Cogliendo l'occasione del 40° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale
La stampa borghese calunnia Mao
“La Repubblica” esprime tutto il suo livore anticomunista tramite Visetti. “Il manifesto” trotzkista toppa, il giorno dopo per rimediare anziché parlare di Mao Pieranni recensisce la nuova edizione di “Stella rossa sulla Cina”
Non ci si poteva attendere altro dalla stampa borghese italiana che il silenzio o la disinformazione sull'importante ricorrenza del 40° Anniversario della morte di Mao grande Maestro del proletariato internazionale. Tra tutti i giornali spicca La Repubblica
. Il quotidiano fondato dall'ex-fascista ed ex-monarchico, Scalfari, anticipando la data di oltre due settimane e con la sua solita operazione da crociata anticomunista accuratamente pianificata nei tempi e nei modi, il 24 agosto ha pubblicato l'articolo “Da mito a icona la vita infinita di Mao Zedong”. Qui, il corrispondente da Pechino, Giampaolo Visetti, secondo il suo stile abituale vomita veleno, sciocchezze e calunnie su Mao, definendolo il “solo dio” della Cina, “l'ultimo imperatore rosso”, un “crudele dittatore” che gettò il Paese negli “orrori della rivoluzione culturale del grande balzo in avanti e delle guardie rosse” e che morì “lasciando sollevati e atterriti ottocento milioni di cinesi”. Non manca il paragone dei grandi Maestri del proletariato internazionale, Stalin e Mao, con i boia dell'umanità Hitler e Mussolini. Una serie di sciocchezze trite e ritrite che “La Repubblica” ripete sistematicamente a profusione ogni volta che qualche suo giornalista scrive di Mao o degli altri Maestri del proletariato internazionale. Solo per citare alcuni pezzi, nel marzo del 2006 il quotidiano vomitava veleno contro Mao e la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Il 24 novembre del 2013 pubblicava l'articolo “Dove nacque la Lunga marcia”, sempre firmato da Visetti, del quale l'articolo del 24 agosto è la riedizione.
“Il manifesto” trotzkista invece ha saltato del tutto la data della ricorrenza e si è limitato a pubblicare il 10 settembre sull'edizione cartacea, un giorno dopo l'Anniversario, l'articolo “Alle sorgenti del comunismo”, che era apparso sul'edizione on-line del giornale alle 23.59 del 9 settembre, a conferma che è stato tardivamente scritto per recuperare la dimenticanza. Ma di Mao e della sua opera nemmeno una riga. L'articolo scritto da Simone Pieranni, è solo una recensione della nuova edizione del libro “Stella rossa sulla Cina”, che contiene la famosa intervista del giornalista americano Edgar Snow a Mao.
Tale redattore de “il manifesto”, ex corrispondente da Pechino per il quotidiano falso comunista, rincarava la sua disinformazione il 12 settembre con un altro velenoso articolo per “Eastonline” in cui riduce a “pochi i nostalgici oggi di Mao, mentre il resto della popolazione comprerebbe le sue statue non per affetto ma “per la superstizione diffusa che le sue statue possano benedire e proteggere le persone”.
La Stampa
ha pubblicato il 9 settembre l'articolo “
La Cina non dimentica Mao ma la sua rivoluzione ora è tabù”, firmato da Cecilia Attanasio Ghezzi, corrispondente da Pechino. Anche qui una serie di calunnie: “Alla fine degli Anni Cinquanta le politiche economiche imposte dal Grande Balzo in Avanti avevano fatto morire di fame almeno 40 milioni di cinesi”. O più tardi con la Rivoluzione culturale che, “aveva messo la vita di milioni di persone nelle mani delle Guardie Rosse, fanatici teenager il cui unico compito era quello di punire chiunque non venerasse Mao come un dio”.
Tra gli attacchi più velenosi, quello del berlusconiano Panorama
, che nel suo articolo redazionale “Mao Zedong: 40 anni fa moriva il 'Grande timoniere'", pubblicato on-line il 9 settembre, insiste sugli “errori” di Mao, sul quale “non si è avuta una revisione completa della retorica ufficiale per riconoscere il caos e i milioni di morti causati dal 'Grande balzo in avanti' fra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60: si stima che la grande carestia succeduta allo sforzo sconsiderato di "modernizzazione" abbia provocato fra i 30 e i 45 milioni di decessi. Né i terribili crimini commessi durante la Rivoluzione culturale alla fine degli anni '60, una vera e propria guerra di classe”.
Anche Rainews
non si discosta dalla stessa linea. Il progetto del "Grande Balzo in Avanti", sarebbe fallito, portando “alla morte per fame di 40 milioni di persone” e la Rivoluzione Culturale, è da considerarsi, secondo la linea ufficiale di Pechino, come un "disastro", "totalmente sbagliata nella sua teoria e nella pratica":
Lo stesso dicasi dell'Ansa che il 9 settembre pubblica l'articolo “Quaranta anni fa moriva Mao, il grande timoniere della Cina”, per l'agenzia giornalistica i morti a causa della della carestia sono “circa 30 milioni”. Da sottolineare come i giornalisti diano i numeri. Ognuno spara il suo, dimostrando come queste analisi siano completamente campate in aria.
Anche “Il Corriere della sera” dà i numeri. L'8 settembre pubblica on-line l'articolo “I cinesi e il culto di Mao”, firmato dal suo corrispondente da Pechino, Guido Santevecchi, che fa una somma di “milioni di morti”, tra la Rivoluzione culturale e il Grande Balzo in avanti che provocò una terribile carestia “con 20, forse 30 milioni di morti per fame”. Il 3 settembre era stato pubblicato l'articolo “Quarant’anni fa moriva Mao Zedong”. “La morte di Mao segnò la fine d’un incubo per i cinesi”. I questo articolo i milioni morti lievitano ai 50-70.
Sulla stessa linea l'articolo di Agensir, pubblicato l'8 settembre, dal titolo “A 40 anni dalla morte l’icona di Mao è sempre più sbiadita, ma il suo metodo politico governa l’impero dal “di dentro”. Nel pezzo Mao viene presentato concentrato sulla costruzione del “proprio culto personale di “grande timoniere””. Anche qui il paragone di Stalin e Mao con Hitler.
Scorrendo l'uno dopo l'altro questi articoli, si nota la loro assoluta antistoricità e antiscientificità.
Sono articoli disinformativi, in quanto nascondono la realtà. Non vi è stato nessun accenno infatti alla vitalità e all'attualità del pensiero di Mao, in Italia, in Cina e nel mondo. Non una nota, seppur breve, sui media borghesi, a parte qualche rarissima eccezione, in cui si sia parlato della Commemorazione di Mao, tenuta l'11 settembre dal PMLI, durante la quale ha parlato a Firenze, accompagnato da scroscianti applausi, il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi. Hanno toppato anche questo storico avvenimento, con cui il PMLI, ha celebrato, unico in Italia e forse in Europa e nel mondo, in modo vivo e attuale il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, affinché diventi la cultura del proletariato italiano, perché esso acquisti la coscienza di essere una classe per sé, rifiuti il riformismo, il revisionismo, l'interclassismo, il parlamentarismo, di cui lo appestano Renzi, il PD e gli altri partiti borghesi, si leghi al PMLI e imbocchi risolutamente la strada dell'abbattimento del capitalismo, della classe dominante borghese e della conquista del potere politico e del socialismo, come Mao ci ha insegnato.
14 settembre 2016