Immediato lo sciopero nell'acciaieria dopo il quarto operaio morto sotto la gestione commissariale
Muore operaio all'Ilva schiacciato da un rullo
Il venticinquenne Giacomo Campo era un precario della più grande ditta appaltatrice. I sindacati: Da tempo denunciamo le carenze nella sicurezza
Capitalismo assassino
Dal 26 luglio 2012, data del sequestro - e successivo commissariamento - degli impianti dell’Ilva di Taranto da parte della magistratura sono già quattro gli operai morti per incidenti sul lavoro nello stabilimento pugliese: l’ultimo lavoratore a perdere la vita è stato il venticinquenne Giacomo Campo lo scorso 17 settembre.
Il giovane, originario di Roccaforzata, un comune in provincia di Taranto, non era un dipendente dell’Ilva bensì un lavoratore precario, con contratto trimestrale, della più grande ditta appaltatrice dell’Ilva, la Steelservice srl appartenente al gruppo Trombini, che si occupa da oltre venti anni prevalentemente di pulizie e lavaggi in ambienti industriali e siderurgici.
Infatti il giovane aveva iniziato il turno alle 5 del mattino insieme ai suoi colleghi e aveva come mansione quella di pulire il nastro trasportatore che dall’agglomerato porta il minerale nell’altoforno numero 4, quando alle 6:45 è avvenuta la tragedia: l’operaio è stato schiacciato tra il nastro trasportatore ed il rullo morendo sul colpo, e dai primi accertamenti degli inquirenti sembra che il contrappeso, quando è stato tolto il minerale dal nastro, non sia stato tirato su, consentendo al rullo di muoversi e quindi di trascinare via con sé l’operaio.
L’Ilva in un comunicato precisa che “mentre l’operatore stava effettuando attività di pulizia sul rullo di rinvio il nastro si è mosso per cause in corso di accertamento e l’operaio è rimasto incastrato tra il rullo e il nastro. Si precisa che non vi è stato il crollo di alcun carrello né alcun cedimento strutturale”.
Il corpo esanime del giovane lavoratore è rimasto comunque incastrato a lungo nel nastro, tanto che i vigili del fuoco hanno dovuto faticare non poco per liberarlo dagli ingranaggi del rullo del nastro trasportatore.
Immediatamente i sindacati hanno puntato il dito contro la mancanza di sicurezza nell’impianto pugliese, mettendo da subito in rilievo che Campo, al momento dell’incidente, si trovava dove non avrebbe dovuto trovarsi, ossia dentro al nastro, e facendo notare che le operazioni di gestione del contrappeso avrebbero dovuto essere compiute con l’utilizzo di una gru, che però è arrivata solo un quarto d’ora dopo la morte dell’operaio, e che quindi i lavori sono iniziati in uno stato di assenza di sicurezza.
Insomma, le mansioni del giovane operaio avrebbero dovuto essere evitate, in quelle condizioni, non solo dalla ditta che ha in appalto il lavoro in questione, ma anche da parte del capoturno dell’Ilva presente in quel momento, ma purtroppo il giovane precario Giacomo Campo non poteva rifiutarsi, proprio perché precario, di svolgere un lavoro che gli era stato ordinato di fare.
Immediatamente i sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori dell’Ilva a partire dalle 12 del giorno dell’incidente fino alle 7 del giorno successivo, e lunedì 19 si è svolto lo sciopero di 24 ore di tutti i lavoratori dipendenti delle imprese degli appalti edili dello stabilimento Ilva di Taranto a partire dalle 7, con un’assemblea degli edili a partire dalle 6.30 di fronte all’ingresso Portinerie Imprese, che si è svolta insieme all’assemblea sindacale unitaria tenuta dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti delle imprese appaltatrici dei servizi di pulizia civili ed industriali.
Mercoledì 21 settembre si è poi svolta, a livello nazionale, un’ora di sciopero per ciascun turno di lavoro.
La procura della Repubblica di Taranto intanto ha iscritto già 12 persone nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo: si tratta di rappresentanti dell’Ilva - tra cui il direttore dello stabilimento Ruggiero Cola - e della ditta appaltatrice Steelservice per la quale lavorava l’operaio: gli avvisi di garanzia sono stati firmati dal sostituto procuratore Giovanna Cannarile che ha già nominato come perito per la ricostruzione della dinamica dell’infortunio mortale l’ing. Maurizio Sorli, professore del Politecnico di Torino. Ma sul banco degli accusati ancora una volta dovrebbe finire il sistema economico capitalistico che prospera e si nutre del sudore e del sangue del proletariato.
28 settembre 2016