Per i morti da amianto all'Olivetti
Condannati i fratelli De Benedetti a 5 anni e 2 mesi di reclusione
1 anno e 11 mesi di reclusione a Corrado Passera
L'inchiesta a carico dei 39 dirigenti della Olivetti per la morte di venti lavoratori, deceduti quando erano ormai in pensione e che tra gli anni ’70 e gli anni ’90 lavorarono in reparti a stretto contatto con l’amianto, già iscritti con l’ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni personali colpose, si era conclusa in primavera.
La Procura di Ivrea aveva accertato che nella fabbrica i lavoratori venivano esposti all’amianto senza alcuna precauzione e per questo motivo si sono ammalati di gravissime e, in diversi casi, letali patologie. Purtroppo, l'inchiesta non era riuscita a stabilire il numero esatto dei morti poiché la Olivetti, è accertato, ha impiegato l’amianto nei suoi stabilimenti sin dagli anni ’30 e nei decenni che vanno da quel periodo fino agli anni ’70 vi sono stati numerosi decessi a causa di tumori, certamente connessi all'esposizione all’amianto. La magistratura ha dovuto rinunciare a perseguire gli autori di tali “omicidi bianchi”, perché ormai è impossibile dimostrare di fronte ai tribunali il nesso tra l’uso dell’amianto e i decessi per tumore degli operai di allora.
I De Benedetti, insieme ai i vertici Olivetti, ne escono come i principali responsabili. Al padrone del gruppo editoriale sponsor di Renzi Espress-Repubblica, Carlo De Benedetti, interessato dall’indagine nella sua qualità di amministratore delegato e di presidente dell’Olivetti dal 1978 al 1996 e a suo fratello Franco come amministratore delegato dal 1978 al 1989, vicepresidente dal 1989 al 1992 e consigliere di amministrazione fino al 1993, sono stati inflitti cinque anni e due mesi di carcere, la pena più alta. All’ex-ministro allo sviluppo economico e successivamente alle infrastrutture e dei trasporti del governo Monti, Corrado Passera, in qualità di consigliere di amministrazione dal 1990 al 1996 e amministratore delegato dal 1992 al 1996, sono stati dati un anno e 11 mesi di carcere.
Assolto l’imprenditore vicino al PD Roberto Colaninno, amministratore delegato della Olivetti a partire dal 1996, e Camillo Olivetti, sotto inchiesta quest’ultimo nella veste di amministratore delegato fra il 1963 e il 1964 e di consigliere di amministrazione fino al 1981.
Il giudice Elena Stoppini ha pronunciato in tutto 13 condanne. I condannati sono stati riconosciuti colpevoli di lesioni colpose e omicidio colposo per i casi di malattie da amianto, respirato nei turni alla Olivetti. I condannati dovranno anche un risarcimento alle vittime per centinaia di migliaia di euro. Non solo: i fascicoli dell’inchiesta saranno trasmessi per ordine del Tribunale in Procura per una nuova verifica su altri quattro morti riconducibili all’amianto.
Federico Bellono, il segretario provinciale della Fiom, che si è costituita parte civile e ha ottenuto il risarcimento del danno, ha definito la sentenza: "Un fatto di grande rilievo”.
Si tratta infatti di una sentenza storica, che condanna dei vertici imprenditoriali e istituzionali: in Italia è un fatto raro. La naturale conseguenza politica di questa condanna dovrebbe essere l'impegno concreto delle istituzioni borghesi e del governo a una bonifica totale degli ambienti di lavoro, di vita e di studio in Italia. Impegno che non esiste da parte del governo Renzi, nonostante l'Inail abbia denunciato recentemente l'esistenza di almeno 1.000 nuovi malati l'anno di patologie connesse all'amianto. Invece che a una bonifica generale, siamo costretti a assistere all'estensione dei luoghi a rischio e, probabilmente, a breve assisteremo al primo processo per amianto nelle scuole, a seguito di un esposto presentato dai parenti di 5 lavoratori deceduti dopo aver prestato servizio presso l'ITI “Leonardo Da Vinci” di Firenze. Il governo Renzi, come al solito, tace quando si tratta di affrontare un problema delle masse popolari.
31 agosto 2016