Calano gli occupati, aumentano gli “inattivi”. Penalizzate le donne
La disoccupazione giovanile sale dal 37,3% al 39,2%

 
“Numeri, non chiacchiere”, cinguettava Renzi su Twitter il 31 agosto presentando le slide sui trenta mesi di governo. “Dire la verità in modo semplice e chiaro, offrire numeri e cifre è possibile. Poi ognuno si fa una propria opinione. Ma i numeri sono chiari. Le cifre non mentono.” Giusto: infatti le nuove cifre sull'occupazione, soprattutto giovanile e femminile, lo inchiodano e sbugiardano clamorosamente.
Il primo numero vede meno 63mila occupati (-0,3%) rispetto a giugno. Si tratta soprattutto di lavoratori autonomi e ciò ha portato governo e stampa di regime a farlo passare come un dato congiunturale, legato alla stagione estiva, opposto ai 10mila nuovi occupati dipendenti, che riassorbirebbero il calo di 5mila dipendenti. Peccato che questi ultimi siano assunti per la maggior parte con contratti a termine.
I disoccupati sono 2,9 milioni, un calo dell'1,3% rispetto a giugno, ma non perché sia aumentata l'occupazione, bensì a seguito di un incremento degli “inattivi”. In altre parole i disoccupati restano disoccupati, magari si barcamenano fra un lavoretto e l'altro, o hanno impieghi in nero, ma non sono più nelle liste. Peggiorano soprattutto le donne: meno 51mila occupate rispetto a giugno, con un parallelo aumento delle “inattive”. Il governo non dovrebbe trovare il modo di ridare lavoro a queste donne prima di promuovere campagne antifemminili e in odor di ventennio mussoliniano come il “Fertility day”?
Il dato più incontrovertibile e, per dirla con Renzi, spietatamente semplice e chiaro, è quello dell'aumento della disoccupazione giovanile: i giovani fra i 15 e i 24 anni senza lavoro salgono al 39,2%, +2% rispetto al mese precedente. A fronte di un aumento degli occupati over-50 (non perché ne siano stati assunti di nuovi, ma per ragioni puramente di crescita anagrafica) per via dell'innalzamento dell'età pensionabile. C'è da ringraziare la riforma Fornero.
Viene da chiedersi se Poletti viva su un altro pianeta, visto che su Facebook ha commentato i dati con parole come “positive... tendenze di breve e lungo periodo”.
Ma Renzi e il suo ministro del (non)Lavoro non sostenevano che “Jobs Act” avrebbe dovuto dare lavoro a tutti i giovani, addirittura con contratto indeterminato? Ciò dimostra che il PMLI, insieme ai lavoratori più avanzati e combattivi, aveva visto giusto nel denunciare che la vera intenzione del governo era estendere il precariato a tutti con la formula delle “tutele crescenti” e indebolire il potere contrattuale e le tutele sindacali. Alla fine, favoriti dalle leggi economiche del capitalismo e dai governi che ne curano gli interessi, i padroni guardano unicamente al proprio profitto. Assumono con il “Jobs Act” se gli torna utile e profittevole, ricorrono ad altri metodi se odorano maggiori vantaggi economici; per esempio lo scorso maggio l'Istat rilevava un vero e proprio boom nell'uso dei voucher nei primi tre mesi del 2016, ossia dopo l'esaurimento dei lauti sgravi offerti dal governo alle imprese che assumevano con il “Jobs Act” (calati da 8mila a poco più di 3mila euro per neo-assunto). A rimetterci sono sempre i lavoratori.
Ormai persino i mass media di regime ammettono che la tanto strombazzata “ripresa economica” non esiste. Le ragioni non mancano per scendere in piazza al più presto, anche con lo sciopero generale di tutte le categorie, per cacciare il governo antipopolare di Renzi. Assestiamogli intanto una bella botta seppellendo sotto una valanga di No la sua riforma costituzionale neofascista e piduista.

7 settembre 2016