossimo numero dovresti occuparti dello sciopero dei portuali. La faccenda è qui della massima importanza. Finora l'East End era passivamente impantanato nella miseria: suo segno caratteristico era la mancanza di resistenza della gente distrutta dalla fame, assolutamente disperata. Chi ci andava a finire era fisicamente e moralmente spacciato. Là ci fu l'anno scorso il vittorioso sciopero delle matchgirls [fiammiferaie]. E ora questo gigantesco sciopero dei più disgraziati fra i disgraziati, dei portuali, non di quelli stabili, forti, esperti, relativamente ben pagati e regolarmente occupati, ma di quelli finiti ai docks [banchine] per caso, degli sventurati che hanno fatto naufragio in tutti gli altri campi, di questa massa di esistenze distrutte, spinte alla rovina totale, per cui si potrebbe scrivere sulle porte dei docks il motto di Dante: lasciate ogni speranza, voi ch'entrate! E questa massa cupamente disperata, che ogni mattina all'apertura delle porte dei docks dà vita ad autentiche battaglie per la precedenza davanti al tipo che ingaggia gli operai – autentiche battaglie della concorrenza degli operai eccedenti tra di loro – questa massa eterogenea e casuale, che cambia ogni giorno, riesce a mettere seriamente insieme 40.000 persone, a mantenere la disciplina e a mettere paura alle potenti società dei docks. Aver vissuto questa esperienza mi rende felice.
(Engels, Lettera a Eduard Bernstein, 22 agosto 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 277-278)
 
Scrivere una lettera in riva al mare è quasi impossibile, e pensavo che tu lo sapessi da lungo tempo. Quando poi, come nel mio caso, una folla di gente che non ho mai visto, sembra aver cospirato per sommergermi di lettere, visite, questioni, domande di ogni tipo, l'impossibilità diventa assoluta. Clubs studenteschi austriaci, un viennese alla ricerca della “verità” che vorrebbe sapere se non farebbe bene a divorare Hegel (gli ho risposto di no), un socialista romeno in propria persona , uno sconosciuto venuto da Berlino e di passaggio a Londra, ecc. ecc., mi sono piombati addosso tutti insieme, e tutti sperano che mi occuperò subito di loro. Così, con sei persone attorno in questo locale in cui la pioggia le fa rifugiare troppo spesso, non mi rimane più che ritirarmi di tanto in tanto nella mia camera da letto e farne il mio “ufficio”.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 27 agosto 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 282)
 
Scrivo solo una cartolina a causa del molto lavoro. Tornato qui da Eastbourne mi ha accolto la notizia che è necessaria una quarta edizione del I libro del “Capitale”. Occorrono solo poche modifiche e note supplementari, ma queste vanno scelte ed elaborate con tanta maggior cura, e il testo stampato va rivisto con precisione, perché non sfugga qualche passo in cui il senso è distorto.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 26 settembre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 295)
 
Tante grazie da Nim e da me per la splendida cassa di frutta, che è arrivata in ottimo stato ed in cui abbiamo già scavato una gran buca. Io conservo la mia abitudine americana di mangiare della frutta tutte le mattine prima di colazione, puoi quindi immaginare come il ritmo col quale spariscono i prodotti del tuo giardino non sia affatto lento.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 17 ottobre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 308)
 
Il III libro [del “Capitale”] non l'ho potuto toccare da febbraio. Il dannato congresso di Parigi mi ha addossato una tale massa di corrispondenza con tutte le parti del mondo che tutto il resto è dovuto passare in secondo piano. Dovunque la gente aveva perso i contatti internazionali e di conseguenza tirava fuori i piani più inconcepibili – per pura buona volontà e scarsa conoscenza reciproca di persone, cose e situazioni ci sarebbe stata una zuffa delle migliori, ci si sarebbero inimicati ovunque i propri amici senza riconciliarsi con i propri nemici. Ora questo è felicemente superato: e arriva la notizia che è necessaria la quarta edizione del I libro. E siccome nel frattempo è uscita l'edizione inglese e tutte le citazioni sono state confrontate dalla signora Aveling con gli originali, e in questo lavoro sono risultate qui e là discordanze formali, ma più ancora errori di ortografia e di stampa nei documenti, mi è impossibile far uscire la quarta edizione senza queste correzioni. Tutto ciò porta via del tempo, e poi rivedere le bozze – ma entro 2 settimane circa tornerò al III libro, e allora non lascerò più spazio a nessuna, ma proprio nessuna interruzione. Credo di aver superato i passi più difficili.
(Engels, Lettera a Conrad Schmidt, 17 ottobre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 311)
 
Quando poi a Bruxelles Marx e io sentimmo il bisogno di occuparci delle propaggini della scuola hegeliana criticammo fra gli altri anche Stirner – la critica è consistente quanto lo è il libro stesso. Il manoscritto, mai dato alle stampe, giace ancora da me, per quello almeno che non si sono mangiato i topi.
(Engels, Lettera a Max Hildebrand, 22 ottobre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 313)
 
Pregiandomi di rispondere alla Sua circolare sono spiacente di doverle dire che le lettere che si trovano in mio possesso non sono state ordinate da 20 anni a questa parte, e mi sarà perciò impossibile rintracciare in questa massa le poche lettere di F. A. Lange fino a che non avrò 3-4 settimane di tempo libero per mettere tutto in ordine. Appena avrò terminato la stesura definitiva del III libro del “Capitale” di Marx – nel corso della primavera – devo accingermi a questo lavoro non ulteriormente dilazionabile, e metterò con piacere a Sua disposizione le suddette lettere.
(Engels, Lettera a O. A. Ellissen, 22 ottobre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 315)
 
Ricevetti la tua lettera del 17 ottobre nel bel mezzo del più intenso lavoro per la quarta edizione del “Capitale”, che non è roba da poco, perché tutte le citazioni controllate da Tussy per l'edizione inglese devono esser di nuovo confrontate e devono venir corretti i molti errori di ortografia e di stampa. Appena finito questo devo tornare al III libro che ora deve uscire in fretta, perché lo scritto del piccolo Schmidt di Berlino sul saggio medio del profitto dimostra che il giovane ha già scoperto più di quanto sia bene – e ciò va a suo sommo onore. Come vedi già così ho molto da fare; e in più c'è anche la necessità di seguire la stampa internazionale di partito, di rivedere la letteratura economica inerente al III libro, e, quando è il caso, rileggersi tutto da cima a fondo. Come vedi sono alquanto incastrato e perciò mi scuso se non mi trattengo con te spesso come certo vorrei.
(Engels, Lettera a August Bebel, 15 novembre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 323)
 
Dopo aver terminato la lettera per Paul qui allegata, sono andato in cucina a bere una birra di Pilsen con Nim e Pumps, da una parte per il piacere della birra, dall'altra perché mi è stato ordinato di scrivere soltanto osservando delle interruzioni.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 16 novembre 1889, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 329)
 
 
1890
Ti ringrazio affettuosamente per i tuoi auguri, che ricambio sinceramente a tutti voi. Sono lieto di sapere che va a tutti quanti tanto bene, e neanch'io posso lamentarmi. In quest'ultimo anno sono di nuovo aumentato di peso, e ora son di nuovo 168 libbre inglesi, che è sempre stato più o meno il mio massimo, e sono tutti sani muscoli sodi, non flaccido grasso. Anche gli occhi vanno migliorando, di solito il periodo delle nebbie, intorno alle giornate più corte, è quello critico, in cui torno sempre a peggiorare, questa volta l'ho superato meglio di quanto non succedesse da anni, e così posso ben sperare di poter presto lavorare di nuovo a tempo pieno. Neanche i medici vogliono credermi quando dico di essere nel settantesimo anno, dichiarano che dimostro dieci-quindici anni di meno. Certo tutto ciò è solo la superficie, e trae in inganno anche me, infatti sotto si nascondono ogni sorta di piccole deficienze, e a lungo andare tutte le piccole costituiscono un mucchio discretamente grande, ma tutto sommato non posso lamentarmi, e quando vedo quanta gente si amareggia la vita per un nonnulla, proprio senza alcun motivo e del tutto inutilmente, mi ritengo pur sempre fortunato per aver conservato immutato il mio stato d'animo allegro, e poter ridere di tutte le sciocchezze.
Ma a questo punto probabilmente sulla mia degna persona ne hai sentito abbastanza per molto tempo, e credo che sia anche ora di smetterla.
(Engels, Lettera a Hermann Engels, 9 gennaio 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 358)
 
La fiducia degli operai nei miei confronti, si basa sul presupposto che io dica loro sempre la verità e solo la verità.
(Engels, Lettera a Pasquale Martignetti, 13 gennaio 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 363)
 
In questo sono perciò del tuo parere, per ora dobbiamo essere quanto più possibile pacifici e legali, ed evitare ogni pretesto di scontro. Ritengo in verità fuori luogo le tue filippiche contro la violenza in qualsiasi forma e in qualsiasi circostanza, primo perché comunque nessun avversario ti crederà – non sono poi così sciocchi – e secondo perché stando alla tua teoria io e Marx saremmo anche noi degli anarchici, dato che non fummo mai disposti a porgere da bravi quaccheri anche la guancia sinistra a qualcuno che ti schiaffeggiasse sulla destra.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 9 marzo 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 387)
 
Ho letto con grande interesse il primo: “Del socialismo”, esaminerò attentamente il secondo sulla filosofia della storia la prossima settimana, quando, come spero, avrò un po' di tempo libero. È un tema del quale io e Marx ci siamo occupati da sempre con particolare interesse; un nuovo contributo, dalla patria di Vico e da uno studioso che conosce a fondo anche i nostri filosofi tedeschi, esige tutta la mia attenzione. Mi prendo la libertà di ricambiare con un mio breve scritto su Feuerbach. (…)
Mi perdoni se le scrivo in tedesco. Il poco esercizio che avevo nell'uso della Sua bella lingua si è purtroppo molto arrugginito negli ultimi anni, e non oso storpiarla con un maestro della lingua italiana.
(Engels, Lettera a Antonio Labriola, 30 marzo 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 391)
 
La terza parte del “Capitale” mi pesa parecchio sulla coscienza, ci sono pezzi che non sono in condizioni di esser pubblicati senza una certa revisione e un parziale riordinamento, e Lei capisce che in un'opera così grandiosa non posso fare qualcosa del genere senza la più matura riflessione. Se solo finisco il V capitolo, i due seguenti richiederanno poco lavoro, i primi quattro sono pronti per le stampe salvo una verifica conclusiva. Se per un anno potessi uscire del tutto dal movimento internazionale in corso, non leggere giornali, non scrivere lettere, non impicciarmi di nulla, mi sarebbe facile concludere.
(Engels, Lettera a Ferdinand Domela Nieuwenhuis, 9 aprile 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 400)
 
Già da un anno mi si è fatto chiaro che per i manoscritti di Marx ho bisogno di assistenza, e ho proposto a Ede, cioè Bernstein, e a Kautsky di darmi una mano, ovviamente non senza un compenso, ed entrambi hanno accettato. Finora ho ricevuto una parte dei manoscritti per il IV libro nominati nella prefazione al II libro [prefazione al II libro del “Capitale”], copiati da Kautsky, si è familiarizzato molto bene con la scrittura e nelle ore libere continua ad occuparsene. Ora è possibile che lasci Londra definitivamente, cioè almeno per qualche anno, ma in questo caso secondo gli attuali accordi al suo posto subentrerebbe Ede, tanto più che nel caso la legge contro i socialisti decada senza essere rinnovata, la sua posizione forse cambierebbe, senza che gli sia data la possibilità di tornare così senz'altro in Germania. Perciò per come stanno ora le cose potrei darle poche speranze di lavoro in questo campo; ma in sei mesi alcune cose possono cambiare, e terrò a mente la Sua gentile offerta tanto più volentieri in quanto mi sta assai a cuore far conoscere a quante più persone possibile che siano sufficientemente preparate la scrittura di Marx, il che senza un insegnante non è possibile, e in questo io sono l'unico. In caso contrario infatti quando io sarò spacciato, il che può succedere da un giorno all'altro, questi manoscritti saranno un enigma, in cui chiunque più che interpretare dovrebbe tirare a indovinare. Se perciò dovesse verificarsi una situazione in cui io perdessi i miei attuali collaboratori, o avessi comunque per questo rispetto mano libera, mi rivolgerò subito a Lei, e voglio solo sperare che allora Lei sarà ancora propenso ad accettare, forse Le riuscirà di venire qui anche a prescindere da questo, e una volta che Lei sia qui, alcune cose che da lontano sembrano difficili diventeranno facili. (…)
Conosco questo Loria, fu a suo tempo qui, è stato anche in corrispondenza con Marx, parla tedesco, lo scrive, come si vede dal suo articolo, e cioè male, ed è il più perfetto arrivista che mi sia mai capitato. A quel tempo vedeva la redenzione del mondo nella piccola proprietà terriera, non so se la pensi ancora così. Scrive libri su libri e plagia con una sfacciataggine inconcepibile, Italia a parte, anche in Germania. Alcuni anni fa ad esempio scrisse un libretto in cui strombazzava come sua ultima scoperta la concezione materialistica della storia di Marx, e mandò a me quell'affare! Quando Marx morì scrisse un articolo, che mi mandò, in cui affermava 1) che Marx avrebbe basato la sua teoria del valore su un sofisma che egli stesso riconosceva come tale (un sofisma consaputo) [in italiano nel testo], e 2) che Marx non avrebbe mai scritto il III libro del “Capitale” né l'avrebbe mai voluto scrivere, ma avrebbe rimandato a quella sede unicamente per prendere in giro la gente, ben sapendo che le soluzioni promesse erano assolutamente impossibili!
Nonostante tutti i rifiuti e gli sgarbi ricevuti, non sono sicuro che non ricomincerà a starmi appresso scrivendomi o mandandomi pacchi, la sfacciataggine di costui non conosce limiti.
(Engels, Lettera a Conrad Schmidt, 12 aprile 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 406-407-408)
 
Sono letteralmente tormentato da lettere, richieste orali e di ogni tipo, e vorrei potermi chiudere dentro per un mese, mi trovo infatti nell'impossibilità di rispondere a tutte le lettere e, ancor di più, di fare il minimo lavoro serio.
Molte grazie per gli affettuosi auguri del tuo poema, ma temo che il signore dei cieli e il signore di quaggiù mi diano un giorno o l'altro una lezione, e mi trovino un posto da qualche parte. Ma di questo non c'è bisogno di preoccuparsi adesso.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 16 aprile 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 409)
 
Meraviglioso giorno di primavera. In 8 giorni sono spuntati garofani, biancospini e marruche rosse, citisi e fiori di melo – i ciliegi fioriscono già da 5 giorni.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 30 aprile 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 423)
 
Se nel mio articolo [La politica estera dello zarismo russo] riscontri una mancanza di logica, la colpa è certo più mia che di Blos. Riassumere in meno di due fogli a stampa una storia così lunga e complicata è un'impresa ben dura; e sono consapevole che in diversi punti i nessi sono poco chiari e la motivazione è insufficiente. Per una futura trattazione un po' più dettagliata dell'argomento – che è per noi della massima importanza – gradirei oltremodo le tue annotazioni critiche – solo brevi accenni, dove e come trovi che il filo del discorso si interrompa o si aggrovigli. (…)
Qui la manifestazione del 4 maggio è stata semplicemente sconvolgente , e anche tutta la stampa borghese deve ammetterlo. Io ero alla tribuna 4 (un grande carro merci), e potevo abbracciare con lo sguardo solo una parte – 1/5-1/8 – della massa, ma fin dove arrivava l'occhio erano tutti stretti stretti uno all'altro, 250-300.000 persone, di cui più di ¾ operai che manifestavano. Aveling, Lafargue e Stepnjak hanno parlato dalla mia tribuna – io ero un semplice osservatore. Lafargue ha suscitato un vero uragano di applausi con il suo inglese dal marcato accento francese ma ottimo e con la sua vitalità meridionale. Lo stesso Stepnjak – e pure Ede ha avuto una brillante accoglienza alla tribuna dov'era Tussy. Le 7 tribune distavano 150 metri l'una dall'altra, gli ultimi 150 metri separavano dal fondo del Park [Hyde Park] – il nostro meeting (quello per la giornata lavorativa di otto ore da introdurre per legge a livello internazionale) era perciò lungo più di 1.200 metri e largo ampiamente 400-500 metri, e tutto pieno zeppo, e poi al di là c'erano le sei tribune del Trades Council e le due della Social Democratic Federation, ma stipate di pubblico neanche la metà delle nostre. Nel complesso il raduno più gigantesco che si sia mai tenuto qui.
E specialmente per noi una brillante vittoria. I dettagli li avrai visti dalla corrispondenza di Ede sul “Volksblatt”. Trades Council e Social Democratic Federation credevano di averci rubato il Park per quel giorno, ma furono gabbati. Aveling ha indotto il ministro a concedere anche a noi 7 tribune nel Park, il che a dire il vero è contro le regole. Ma per fortuna erano al potere i tories, e si riuscì a intimidirli: si sparse la voce che in caso contrario i nostri avrebbero assaltato le tribune degli altri. E il nostro meeting fu il più grande, quello organizzato meglio, quello più appassionato. Qui la grande massa è già ora per la legge sulle otto ore. Aveling e in particolare Tussy hanno messo in piedi tutto e da allora nel movimento internazionale hanno tutt'altra posizione rispetto a prima. L'“Unione degli operai del gas e degli operai in generale” - di gran lunga la migliore delle nuove organizzazioni di categoria – li ha appoggiati parecchio, e senza di loro la cosa sarebbe stata impossibile. Ora si tratta di tenere insieme il comité che ha organizzato il nostro meeting – delegati delle Trade-Unions, clubs radicali e socialisti – e di farne qui il cuore del movimento. Si comincerà probabilmente a farlo stasera. Una cosa è sicura, gli operai, i borghesi, i capi delle vecchie pigre Trade-Unions e delle molte sette politiche e sociali grandi e piccole, e gli arrivisti e i cacciatori di posti e i letterati che vogliono sfruttare il movimento sanno perfettamente che con il 4 maggio è cominciato il vero movimento di massa socialista. Ora finalmente le masse sono in moto, e dopo qualche battaglia e alcune oscillazioni metteranno fine alle ambizioni personali, alle brame di sfruttamento degli arrivisti, alle rivalità delle sette, come successe a suo tempo in Germania, e daranno a ciascuno il posto che gli compete. E dato che in queste cose il senso internazionale si sviluppa in misura assai notevole, vi accorgerete ben presto di che tempra sono i vostri nuovi alleati. In tutto il loro modo di agire, di fare agitazione e di organizzarsi gli inglesi ci sono molto più vicini dei francesi, e appena qui tutto si metterà per il verso giusto e saranno superate le prime inevitabili frizioni interne, marcerete insieme a loro in modo assolutamente magnifico. Cosa darei perché Marx avesse potuto vivere questo risveglio, lui, che con tanta cura stava attento al più piccolo sintomo, proprio qui in Inghilterra! Non avete idea del piacere che ho vissuto in queste ultime due settimane. Il bello però deve ancora venire. Prima la Germania a febbraio, poi il 1° maggio là e in America, e ora questa domenica, in cui per la prima volta da quarant'anni è risuonata la voce del proletariato inglese. Mi sono sentito di due pollici più alto, quando ho guardato giù dal vecchio carro merci.
(Engels, Lettera a August Bebel, 9 maggio 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 424-425-426-427)
 
In generale in Germania il termine “materialista” è usato da molti tra i più giovani scrittori come fosse una mera frase fatta, con cui etichettare ogni cosa senza studiarla ulteriormente: si attacca l'etichetta e si crede così di aver liquidato la faccenda. Ma la nostra concezione della storia è anzitutto una guida nello studio, non una leva per la costruzione alla maniera hegeliana. Tutta la storia deve venir da capo studiata, le condizioni di esistenza delle diverse formazioni sociali devono venir esaminate nei particolari, prima di tentare di far derivare da esse le corrispondenti concezioni della politica, del diritto privato, dell'estetica, della filosofia, della religione, ecc. In quest'ambito finora è successo poco, perché solo pochi si sono messi seriamente al lavoro. In quest'ambito abbiamo bisogno di massicci aiuti, il territorio è infinitamente grande, e chi ha voglia di lavorare seriamente può riuscire a fare grandi cose e distinguersi. Ma invece di tutto ciò la frase fatta del materialismo storico (proprio di tutto si può fare una frase fatta) a molti tra i più giovani tedeschi serve solo a comporre come si deve al più presto possibile in sistema le loro conoscenze storiche relativamente misere – la storia economica è davvero ancora in fasce! - e credersi così molto potenti. (…)
A volte è come se questi signori pensassero che per gli operai è tutto abbastanza buono. Se questi signori sapessero come Marx non riteneva le sue cose migliori ancora abbastanza buone per gli operai, come considerava un delitto offrire agli operai qualcosa di meno del meglio!
Nei nostri operai, e solo in loro, ho una fiducia incondizionata, dopo la brillante prova che hanno superato dal 1878 in poi. Come ogni grande partito, nei dettagli della loro evoluzione commetteranno errori, forse gravi errori. Le masse imparano appunto solo dalle conseguenze dei loro propri errori, da esperimenti sul loro proprio corpo. Ma tutto ciò viene superato, e da noi forse più facilmente che altrove, perché i nostri ragazzi hanno in effetti una salute a prova di bomba, e poi perché Berlino, che difficilmente riesce ad uscire tanto presto dai suoi caratteri tipicamente berlinesi, da noi è un centro solo formale, analogamente a Londra, non come Parigi in Francia. Mi sono arrabbiato abbastanza spesso con gli operai francesi e inglesi – nonostante sapessi le ragioni dei loro spropositi – ma con i tedeschi dal 1870 mai, con singole persone che parlavano a loro nome sì, ma mai con le masse, che riportavano di nuovo tutto in carreggiata. E potrei scommettere che non mi capiterà mai di arrabbiarmi con loro.
(Engels, Lettera a Conrad Schmidt, 5 agosto 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 465-466-467)
 
Ieri abbiamo celebrato l'approssimarsi del tuo compleanno con una buona bottiglia di chiaretto, ed oggi berremo in onore dell'evento autentico una bottiglia di champagne, e ti auguriamo di festeggiare ancora nunerose volte questo lieto giorno, con la speranza che tu sia giunta soltanto
nel mezzo del cammin della tua vita [in italiano nel testo].
Come dono di compleanno allego la tua parte del versamento di Meissner di 45 sterline, sotto forma di un assegno di 15 sterline.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 26 settembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 503)
 
Oggi devo darti una notizia luttuosa. La mia buona, cara, fedele Lenchen [Nim, domestica e fedele amica della famiglia Marx] si è spenta serenamente ieri pomeriggio dopo una malattia breve e per lo più indolore. Abbiamo trascorso qui a casa sette anni felici. Eravamo gli ultimi due della vecchia guardia di prima del 1848. Ora sono di nuovo solo. Se per lunghi anni Marx, e in questi sette anni io, abbiamo trovato la calma per lavorare, è stata essenzialmente opera sua. Cosa ne sarà ora di me non lo so. Rimpiangerò anche i suoi consigli così meravigliosamente pieni di tatto negli affari di partito.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 5 novembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 528)
 
Da quando ti comunicai la morte della mia buona Lenchen è nel frattempo arrivata da me Louise Kautsky – la divorziata, non la n. 2 -, e con lei è tornato un po' a risplendere il sole. È una donna meravigliosa, e Kautsky dev'essere stato un po' matto quando si è separato da lei.
Ora cominciano già ad arrivare le felicitazioni per il mio 70° compleanno, che è dopodomani, e si annunciano anche le visite qui di Singer, Bebel, Liebknecht. Vorrei che questa storia fosse già passata, non mi sento proprio in vena di compleanni, e in più c'è anche l'inutile fuss [chiasso] che non posso comunque tollerare. E in fin dei conti poi io sono più che altro solo quello che raccoglie la fama di Marx! (…)
Il boicottaggio contro di me era stato dichiarato già da Rosenberg e Co., e se ora ci cascano i nazionalisti, ben mi sta. Perché mai non abbandono la lotta di classe! Proprio lo stesso succedeva a Marx e a me con i fabians, che volevano anch'essi compiere la liberazione degli operai ad opera delle “persone colte”.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 26 novembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 533-534)
 
Mille grazie per i tuoi gentili auguri. Noi vecchi cominciamo a diventare rari, e anche la morte della mia cara Lenchen me l'ha di nuovo dolorosamente rammentato. Beh, forse ancora un pochino durerà, e spero di approfittarne bene.
(Engels, Lettera a Amand Goegg, 4 dicembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 540)
 
Grazie, molte grazie per la sua lettera del 28 scorso e per i Suoi cari auguri. Quel giorno sono stato colmato di onori da parte dei socialisti di ogni paese. La sorte ha voluto che io, in qualità di superstite, raccolga gli onori dovuti alle opere dei miei contemporanei deceduti, e soprattutto a quelle di Marx. Mi creda, non mi faccio alcuna illusione su questo fatto e sulla parte minima che spetta a me personalmente di tutti questi omaggi.
Grazie anche delle parole di simpatia che mi scrive a propostito della morte della cara Hélène, grazie alle cui cure ho potuto lavorare tranquillamente per sette anni. È stata per me una perdita molto dolorosa. Ma siamo ancora nel mezzo della lotta; a noi è vietato guardare troppo indietro quando il nemico ci è davanti; se non erro, il momento della battaglia si avvicina.
(Engels, Lettera a Édouard Vaillant, 5 dicembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 542)
 
Mille grazie per la Sua affettuosa lettera del 27 novembre, e per i Suoi auguri, come pure per quelli dei Suoi compatrioti socialisti a nome dei quali scrive. Ma è sempre la stessa cosa. La maggior parte degli onori di cui sono stato colmato venerdì scorso, non spetta a me, e nessuno lo sa meglio di me. Mi consenta quindi di deporre sulla tomba di Marx la maggior parte delle cose lusinghiere che Lei ha voluto scrivermi, e che io potrei accettare soltanto come suo continuatore; e quanto alla piccola parte che posso accettare, senza tracotanza, a nome mio, farò del mio meglio per rendermene degno.
(Engels, Lettera a Pëtr Lavrovič Lavrov, 5 dicembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 544)
 
Non posso fare a meno di farle i miei migliori ringraziamenti per la pena che si è dato per le fotografie della mia casa paterna al Bruch. Mi ha fatto un'immensa gioia, e mi ha richiamato alla memoria alcune matte ragazzate che si collegano a questa scalinata, a questa o quella camera o finestra. La vecchia signorina Demuth ha ragione, la casa al Bruch, che quand'ero giovane aveva il n. 800, è quella giusta, dietro c'era il nostro giardino, poi il posto per candeggiare, fino al viale Engels, poi di fronte le case di mio nonno Caspar e di suo fratello Benjamin Engels, in cui più tardi abitarono i miei zii Caspar e August. Credo di ricordare ancora vagamente la signorina Demuth, deve avermi visto anche un paio di volte da mio cugino Caspar quando eravamo tutti e due ancora giovani. Può probabilmente descriverle ancora la vecchia casa della mia famiglia, in cui nacque mio nonno. Era su alla fine del viale Engels, dove questo si incontra con il Bruch, di fronte alla via che sale al Böken, che allora però non aveva nome. Era una casa parecchio piccolo-borghese, a due piani, quand'ero giovane sotto c'era un magazzino e sopra abitavano due domestiche dei miei nonni, pensionanti della famiglia, conosciute come Drütschen e Mineken, che ricevevano spesso noi bambini con pane e marmellata di mele. La ferrovia ha spazzato via la casa.
Che il Bruch, così dicevamo già un tempo, non è già da un bel po' bigotto come una volta me l'ha detto chiaro e tondo già anni fa mio fratello Rudolf. Indicava la casa di fronte, dove un tempo abitava un certo Ottenbruch, e che aveva ora l'insegna di un'osteria: “Guarda qui ci vengono già parecchi socialdemocratici!”. Socialdemocratici al Bruch – era certo una rivoluzione colossale rispetto a 50 anni prima.
Una rivoluzione certo ancora maggiore sarebbe se la nostra vecchia casa diventasse una tipografia socialdemocratica. Qui però Lei deve muoversi in modo molto abile. La casa appartiene ora a mio fratello Hermann, a meno che lui non l'abbia a sua volta venduta, e difficilmente la venderebbe se sapesse a cosa dovrebbe servire. Probabilmente perciò sarà impossibile che se ne faccia qualcosa tanto presto, sarebbe troppo bello.
(Engels, Lettera a Mohrhenn, 9 dicembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pagg. 546-547)
 
Quando uno può scrivere solo alla luce del sole, e al massimo non più di tre ore al giorno, spesso solo due, e anche questo solo con interruzioni, capisci che ogni lettera inutile gli porta via il tempo migliore. In più da quasi 12 giorni non c'è quasi per niente il sole.
Insomma, fammi una buona volta questo piacere, lasciami lavorare in pace.
Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 18 dicembre 1890, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. XLVIII, pag. 557)
 
1891
Come vecchio segretario del Consiglio generale dell'Internazionale per l'Italia, seguo naturalmente con grande interesse il progresso del movimento socialista nel Suo paese e soprattutto in Lombardia, dove trascorsi tre mesi nella mia giovinezza, e di cui conservo ancor oggi un ricordo piacevole. (…)
La preparazione delle nuove edizioni delle opere di Marx e dei miei opuscoli mi lascia appena il tempo di portare a termine il manoscritto del terzo libro del “Capitale” di Marx – in questo momento vi sono da rivedere quattro opuscoli, da completarli e corredarli di nuove introduzioni – dove potrei prendere il tempo per altri lavori? Nondimeno Le auguro il miglior successo e sono curioso di leggere una buona traduzione italiana del nostro “Manifesto” del 1847.
(Engels, Lettera a Filippo Turati, 7 marzo 1891, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 53)
 
Ne ho fin sopra i capelli con la nuova edizione dell'“Origine della famiglia ecc.”, ho dovuto rivedere tutta la letteratura attinente uscita in questi ultimi otto anni e solo la quintessenza dev'essere inserita nel testo, il che non è uno scherzo, soprattutto a causa delle molte interruzioni. Tuttavia il peggio è passato e posso finalmente ritornare al III libro [del “Capitale”].
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 10 giugno 1891, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 110)
 
Ho dovuto leggere l'intera letteratura sul problema [la monogamia] (cosa che, entre nous [tra noi], non avevo fatto quando scrissi il libro [“Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”] – con una disinvoltura degna della mia giovane età) e con mia grande sorpresa scopro di aver indovinato abbastanza esattamente il contenuto di quei libri non letti – una fortuna ben più grande di quanto non meritassi.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 13 giugno 1891,Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 117)
 
Non posso assolutamente impegnarmi con niente di nuovo sino a quando il III libro [de “Il Capitale”] non è in corso di stampa.
(Engels, Lettera a Karl Kautsky, 29 giugno 1891,Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 127)
 
Lo credo bene che Fischer si sia fatto dei nemici, lo so anche per esperienza personale; negli anni giovanili ero anch'io insolente come lui, a tempo e luogo inopportuno, e raramente mi accade di scoprire, soprattutto nei giovani, qualche difetto che io stesso non ho più o meno avuto. Lentamente il difetto si attenua se di quando in quando si riceve qualche ceffone sul muso, ben meritato, bisogna dire.
(Engels, Lettera a August Bebel, 24 ottobre 1891,Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 192)
 
Nella mia asineria, ieri non ho affatto pensato se ti serviva un po' di danaro dopo l'avventura di domenica, e credendo di avere qualche diritto di supporlo, non avresti dovuto vergognarti a parlarne, soprattutto di fronte ad una dimenticanza tanto grossolana da parte mia. Così mi affretto, ora che mi sono reso conto chiaramente di tutto questo, a rimediare per quanto è possibile pregandoti di disporre del mio deposito in banca e del mio cash on hand [denaro contante] senza complimenti.
(Engels, Lettera a Eduard Bernstein, 23 dicembre 1891,Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 245)
 
1892
Mia moglie era di autentico sangue proletario irlandese, e il sentimento appassionato per la sua classe, che le era innato, aveva per me un valore infinitamente più grande e in tutti i momenti difficili mi ha soccorso molto più di quanto avrebbero potuto tutte le affettazioni letterarie e le smorfie intellettuali delle “colte” e “sentimentali” figlie della borghesia.
(Engels, Lettera a Julie Bebel, 8 marzo 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 308)
 
Questa nuova esperienza con l'eterno tormento delle interviste, mi aiuterà a rifiutarle in futuro, perché devo sempre sbrigare il lavoro vero e proprio (ieri dalle 11 alle 3, anziché starmene fuori al bel tempo) e poi non è neppure quello che voglio e non rispecchiano il mio pensiero. Vadano tutti al diavolo!
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 4 aprile 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 327)
 
Più importante di qualsiasi altra considerazione è il fatto che sono impegnato con un lavoro assai gravoso, che da anni assilla la mia coscienza – si tratta della redazione del terzo libro del “Capitale” di Marx – e già da alcuni mesi ho deciso di non metter mano a nessun nuovo lavoro, qualunque sia, fino a quando non ho assolto questo urgente compito.
(Engels, Lettera a Henri Brissac, 7 aprile 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 329)
 
In questo momento sono talmente oppresso dal lavoro, da non essere riuscito, da sei mesi a questa parte, a leggere un solo libro in qualsiasi lingua; mi sono riservato i Suoi libri per la mia pausa dal lavoro in agosto.
(Engels, Lettera a Nikolaj Francevič Danielson, 18 giugno 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 379)
 
Io sto lavorando al terzo libro del “Capitale” di Marx e devo dedicargli ogni attimo libero.
(Engels, Lettera a Pasquale Martignetti, 18 ottobre 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 512)
 
Sono ancora al terzo libro del “Capitale”. Se negli ultimi quattro anni avessi potuto avere davanti a me tre mesi tranquilli, sarebbe finito da molto tempo. Ma tanta fortuna non mi capitò mai! Questa volta il tempo libero me lo prendo con la forza e trascurando al massimo tutta la corrispondenza e le altre cose. Trovo di aver fatto un ottimo lavoro preparatorio nella parte più difficile, quando vi lavorai l'ultima volta, e così ora vado abbastanza spedito – adesso sono di fronte alla difficoltà maggiore, che da anni mi sbarrava al strada, ma lavoro di buona voglia e, finora, anche con tutte le mie forze: questa volta qualcosa dovrebbe venirne fuori.
(Engels, Lettera a Victor Adler, 23 ottobre 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 519)
 
Ho veramente faticato per tutto questo tempo col terzo libro [del “Capitale”], fortunatamente non senza successo. Oggi posso già dire di aver quasi superato la difficoltà maggiore – essenza del credito – e resta da fare soltanto il lavoro tecnico di redazione, per quanto complicato e lungo. Il lavoro mi ha dato molta soddisfazione, perché da un lato contiene tanti nuovi brillanti punti di vista – chiedi a Louise, alla quale ne ho letto molto – ma anche perché mi dà la prova che il vecchio cranio è ancora abile al lavoro, anche per cose relativamente difficili. Il danno principale che gli anni mi hanno arrecato è che i vari scomparti della memoria non sono più così facili da rintracciare e dischiudere e perciò tutto procede più lentamente. Ma questo si può sopportare.
Ma anche se ho superato il peggio, ne ho ancora molto prima di finire: oltre a questa sezione vi sono ancora le ultime due (un po' meno di un terzo del tutto), che non ho ancora guardato, e poi la redazione tecnica finale che non è difficile, ma per questo tanto più noiosa e lunga. L'inverno se ne andrà sicuramente – e poi le bozze – e contemporaneamente anche la seconda edizione del secondo libro [de “Il Capitale”].
(Engels, Lettera a August Bebel, 6 novembre 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 528)
 
Poiché mi hai fatto l'onore di nascere nello stesso giorno in cui sono nato io, ti prego di accettare le mie migliori felicitazioni per il tuo compleanno, insieme all'augurio che tu possa vivere il doppio dell'età che ho io ora [Engles aveva all'ora 72 anni]. E tu certo vivrai allora qualcosa di molto grande, che varrà la pena di essere visto [Engels si riferisce alla società socialista], e forse, di quando in quando, penserai a me come ad uno che ha cercato di fare del suo meglio perché quel mutamento avvenisse.
(Engels, Lettera a uno sconosciuto, 29 novembre 1892, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. IL, pag. 544)
 
1893
 
Molte grazie per il Suo gentile augurio dei 90 anni. Se rimango come sono ora, non ho niente in contrario, ma se dovessi rimbambire fisicamente e spiritualmente come tanti altri, allora, mi scusi tanto, ma non ci sto più.
(Engels, Lettera a Vladimir Jakovlevič Šmujlov, 7 febbraio 1893, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 29)
 
Se trovo qualcosa da criticare è che Lei mi attribuisca più merito di quanto mi spetti, e questo, anche se considero tutto ciò che, con il tempo, avrei potuto scoprire autonomamente, ma che Marx, con il suo più pronto coup d'oeil [colpo d'occhio] e la sua più estesa visione di insieme, ha scoperto molto più velocemente. Quando si è avuta la fortuna di aver lavorato fianco a fianco, per quarant'anni, con un uomo come Marx, di solito, finché l'altro rimane in vita, non si viene apprezzati come si riterrebbe di meritare; ma una volta morto il più grande, il minore viene allora facilmente sopravvalutato, e questo mi pare sia proprio ora il mio caso. La storia finirà col mettere ordine in tutto ciò, e da qui a quel tempo per fortuna si è andati all'altro mondo, e non si sa più niente di niente.
(Engels, Lettera a Franz Mehring, 14 luglio 1893, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 109)
 
Quando ricorre, per uno di noi vecchi compagni d'arme, un così lieto evento, vien fatto anche di ripensare ai vecchi tempi, alle vecchie battaglie, alle vecchie burrasche, alle sconfitte iniziali e alle vittorie finali, che abbiamo sostenuto insieme, e di rallegrarsi che ci sia stato concesso, nei giorni della nostra vecchiaia, di non esser più sulla medesima breccia – ché siamo ormai da tempo passati dalla difesa all'attacco generale -, bensì di marciare innanzi, insieme, sulla stessa linea di battaglia. Sì, vecchio mio, abbiamo vissuto insieme non poche burrasche e ne vedremo, si spera, ancora più d'una e, se va bene, anche quella che, se non ci porterà, è vero, la vittoria definitiva, ce la assicurerà però definitivamente. Per fortuna possiamo tenere entrambi ancora la testa in alto, per la nostra età siamo tutt'e due in gamba, perché dunque non dovrebbe essere così?
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 27 luglio 1893, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 122)
 
Sono rimasto in Svizzera ancora per quattordici giorni e poi sono andato con Bebel, passando per Monaco e Salisburgo, a Vienna. Qui è ricominciata la storia delle “parate”. Prima sono dovuto andare ad un banchetto; ma non c'era spazio che per circa seicento persone, e anche gli altri volevano vedermi; quindi, l'ultima sera, ancora un'assemblea popolare, dove ho dovuto dire anch'io qualche parola. Di lì, per Praga, a Berlino, e qui me la sono cavata, dopo violente proteste contro una progettata assemblea popolare, con un banchetto che radunava 3-4.000 persone. Tutto ciò è stato indubbiamente molto bello da parte loro, ma non fa per me; sono contento che sia passato e la prossima volta pretenderò a written agreement [un impegno scritto] in cui mi si esenti dal mettermi in parata per il pubblico e mi si consenta di viaggiare come un privato per faccende private. Sono certamente rimasto stupito, e lo sono tuttora, dalla grandiosità dell'accoglienza che mi è stata preparata ovunque, ma preferisco lasciar ciò ai parlamentari e agli oratori popolari, per i quali una cosa del genere è parte del loro ruolo, mentre non si confà troppo al mio tipo di lavoro.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 7 ottobre 1893, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 147-148)
 
Il 29 settembre siamo di nuovo arrivati qui [a Londra] e ci siamo buttati a capofitto, con crescente disprezzo della morte, nel mucchio di lavoro che abbiamo trovato ad attenderci.
(Engels, Lettera a Victor Adler, 11 ottobre 1893, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 150)
 
1894
 
Il proletariato non è, come essi amano dire con una falsa analogia, le quatrième état [il quarto Stato], ma una giovane classe del tutto moderna, che è incompatibile con tutta la vecchia accozzaglia di Stati e che deve farla saltare in aria prima di arrivare al punto di poter intraprendere il compito che le è proprio, far saltare in aria la borghesia.
(Engels, Lettera a Victor Adler, 11 gennaio 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 222)
 
La repubblica, come ogni altra forma di governo, è determinata dal suo contenuto; fintanto che essa è la forma del dominio borghese, essa ci è altrettanto ostile di qualunque monarchia (a prescindere dalle forme di questa ostilità). È quindi un'illusione del tutto gratuita prenderla, nella sua essenza, per una forma socialista, affidarle, fintanto che è dominata dalla borghesia, delle missioni socialiste. Noi potremo strapparle delle concessioni, ma mai affidarle l'esecuzione dei compiti che ci sono propri.
(Engels, Lettera a Paul Lafargue, 6 marzo 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 240)
 
Quanti passi avanti abbiano fatto la scienza e gli stessi avvenimenti dalla comparsa della mia opera giovanile del 1845 [Engels si riferisce a “La situazione della classe operaia in Inghilterra”], da Lei così onorevolmente menzionata, ma secondo il mio parere fortemente sopravvalutata, lo dimostra nel modo migliore il piano che Lei ha potuto progettare per l'elaborazione della Sua opera.
(Engels, Lettera a Benno Karpeles, 29 marzo 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 255)
 
Sono molto riconoscente a Lei e ai compagni della Social Democratic Federation, dei cui sentimenti Lei si fa portavoce, dell'onore che mi vien fatto chiedendomi di fare una conferenza nella Loro sala. Ma temo di dover rifiutare. Il mio lavoro per la nostra causa comune è in un altro campo di attività [Engels si riferisce al compimento del terzo libro de “Il Capitale” di Marx] dove credo di poter essere più utile e che occupa completamente tutto il temo che ho a disposizione. Una volta che io incominciassi a tener conferenze, non avrei più giustificazioni valide per declinare altri inviti, e allora dovrei rinunciare del tutto al tipo di lavoro che sto facendo. Per questo motivo non ho mai accettato tutte le richieste analoghe pervenutemi da parte della Fabian Society, dell'Independent Labour Party e di altre organizzazioni, eccezion fatta, e soltanto per quest'anno, per la vecchia associazione comunista [Engels si riferisce all'Associazione operaia tedesca di cultura di Londra], un'eccezione giustificata dal fatto di farne parte da cinquant'anni. (…)
Per degli anni, fino a tempi relativamente recenti, “Justice”, l'organo ufficiale della Social Democratic Federation, ha avuto la consuetudine di addossarmi ogni sorta di colpe. Queste accuse, per lo più vaghe insinuazioni su misteriosi misfatti, “Justice” non le ha mai specificate, non ha mai cercato di provarle, e non le ha mai neanche ritirate.
(Engels, Lettera a John Hunter Watts, 3 aprile 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 256-257)
 
Mio caro Plechanov,
innanzi tutto, mi risparmi, La prego, il “maestro”; io mi chiamo semplicemente Engels.
(Engels, Lettera a Georgij Valentinovič Plechanov, 21 maggio 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 274)
 
Una volta in vita mia ho commesso la stupidaggine di farmi fotografare di profilo, ma non mi capiterà più. Ho l'aria talmente stupida che mi guarderò bene dal far pervenire alla posterità il mio ritratto di profilo. Vedrò lo stesso con piacere il medaglione di Marx (ne invii per favore uno anche per Tussy!) e sono davvero curioso di vedere se il Suo artista è riuscito a riprodurre il naso, che di profilo ha dei lineamenti veramente impossibili.
(Engels, Lettera a Paul Lafargue, 2 giugno 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 283)
 
Io dovrò pur far qualcosa per por fine alla mia popolarità che cresce in maniera pericolosa.
(Engels, Lettera a Karl Kautsky, 23 settembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 329)
Ho sempre fra le mani una quantità di lavoro che deve essere sbrigato con urgenza, e questo prima ancora che possa incominciare a fare ciò che dovrei, la storia cioè della parte avuta dal Moro [soprannome di Marx] nell'Internazionale. (…)
Paul [ossia Lafargue] dice di volermi dedicare la sua “Évolution de la propriéte”. Molto obbligato. In generale preferisco non mi si faccian dediche, ma lo lascio assolutamente libero di fare ciò che crede.
Non decantare la felicità di qualcuno prima della sua morte, ha detto Solone.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue,12 novembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 342)
 
Le mille sterline che nel mio testamento vi ho lasciato “per scopi elettorali – dalle quali dovranno essere detratte le tasse di successione – ero costretto a lasciarle in questa forma, dato che non ve n'era altra che mi consentisse di lasciare il danaro al partito in modo tale che il lascito avesse in questo paese validità legale. Questo è l'unico motivo per cui fu posta tale limitazione. Preoccupatevi dunque innanzitutto di ricevere il danaro e, quando l'avrete, che non cada nelle grinfie dei prussiani. E quando prenderete una decisione su questi punti, beveteci sopra una bottiglia di vino buono, bevetela alla mia memoria.
(Engels, Lettera a August Bebel e Paul Singer, 14 novembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 344)
 
Non posso ritenere giusto di voler dare un giudizio su cose che non ho imparato a conoscere in prima persona attraverso il mio studio . E questo tanto più, in quanto si tratta in questo caso di un popolo oppresso, che ha la sfortuna di essere serrato fra la Scilla del dispotismo turco e la Cariddi di quello russo; dove lo zarismo russo specula sul ruolo del liberatore, e dove la servile stampa russa non manca mai di sfruttare a favore dello zarismo conquistatore ogni parola che simpatizzi con la liberazione dell'Armenia.
Francamente, il mio personale punto di vista è che la liberazione dell'Armenia dai turchi e dai russi sarà possibile solo il giorno in cui crollerà lo zarismo russo.
(Engels, Lettera a Iosif Nersesovič Atabekjanz, 23 novembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 355-356)
 
Ho scritto a Bebel e gli ho fatto capire che nei dibattiti politici si deve riflettere con calma a tutto e non fare niente in fretta o sulla base della prima reazione, visto che io stesso mi ci son più volte bruciato le dita.
(Engels, Lettera a Wilhelm Liebknecht, 24 novembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 359)
 
Il 75° non promette, detto fra noi, di esser proprio così gagliardo come i precedenti. Sono, è vero, ancora in gamba, ho anche voglia di lavorare e sono relativamente in grado di farlo; trovo però che disturbi di stomaco e raffreddori, che prima potevo trattare con sovrano disprezzo, ora richiedono un trattamento di tutto rispetto. Ma non è niente, se il male sta tutto qui.
(Engels, Lettera a Friedrich Adolph Sorge, 4 dicembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 363)
 
Il mio tempo è talmente preso che non arrivo neanche a fare i lavori più urgenti. Il giorno stesso in cui ho ricevuto la Sua cartolina mi è stata fatta la medesima richiesta da parte di studenti berlinesi; sono costretto a inviar loro, così come ai Suoi amici, lo stesso rifiuto. Queste piccolezze, prese una alla volta, non sono niente, ma quando arrivano un giorno dopo l'altro con disperante regolarità, si assommano l'un l'altra e vengono a comportare una perdita di tempo considerevole. Voglia quindi fare le mie scuse ai Suoi giovani amici, ai quali per altro auguro un pieno successo.
(Engels, Lettera a Filippo Turati, 4 dicembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 366)
 
Tu dici che dopo aver finito il III volume [del “Capitale”] e prima di incominciare con il quarto, dovrei desiderare ardentemente un po' di riposo. Ora ti dirò in che situazione mi trovo.
Devo seguire il movimento in cinque grandi e in una quantità di piccoli paesi europei e negli Stati Uniti d'America. A tal scopo ricevo 3 quotidiani tedeschi, 2 inglesi, 1 italiano e, dal 1° gennaio, il quotidiano viennese, in tutto 7. Di settimanali ne ricevo 2 dalla Germania, 7 dall'Austria, 1 dalla Francia, 3 dall'America (2 in inglese, 1 in tedesco), 2 italiani e, 1 per ciascuno, in polacco, bulgaro, spagnolo e boemo, di cui tre in lingue che sto ancora imparando a poco a poco. Aggiungi a ciò visite da parte dei tipi più disparati di persone (proprio ora, qualche minuto fa, Polak di Amsterdam mi ha mandato un giovane scultore squattrinato e in cerca d'impiego), ed una folla sempre crescente di corrispondenti, più che ai tempi dell'Internazionale! Molti dei quali si aspettano lunghe spiegazioni e tutti portan via tempo. Con tutte queste cose ed il III volume, non sono stato in grado, neppure durante il periodo delle bozze, vale a dire in tutto il 1894, di leggere più di un libro .
Ora la prossima cosa da fare è la pubblicazione delle lettere di Lassalle al Moro [Marx]. Tussy le ha battute a macchina, sono sulla mia scrivania, ma – grazie al trasloco – non mi è stato possibile neanche toccarle. Ciò significa note, rimandi a fatti accaduti molto tempo fa, così come alla mia stessa vecchia corrispondenza col Moro, ed una prefazione che deve essere scritta diplomaticamente.
Poi il mucchio di lavoro arretrato mio. Innanzitutto la completa rielaborazione del “Bauernkrieg” [l'opera di Engels, “La guerra dei contadini in Germania”], che è esaurito da anni e che ho promesso di fare come primo lavoro dopo il III volume. Ciò richiede uno studio considerevole. Speravo di farlo insieme alle bozze. Ma è impossibile. Comunque bisognerà che trovi il modo di farlo.
Dopo – per non parlare di altri piccoli lavori che mi aspettano – voglio scrivere almeno i capitoli principali della vita politica del Moro: 1842-1852 e l'Internazionale. Quest'ultima è la cosa più importante e urgente e intendo farla per prima. Ma ciò richiede di non dover subire interruzioni, e quando mi sarà possibile?
Son queste tutte cose che ci si aspetta da me, e per giunta una riedizione degli scritti minori giovanili del Moro e miei. A tal scopo ho incominciato a raccoglierli, ma senza un gran successo; altre poche cose si trovano nel Parteiarchiev a Berlino. Ma una buona parte è tuttora mancante, ad esempio una copia della prima “Rheinische Zeitung”. Se mi riuscisse di mettere assieme diciamo 2/3 dei vecchi articoli del 1842-50, incomincerei, poiché son sicuro che per una II edizione ne verrebbero alla luce molti di più. Ma per il momento non siamo così avanti.
E poi il IV volume [de “Il Capitale”, poi pubblicato col titolo, Teorie sul plusvalore]. Ora, di questo c'è un manoscritto ad uno stato assai grezzo del quale sinora non è possibile dire quanto possa essere utilizzato. Io non posso mettermi di nuovo da me a decifrarlo e a dettare il tutto come ho fatto con il II e con il III volume. Mi si rovinerebbe completamente la vista prima ancora di arrivare a metà. Me ne resi conto anni fa e cercai un'altra via d'uscita. Considerai che sarebbe stato utile addestrare una o due persone intelligenti della più giovane generazione a leggere la scrittura del Moro. Pensai a Kautsky e a Bernstein. A quel tempo Kautsky era ancora a Londra (circa 6 o 7 anni fa). Glielo chiesi ed egli accettò; gli dissi che avrei pagato cento sterline per la “bella copia” completa di ciò che c'era, e che l'avrei aiutato quando non riuscisse a decifrare qualcosa. Incominciò. Poi lasciò Londra, portò con sé un Heft [quaderno], e per degli anni non ne ho saputo più niente. Aveva troppo daffare con la “Neue Zeit”, per cui riebbi indietro il manoscritto e copia, al punto in cui quest'ultima arrivava: forse da 1/8 a 1/6 del tutto. Anche Bernstein ha non solo molto daffare, ma soffre anche di sovraffaticamento, non ha ancora completamente superato la sua nevrastenia, e quasi non oso chiederglielo. Vedrò se lo farà Tussy; se si offre di farlo spontaneamente, bene; altrimenti non intendo correre il rischio che si dica che ho provocato una ricaduta della sua malattia sovraccaricandola di lavoro.
Questa è la mia situazione: 74 anni, che incominciano a farsi sentire, e lavoro bastante per due uomini di quaranta. Sì, se potessi dividermi nel F.E. di 40 anni e nel F.E. di 34, che farebbe giusto 74, in breve saremmo a posto. Ma, così come stanno le cose, tutto quanto posso fare è continuare a lavorare a ciò che ho di fronte e farne, nel miglior modo possibile, quel tanto che posso.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 17 dicembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 373-374-375)
 
Quanto a ciò che dici delle carte del Moro [Marx] e di ciò che se ne deve fare in caso che io muoia, la questione è abbastanza semplice. Tutte queste cose io le tengo in amministrazione fiduciaria per voi , come tu sai; di conseguenza, alla mia morte, ritornano a voi. Nell'ultimo testamento che ho fatto (quando Sam Moore è stato qui la penultima volta), non vi sono disposizioni speciali, ma nelle istruzioni ai miei esecutori, che lo accompagnano, vi è per loro la precisa indicazione di consegnare a Tussy, quale amministratrice del testamento, tutti i manoscritti del Moro che siano di suo pugno, come anche tutte le lettere indirizzate a lui, con la sola eccezione della mia corrispondenza con lui. E, dal momento che Tussy sembra avere dei dubbi in proposito, chiederò a Sam Moore, non appena tornerà in estate, di stendere un nuovo testamento in cui ciò venga dichiarato espressamente e inequivocabilmente.
(Engels, Lettera a Laura Lafargue, 29 dicembre 1894, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 383-384)
 
1895
Alle tue congratulazioni per i miei 74 anni compiuti (sei così gentile da farmi più giovane di un anno) rispondo, come vedi, con un energico: buon anno! Si spera che il prossimo ci trovi entrambi ancora vispi e sani, ché avrei voglia di gettare almeno un'occhiatina nel nuovo secolo, così verso il 1° gennaio 1901 sarò anche completamente finito e, allora, me ne potrò pure andare.
(Engels, Lettera a Paul Stumpf, 3 gennaio 1895, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 396)
 
Posso darti la piacevole notizia che finalmente sono diventato un vecchio. La scorsa primavera ebbi una bronchite che, per quanto leggera fosse, non se ne volle andare in meno di 6 settimane; e inoltre nell'ultimo anno ho molto sofferto di pesantezze di stomaco, costipazioni ecc. E allora, ho dovuto infine credere a ciò che dice Freyberger, che non posso più permettermi i vecchi Sparjitzen [scherzi]. E quando, davanti allo specchio, mi si fa sempre più sprezzantemente incontro l'immagine di una propagantesi corona di calvizie, non posso più a lungo rifiutarmi di intendere che 74 e 47 sono due cose molto diverse. Il mangiare e il bere sono stati molto limitati, e anche contro i raffreddori mi tocca accondiscendere a ogni sorta di inconsuete misure di precauzione. Ebbene, bisogna che vada anche così, non per questo perdo il mio buon umore.
(Engels, Lettera a Hermann Engels, 12 gennaio 1895, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 412)
 
Devo ancora ringraziarLa della buona opinione che ha di me, se è del parere che avrei potuto fare del III volume [del “Capitale] qualcosa di meglio di ciò che è. Tuttavia, non posso condividere questa opinione e credo di aver fatto il mio dovere rendendo Marx con le parole di Marx, anche a rischio di pretendere dal lettore che ragioni un po' più con la propria testa.
(Engels, Lettera a Werner Sombart, 11 marzo 1895, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 462)
 
Il materiale di cui sono in possesso [sulla storia della I Internazionale] è da anni che ho intenzione di utilizzarlo nella biografia di Marx, e per prima farò proprio questa parte, che è la più importante; a farlo mi obbligano diverse circostanze. In primo luogo, nel periodo decisivo 1870-72, sono stato io stesso uno dei protagonisti e posso quindi completare il materiale con la mia esperienza. In secondo luogo esso rimane, nella vita pubblica di Marx, l'episodio più importante e quello che, al contempo, si presta meno di tutti ad essere presentato nella maniera giusta sulla base del materiale edito. In terzo luogo è qui che vi sono da eliminare le calunnie più numerose. In quarto luogo ho 74 anni e devo affrettarmi. E in quinto luogo l'altro periodo in cui Marx ha svolto un'attività pubblica (1842-62) può benissimo esser descritto in un secondo tempo e, all'occorrenza, anche da qualcuno che non sia io, giacché in questo caso la polemica pubblica fino al “Signor Vogt” ha chiarito il più e Marx ha demolito così decisamente le calunnie dei volgardemocratici del tempo, che oggi non hanno più alcun bisogno particolare di venir confutate.
(Engels, Lettera a Karl Kautsky, 25 marzo 1895, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pagg. 482-483)
 
A suo tempo voi avete intrapreso una “Storia del socialismo”. Di tutte le persone al mondo allora non ve n'era che una – io posso ben dirlo – la cui collaborazione a questa impresa apparisse assolutamente necessaria, e cioè io. Posso persino dire che senza il mio aiuto un lavoro del genere oggi non può essere altro che lacunoso e imperfetto. E questo voi lo sapevate come lo sapevo io. Ma fra tutti coloro che era possibile utilizzare, io fui proprio l'unico a non venire invitato a collaborare. Quindi dovevate avere motivi assai validi per escludere proprio me. Io non me ne lamento, lungi da me. Voi avete pienamente diritto di comportarvi così. Mi limito a constatare il fatto.
(Engels, Lettera a Karl Kautsky, 21 maggio 1895, Opere Marx Engels, Editori Riuniti, vol. L, pag. 519)
 
 

21 dicembre 2016