Incontro a San Pietroburgo tra i due dittatori fascisti
Asse Putin-Erdogan per il controllo del medioriente
Beffati Usa e Ue
“Abbiamo la volontà politica di riportare le relazioni con la Russia al livello pre-crisi o persino ad un grado più elevato”, affermava il presidente turco Recep Tayyp Erdogan il 9 agosto a San Pietroburgo durante la conferenza stampa tenuta al termine dell'incontro col presidente russo Vladimir Putin. Il rilancio del progetto per la realizzazione del gasdotto Turkish Stream fa parte del ripristino delle relazioni passate, lo sviluppo di “rapporti con la Russia nel settore della Difesa” annunciato da Erdogan indica la reciproca volontà di una rinnovata intesa non solo sul piano economico; Mosca e Ankara hanno consegnato alle cronache del passato la crisi del loro rapporto, rilanciato l'alleanza economica e creato le basi per una alleanza anche strategica, un evento fino a poco tempo fa ritenuto impossibile tra un paese pilastro della Nato come la Turchia e uno dei principali “nemici” dell'alleanza militare imperialista. Senza contare gli opposti interessi nella crisi siriana che li avevano portati allo scontro nel corso dell'ultimo anno, culminato con l'abbattimento turco del caccia russo. L'intesa tra i due dittatori fascisti rimescola la carte in Siria e non solo.
Neanche un anno fa le forze russe entravano nella crisi siriana a sostegno del regime di Assad e per mantenere le basi di Tartus e Latakia contro le forze dello Stato islamico (IS) e le formazioni armate antigovernative messe in piedi da Turchia e dai paesi imperialisti ocidentali, Usa e Francia e Gran Bretagna. I generali russi accusarono Erdogan di fare il doppio gioco e di fare affari con l'IS mostrando le foto delle colonne di autobotti che portavano il greggio dai pozzi siriani controllati dall'IS ai teminali in Turchia ma l'episodio che causò la rottura tra i due paesi fu l'abbattimento il 24 novembre di un jet russo da parte dell’Aeronautica turca nel nord della Siria. Il pilota turco protagonista dell'abbattimento sarà uno dei partecipanti al fallito golpe del 15 luglio scorso che secondo Erdogan ha quantomento una parte di regia a Washington e che ha fra le altre spinto Ankara a raffreddare i rapporti con gli Usa e a rivolgere il suo sguardo verso Mosca.
In seguito alla rottura dei rapporti Mosca aveva cancellato la realizzazione del gasdotto Turkish Stream sui fondali del Mar Nero, colpito l'esportazione di merci e le attività delle aziende turche operanti in Russia che ha provocato un calo del commercio bilaterale del 43% nei primi sei mesi del 2016, fermato la collaborazione delle imprese russe nella costruzione della centrale nucleare turca di Akkuiu, bloccato di fatto il ricco flusso di turisti russi.
Misure completamente cancellate dal vertice di riconciliazione di San Pietroburgo dove, secondo i commenti dei giornalisti turchi e russi, sarebbe nata “l'unione dei due Paesi emarginati dall'Occidente”. Una unione che potrebbe allargarsi all'Iran e consegnare all'asse Putin-Erdogan un ruolo determinante per il controllo del medioriente, beffando le concorrenti imperialiste Usa e Ue.
I piani egemonici imperialisti di Putin per estendere l'area d’influenza in Medio Oriente fanno passi da gigante con la Turchia che ha offerto alla Russia di condurre operazioni congiunte nel nord della Siria e con l'Iran che ha offerto al Cremlino le sue basi per colpire l'IS in Siria e Iraq. Nel vertice dell'8 agosto a Baku, la capitale azera, i presidenti di Russia, Iran e Azerbaijan hanno trovato l'intesa per la costruzione di un’imponente opera ferroviaria che colleghi Mosca con l’Iran, passando per il territorio azero. Una infrastruttura che potrebbe modificare la geografia del commercio internazionale dato che il meno costoso corridoio ferroviario nord-sud potrebbe intaccare l'attuale monopolio della via d'acqua del Canale di Suez. L'Azerbaijan è uno dei paesi islamici molto legato alla Turchia.
Per Erdogan la speranza espressa a San Pietroburgo “che l’asse di amicizia fra Mosca e Ankara venga ripristinato” vuol dire anzitutto trovare una valida sponda per una soluzione alla crisi siriana. Se il desiderio dell'imperialismo turco di eliminare il regime di Assad protetto da Mosca non potrà realizzarsi, quantomento nel breve periodo, resta comunque primaria la sua esigenza di impedire ai curdi la creazione di un proprio stato nel Nord della Siria, una ipotesi quella della repubblica di Rojava che i curdi siriani pensano di poter realizzare col via libera dei nuovi sostenitori Usa per il ruolo di truppe di terra assunto nella guerra all'IS.
Sulla crisi siriana Putin annunciava che ci sarebbero stati incontri specifici a livello ministeriale e dei dirigenti dei servizi dei due Paesi per cercare una soluzione dato che “è possibile concordare posizioni sulla questione siriana poiché abbiamo obiettivi comuni e ci stiamo muovendo verso una soluzione reciprocamente accettata”. Una soluzione che a quanto pare ha consentito l'ingresso a fine agosto dei carri armati turchi in Siria contro le forze dell'IS e dei curdi, preceduto il 19 agosto dal bombardamento delle postazioni delle milizie kurdo-arabe nella città di al Hasaka da parte dell'aviazione di Assad, un intervento militare diretto pensato da anni ad Ankara e reso possibile nel nuovo quadro di alleanze imperialiste.
31 agosto 2016