Con la fusione tra Bayer e Monsanto, Dow Chemical e DuPont, ChemChina e Syngenta
L’industria chimica e dei pesticidi s’impossessa delle sementi e dell’agricoltura
Le tre multinazionali controllano oltre i due terzi del mercato mondiale
dei settori della chimica e delle sementi
Lo scorso 14 settembre 2016, dopo le fusioni tra Dow Chemical e DuPont e tra ChemChina e Syngenta, la tedesca Bayer e l’americana Monsanto hanno firmato un accordo in cui si prevede che Bayer acquisisca Monsanto per 128 dollari ad azione, per un costo complessivo dell’operazione stimato in 66 miliardi di dollari in contanti. Questi tre accordi hanno in comune lo stesso obiettivo; la concentrazione planetaria di prodotti, merci e tecnologie riguardanti agricoltura e farmacologia, oltre alla produzione di diserbanti e pesticidi, e dell’80% delle sementi che vengono utilizzate a livello mondiale. I settori che si uniscono, chimico-farmacologico, agrochimico, alimentare e agroindustriale, a prima vista potrebbero sembrare scollegati fra loro ma in realtà, soprattutto le sementi funzionali al sistema di produzione capitalistico, appartengono sempre di più alla chimica, che alla natura. È per questo che ad aprire le danze delle incorporazioni, è stata Dow che a fine 2015 ha concluso un accordo per fondersi con DuPont potendo arrivare, insieme, a controllare il 20% del mercato mondiale dei due segmenti. Nel febbraio 2016 è stata la volta del colosso cinese ChemChina che andò a nozze con Syngenta, multinazionale svizzera che produce semi e prodotti chimici per l’agricoltura, arrivando a controllare il 16% di quel mercato complessivo.
Le ultime nozze fra Bayer e Monsanto
Del fatturato attuale annuo di 4 miliardi realizzato da Bayer, il 49% proviene dalla farmaceutica, il 26% dai polimeri e il 22% dai prodotti per l’agricoltura, il che le permetteva già di controllare il 17% del mercato mondiale dei pesticidi, seconda solo a Syngenta ferma al 23%. Per divenire però la prima della classe, a Bayer mancava quel legame a doppio filo e diretto con la produzione agricola; proprio le colture Ogm, e in particolare la stessa Monsanto, hanno insegnato che il modo migliore per vendere pesticidi è fabbricare sementi pensate per essere associate a trattamenti specifici, in modo da poter vendere “pacchetti completi”. Poco importa che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia recentemente indicato uno di essi, il glifosato, come un probabile carcinogeno, mentre neanche uno dei dubbi sollevati sulla pericolosità degli Ogm dalle associazioni ambientaliste sia ancora stato dissipato. Adesso, il gruppo tedesco farmaceutico Bayer, reso famoso dall’aspirina, con la più grande acquisizione aziendale della storia di una società tedesca all’estero, ha rilevato il colosso americano degli Ogm Monsanto che controlla il 26% delle sementi ed il 24% dei fitofarmaci a livello mondiale, ed è conosciuto ai più dagli anni sessanta perché co-produttrice dell’“agente Orange”, un cocktail di diserbanti e defolianti a base di diossina sparso a migliaia di tonnellate sul Vietnam, che ha fatto strage di combattenti, contadini, militari e loro discendenti. La multinazionale “Orange”, dalla fine degli anni novanta ha aumentato vertiginosamente il proprio business con le sementi Ogm, frutto della ibridazione di semi vegetali con sequenze di dna vegetale o animale, al fine di generare raccolti inattaccabili dagli insetti o dalle micosi. Dal 1996, nei fatti, solo i profitti societari dei fabbricanti Ogm ne hanno tratto un considerevole vantaggio, impiegato spesso anche politicamente, facendo forza sulla grandissima quantità di persone direttamente coinvolte nel processo di produzione, distribuzione, uso e raccolto. Negli anni successivi, ed in particolare dopo il 2010, nonostante prolificasse la produzione di pesticidi e diserbanti mirati elaborati negli stessi laboratori, la natura stessa ha risposto con l’evoluzione di insetti e malattie fungine in grado di attaccare con successo gli stessi campi Ogm; conseguentemente gli affari per Monsanto hanno cominciato a calare, facendo diventare la multinazionale un ghiotto boccone appetito dalla già ridotta concorrenza. Ecco dunque che arriva la proposta vincente di Bayer. Per questa operazione, come già detto, la società tedesca sborserà 66 miliardi di dollari, che al momento non ha, ma che dovrebbe procurarsi facilmente in Europa grazie al famoso “Quantitative Easing” della BCE di Draghi, che tutti i mesi inonda il mercato finanziario con 85 miliardi di euro freschi di stampa con l’ovvia conseguenza di portare i tassi di interesse del denaro in zona negativa come accade ormai da mesi. In questo contesto, appare un gioco da ragazzi per i colossi lobbistici, l’attribuzione di faraonici finanziamenti per mezzo delle grandi banche d’affari.
Multinazionali e lobby
I tre colossi appena sorti, rappresentano di fatto un “mostro” pressoché unico, capace di controllare e produrre ogni singolo pezzo della catena della riproduzione alimentare, dal seme, al pesticida, al diserbante, agli antibiotici usati su uomini ed animali da allevamento, e dunque, in ultima analisi, condizionando al loro volere la stessa riproduzione della specie. Sappiamo che le piante Ogm, producono semi sterili e possiamo provare ad immaginare che la quasi totalità del prodotto agricolo globale è in mano a multinazionali; è facile quindi desumere che produrre e vendere semi è soprattutto un’arma politica, oltre che sociale ed economica. E cosa accade se, come adesso, l’intero mercato viene di fatto controllato da soltanto tre holding multinazionali, che possono concordare prezzi, varietà, cicli riproduttivi e politiche di mercato selettive? In teoria, per diventare operativi, i tre accordi hanno bisogno dell’approvazione delle autorità di vigilanza sul mercato e sulla concorrenza di vari paesi, primi fra tutti Stati Uniti ed Unione Europea, anche se nessuno ha dubbi sull’esito positivo delle procedure. Secondo l’organizzazione statunitense Opensecrets, nell’ultimo decennio, Monsanto e Bayer hanno speso congiuntamente 120 milioni di dollari per ottenere dai centri di potere politico degli Stati Uniti decisioni favorevoli ai loro affari. Un tema su cui si sono impegnati in maniera particolare è stato quello dell’etichettatura dei cibi geneticamente modificati ed alla fine sono riusciti a ottenere una legge inutile per i consumatori, promulgata nell’estate 2016. In Europa è noto che Bayer fa parte di Ecpa, l’associazione di rappresentanza dell’industria dei pesticidi a livello Europeo, che è fra le più assidue frequentatrici della Commissione Europea per orientare le direttive e i regolamenti riguardanti l’agricoltura. Sullo sfondo, ecco apparire il TTIP, il trattato concordato in segreto fra UE e USA che ha l’obiettivo di creare un vasto mercato transatlantico a totale disposizione delle multinazionali americane ed europee. Secondo altra fonte, Corporate Europe Observer, le imprese dell’agroindustria sono state fra quelle che hanno esercitato maggiore pressione per ottenere esiti favorevoli ai loro interessi.
Le reazioni di agricoltori ed ambientalisti
Timori sono espressi chiaramente sia dagli operatori economici di settore, preoccupati dalla restrizione della concorrenza, sia dalle associazioni ambientaliste e dei consumatori. Il nodo della biodiversità, infatti, impatta direttamente su quello che mettiamo in tavola, sulla nostra dieta. Secondo Coldiretti, “Il matrimonio tra i due colossi della chimica genera una posizione di oligopolio che aumenta anche lo squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori. È evidente la necessità per l’Italia di salvaguardare il patrimonio unico di biodiversità di cui dispone con un maggiore impegno nel presidio di un settore determinante per la difesa dell’ambiente ma anche per la competitività del made in Italy”. La conferma arriva anche da Felice Adinolfi, docente di Economia e politica agraria all’Università di Bologna che denuncia “il rischio di un possibile incremento dei prezzi delle sementi per gli agricoltori, probabilmente non nell’immediato, ma nel futuro”. Greenpeace sottolinea invece che “L’esperienza ci mostra che una maggiore concentrazione porta a focalizzarsi e sviluppare solo poche colture e varietà e ad un probabile aumento del costo delle sementi unito ad una maggiore pressione sugli agricoltori”.
Le conseguenze del sistema di produzione capitalista in agricoltura
Noi siamo purtroppo certi che le ricadute di queste concentrazioni monopolistiche non si avranno solo in economia, ma soprattutto sul territorio che sarà depredato fino alla sua ultima zolla di terra, inquinato da pesticidi sempre più velenosi e complessi, e sfruttato oltremodo fino all’impoverimento. Si estenderà sempre di più anche in Europa l’impoverimento fino alla sterilizzazione del suolo (che flagella alcune regioni dei paesi più arretrati) in conseguenza di monocolture che prosciugano le risorse ambientali naturali come l’acqua ma non solo, e cancellano definitivamente la fondamentale biodiversità, che è la ricchezza della natura. Le monocolture, in particolare nelle aree più fragili dal punto di vista del rischio idrogeologico, aumenteranno ulteriormente i rischi di stabilità del suolo stesso, senza contare gli sconvoglimenti che subiranno l’ambiente e il paesaggio. Altre gravi conseguenze, probabilmente le peggiori, le subirà la salute di tutti, a partire delle popolazioni direttamente coinvolte e dagli stessi contadini, vittime dell’avvelenamento dell’aria, del suolo, delle acque a causa dei pesticidi, e degli stessi prodotti agricoli che in fondo a tutto questo devastante processo, finiscono sulle nostre tavole riportando nel nostro corpo quei veleni che il capitalismo e il suo sistema di produzione ha riversato sulla natura. Queste sono conseguenze dirette del modo di produzione e di scambio capitalistico e imperialistico, fondato sull’oppressione della maggioranza della popolazione da parte di una infima minoranza di sfruttatori di uomini e di risorse vitali. Ma Engels ci avverte con queste lungimiranti parole: “Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti, in prima istanza, le conseguenze sulle quali avevamo fatto assegnamento; ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto diversi, imprevisti, che troppo spesso annullano a loro volta le prime conseguenze.”
(Engels, Dialettica della natura, giugno 1876, sta in Marx-Engels, Opere complete, vol. 25, pag. 467, Editori Riuniti)
19 ottobre 2016