Cortei e scioperi di protesta a Piacenza e in molte altre città
Assassinio padronale a Piacenza
Lavoratore egiziano investito e ucciso durante un picchetto alla Gls
Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna
È successo intorno alle 23,45 del 14 settembre di fronte ai cancelli della Gls di Piacenza, quando un camion del corriere espresso, dopo aver caricato dal magazzino è ripartito trovandosi di fronte il picchetto dei lavoratori della logistica. Abd Elsalam Ahmed Eldanf si è parato di fronte al camion per impedirgli il transito quando il camionista, denuncia l’USB alla quale era iscritto, incitato da un addetto vicino all’azienda, ha forzato il blocco investendolo e uccidendolo.
Il capo della Procura di Piacenza ha tentato subito di gettare acqua sul fuoco, asserendo che non era in corso alcuna manifestazione e quindi si sarebbe trattato di un “semplice” incidente stradale, ma il suo maldestro tentativo è stato smentito sia dalle immagini registrate da una telecamera di sicurezza che mostrano i lavoratori con le bandiere sindacali nella zona dell’investimento, e quindi come in realtà fosse in corso una protesta organizzata, sia dai lavoratori manifestanti che hanno assistito alla scena.
In un comunicato l’USB afferma che “il video, che riprende una visuale molto ristretta di tutta la zona, conferma che era in atto una protesta: lo dimostrano le tante persone con le bandiere che accorrono verso il camion nel momento in cui riparte, persone che non arrivano dall’interno del magazzino ma da fuori… Purtroppo, e lo diciamo con grande rammarico, ad avviso dell’USB, il video conferma dunque che si è trattato di un omicidio ai danni di un lavoratore che stava protestando per difendere i diritti dei suoi compagni di lavoro. Il coraggio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, la sua scelta disinteressata, restano un esempio per chi lotta e difende la dignità dei lavoratori e degli esseri umani”.
In quel momento era infatti in corso un presidio con sciopero dei lavoratori della Seam, un’azienda dell’indotto per il carico e scarico merci del corriere Gls, per protestare contro il mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni di 13 precari a tempo determinato e per il reintegro di alcuni lavoratori licenziati perché facenti parte dell’USB, tanto è vero che, a smentire il capo della Procura sul fatto che non vi fossero in atto azioni di protesta, sul posto erano già presenti 2 volanti della polizia.
Altri lavoratori hanno infatti denunciato che l’azienda aveva voluto isolare i lavoratori dell’USB tenendo l’incontro in un locale piuttosto che nel magazzino, e appena saputo che le trattative erano andate male era partito subito un presidio di fronte ai cancelli. Sarebbe stato poi un dirigente a intimare agli autisti a lavorare nonostante il blocco.
Per protestare contro il barbaro assassinio di Abd Elsalam, lavoratore egiziano di 53 anni e padre di 5 figli, impiegato nell’azienda come facchino dal 2003, l’USB ha confermato per tutto il settore della logistica lo sciopero nazionale di 24 ore del 15 e 16 settembre e proclamato 2 ore di sciopero nazionale a fine di ogni turno per tutti i settori, le aziende e le società di lavoro privato per il 16 settembre.
Nel pomeriggio del 15 settembre un corteo organizzato dall’USB ha bloccato il traffico in centro e poi la stazione ferroviaria di Piacenza, mentre scioperi e manifestazioni di protesta si sono tenute in tantissime aziende in tutto il paese: Trieste, Mantova, Lodi, Pavia, Brescia, Bergamo, Torino, Cremona, Padova, Roma, Napoli. A Milano, in apertura del corteo, i lavoratori con il caschetto della USB reggevano le lettere gigantesche che componevano la frase “Ammazzateci tutti”, poi cartelli con l’immagine del volto di Abd e lo slogan: “Assassinato per il profitto”. Altri che indossavano una maschera di carta che ne ritraeva il volto hanno lanciato della vernice rossa contro la sede della Gls, su uno dei Tir parcheggiati nell’area è stato scritto “Brucia la rabbia, guerra ai padroni”.
A Lanciano la Fiom provinciale e regionale e la Rsa della Sevel hanno deciso uno sciopero sull’intera giornata di lunedì. Iniziative di solidarietà sono state annunciate anche dalla FILT CGIL. Il segretario generale della categoria Alessandro Rocchi ha chiesto la ripresa del tavolo della legalità, presso il Ministero del Lavoro, fermo da più di un anno. C’è da dire però che spesso la CGIL accetta le imposizioni padronali nel settore e difatti i lavoratori scelgono spesso di essere rappresentati dai “sindacati di base”.
Sabato 17 i circa mille manifestanti che hanno sfilato nel corteo svoltosi a Piacenza hanno urlato più volte “assassini!”, “delitto padronale!”.
Lavoratori e delegati USB hanno organizzato una sottoscrizione di solidarietà a favore della famiglia chiedendo una somma pari a due ore di sciopero da versare a USB Confederale, Iban IT 17 W031 2703 2010 0000 000 1801, con la causale: “Solidarietà alla famiglia di Abd Elsalam”.
Confermato, e con ancor maggior forza, lo sciopero generale del prossimo 21 ottobre, con appuntamento a piazza S. Giovanni a Roma, indetto dai “sindacati di base”.
Il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha detto che “nessuno può morire manifestando”, dichiarazioni prontamente riprese su Twitter anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ma sono le solite “lacrime di coccodrillo”, sono infatti anni che proseguono le dure lotte da parte dei lavoratori della logistica, prevalentemente lavoratori immigrati, che si battono contro le condizioni di schiavitù praticate nel settore, con turni, mansioni e retribuzioni fuori da ogni contratto essendo assunti prevalentemente come (finti) soci di (finte) cooperative, con pochissimi diritti e tutele, come la tutela all’assenza per malattia o per infortunio e la diaria per la mensa conquistate con dure lotte spesso represse a suon di manganellate da parte delle “forze dell’ordine”, i licenziamenti dei lavoratori più combattivi, oppure l’assunzione di quelli meno sindacalizzati. Nonostante tutto ciò per questi lavoratori si è ancora lontani dal raggiungere condizioni “normali” di lavoro, e di certo non aiuta, anzi peggiora e di molto le cose il Jobs Act del nuovo duce Renzi che rende i lavoratori ancora più ricattabili, con la complicità del ministro Poletti che provenendo dal mondo delle “cooperative” ne conosce bene la situazione ma ben si guarda dal “sanare” le gravi condizioni in cui versano i lavoratori.
21 settembre 2016