Comunicato della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI
Domenica 11 settembre si è riunita in seduta plenaria la Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI. L'incontro si è tenuto nella Sede centrale del Partito e de Il Bolscevico
a Firenze. L'accoglienza dei marxisti-leninisti fiorentini e i simboli e il materiale del Partito che riempivano la stanza hanno fatto sentire i compagni subito a proprio agio. La discussione si è svolta dopo la Commemorazione di Mao, tenutasi con successo poche ore prima presso il Palazzo dei Congressi di Firenze. La carica data da questo evento si percepiva ancora tra i compagni della Commissione, tutti presenti alla Commemorazione, che sicuramente ha contribuito a far affrontare questo impegno senza accusare cali di tensione e con spirito militante. Tutti hanno dato il loro prezioso contributo, così come chiedeva nella sua relazione il Responsabile della Commissione, il compagno Andrea Cammilli.
All'ordine del giorno l'attuale situazione sindacale in Italia e il lavoro della Commissione di massa e dei marxisti-leninisti. Tra i principali punti trattati: la politica economica, sindacale e sociale del governo Renzi, la situazione della Cgil e quella delle organizzazioni non confederali, la proposta sindacale del PMLI e il nostro lavoro nella Cgil, il programma a breve-medio termine della Commissione. Dopo i saluti è stato rivolto un caloroso e fraterno ringraziamento per il suo prezioso lavoro al compagno Emanuele Sala che per gravi motivi di salute ha dovuto abbandonare la guida della Commissione.
Era un dovere partire dalla denuncia delle malefatte del governo del nuovo duce Renzi che la Commissione ha definito “ferocemente antioperaio e nemico delle masse lavoratrici del nostro Paese, come pochi ce ne sono stati nella storia della Repubblica borghese nata nel 1946”. Mentre partiti e organizzazioni che si dichiarano di sinistra e persino comunisti lo hanno inizialmente sottovalutato, va dato atto al nostro Partito di aver denunciato la natura liberista e neofascista del suo governo fin dal suo insediamento e la necessità di lanciare contro di esso una dura opposizione di classe e di massa.
Sia la relazione che il dibattito hanno evidenziato come il Jobs Act sia stata la controriforma piduista e fascista che più ha caratterizzato finora il suo governo. Essa stravolge da destra il diritto borghese del lavoro delineatosi nel nostro Paese dopo gli anni '60 e '70 del secolo scorso, instaurando al suo posto rapporti industriali e sindacali di tipo mussoliniano, ispirati al famigerato “modello Marchionne”, messo in atto per la prima volta a Pomigliano. Non a caso tra il nuovo duce Renzi e il nuovo Valetta Marchionne l'intesa è perfetta. Invece i lavoratori e i sindacati sono attaccati duramente, con arroganza e determinazione. Nonostante Renzi si richiami continuamente alla “modernità”, l'introduzione del Jobs Act, in special modo la cancellazione dell'articolo 18, l'estensione dei voucher
, il demansionamento e il controllo a distanza, assieme alla “riforma” (ancora in corso) del modello contrattuale in senso corporativo stanno riportando indietro di decenni, per non dire di secoli, le condizioni dei lavoratori, riuscendo dove fallì uno dei suoi maestri, il neoduce Berlusconi.
Nel denunciare gli altri aspetti della politica economica, sindacale e sociale del governo Renzi la Commissione si è focalizzata sull'attacco al diritto di sciopero, sulla controriforma Renzi-Madia della PA che sostanzialmente introduce il Jobs Act nel pubblico impiego, la “buona scuola” di stampo piduista e fascista che fa proprie e porta alle estreme conseguenze le odiose controriforme Moratti e Gelmini, la riconferma della legge Fornero e della pensione a 70 anni. Sono queste le principali questioni, assieme ai rinnovi contrattuali, verso cui andranno indirizzate le prossime battaglie degli operai, lavoratori, studenti e pensionati.
La Commissione ha sottolineato come accanto a questi temi strettamente legati al proprio fronte di lavoro, c'è quello più generale del prossimo referendum costituzionale. Un tema che deve vedere in prima fila i lavoratori poiché essi sono vittime principali della riduzione secca della democrazia borghese contenute in questa controriforma. A tale proposito la Commissione ha deciso di stilare a breve un comunicato per invitare i lavoratori a essere parte attiva per il NO al referendum di autunno e a impegnarsi nei propri luoghi di lavoro e di vita ben al di là della posizione della Cgil che si è espressa per il No ma disimpegnandosi dalla campagna referendaria.
La Commissione ha passato in rassegna e aggiornato la situazione all'interno della Cgil, delle sue componenti di sinistra e quella dei sindacati non confederali. E' stata riconfermata la scelta di lavorare nella Cgil senza scartare la possibilità di lavorare all'interno dei “sindacati di base” là dove hanno un seguito di massa superiore alla Cgil e sono migliori le condizioni per svolgere il nostro lavoro sindacale. Dalla discussione è emerso che spesso proprio i lavoratori più avanzati sono i più propensi a strappare la tessera della Cgil e a scegliere chi si pone alla sua sinistra (spesso solo a parole). Dobbiamo dialetticamente far capire che così si fa solo il gioco della Camusso e della destra della Cgil, confinando i lavoratori più coscienti in sindacatini senza seguito. Oltretutto è ampiamente dimostrato che la mancanza di democrazia e di autonomia dai partiti, la burocratizzazione, l'attaccamento alla poltrona e tutti i difetti imputabili giustamente ai sindacati confederali albergano anche in quelli di “base”. L'istituzionalizzazione della Cgil, che noi denunciamo da tempo, non giustifica l'abbandono della più grande organizzazione di massa del nostro Paese e la Commissione giudica un grave errore l'uscita dalla Cgil di alcuni esponenti de “il sindacato è un altra cosa”.
Proprio alla luce di queste considerazioni la Commissione ribadisce la rottura e il superamento di qualsiasi schema che preveda di dare una oramai impossibile direzione di classe alla Cgil o di stare nei “sindacati di base”, rilanciando la proposta strategica di un nuovo e unico grande sindacato che raggruppi tutte le lavoratrici, lavoratori e pensionate/i, basato sulla democrazia diretta, sulle Assemblee generali dei lavoratori e sulla revoca dei delegati giudicati inadempienti. Un sindacato anticapitalista, svincolato dai partiti, che rifiuti a livello di principio la concertazione e il "patto sociale" e al suo posto usi la lotta di classe per conquistare veri ed effettivi avanzamenti sociali.
Nel frattempo la Commissione pone come uno dei suoi obiettivi primari il lavoro per porre le basi della Corrente Sindacale di Classe (CSC), lo strumento organizzativo già individuato da tempo che raggruppi tutti i lavoratori marxisti-leninisti, i simpatizzanti e quanti si riconoscono nella nostra strategia sindacale. Avere una propria base organizzata tra i lavoratori risulta indispensabile per avere una effettiva influenza sulla scena sindacale. Ciò non si ottiene tanto dall'esterno ma anzitutto emergendo nei propri luoghi di lavoro e di vita, nelle strutture sindacali come capi operai e portatori disinteressati e preparati delle richieste reali dei lavoratori. La Commissione ha invitato tutte le istanze del Partito a prendere in seria considerazione il lavoro sindacale che, assieme a quello giovanile, rappresentano i due fronti principali da cui passa lo sviluppo del Partito. Tutti i lavoratori marxisti-leninisti, salvo diversa indicazione, devono essere in prima fila nelle lotte che si svolgono nella loro fabbrica, ufficio, scuola.
Quando sono stati trattati il programma a breve-medio termine e la divisione dei compiti tutti i membri hanno convenuto che fin da adesso, cellule e organizzazioni di base comincino già a pensare a quello che potrebbero fare in occasione del prossimo congresso della Cgil che si dovrebbe svolgere tra 2 anni. Tra le decisioni prese anche quella di stilare comunicati stampa a firma della Commissione di massa sulle principali questioni sindacali e politiche che riguardano lavoratori e pensionati e sulle vertenze di rilevanza nazionale. Tutti i compagni hanno accettato i compiti che gli sono stati assegnati con entusiasmo, senza porre obiezioni. Fin da subito nel dibattito sono stati posti alla discussione le tematiche che dovranno essere affrontate, dalle questioni più pratiche, come ad esempio bisogna comportarsi di fronte a un accordo quando facciamo parte di una delegazione impegnata nella trattativa, ai temi più generali, come su alcuni aspetti della nostra impostazione sul reddito garantito. Interessante la discussione che si è sviluppata in risposta a chi propone la teoria del sopravvento della tecnologia e la “fine” del lavoro. L'aumento dei ritmi, la richiesta di straordinari e la liberalizzazione dell'orario già da soli dimostrano che questa teoria è del tutto infondata.
La riunione si è chiusa con la consapevolezza che “la montagna da scalare è molto alta, di conseguenza è richiesta una maggiore coscienza e preparazione politica dei militanti marxisti-leninisti”; più o meno le stesse parole usate dal segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, nel suo brillante discorso alla commemorazione di Mao. Guardiamo comunque al futuro con fiducia: i compagni devono fare la loro parte con tranquillità, come ci ha esortato Scuderi, consapevoli che non tutto dipende da noi, convinti che il socialismo tornerà di moda, di gran moda.
La Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI
11 settembre 2016