No alle barricate antiprofughi
Napoli dà il benvenuto ai 466 migranti salvati in Libia
Quello che è successo il 24 ottobre a Gorino, una frazione di 450 abitanti del comune di Goro nel delta del Po, quando mezzo paese è sceso in piazza ed ha eretto barricate per impedire l'accesso ad un pullman con 12 profughe africane spaventate, di cui una incinta, per essere alloggiate insieme ai loro 8 bambini in un ostello requisito dal prefetto di Ferrara, è un fatto molto grave e da respingere con forza come frutto del clima razzista e xenofobo nei confronti dei migranti che si va diffondendo come un cancro nel nostro Paese.
Il fatto ancor più grave e allarmante è che sia accaduto in un paese di pescatori, con tradizioni solidaristiche e di sinistra radicate in tutto il Polesine, in un comune con un'amministrazione di “centro-sinistra” come Goro, in una regione “rossa” come l'Emilia e in una provincia come quella di Ferrara dalle antiche e solide tradizioni antifasciste: segno che il degrado sociale e la barbarie razzista e xenofoba fomentati e alimentati impunemente da anni dalla destra neofascista e leghista ha raggiunto livelli di guardia, intaccando e corrompendo alle radici la coscienza civile e la rete di solidarietà sociale un tempo orgoglio di queste popolazioni.
Se questo accade la responsabilità non può essere solo della Lega razzista di Salvini e dei fascisti di Casapound, di Forza nuova e di Fratelli d'Italia, che fomentano nelle masse la paura dei migranti e incitano a cacciarli, e che ora si fregano le mani eleggendo Gorino ad emblema dell'Italia “che resiste all'invasione straniera”. La responsabilità è anche dei partiti della “sinistra” borghese, che da tempo hanno gettato alle ortiche i principi e i valori solidaristici storici del movimento operaio per abbracciare l'individualismo, il carrierismo e il sistema corruttivo borghese, e hanno abbandonato e distrutto uno dopo l'altro tutti i presidi territoriali politici, sindacali e culturali (sezioni di partito, case del popolo, sedi sindacali e associazioni culturali) che una volta sostenevano e mantenevano vivi nelle masse quei principi e quei valori.
E quel che è peggio è che ormai si sono ridotti ad inseguire sempre più la destra sul suo stesso terreno razzista e xenofobo per acchiappare voti e mantenersi al potere, tanto che sempre più spesso si vedono amministratori di “centro-sinistra” che in nulla si distinguono da quelli di “centro-destra” e leghisti nel respingere i migranti, o quantomeno nell'assecondare opportunisticamente i pregiudizi e le reazioni viscerali xenofobe dei loro concittadini, come è stato appunto il caso del sindaco di Goro.
È vero che come ora dicono i manifestanti di Gorino cercando di giustificarsi - spaventati evidentemente dalle reazioni indignate di gran parte dell'opinione pubblica al loro comportamento xenofobo - non erano stati avvertiti e preparati per tempo dalle autorità dell'arrivo delle migranti, e questo apre un discorso sui metodi ottusamente burocratici e verticistici con cui il ministero di Alfano e i prefetti ai suoi ordini gestiscono la distribuzione dei richiedenti asilo nelle varie regioni. A cui bisognerebbe aggiungere l'atteggiamento ipocrita di Renzi che strumentalizza l'”emergenza migranti” per avere più potere contrattuale con la Ue. Vedi il suo amico sindaco di Firenze, Nardella, che chiede di non mandare più profughi in Toscana perché sarebbe “al collasso”. Ma tutto ciò non può essere la scusa accampata a posteriori per giustificare un comportamento oggettivamente sproporzionato e intollerabile, comprese le indegne manifestazioni di giubilo con grigliate e vino per tutti alla notizia del dietro-front del prefetto e della ripartenza delle migranti verso altre destinazioni di fortuna, di cui forse ora molti degli stessi manifestanti in cuor loro si vergognano.
Persino la diocesi di Ferrara ha condannato le barricate parlando di una “notte che ripugna alla coscienza cristiana”. In un'intervista a “la Repubblica” un pensionato veneziano di 72 anni, rievocando i suoi ricordi di bambino durante l'alluvione del '51 nel Polesine, quando la sua ed altre famiglie di contadini dei paesi vicini ospitavano i senza tetto dividendo con loro quel poco che avevano, così rimprovera i manifestanti che hanno fatto le barricate antimigranti: “Proprio non capisco come fa la gente di Goro, dei pescatori, persone abituate a una vita dura, a prendersela con delle giovani, con dei bambini. Hanno perso ogni briciolo di buonsenso e anche di memoria per non ricordare che anche loro hanno avuto bisogno di essere accolti. Non hanno scuse e anche il loro sindaco è stato troppo tenero”.
Parole chiarissime che indicano la giusta mentalità da adottare, per i pescatori di Goro come per tutte le masse popolari italiane, per non cadere nella trappola fascista della xenofobia e del razzismo e avere un giusto atteggiamento nei confronti dei migranti.
Lo stesso che hanno avuto i cittadini di Napoli, accogliendo con uno striscione di benvenuto preparato dal centro sociale Insurgencia i 466 migranti salvati in operazioni lungo le coste libiche, e sbarcati nel porto partenopeo la sera precedente le barricate di Gorino. Di cui 160 rimarranno in Campania, e 49 di essi, ragazzi tra i 13 e i 17 anni, sono stati sistemati in un centro polifunzionale a Marechiaro.
Lo stesso atteggiamento positivo e accogliente del Comune di Riace (Reggio Calabria), un paese di contadini che ha aperto le porte ai migranti senza limitazioni, offrendo loro alloggi e corsi di formazione e salvandosi così dallo spopolamento a cui sembrava condannato.
2 novembre 2016