Trattative a porte chiuse e all'insaputa dei popoli
Respingere l'accordo internazionale sugli scambi dei servizi
Il TISA favorisce le multinazionali, le grandi imprese e gli investitori privati

 
Il TiSA (Trade in Service Agrement – Accordo sugli scambi di servizi), alla stessa stregua del maggiormente noto TTIP e del CETA (l’accordo tra Ue e Canada), è una proposta di accordo internazionale sul commercio che ha come principale obiettivo la liberalizzazione non delle merci stavolta, ma dei servizi, e vede impegnati nelle trattative a porte chiuse tutti i paesi dell’Unione europea, gli Stati Uniti, ed altri ventuno paesi quali Australia, Canada, Cile, Colombia, Corea, Costa Rica, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Corea, Liechtenstein, Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Perù, Svizzera, Taiwan e Turchia. Fra l’altro anche la superpotenza cinese ha chiesto di poter partecipare ai negoziati , con il pieno sostegno dell’Unione Europea. In pratica una nuova regolamentazione di un mercato che coinvolgerebbe – Cina esclusa – il 70% del commercio mondiale dei servizi e della quale sono completamente allo scuro gli oltre due miliardi di abitanti dei paesi finora coinvolti. Grazie ad una informativa di Greenpeace Olanda, sono stati resi noti una serie di documenti segreti relativi al capitolo sull’energia del TiSA, pubblicati sul sito www.tisa-leaks.org, dai quali traspare che la filosofia di fondo che fa da pilastro a questo trattato, come degli altri precedentemente citati, è il tentativo di sopprimere ogni regolamentazione nazionale o comunitaria che di fatto viene vista esclusivamente come una barriera al commercio mondiale; in pratica sono le solite multinazionali, le grandi imprese e le grandi banche d’affari che vogliono avere le mani libere per entrare senza ostacoli normativi nei servizi pubblici degli stati, da tempo non più sovrani neanche in occidente. Liberismo sfrenato sovranazionale che i tecnici del’UE auspicano poiché, secondo loro, “aprire i mercati dei servizi significa promuovere la crescita e l’occupazione”. Affermazioni che nella pratica si smentiscono da sole, basti guardarsi un po’ indietro nel tempo ed esaminare la situazione economica e sociale delle popolazioni dei paesi europei coinvolti nell’Unione Europea stessa e nell’area euro! Per capire il livello di antidemocraticità al quale siamo giunti, basti pensare che nel trattato,al capitolo sulla trasparenza si legge: “Come tutti gli altri negoziati commerciali, i colloqui relativi al TiSA non si svolgono in pubblico e i documenti sono accessibili solo ai partecipanti”. Colloqui fra l’altro iniziati nel marzo 2013 e che contano, con quello di pochi giorni fa a Ginevra, ben venti cicli che dovrebbero portarsi a conclusione entro la fine del 2016.
CHE COSE’ IL TISA E CHE CONSEGUENZE AVRA’
Come già accennato, a differenza di molti accordi sul commercio, il TISA non riguarda beni ma servizi e ciò apre la strada anche alla nuova regolamentazione di nuovi punti rispetto ad esempio al TTIP, quali i diritti dei lavoratori, le regolamentazioni bancarie e la grande questione dei beni comuni, su tutti energia, elettricità ed acqua, che rischiano di essere definitivamente e totalmente gestiti in funzione del profitto privato. Questo accordo è un patto per la privatizzazione, basato sull'idea che, piuttosto che servire gli interessi pubblici, i governi devono farsi da parte e lasciare il campo alle grandi imprese, anche quello dei settori strategici già minati dalle privatizzazioni nazionali in molti casi, così come lascerà campo libero proprio alle grandi banche, prime responsabili della recente crisi finanziaria del capitalismo. In particolare questo accordo vuole rendere sicure e irreversibili le privatizzazioni dei servizi pubblici. Il TISA contiene meccanismi come le clausole ratchet  e standstill  (lucchetto e paralisi) che rendono più difficile revocare le privatizzazioni, provvedendo di contro a garantire maggiori accessi al mercato per le compagnie straniere. La cosiddetta clausola “ratchet” dispone che servizi vitali come l’energia, l’acqua potabile e l’istruzione, se liberalizzati, non potranno più essere rinazionalizzati indipendentemente dalla volontà degli elettori; la clausola “standstill” invece, renderà quasi impossibile regolamentare il settore privato proprio in questa fase delicata di lenta quanto auspicabile transazione energetica poiché stabilisce una regola secondo cui non si potrà “retrocedere” dal livello di liberalizzazione raggiunto di volta in volta, pena un ricorso ai tribunali. Uno degli aspetti più gravi è però l’introduzione della facoltà per le aziende private che di fatto sarebbero coinvolte nella stesura dei nuovi regolamenti commerciali che riguardano il loro settore d’azione, limitando la supervisione dei governi nazionali ed esautorandone i parlamenti e la stessa democrazia borghese. Il TISA potrebbe anche avere conseguenze inarrestabili per il clima poichè esso consolida l'idea di neutralità tecnologica in politica energetica. Questo potrebbe stoppare le politiche di favore verso le energie rinnovabili e il disincentivo per l’utilizzo di carbone petrolio e gas. Secondo Greenpeace, che ha analizzato i documenti con la collaborazione di diverse Ong, l’allegato sui servizi energetici confermerebbe una clamorosa retromarcia rispetto agli impegni presi a livello mondiale sui temi ambientali ed energetici a Parigi, che già adesso paiono fuorvianti, falsi ed irraggiungibili. Una sorta di rivincita delle energie fossili poiché, al pari di altri accordi commerciali, il TiSA contiene misure che legano le mani di quegli stessi politici che dovrebbero – se ne avessero volontà - applicare l’accordo sul clima poiché, in questi testi i combustibili fossili e le rinnovabili sono messi sullo stesso piano, rendendo dunque impossibile, data tecnologia esistente e costi, anche per i Governi più “progressisti in termini ecologici”, incentivare le energie pulite. Se così fosse,anche l’UE finirà per importare energia fossile ed a buon mercato dagli Stati Uniti, seppellendo definitivamente anche il più piccolo impegno preso a Parigi per la riduzione delle emissioni. Nella sostanza facciamo nostra la riflessione della portavoce di Greepeace secondo la quale “Sapere che l’industria dei combustibili fossili potrebbe essere tra i protagonisti della redazione di policy ambientali è una contraddizione. Sarebbe come chiedere all’industria del tabacco di scrivere le norme sulla salute.” Ma lo strapotere dei capitalisti sancito dal TiSA non riguarda solo il settore energetico; Google e Facebook non dovrebbero stabilire le regole sulla privacy e le banche non dovrebbero autoregolamentarsi come invece consente loro la proposta d’accordo. Come accennato, anche sul fronte dei diritti dei lavoratori il TISA può essere devastante. Alcune proposte in corso di negoziazione prevedono che certi lavoratori, in particolare se immigrati, possano essere considerati come "fornitori indipendenti di servizi" e di conseguenza perdano il diritto al salario minimo o a formare unioni sindacali. La permanenza nel paese ospite potrebbe essere legata alla volontà del loro padrone. Questa forma di lavoro vincolato è già in essere in paesi come l'Arabia Saudita o il Qatar e ha comportato terrificanti condizioni di lavoro sotto la direzioni di padroni senza scrupoli.
 
UNIAMOCI PER BLOCCARE IL TiSA

Due dei principali temi di preoccupazione globale, e dai quali dipenderà il futuro di milioni di persone nei prossimi decenni, sono la gestione del cambiamento climatico e il tentativo di domare quelle banche e quei mercati finanziari senza regole che hanno causato un così grande danno all'economia mondiale ed in ultima anlisi alle popolazioni di tutto il mondo. Noi sappiamo bene che l’unica soluzione definitiva a questi temi è il socialismo, ma ciò che si propone all'interno del TISA restringerà ulteriormente la capacità dei governi nazionali di attivarsi su entrambi questi fronti, rendendo essi meno sovrani e facendo fare all’imperialismo del capitale un ulteriore passo in avanti. Una condanna unanime al TiSA arriva dunque dai fronti ambientalisti e dai tanti organismi sociali internazionali che si sono da tempo occupati anche degli altri trattati commerciali, e che sono stati capaci di promuovere in tutto il mondo forti, coraggiose e partecipate mobilitazioni. Anche la CGIL attraverso una dichiarazione di Fausto Durante, responsabile Politiche europee e internazionali della Cgil nazionale, definisce gli accordi Ttip, Ceta e Tisa, come accordi la cui filosofia e la cui ispirazione rimandano alle idee neoliberiste oggi in voga e non tengono conto della necessità di rispettare il valore del lavoro, la dimensione pubblica dei servizi e dei beni comuni, i principi di precauzione e sicurezza per ciò che riguarda la qualità dei cibi e le produzioni in agricoltura. "In più - aggiunge Durante - questi accordi pretendono di disegnare per le multinazionali uno status giuridico diverso da quello normale nei casi di controversie sugli investimenti con gli stati sovrani". "Per tutte queste ragioni - sostiene il dirigente sindacale - continuiamo a pensare che sarebbe necessario sospendere i negoziati in corso e riavviarli su nuove basi, che prevedano la partecipazione e il protagonismo delle parti sociali e della società civile e soluzioni per gli Stati, l'economia, il lavoro". E’ quindi immediatamente necessario che vengano sospese le trattative sul TiSA, così come su TTIP e CETA, e che anche su questo sciagurato accordo si facciano sentire le voci di milioni di persone in un fronte unito quanto più vasto possibile, per assicurare uno stop definitivo a questa trattativa portata avanti all’insaputa dei popoli, che favorisce esclusivamente le multinazionali, le grandi imprese e gli investitori privati.
 

28 settembre 2016