Lo rileva il rapporto Caritas
I giovani i più colpiti dalla povertà
La povertà assoluta di essi è più che triplicata rispetto a 9 anni fa. Al Sud sono gli italiani il 66% di quanti usufruiscono delle mense Caritas
Renzi ha stanziato briciole per contrastare la povertà
I pesanti attacchi ai salari, alle tutele sul lavoro, allo “Stato sociale” e in generale a ciò che riguarda le condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse popolari, per effetto della crisi economica tuttora in corso e dell'azione dei governi al salvataggio del capitalismo costi quel che costi, sono alla base delle cifre allucinanti sulla povertà in Italia diffuse dal rapporto 2016 su povertà ed esclusione sociale, dal titolo “Vasi comunicanti”, prodotto dalla Caritas sulla base di dati del 2015.
L'Italia è il Paese europeo dove la percentuale delle persone a rischio povertà è cresciuta di più dopo la Grecia, passando dal 25,5% del 2008 al 28,7% dell'anno scorso. 4,6 milioni di persone sono in condizione di povertà assoluta, oltre 8 milioni in povertà relativa. Numeri da capogiro cui vanno aggiunti coloro che hanno salari da fame che non gli permettono di arrivare a fine mese.
Il dato più grave diffuso dalla Caritas è però il graduale e apparentemente inesorabile calo dell'età media dei poveri: fra questi ultimi, infatti, ben il 46,6% (quasi la metà, oltre 2 milioni) ha meno di 34 anni. Secondo “Save the Children”, sono un milione i minori in povertà assoluta, 2 milioni quelli in povertà relativa.
Se a livello nazionale gli stranieri continuano ad essere la maggioranza (57,2%) di chi si rivolge ai centri Caritas in cerca d'aiuto, nel Mezzogiorno la percentuale degli italiani ha superato largamente quella dei migranti: sono, infatti, il 66,6%. Ciò è davvero impressionante se si tiene conto che così tanti italiani arrivano a trovarsi in condizioni ancora peggiori di migranti che in certi casi arrivano in Italia senza assolutamente nulla fra le mani.
I profughi e richiedenti asilo in povertà restano comunque tanti: nel 2015 in oltre 7mila si sono rivolti ai centri Caritas, soprattutto minori di 34 anni. Alcuni sono persino analfabeti.
Un'altra inversione di tendenza si registra nel genere dei richiedenti aiuto: se in passato questa platea era costituita perlopiù da donne, sicuramente anche in conseguenza della più elevata disoccupazione femminile, oggi vi è una sostanziale parità con gli uomini (49,9%, a fronte del 50,1% composto dalle donne).
Le cause? A conferma di ciò che accennavamo in apertura dell'articolo, cioè che si tratta di una conseguenza della crisi e della precarizzazione del lavoro, il rapporto della Caritas cita la “povertà economica” e il “disagio occupazionale” come le principali cause della povertà, rispettivamente al 76,9% e 57,2%. Molti hanno un basso livello d'istruzione, che contribuisce alla discriminazione.
La Caritas concede qualche parola di lode al governo Renzi per avere stanziato qualche fondo per la lotta alla povertà. In realtà si tratta di ben poca roba: il Fondo a ciò preposto dovrebbe aumentare di 1 miliardo in due anni, anche se la Legge di stabilità ha già rimandato al 2018 i 500 milioni previsti per quest'anno. Comunque si tratta di briciole, visto che servirebbero 7 miliardi per contrastare la povertà assoluta. Ben poco potrà fare anche il Reddito di inclusione (Rei), salutato dal ministro del lavoro Poletti come panacea di tutti i mali, mentre in realtà si tratta di un misero sussidio vincolato all'accettazione di un lavoro.
Sì, ma che lavoro? Questa è la chiave della questione: l'aumento della povertà soprattutto fra i giovani è legato, oltre che allo smantellamento dello “Stato sociale” ed al levitare dei costi dei servizi pubblici essenziali, anche e soprattutto alla mancanza di lavoro stabile, tutelato e ben pagato, con salari reali adeguati a fronteggiare l'aumento del costo della vita. Inoltre, con l'elemosina truffaldina del Rei, i poveri rischiano addirittura di essere sfruttati al ribasso. Senza eliminare il precariato, vera causa del dilagare della disoccupazione soprattutto giovanile, senza garantire tutele e diritti ai lavoratori, a partire dalla tutela contro il licenziamento e dalla pensione, e servizi sociali pubblici e gratuiti, la povertà non potrà che aumentare.
26 ottobre 2016